Le 21 condizioni per l’adesione all’Internazionale comunista

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Le 21 condizioni per l’adesione all’Internazionale comunista

 

Concentrato sulle questioni teoriche dirimenti della natura dello Stato e della necessità della frattura rivoluzionaria, il primo congresso della Terza Internazionale non aveva avuto modo di precisare gli aspetti più importanti di natura strategica e organizzativa della fase che si era inaugurata con la presa del potere da parte dei bolscevichi. Su questo intervenne il secondo congresso, riunito a Mosca nel luglio del 1920. Sulla scorta della drammatica esperienza della rivoluzione tedesca e della sempre maggiore consapevolezza dei limiti dimostrati dai partiti nelle cui file militavano dirigenti moderati, come quello italiano, si decise di individuare le condizioni a cui si dovevano sottoporre i partiti per entrare nell’organizzazione. Furono così stabiliti 21 punti che, da un lato, cercavano di tracciare un solco tra i partiti comunisti e i riformisti di destra e di centro (si veda il punto 7), dall’altro correggevano la deriva estremista e settaria che aveva contagiato alcuni gruppi a livello internazionale, in particolare in Germania (punto 9). Inoltre venne imposto, sul modello del partito bolscevico, il centralismo democratico come metodo organizzativo volto a garantire la massima democrazia nel dibattito, e al contempo la massima compattezza nell’azione (punto 12). Di seguito viene riportato il documento approvato dal congresso.

                                                                                                                      La redazione

Il primo congresso dell’Internazionale comunista non fissò alcuna condizione particolare per l’ammissione dei partiti alla Terza Internazionale. Quando fu convocato il primo congresso nella maggior parte delle nazioni esistevano soltanto dei movimenti e dei gruppi comunisti.

Il secondo congresso dell’Internazionale comunista si riunisce in ben differenti circostanze. Questa volta nella maggior parte dei paesi non vi sono solo dei movimenti e delle tendenze, ma partiti ed organizzazioni comuniste.

Ora si domanda con sempre maggior frequenza d’essere ammessi all’Internazionale comunista da parte di partiti e gruppi che sino a poco prima appartenevano ancora alla Seconda Internazionale, ma che non sono in effetti divenuti comunisti. La Seconda Internazionale è irrimediabilmente battuta. I partiti intermedi tra le due Internazionali ed i gruppi del centro, vedendo l’assoluta inutilità della Seconda internazionale, cercano di trovare appoggio nell’Internazionale comunista che sta diventando sempre più forte. Così facendo essi sperano di poter conservare ‘autonomia’ sufficiente e poter proseguire la loro vecchia politica opportunistica o ‘centrista’. L’Internazionale comunista, per un certo verso, sta diventando di moda.

Il desiderio di entrare a far parte dell’Internazionale comunista, espresso da qualche importante gruppo ‘centrista’, conferma indirettamente che questa ha riscosso in tutto il mondo le simpatie della stragrande maggioranza dei lavoratori coscienti e che ogni giorno sta diventando una forza sempre più consistente.

L’Internazionale comunista è minacciata di invasione da parte di gruppi indecisi ed esitanti che non hanno ancora potuto rompere con l’ideologia della Seconda Internazionale.

Per di più in alcuni partiti maggiori (Italia, Svezia, Norvegia, Jugoslavia, ecc.), nei quali la maggioranza ha fatto proprio il punto di vista comunista, sopravvive tuttora un’ala pacifista e riformista che attende soltanto il momento opportuno per rialzare la testa e dare inizio al sabotaggio attivo della rivoluzione proletaria ed aiutare così la borghesia e la Seconda Internazionale.

Nessun comunista dovrebbe dimenticare la lezione della rivoluzione ungherese. Il proletariato pagò a caro prezzo la fusione dei comunisti ungheresi con la cosiddetta sinistra socialdemocratica.

In conseguenza il secondo congresso dell’Internazionale comunista ritiene necessario stabilire in modo assolutamente preciso le condizioni d’ammissione di nuovi partiti e far notare a quei partiti che già sono stati ammessi, i doveri loro gravanti.

Il secondo congresso dell’Internazionale comunista stabilisce le seguenti condizioni per l’entrata nell’Internazionale comunista:

1. Tutta l’attività di propaganda e di agitazione deve essere di natura autenticamente comunista e conforme al programma e alle decisioni dell’Internazionale comunista. Tutta quanta la stampa di partito deve essere sotto la direzione di comunisti fidati che abbiano dato prova di devozione alla causa del proletariato. La dittatura del proletariato non dev’essere considerata semplicemente come formula d’uso corrente meccanicamente appresa; bisogna propugnarla in modo da renderne comprensibile la necessità a qualsiasi comune operaio od operaia, ad ogni soldato e contadino, partendo dai fatti della loro vita di tutti i giorni, che bisogna riferire e utilizzare quotidianamente nella nostra stampa. I periodici e le altre pubblicazioni, e tutte le case editrici del partito, devono essere completamente controllate dal Comitato centrale del partito, indipendentemente dal fatto che in quel dato momento il partito sia legale o clandestino. Non bisogna permettere che organi di propaganda facciano un cattivo uso della propria autonomia e portino avanti una linea politica che non sia in assoluta armonia con la linea politica del partito. Negli articoli del giornale, nelle riunioni pubbliche, nei sindacati e nelle cooperative, ovunque gli aderenti all’Internazionale comunista siano presenti, è necessario denunziare, sistematicamente ed implacabilmente, non soltanto la borghesia, ma anche i suoi servi, i riformisti di ogni sfumatura.

2. Qualsiasi organizzazione che voglia aderire all’Internazionale comunista deve rimuovere, sistematicamente, i riformisti e i centristi da tutti gli incarichi di responsabilità all’interno del movimento operaio (organizzazioni di partito, comitati di redazione, sindacati, gruppi parlamentari, cooperative, organi di governo locali) e sostituirli con comunisti collaudati, anche se, soprattutto all’inizio, sarà necessario sostituire degli opportunisti “esperti” con dei semplici lavoratori di base.

3. Praticamente in tutti i paesi d’Europa e d’America la lotta di classe sta entrando nella fase della guerra civile. In questa situazione i comunisti non possono assolutamente contare sulla legalità borghese. Essi sono costretti a creare ovunque un’organizzazione clandestina parallela che nel momento decisivo aiuterà il partito a fare il suo dovere per la rivoluzione. In tutti i paesi in cui i comunisti non sono in grado di operare legalmente, a causa dello stato d’assedio o di leggi d’emergenza, è assolutamente indispensabile affiancare al lavoro legale quello clandestino.

4. Il dovere di divulgare le idee comuniste include il preciso dovere di portare avanti un’attività di propaganda sistematica ed energica nell’esercito. Laddove tale opera di agitazione sia impedita dalle leggi d’emergenza, bisogna portarla avanti clandestinamente. Il rifiuto d’assumersi un compito di questo genere equivarrebbe al ripudio del dovere rivoluzionario ed è incompatibile con l’appartenenza all’Internazionale comunista.

5. Bisogna fare opera d’agitazione metodica e sistematica nelle campagne. La classe operaia non può consolidare la propria vittoria se con la propria linea politica non si è assicurato l’appoggio di almeno parte del proletariato rurale e dei contadini più poveri, e la neutralità di parte della popolazione rurale rimanente. Attualmente l’attività comunista nelle zone rurali va acquistando un’importanza di primo piano. Bisogna portarla avanti soprattutto valendosi dell’aiuto dei lavoratori comunisti urbani e rurali che hanno stretti rapporti con le campagne. Il trascurare questo lavoro o affidarlo a elementi tentennanti, semi-riformisti equivale alla rinuncia alla rivoluzione proletaria.

6. Ogni partito che voglia aderire all’Internazionale comunista è tenuto a smascherare non soltanto il social-patriottismo dichiarato, ma anche la falsità e l’ipocrisia del social-pacifismo; a rammentare sistematicamente ai lavoratori che senza l’abbattimento rivoluzionario del capitalismo nessuna corte internazionale d’arbitrato, nessun accordo per la limitazione degli armamenti, nessuna riorganizzazione “democratica” della Società delle Nazioni, potrà impedire delle nuove guerre imperialiste.

7. I partiti che vogliono aderire all’Internazionale comunista sono tenuti a riconoscere la necessità di una frattura completa ed assoluta con il riformismo e con la linea politica del “centro”, e a propugnare il più diffusamente possibile questa frattura tra i propri membri. Senza di ciò non è possibile nessuna linea politica coerentemente comunista. L’Internazionale comunista esige assolutamente e categoricamente che si operi tale frattura il più presto possibile. L’Internazionale Comunista non può accettare che dei noti opportunisti, come Turati, Modigliani, Kautsky, Hilferding, Hilquit, Longuet, MacDonald, e altri abbiano il diritto di apparire quali membri dell’Internazionale comunista. Ciò non potrebbe non portare l’Internazionale comunista ad assomigliare per molti aspetti alla Seconda Internazionale, che è andata in pezzi.

8. Per i partiti dei paesi la cui borghesia possiede delle colonie ed opprime altre nazioni è necessario tenere un atteggiamento particolarmente esplicito e chiaro sulla questione delle colonie e dei popoli oppressi. Ogni partito che voglia aderire all’Internazionale Comunista è tenuto a smascherare i trucchi e gli inganni dei “propri” imperialisti nelle colonie, ad appoggiare non solo a parole ma con i fatti ogni movimento di liberazione nelle colonie, ad esigere che i propri imperialisti vengano espulsi da tali colonie, ad instillare nei lavoratori del proprio paese un atteggiamento di autentica fratellanza nei confronti dei lavoratori delle colonie e dei popoli oppressi, e a fare sistematicamente opera d’agitazione tra le truppe del proprio paese perché non collaborino all’oppressione dei popoli coloniali.

9. Ogni partito che voglia aderire all’Internazionale comunista deve svolgere attività sistematica e durevole nei sindacati, nei consigli operai e nei comitati di fabbrica, nelle cooperative e nelle altre organizzazioni di massa dei lavoratori. Bisogna costituire all’interno di tali organizzazioni delle cellule comuniste che, attraverso un’opera costante ed indefessa, conquistino alla causa del comunismo i sindacati e le altre organizzazioni. Nel corso del proprio lavoro quotidiano le cellule debbono smascherare ovunque il tradimento dei social-patrioti e le esitazioni del “centro”. Questi nuclei debbono essere completamente subordinati al partito nel suo complesso.

10. Ogni partito appartenente all’Internazionale comunista è tenuto ad ingaggiare una lotta inesorabile contro l’ “Internazionale” di Amsterdam dei sindacati gialli. Deve propagandare con il massimo vigore tra i sindacalisti la necessità di una rottura con l’Internazionale gialla di Amsterdam. Deve fare tutto il possibile per appoggiare l’Associazione internazionale dei sindacati rossi, aderente alla Internazionale Comunista, in via di formazione.

11. I partiti che vogliono aderire all’Internazionale comunista sono tenuti a sottoporre a revisione i componenti dei propri gruppi parlamentari e a destituire tutti gli elementi infidi, a far sì che tali gruppi siano subordinati al Comitato centrale del partito non soltanto a parole ma nei fatti, esigendo che ogni singolo parlamentare comunista subordini tutta la sua attività agli interessi di una propaganda e di un’agitazione autenticamente rivoluzionarie.

12. I partiti appartenenti all’Internazionale comunista debbono basarsi sul principio del centralismo democratico. Nell’attuale momento di aspra guerra civile, il partito comunista potrà assolvere al proprio compito soltanto se la sua organizzazione sarà il più possibile centralizzata, se si imporrà una disciplina ferrea, e se la centrale del partito, sorretta dalla fiducia degli iscritti, avrà forza ed autorità e sarà dotata dei più vasti poteri.

13. I partiti comunisti dei paesi in cui i comunisti operano nella legalità ogni tanto debbono intraprendere un’opera di epurazione tra i membri del partito per sbarazzarsi di tutti gli elementi piccolo borghesi che vi siano infiltrati.

14. Ogni partito che voglia aderire all’Internazionale comunista è tenuto ad appoggiare incondizionatamente tutte le repubbliche sovietiche nella loro lotta opposta alla controrivoluzione. Devono stimolare infaticabilmente il rifiuto dei lavoratori di trasportare armi e materiali destinati ai nemici delle repubbliche sovietiche e condurre, sia legalmente che illegalmente, l’azione di propaganda tra le truppe inviate contro le repubbliche sovietiche.

15. I partiti che mantengono ancora i vecchi programmi socialdemocratici sono tenuti a sottoporli a revisione quanto prima possibile, e a redigere, tenendo conto delle particolari condizioni del loro paese, un nuovo programma comunista che sia conforme ai deliberati dell’Internazionale comunista. Di regola il programma di ogni partito appartenente all’Internazionale comunista dev’essere ratificato da un regolare congresso dell’Internazionale comunista o dal Comitato esecutivo (CEIC). Se il programma di un partito non ottenesse la ratifica del CEIC, il partito in questione ha il diritto di appellarsi al congresso dell’Internazionale comunista.

16. Tutti i deliberati dei congressi dell’Internazionale comunista, così come i deliberati del suo Comitato esecutivo, sono vincolanti per tutti i partiti appartenenti all’Internazionale comunista. L’Internazionale comunista, che opera in una situazione di aspra guerra civile, deve avere una struttura assai più centralizzata di quella della Seconda Internazionale. Naturalmente l’Internazionale comunista e il suo Comitato esecutivo debbono tener conto in tutte le proprie attività della diversità di situazioni in cui si trovano a lottare ed operare i singoli partiti, e debbono prendere delle decisioni vincolanti per tutti unicamente quando tali decisioni siano possibili.

17. A questo proposito, tutti i partiti che vogliono aderire all’Internazionale comunista debbono cambiare nome. Ogni partito che voglia aderire all’Internazionale comunista deve chiamarsi: Partito comunista del tale paese (sezione dell’Internazionale comunista). Il fatto del nome non è soltanto una questione formale, ma una questione squisitamente politica e di grande importanza. L’Internazionale comunista ha dichiarato guerra a tutto il mondo borghese e a tutti i partiti della socialdemocrazia gialla. La differenza tra i partiti comunisti e i vecchi partiti “socialdemocratici” o “socialisti” ufficiali, che hanno tradito la bandiera della classe operaia, dev’essere resa comprensibile ad ogni semplice lavoratore.

18. Tutti i principali organi di stampa di partito di tutti i paesi sono tenuti a pubblicare tutti i documenti ufficiali importanti del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista.

19. Tutti i partiti appartenenti all’Internazionale comunista e quelli che hanno fatto domanda d’ammissione sono tenuti a convocare al più presto, e in ogni caso entro quattro mesi dal secondo congresso dell’Internazionale comunista, un congresso straordinario per esaminare tutte queste condizioni d’ammissione. A questo proposito tutti i comitati centrali di partito devono provvedere a che i deliberati del secondo congresso dell’Internazionale comunista siano resi noti a tutte le organizzazioni locali.

20- I partiti che ora vogliono aderire all’Internazionale comunista, ma che non hanno ancora cambiato radicalmente la loro vecchia tattica, prima di entrare nell’Internazionale comunista debbono provvedere a che il loro comitato centrale e tutti gli organismi dirigenti centrali siano composti per non meno dei due terzi da compagni che già prima del secondo congresso propugnassero pubblicamente e inequivocabilmente l’entrata del proprio partito nell’Internazionale comunista. Si possono fare delle eccezioni con il consenso del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista. Il CEIC ha anche il diritto di fare delle eccezioni nel caso dei rappresentanti del centro menzionati nel paragrafo 7.

21. I membri del partito che rifiutino in via di principio le condizioni e le tesi elaborate dall’Internazionale comunista debbono essere espulsi dal partito. Lo stesso vale specialmente per i delegati ai congressi straordinari.

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