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“Manifestazioni finanziate dall’estero, ordini presi da qualche ambasciata straniera”
“La crisi economica c’è ma i media stanno esagerando”
Queste sono le risposte del presidente Sudanese Omar al-Bashir alle manifestazioni che sono cominciate a metà dicembre dell’anno scorso contro la crisi economica che ha provocato carenza del pane e della benzina in molte città. I giovani sudanesi, lavoratori e studenti, sono scesi nelle piazze per esprimere la loro rabbia contro questo regime corrotto che governa il paese da quando l’attuale presidente ha attuato un colpo di stato nel 1989. Durante questo periodo il tasso di disoccupazione è aumentato, i prezzi delle materie prime sono in continuo aumento, niente libertà di parola, arresto e tortura per ogni persona o giornalista che azzardi una critica al regime. Per non parlare dei massacri operati in Darfur, una provincia situata nell’ovest del Sudan, dove sono morte migliaia di persone. Un regime completamente totalitario!
La separazione fra il sud e il nord del Sudan che ha portato all’indipendenza del Sud nel 2011 non è altro che una conferma sia della natura reazionaria del regime di al-Bashir sia dell’ipocrisia dell’imperialismo, in primo luogo di Washington e Londra. La seconda guerra civile sudanese fu una delle più sanguinose guerre dalla fine della seconda guerra mondiale con 1.9 milioni di morti e 4 milioni di profughi. Dal 1989 al-Bashir non è riuscito a migliorare la situazione economica né al nord né al sud nonostante la ricchezza del sud di petrolio. La divisione è stata sponsorizzata dall’imperialismo che voleva mettere le mani sulle grandi riserve petrolifere (e di altre materie prime) nel Sud, nonché indebolire la Cina, storico protettore di Khartoum. Il risultato è che oggi il Sudan e il Sudan del Sud ancora più deboli economicamente.
Nel 2013 si sono verificate delle manifestazioni simili alle odierne ma sono state represse dalla polizia che ha arrestato centinaia di persone e ucciso più di 200sudanesi, ma questa volta la situazione è completamente diversa perchè le manifestazioni oggi sono diffuse in tante città sudanesi tra cui anche la capitale (Khartoum), coinvolgono un numero maggiore di manifestanti,soprattutto gli studenti universitari, nonostante la violenza della polizia che spara e usa i gas lacrimogeni.
Prima (nel 2013) rivendicavano riforme politiche ma oggi chiedono direttamente le dimissioni di al-Bashir, la caduta del regime attuale e il cambiamento totale della struttura politica in Sudan. Questi giovani sanno bene che questo regime è povero di soluzioni concrete, un regime che nel corso di 30 anni ha fatto solo promesse vuote di contenuti. Intanto la situazione peggiora sempre a tutti i livelli ed i sudanesi sono piu affamati.
Tohfa Rafat ,una studentessa sudanese che partecipa alle manifestazioni ha detto in una intervista al giornale (arab48) : “L’entusiamo della gente coinvolta nella protesta è incredibile, queste mobilitazioni non sono organizzate dai partiti politici o dai sindacati ma dai giovani arrabbiati ma questo non basta, ora tutti i partiti politici di opposizione devono unirsi e pensare seriamente a organizzare un comitato di coordinamento unico perché la mobilitazione della gente senza una copertura politica non basta“ ha aggiunto poi “non possiamo vedere l’esercito come un’alternativa al regime, non vogliamo ripetere l’esperienza egiziana, al-Bashir è arrivato al potere con un colpo di stato militare e non ne vogliamo un altro oggi, quindi dobbiamo essere attenti e non dobbiamo permettere ad altri generali di prendere il potere “
Un altro ricercatore sudanese ha detto sempre allo stesso giornale: “il Sudan darà la speranza a tutti i paesi arabi e alla primavera Araba“. Questo è un aspetto molto importante su cui dobbiamo soffermarci. Dopo il fallimento delle rivoluzioni arabe del 2011, l’entusiasmo fra i giovani arabi si è affievolito e tanti giovani arabi ripetono sempre la stessa frase : “Non dobbiamo ribellarci contro i nostri governi (anche se sanno bene che sono corrotti) perchè abbiamo paura che accada nel nostro paese quello che succede oggi in Siria, Libia ecc“ .
Questa paura c’è perchè i regimi dittatoriali Arabi soprattutto in Siria e Egitto sono riusciti a far fallire le rivoluzioni Arabe usando tutti metodi vergognosi e hanno fatto credere che la loro presenza è l’unica garanzia per i popoli per vivere in sicurezza. Questa grande illusione finirà quando i giovani arabi e i partiti di massa impareranno dalle altre rivoluzioni per non ripetere gli stessi errori.
La mobilitazione deve essere legata alla costruzione di un partito rivoluzionario che abbia una direzione in grado di guidare queste rivolte. I sudanesi hanno capito bene questo e infatti oggi stanno cercando un’alternativa. Il partito comunista Sudanese (che più volte, nel 1964, nel 1971 e nel 1985 avrebbe potuto prendere il potere, ma ha preferito appoggiare una fantomatica borghesia progressista) partecipa alle manifestazioni e sono stati arrestati tanti suoi militanti critici verso il regime di Al-Bachir. Il Partito ha suggerito alla “coalizione delle forze di consenso nazionale”, che è un’alleanza di qualche partito della opposizione sudanese tra cui quello comunista, di rivolgere un appello “politico” al presidente perchè consegni il potere a un governo transitorio che dovrà convocare le elezioni e un processo di tutte le persone responsabili di crimini nei confronti del popolo. L’appello contiene anche un programma economico per uscire dalla crisi. Questa soluzione non può funzionare soprattutto perchè al-Bashir nei suoi ultimi discorsi ha confermato di non voler lasciare il potere a causa delle manifestazioni. Questa è una conferma che i comunisti non devono negoziare con il governo attuale, solo la fiducia nelle forza delle mobilitazioni dei giovani e il loro rafforzamento in termini quantitativi e politici potrebbe far cadere il regime.
I comunisti devono prendere la guida di queste manifestazioni, dare fiducia ai giovani , diffondere le idee marxiste fra loro e spiegargli che l’unica soluzione è il socialismo, perché l’esperienza ci ha insegnato che le riforme economiche all’interno del capitalismo non funzionano.
Se la Rivoluzione Sudanese riuscirà ad raggiungere i propri obiettivi e costruire uno stato laico, democratico e socialista questo potrà essere un punto di svolta per la situazione politica nel mondo arabo.
Noi della Tendenza marxista internazionale esprimiamo la nostra massima solidarietà verso il popolo sudanese e la sua rivolta. Crediamo che il socialismo debba essere realizzato non solo in Sudan ma in tutti i paesi Arabi, perchè la loro unità sotto il socialismo può spezzare il controllo dell’imperialismo sul medio oriente.