L’Internazionale Comunista, “Storia, battaglie, dibattiti” – resoconto del seminario nazionale del PCR

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L’Internazionale Comunista, “Storia, battaglie, dibattiti” – resoconto del seminario nazionale del PCR

di Filippo Boni

Sabato 24 e domenica 25 maggio si è svolto il nostro seminario nazionale, dedicato a storia, battaglie e dibattiti della Terza Internazionale: l’evento è stato entusiasmante e ha visto la presenza di oltre 150 compagni da tutta l’Italia, che hanno partecipato a ben sei discussioni sulla storia dell’Internazionale Comunista.

L’Internazionale Comunista, nata nel 1919 sulla spinta della Rivoluzione d’Ottobre e nel pieno sviluppo della lotta di classe in numerosi paesi, fu sciolta da Stalin nel 1943 con un semplice colpo di penna. Come ha potuto un’organizzazione nata come “partito mondiale della rivoluzione” abdicare al suo ruolo storico e tradire numerose occasioni di sviluppo della lotta di classe?

Questa parabola risulta ben chiara se si riprendono contenuti, analisi e metodi prodotti dai primi quattro congressi del Comintern, che rivendichiamo come patrimonio di teoria e pratica rivoluzionaria, e se si confronta questa elaborazione coi passi indietro e gli zig zag sviluppati sin dal 1924, in seguito alla degenerazione burocratica dello stalinismo.

Nel corso della due giorni abbiamo riflettuto su questa traiettoria e sulle lezioni politiche che, da rivoluzionari, dobbiamo trarne ancora oggi.

La prima plenaria, nella mattinata di sabato, è stata dedicata a “La fondazione dell’Internazionale Comunista e i primi quattro congressi”. Alessandro Giardiello, introducendo la discussione, si è soffermato sul clima di profonda radicalizzazione diffuso tra le masse negli anni successivi alla rivoluzione russa e alla fine della guerra mondiale: a soli due anni dalla fondazione, il Comintern si configurava come un’organizzazione internazionale di massa con 4 milioni di iscritti e più di 700 pubblicazioni.

La relazione introduttiva ha dedicato grande attenzione anche alle battaglie di Lenin e Trotskij contro le tendenze opportuniste in seno all’Internazionale, nata proprio in seguito al tradimento dell’Internazionale Socialista, i cui partiti avevano in netta maggioranza votato il sostegno ai crediti di guerra e sviluppato piattaforme del tutto riformiste.

Nella discussione non è stata trascurata nemmeno la profondità della polemica contro le tendenze estremiste e settarie che proliferavano in varie sezioni della giovane Internazionale comunista.

I numerosi interventi nel dibattito hanno approfondito concetti fondamentali, tra i quali la dialettica interna al neonato Partito Comunista d’Italia e al Partito Comunista tedesco (KPD), le tesi sul lavoro tra le donne nel III congresso, la critica all’approccio parlamentarista delle socialdemocrazie e l’importanza del centralismo democratico come metodo per garantire piena libertà di discussione interna ma massima unità nell’azione.

Nelle conclusioni, Giardiello ha ribadito che i primi quattro congressi, svolti nel periodo denso di scenari rivoluzionari tra il marzo 1919 e il dicembre 1922, sono una scuola di strategia rivoluzionaria e offrono utili lezioni sull’importanza di un dibattito interno ampio e democratico, che avanza grazie alla polemica politica e alla profondità dell’elaborazione, garantita dalla convocazione dei congressi ogni anno.

Nel primo pomeriggio si sono tenute due commissioni parallele. Franco Bavila ha introdotto la sessione “La questione nazionale e coloniale”, soffermandosi sull’elaborazione del II e del IV congresso contro il veleno nazionalista diffuso dalle borghesie e insinuato anche nelle organizzazione riformiste del movimento operaio. La discussione ha sollevato alcuni nodi fondamentali come l’impegno di Lenin sul diritto dei popoli all’autodeterminazione e l’approccio flessibile nella connotazione delle lotte di emancipazione nazionale da parte dei comunisti, che devono sempre mettere al centro l’unità dei lavoratori e l’indipendenza di classe, senza cedimenti ad alcuna borghesia, sia essa dei paesi oppressori o di quelli oppressi.

Parallelamente, Alessio Marconi ha aperto la discussione su “Democrazia borghese e democrazia proletaria” a partire dall’esperienza del I congresso del Comintern che, sebbene partecipato da soli 50 delegati per le difficili condizioni dettate dalla guerra civile, ha determinato una svolta storica per il movimento operaio, denunciando l’opportunismo e le illusioni nel riformismo, ormai irrimediabilmente penetrati nella Seconda Internazionale.

Ponendo come premessa che lo Stato e le sue istituzioni non sono da sempre esistiti ma sono conseguenza della divisione in classi della società e della necessità di gestire i rapporti tra di esse, la discussione ha messo in luce i profondi limiti della democrazia borghese e i tratti fondamentali della democrazia operaia, a partire dall’esperienza emblematica della Comune di Parigi del 1871 e dei soviet della Russia rivoluzionaria.

Nella seconda parte del pomeriggio, si è svolta la sessione dedicata a “L’Internazionale Comunista di fronte al fascismo”, introdotta da Serena Capodicasa. Il nucleo principale della relazione è stato l’analisi delle svolte del Comintern sotto la guida della burocrazia staliniana, dalla linea avventurista del “Terzo periodo” a quella opportunista dei Fronti Popolari, che nella Resistenza italiana, così come nella Rivoluzione Spagnola, manifestò tutto il suo carattere reazionario.

In parallelo, si è svolta la commissione su “I comunisti e il Fronte Unico”: Paolo Grassi ha illustrato le tesi del III congresso e l’impegno di Lenin e Trotskij, al termine della fase di ascesa rivoluzionaria e davanti all’isolamento dell’Unione Sovietica, per elaborare una tattica utile a conquistare le masse e sottrarle all’influenza dei partiti riformisti, incalzandoli per mettere a nudo tutta la loro inconcludenza. Gli interventi nel dibattito hanno sollevato gloriosi episodi di applicazione di questa tattica, come le barricate di Parma dell’agosto 1922, e messo in luce i profondi limiti dei partiti comunisti che, per il loro settarismo, si rifiutarono di applicare questa tattica, lasciando la porta aperta alla reazione della classe dominante e all’ascesa del fascismo.

Nel corso di questi due giorni di seminario abbiamo inoltre dato il nostro contributo alla campagna della nostra Internazionale, l’Internazionale Comunista Rivoluzionaria, per la liberazione dei dirigenti dell’Awaami Action Committee del Gilgit Baltistan, arrestati dallo Stato pakistano per lottare per condizioni di vita decenti per la popolazione del Gilgit Baltistan.

 

Nella mattinata di domenica la discussione, aperta e conclusa da Claudio Bellotti, si è concentrata sulla nascita dell’Opposizione Interazionale di Sinistra e contro la teoria del “socialismo in un paese solo”.

Lo scioglimento formale dell’Internazionale Comunista avvenne nel 1943 ma già nel 1928, all’altezza del VI congresso, a ben 4 anni di distanza da quello precedente, si forniva una copertura teorica all’abbandono della prospettiva della rivoluzione mondiale. Senza attendere l’epilogo formale del 1943, il Comintern già allora aveva abbandonato il suo ruolo di partito della rivoluzione mondiale per ricoprire una posizione sempre più ausiliaria, decorativa e funzionale ai bisogni della politica estera di Mosca.

Bellotti ha spiegato che l’approdo alla teoria del “socialismo in un solo paese” (1924) non fu altro che l’espressione della presa di coscienza della burocrazia staliniana dei propri interessi materiali, ormai sempre più distanti da quelli della classe lavoratrice.

Il dibattito ha approfondito svariati nodi sulla degenerazione dell’Internazionale: l’apertura ad alleanze con partiti borghesi, il ritorno in voga di concezioni mensceviche sulla necessità di cambiamenti graduali, la repressione totale del dibattito interno culminata con l’espulsione dell’Opposizione di Sinistra e le purghe degli anni ’30.

Parte della discussione è stata dedicata alla battaglia di Trotskij, e la sua elaborazione politica dall’esilio del testo di critica al programma del VI congresso.

Trotskij, servendosi del metodo marxista, aveva previsto in modo lucido lo sviluppo di vari avvenimenti e la sua elaborazione di quegli anni è ricca di lezioni per i comunisti di oggi che devono lavorare per raggiungere prima l’avanguardia e poi settori sempre maggiori di giovani e lavoratori nella lotta contro il sistema capitalista.

Tirando le somme del ricco dibattito, concluso col canto a gran voce dell’Internazionale, Bellotti ha ribadito che studiare la storia delle Internazionali operaie per noi, marxisti rivoluzionari di oggi, non è un esercizio speculativo ma un mezzo fondamentale per apprendere le lezioni del passato e imparare ad applicare l’analisi materialista e i metodi più genuini del comunismo nelle lotte del presente e del futuro prossimo.

Oggi che un settore sempre più ampio di giovani si avvicina senza pregiudizi alle idee del comunismo per attivarsi contro la barbarie del capitalismo, questo compito è più determinante che mai.

 

Nelle prossime settimane metteremo a disposizione sul nostro canale YouTube le registrazioni delle sessioni, di seguito la lista delle letture consigliate per la preparazione delle discussioni.

La fondazione dell’Internazionale Comunista e i primi 4 congressi

L’estremismo, malattia infantile del comunismo di V.I. Lenin

Una bandiera pulita – La nascita della Terza Internazionale di Vittorio Saldutti

L’internazionale comunista e la Germania, l’appuntamento mancato con la rivoluzione di Ion Udroiu

Le battaglia dell’Internazionale per la costruzione di un partito rivoluzionario in Italia di Andrea Davolo

La III Internazionale e il suo posto nella storia di V.I. Lenin

Il Manifesto dell’IC al proletariato di tutto il mondo di Lev Trotskij

Discorso sulla questione parlamentare al II congresso dell’IC di Lev Trotskij

 

Democrazia borghese e democrazia proletaria (le tesi del I congresso)

Il Manifesto dell’IC al proletariato di tutto il mondo di Lev Trotskij

La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky di V.I Lenin

Stato e rivoluzione di V.I Lenin

Una bandiera pulita – La nascita della Terza Internazionale di Vittorio Saldutti

 

La questione nazionale e coloniale (II e IV congresso)

Il marxismo e la questione nazionale di Alan Woods e Ted Grant

Le 21 condizioni per l’adesione all’Internazionale Comunista (in particolare la n. 8)

Tesi sulla questione nazionale e coloniale (II congresso 1920)

Rapporto della Commissione sulle Questioni nazionale e coloniale (intervento di Lenin) 26 luglio 1920

Tesi supplementari sulla questione nazionale e coloniale (II Congresso 1920)

Tesi sulla questione orientale (IV Congresso 1922)

Tesi sulla questione dei neri (IV Congresso 1922)

La Rivoluzione permanente di Lev Trotskij

Rivoluzione permanente, teoria generale e peculiarità di Serena Capodicasa

La guerra di Liberazione algerina 1954-1962 di Francesco Giliani

Stalin, l’organizzatore di sconfitte – La rivoluzione cinese del 1925-1927 di Franco Bavila

 

I comunisti e il fronte unico: dibattito del III congresso

L’internazionale comunista e la Germania, l’appuntamento mancato con la rivoluzione di Ion Udroiu

L’estremismo, malattia infantile del comunismo di V.I. Lenin

A proposito del fronte unico di Lev Trotskij

 

L’Internazionale Comunista di fronte al fascismo. Dal “Terzo periodo” ai fronti popolari

Scritti contro il nazismo di Lev Trotskij

Rivoluzione e controrivoluzione in Spagna di Felix Morrow

Dal piano quinquennale alle purghe, di Ted Grant

Bonapartismo e fascismo di Lev Trotskij

La fase decisiva di Lev Trotskij

Lezioni dagli anni ’30. Gli scritti di Trotskij sulla Francia di Vittorio Saldutti

La lezione della Spagna, l’ultimo avvertimento di Lev Trotskij

 

Contro il “socialismo in un paese solo”. Il VI congresso e la nascita dell’Opposizione internazionale di sinistra

La Rivoluzione permanente di Lev Trotskij

La Terza internazionale dopo Lenin di Lev Trotskij

 

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