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Risposta a Luis Oviedo – Marxismo contro settarismo

di Alan Woods

 

Durante i recenti processi rivoluzionari in America Latina, particolarmente in Cile, è tornata in auge la rivendicazione della convocazione di una “Assemblea Costituente”. Il testo che di seguito proponiamo è stato scritto da Alan Woods nel 2003, proprio allo scopo di polemizzare contro l’utilizzo di questa parola d’ordine da parte delle forze di sinistra latinoamericane.

La redazione

“I cani abbaiano: segno che la caravana si muove” (Proverbio arabo)

Un metodo estraneo al marxismo

La mia attenzione è stata recentemente attratta da un articolo firmato da Luis Oviedo, intitolato “La posizione controrivoluzionaria del Socialist Appeal” (presente nel numero 826 di Prensa Obrera). Una volta letto l’articolo non riuscivo a comprendere se esso fosse il prodotto di una cattiva fede o semplicemente dell’ignoranza. Certamente, il metodo usato è contrario a ogni principio basilare del marxismo e soprattutto del trotskismo, che il compagno Oviedo e il Partito Obrero (PO) sostengono di difendere.

Il PO Argentino ha ottenuto alcuni successi negli ultimi anni. Nelle sue fila vi sono dei buoni militanti che portano sinceramente avanti la causa del trotskismo e della rivoluzione socialista in Argentina e nell’America Latina. I suoi membri hanno svolto, senza dubbio, un buon lavoro nello sviluppo del movimento dei “piqueteros”. Tutto ciò merita il nostro sincero rispetto, e crediamo di essere sempre stati scrupolosi e rispettosi nelle precedenti polemiche avute con il PO.

Questo non è un piccolo dettaglio. L’incapacità di rispondere alle critiche e alle differenze in un modo democratico e “da compagni” minerà il partito e gli impedirà di svilupparsi oltre un certo limite. Tutte le differenze interne e le critiche saranno soffocate e messe a tacere. Questo vuole dire che prima o poi tutto il buon lavoro fatto dai suoi membri verrà rovinato.

La ragione di questa risposta non è affatto diplomatica. Non siamo liberali ma bensì bolscevichi e portiamo avanti le autentiche tradizioni del partito di Lenin e Trotskij, che difendiamo contro il revisionismo storico da più di settant’anni, a livello nazionale e internazionale. Va aggiunto che il revisionismo si tinge di ogni colore, proviene non solo dalla destra ma assume spesso anche colorazioni “di sinistra”.

Perché i più grandi marxisti erano così scrupolosi nel rispondere alle idee dei loro oppositori? Non avveniva per ragioni sentimentali, ma perché lo scopo di una polemica è elevare il livello politico dei quadri e non segnare punti in un dibattito. Non c’è niente di più facile che erigere un castello di carta e poi demolirlo. Questo è quello che ha fatto Luis Oviedo. Ha distorto le nostre idee e poi gli ha “trionfalmente” risposto; in realtà ha risposto a ciò che non abbiamo mai detto. Poi, come un ragazzino con le scarpe nuove, si pavoneggia dicendo in giro: “Guardate come sono intelligente”. Sfortunatamente, questo approccio è molto poco intelligente e completamente estraneo al metodo e alle tradizioni del bolscevismo.

Nelle polemiche abbiamo sempre cercato di rispondere alle critiche con chiarezza. Abbiamo sempre evitato di distorcere o rendere caricaturali gli argomenti dei nostri oppositori politici e per una sola ragione. Questo trasformerebbe la nostra risposta in qualcosa senza valore dalla quale nessuno imparerebbe niente. Questa è la stessa ragione per cui Lenin e Trotskij erano molto scrupolosi nelle polemiche con i loro avversari, questo è il motivo per cui citavano sempre lunghi passaggi tratti dagli scritti dei loro avversari: in questo modo nessuno avrebbe potuto accusarli di distorcere le parole di coloro con cui polemizzavano. Menzogna e distorsione non fanno parte del metodo del trotskismo ma quello dello stalinismo.Purtroppo dalla lettura dell’articolo del compagno Oviedo nessuno potrà imparare nulla sulle posizioni del Socialist Appeal o del Militante. Che senso ha avuto scriverlo?

Mitologia al posto di argomentazioni concrete

L’articolo di Oviedo contiene così tanti errori e travisamenti che richiederebbero un intero libro come risposta. Sfortunatamente, la vita è breve e abbiamo talmente tanto lavoro che non possiamo permetterci un tale lusso. C’è un vecchio detto russo che dice: “un pazzo può fare molte più domande di quante risposte possano dare 20 uomini saggi possano”. Ci armeremo di pazienza e cercheremo di fare ciò che ci è possibile. Il risultato è piuttosto lungo e anche un po’ imbarazzante. È più lungo di quanto avremmo voluto e non é ancora abbastanza per rispondere a tutte le distorsioni e le falsificazioni che l’articolo del PO conteneva.

Fra le altre cose, siamo stati accusati di “codismo verso le attuali direzioni (del movimento operaio, ndt)” e di avere un “rispetto reverenziale per le direzioni burocratiche del movimento operaio”. Questa questione può essere facilmente risolta. Sappiamo che Luis Oviedo è un lettore assiduo del nostro sito internazionale www.marxist.com, e che ha una buona conoscenza della lingua inglese. Ci permettiamo quindi di fargli una modesta proposta: compagno Luis, per favore indicaci in quale posto del nostro sito diamo la benché minima dimostrazione di essere “codisti verso le direzioni attuali” e “di avere un rispetto reverenziale verso le direzioni burocratiche”, in Gran Bretagna in Bolivia o in qualsiasi altro luogo. Se Luis può fare questo, correggeremo con piacere i nostri errori. Ma se non può farlo lo invitiamo a pubblicare una chiara ritrattazione di ogni parola che ha scritto oppure sarà visto come un mistificatore.

La discussione verte sui metodi di costruzione di un partito rivoluzionario che abbia radici tra le masse. Per costruire il partito non è sufficiente avere idee corrette. È necessario sviluppare allo stesso tempo una tattica corretta per convincere le masse che le nostre idee sono giuste. Sfortunatamente, il PO non ha una posizione corretta verso i compiti oggettivi della rivoluzione boliviana. Ha commesso degli errori decisivi e non è stato pronto ad ammetterli. Questa è la vera ragione della presente polemica, che affronteremo in relazione con la rivendicazione della Assemblea Costituente.

Ma il problema non si esaurisce qui. È un problema sia di forma che di contenuti. Anche se il PO avesse una posizione corretta, essa sarebbe ridotta all’impotenza dal suo atteggiamento disperatamente settario verso il movimento dei lavoratori. Luis Oviedo dimostra di non avere la minima idea di come rivolgersi alla classe lavoratrice boliviana e alle sue organizzazioni. Ribolle di quel grezzo “ultimatismo” che è il marchio di tutte le organizzazioni dell’estrema sinistra in giro per il mondo. Con metodi come questi non si va molto lontano.

Va aggiunto che Luis Oviedo non è un membro di base del PO ma uno dei suoi maggiori leader e teorici. Siamo perciò autorizzati a credere che il suo articolo rifletta le posizioni dell’intera leadership del PO. Se così non fosse, invitiamo Jorge Altamira e gli altri leader del PO a smentirlo. Se non lo faranno allora ogni parola di questa risposta è diretta anche loro.

L’articolo di Luis Oviedo è straordinario per il grande numero di errori concentrati in poche righe. C’è almeno un errore in ogni frase, e qualche volta due. Cominceremo da quello che ci sembra l’attacco più comune contro la nostra tendenza. Comunque, siamo grati al compagno Oviedo, perché ci ha fornito, in poche righe, un ottimo riassunto di tutti i miti (o della maggioranza di essi) che il PO e le altre organizzazioni dell’estrema sinistra hanno, in maniera sempre molto assidua, disseminato sulla nostra tendenza. È noto che ripetendo spesso sempre le stesse menzogne qualcuno finirà per crederci.

Iniziando dal principio, il compagno Oviedo scrive:“La sua dissoluzione nel partito laburista inglese ha lasciato alcuni segni indelebili su “Socialist Appeal”, la tendenza capeggiata da Ted Grant e Alan Woods: il codismo verso le direzioni del movimento operaio è da sempre il marchio di fabbrica della direzione di questa corrente”.

Il termine dissoluzione nell’accezione utilizzata da Oviedo implica che noi abbiamo cessato tempo fa di esistere come un’entità separata ed identificabile. Ma se questa fosse realmente la situazione verrebbe da chiedersi perché il compagno Oviedo si disturba tanto ad attaccarci così ferocemente.

Tale attacco suggerisce non solo che noi esistiamo come gruppo definito, ma che la nostra tendenza stia provocando alla direzione del PO alcune difficoltà. Il PO è costretto ad attaccare la nostra tendenza perché è preoccupato del successo da noi ottenuto a livello internazionale. Ha paura della crescita della nostra influenza in America Latina e nel PO stesso. Per questo motivo sta tentando di erigere una barriera tra noi e i suoi membri lanciando una serie di attacchi basati solo su distorsioni del nostro pensiero.

I marxisti e le organizzazioni di massa

Quando i gruppi dell’estrema sinistra ci attaccano sulla questione del nostro lavoro nelle organizzazioni di massa, credono di far leva sul nostro punto debole. In realtà quello è uno dei nostri lati più forti, è quello che distingue una vera tendenza marxista da una setta: il nostro costante e fermo orientamento verso le organizzazioni di massa della classe operaia. Quando ascoltiamo questo tipo di critiche ci limitiamo ad alzare le spalle. Per una tendenza marxista è fondamentale il continuo sforzo di compiere, sempre, un lavoro rivoluzionario nelle organizzazioni di massa del proletariato. Questo fu spiegato da Lenin e Trotskij (e, per la verità, anche da Marx ed Engels) molto tempo fa. Un bambino di sei anni potrebbe essere capace di capirlo. Ma visto che i leader del PO non lo capiscono, siamo obbligati a riaffermare alcuni principi.

Ai gruppi settari piace citare gli scritti di Lenin del periodo 1914-17, nei quali insisteva ripetutamente sulla necessità di un partito rivoluzionario indipendente e invitava i marxisti inglesi a lasciare il Partito Laburista. Trotskij rispose già a questo quando scrisse:

“Ma Lenin aveva in mente una rottura con i riformisti come l’inevitabile conseguenza della lotta contro di loro, e non come un atto di salvezza, senza badare al tempo e al luogo. Non sostenne una divisione dai socialpatrioti per salvarsi la coscienza ma per separare le masse dal socialpatriottismo.” (Trotskij, Scritti 1935-36, p.156 dell’edizione inglese).

La necessità di costruire un partito rivoluzionario indipendente è l’ABC per un marxista, ma al di là dell’ABC ci sono molte altre lettere dell’alfabeto, e un bambino che dopo diversi anni di scuola è in grado di ripetere solo le prime tre non è considerato molto brillante. Al giorno d’oggi, i rivoluzionari devono affrontare potenti organizzazioni di massa riformiste, sia partiti di massa che sindacati, che hanno l’appoggio di milioni di lavoratori. La nostra abilità di crescere dipende in maniera decisiva dalla nostra abilità di conquistare la base di queste organizzazioni, specialmente nei sindacati ma anche nei partiti riformisti di massa.

Nello scritto fondativo del movimento marxista, il Manifesto del Partito Comunista, Marx ed Engels spiegano che i comunisti non formano partiti separati dagli altri partiti della classe operaia:

“Essi non hanno interessi distinti dagli interessi del proletariato nel suo insieme. Non erigono principi particolari, sui quali vogliono modellare il movimento proletario. I comunisti si distinguono dagli altri partiti proletari per il fatto che da un lato, nelle varie lotte nazionali dei proletari, essi mettono in rilievo e fanno valere quegli interessi comuni dell’intero proletariato che sono indipendenti dalla nazionalità; dall’altro lato per il fatto che, nei vari stadi di sviluppo che la lotta tra proletariato e borghesia va attraversando, rappresentano sempre l’interesse del movimento complessivo. In pratica, dunque, i comunisti sono la parte più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi, quella che sempre spinge avanti; dal punto di vista della teoria, essi hanno un vantaggio sulla restante massa del proletariato per il fatto che conoscono le condizioni, l’andamento e i risultati generali del movimento proletario” (Marx-Engels, Manifesto del partito comunista, pag.76, Edizione Editori riuniti, 1971).

Questi commenti sono ignorati dai leader del PO, tuttavia esprimono l’essenza di ciò che separa il vero marxismo da una caricatura settaria. I gruppi di estrema sinistra dimenticano sempre che la gran parte dell’Internazionale Comunista si è formata in seguito a grandi eventi, nel periodo 1917-23. In molti casi, i partiti dell’Internazionale si formarono in seguito alla scissione dai vecchi partiti della seconda Internazionale. Addirittura, in alcuni casi, i comunisti ebbero la maggioranza in vecchie organizzazioni, come in Francia, Germania, Bulgaria e Cecoslovacchia.

Un atteggiamento settario verso le vecchie organizzazioni riformiste di massa era caratteristico, non di Lenin e Trotskij, ma dell’estrema sinistra olandese, inglese e italiana, contro le quali Lenin e Trotskij intrapresero una lotta implacabile. Anche loro cercavano di citare gli scritti di Lenin del periodo della Prima guerra mondiale contro di lui, non avendo capito nulla del suo metodo dialettico. Il libro di Lenin L’estremismo – malattia infantile del comunismo fu scritto nei primi giorni dell’Internazionale Comunista per rispondere agli argomenti degli “ultrasinistri” che riappaiono sempre nei discorsi dei gruppi dell’estrema sinistra. Lenin spiega che è un crimine dividere le avanguardie dalla massa dei lavoratori perché questa tattica, al posto di minare la burocrazia dei sindacati, finisce per rafforzarla.

“Non lavorare all’interno dei sindacati reazionari significa abbandonare le masse operaie arretrate o non abbastanza evolute all’influenza dei capi reazionari, degli agenti della borghesia, della aristocrazia operaia, o sia degli operai imborghesiti […]. Per aiutare le “masse” e conquistarsi la simpatia, l’adesione, il sostegno delle masse non si devono temere le difficoltà, gli intrighi, gli insulti, le persecuzioni da parte dei “capi” (che essendo opportunisti e socialsciovinisti, sono nella maggior parte dei casi legati direttamente o indirettamente con la borghesia e con la polizia), e bisogna lavorare assolutamente là dove sono le masse. Bisogna sapere sopportare qualsiasi sacrificio, superare i maggiori ostacoli, per svolgere una propaganda e un’agitazione sistematiche, tenaci, costanti e pazienti, proprio nelle istituzioni, nelle legge, anche più reazionarie, dovunque si trovino le masse proletarie o semiproletarie” (Lenin, L’estremismo, edizione AC Editoriale, 2003, p.62-63).

Luis Oviedo viene colpito da un attacco apoplettico quando si menzionano le confederazioni sindacali di massa argentine (Cta e Cgt), per non parlare della Central Obrera Boliviana (COB). Sono “burocratiche”, non lo vedete? Eppure Lenin spiegò come i bolscevichi condussero un lavoro clandestino addirittura nei sindacati “Zubatov”, costruiti dalla polizia zarista per mantenere lontani i lavoratori dalle idee rivoluzionarie. Senza saperlo, i dirigenti del PO stanno ripetendo gli argomenti, non di Lenin e Trotskij ma dei “comunisti di sinistra” che Lenin criticò tanto ferocemente nei primi anni dell’Internazionale Comunista. Nel secondo congresso del Comintern Lenin e Trotskij svilupparono una lotta contro “la malattia infantile” dell’estremismo. Il manifesto del secondo congresso scritto da Trotskij dichiarava che:

“L’Internazionale comunista è il partito internazionale dell’insurrezione e della dittatura del proletariato. Per essa non esistono altri scopi né altri compiti che non siano quelli riguardanti la classe operaia. La pretesa di piccole sette, ciascuna della quali vuole salvare la classe operaia a modo suo, è estranea e contraria allo spirito dell’ Internazionale Comunista. Essa non possiede una panacea universale, il rimedio infallibile per tutti i mali; essa trae lezione dall’esperienza della classe operaia nel passato e nel presente, questa esperienza che le serve per correggere i suoi errori e le sue carenze; essa ne trae una piano generale e non riconosce né adotta altre formule rivoluzionarie che quelle dell’azione di massa.” (Tesi del Secondo Congresso dell’Internazionale Comunista, edizione Savelli 1970, p.129).

Nello stesso documento si aggiungeva: “Combattendo nel modo più deciso contro il riformismo dei sindacati, contro il carrierismo e il cretinismo parlamentare, l’Internazionale Comunista non tralascia di condannare il fanatismo di coloro che invitano i proletari ad abbandonare le file delle organizzazioni sindacali che contano milioni di iscritti e a voltare le spalle alle istituzioni parlamentari e municipali. I comunisti non si staccano in nessun modo dalle masse ingannate e vendute dai riformisti e dai patriottardi ma accettano la lotta con loro, nel seno stesso delle organizzazioni di massa e delle istituzioni create dalla società borghese, in modo da poterle rovesciare celermente, a colpo sicuro”. (Ibid., p.130).

Il metodo di Trotskij, come quello di Marx e Lenin, era una combinazione di due elementi: una difesa implacabile di idee e principi e un approccio estremamente flessibile verso la tattica e le questioni organizzative. Questo è riassunto nella “Lettera aperta per la Quarta Internazionale”, scritta nella primavera del 1935:

“Ogni tentativo di descrivere un unico andamento per tutti i paesi sarebbe fatale. Basandosi sulle condizioni nazionali, sul livello di decomposizione delle vecchie organizzazioni della classe operaia e sullo stato delle loro effettive forze, i marxisti (i socialisti rivoluzionari, gli internazionalisti, i bolscevico-leninisti) possono portar avanti il loro lavoro, sia come un organizzazione indipendente, sia come una frazione interna ai vecchi partiti e sindacati. Sicuramente, non importa quale sia il momento o il luogo, questo lavoro di frazione rappresenta solo uno stadio nella creazione di nuovi partiti della Quarta Internazionale – partiti che possono essere formati o mediante il raggruppamento degli elementi rivoluzionari delle vecchie organizzazioni, o attraverso un organizzazione indipendente. Ma qualsiasi sia la situazione in cui agiscono o i metodi da loro utilizzati, questi partiti hanno come parole d’ordine dei chiari principi rivoluzionari. Non giocano a nascondino con la classe operaia, non celano i loro scopi, non sostituiscono la lotta aperta con la diplomazia e le manovre. I marxisti, in ogni momento e in tutte le condizioni non nascondono mai ciò che sono”.

Chiunque penserebbe che queste righe siano abbastanza chiare. Non esiste un “ricettario” del rivoluzionario che ci possa fornire una ricetta, sempre valida, per lavorare in tutti i paesi. Ciò che è chiaro è che il partito rivoluzionario nasce sempre come un embrione e che per superare il suo isolamento dalle masse, non solo è lecito, ma obbligatorio per i rivoluzionari sviluppare tattiche flessibili per penetrare nelle organizzazioni di massa della classe operaia, a condizione che mantenga comunque una posizione ferma su tutte le questioni di principio.

La tendenza alla quale io ho l’onore di appartenere mantiene, da decenni, una posizione coerente su alcuni principi fondamentali, difendendo gli insegnamenti del marxismo e combattendo per la rivoluzione socialista, a livello nazionale e internazionale. Comunque, non basta solo avere delle idee corrette, ma è necessario sapere come esprimere tali idee affinché esse abbiano un forte riscontro nella classe operaia. Tutti i settari si trovano in forte difficoltà quando si tratta di passare dal primo al secondo stadio. Per separare le masse dai vecchi dirigenti riformisti è necessario condurre un lavoro serio e sistematico nelle organizzazioni di massa, cominciando soprattutto dai sindacati. Nel suo articolo “Settarismo, Centrismo e la Quarta Internazionale” Trotskij caratterizza il settarismo come segue:

“Il punto di vista dei settari sulla società è quello di una grande scuola dove loro sono gli insegnanti. Nella loro opinione, la classe operaia dovrebbe lasciar perdere le questioni meno importanti, e riunirsi ordinatamente intorno a loro. In questo modo il compito di costruzione del partito sarebbe risolto.

“Malgrado nomini Marx in ogni frase il settario è la negazione assoluta del materialismo dialettico il quale prende l’esperienza come punto di partenza e ritorna sempre all’esperienza. Il settario non capisce l’azione e la reazione dialettica tra un programma bell’e fatto e la lotta viva (cioè imperfetta, incompiuta) delle masse… il settarismo è contrario alla dialettica (non a parole ma nei fatti) perché volge le spalle allo sviluppo reale della classe operaia” (Trotskij, Scritti 1935-36, p.53 dell’edizione inglese).

Queste parole esprimono perfettamente l’essenza del settarismo, e le ritroviamo in ogni parola dell’articolo di Oviedo. L’intero atteggiamento di Oviedo verso la COB è indicativo del comportamento arrogante e settario che allontana i lavoratori e porta le correnti rivoluzionarie ad isolarsi dalle masse. È la ragione per cui i gruppi di estrema sinistra sono condannati alla sterilità. Queste conclusioni si possono applicare anche in quei casi, come quello del PO, nei quali riescono a costruire un gruppo relativamente forte di qualche migliaia di militanti . Questo è un successo importante, ma è solo l’inizio. In un paese come l’Argentina, un partito di due o tre mila militanti è comunque piccolo paragonandolo alle dimensioni della classe lavoratrice.

La questione si pone ancora più chiaramente in Inghilterra, dove è nei sindacati che tutta la classe operaia si organizza, e dove i principali sindacati sono affiliati con il Partito Laburista (PL). Già nel 1932 Trotskij consigliò ai suoi seguaci in Inghilterra di entrare nel Partito Laburista. Quando il centrista Inependent Labour Party si scisse dal Partito Laburista aveva un seguito di centomila lavoratori, che sono molti di più di quanti ne abbia attualmente il PO. Quale fu il consiglio che il Vecchio (soprannome di Trotskij ndr.) diede loro? I consigli di Trotskij furono principalmente tre: a) sviluppare un’autentica politica marxista, b) volgere le spalle agli stalinisti e orientarsi ai sindacati e al Partito Laburista, e c) di entrare nella Quarta Internazionale.

Anche se l’ILP aveva una base considerevole fra i lavoratori più avanzati, Trotskij insistette sul loro lavoro nell’PL, che aveva l’appoggio di milioni di lavoratori. Liberando il campo dalle scuse dei leader dell’ILP – che non esisteva una vera sinistra nel PL, che sarebbero stati espulsi, e ancora tante altre – continuò ad insistere fortemente affinché ritornassero a lavorare nel PL:

“La politica dell’opposizione nel Partito Laburista è cattiva in maniera indicibile. Ma ciò sottolinea ancora di più la necessità di contrapporre ad essa una corretta politica marxista. Non è facile? Chiaro che non è facile! Ma bisogna riuscire a nascondere la propria attività al controllo poliziesco di Sir Walter Citrine e dei suoi agenti fino a quando i tempi non saranno maturi. Non è un fatto che una tendenza marxista non riesca a cambiare la struttura e la politica del Partito Laburista? Su questo siamo d’accordo: la burocrazia non si arrenderà. Ma i rivoluzionari, lavorando all’interno e all’esterno del Partito, possono e devono riuscire a conquistare la fiducia di centinaia di migliaia di lavoratori.” (Trotskij, ibid., p.142)

Nella sua polemica con i leader dell’ILP, Trotskij li criticò per la loro rottura con il Partito Laburista sia perché avvenuta nel momento sbagliato sia perché basata su motivazioni scorrette. Invece di scegliere una motivazione politica comprensibile alla massa dei lavoratori laburisti, si scissero per una questione organizzativa – l’indipendenza del gruppo parlamentare dell’ILP:

“L’ILP si divise dal Partito Laburista principalmente per mantenere l’indipendenza della sua frazione parlamentare. Non vogliamo qui discutere se è stato scelto il momento più adatto per la scissione, né se l’ILP ottenne i vantaggi sperati da quella divisione. Noi pensiamo di no. Ma rimane il fatto che l’atteggiamento di ogni organizzazione rivoluzionaria, in Inghilterra, verso le masse e le classi coincide con il suo atteggiamento verso il Partito Laburista, che si basa sui sindacati. A questo punto, la domanda se lavorare all’interno o all’esterno del Partito Laburista, non è più una questione di principio, ma un problema di opportunità reali. In ogni caso, senza una forte frazione nei sindacati e, conseguentemente, nel Partito Laburista, l’ILP è condannato già oggi all’impotenza”.

Continuando la nostra lezione per i bambini più piccoli: in Inghilterra le organizzazioni di massa della classe operaia sono i sindacati e il Partito Laburista. Siamo stati accusati di lavorare in queste organizzazioni per una periodo “prolungato”. Di fronte a questa accusa ci dichiariamo colpevoli! In Inghilterra, qualsiasi tendenza che si dichiari marxista e che non lavori in queste organizzazioni è condannata a non avere alcuna rilevanza. Se qualcuno dubita di questo, analizzi la storia di quei sedicenti gruppi marxisti che volevano costruire un “partito rivoluzionario” fantasma tra le nuvole e il cui tentativo ha finito per assumere le connotazioni di una farsa.

Il metodo di Trotskij si evince chiaramente dalle sue parole. In Inghilterra, dove milioni di lavoratori sono organizzati nei sindacati e nel Partito Laburista, anche un partito di centomila membri è poco più di una setta. Cosa dire circa la situazione dei minuscoli gruppi alla periferia del Partito Laburista? Il SLP (Socialist Labuor Party) è crollato ignominiosamente, nonostante sia condotto da un militante ben noto nel movimento sindacale, il leader dei minatori Arthur Scargill. La Socialist Alliance, condotta dall’SWP (Socialist Workers Party), è divisa e in crisi.

Nonostante l’enorme scontento verso Blair, i lavoratori non considerano questi gruppi come un’alternativa seria. Ricevono una quantità di voti ridicola e perdono regolarmente la cauzione che depositano prima delle elezioni (per presentarsi alle elezioni in Gran Bretagna è necessario versare una cauzione che viene restituita se viene raggiunto un determinato quorum, ndt). D’altra parte c’è un forte spostamento a sinistra nei sindacati che in maggioranza sono affiliati al Partito Laburista. La tendenza marxista rappresentata in Inghilterra dal Socialist Appeal è stata molto attiva in questo processo, e la storia mostra come una svolta a sinistra nei sindacati si rifletterà nel prossimo periodo anche nel Partito Laburista.

Il settarismo e le organizzazioni di massa

Quale comportamento dovrebbe assumere un marxista verso la COB e verso la sua direzione? Per l’estremista la risposta è, come sempre, infantilmente semplice. Il loro atteggiamento verso le organizzazioni dei lavoratori è sempre lo stesso: insistenti denunce di tradimento, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, 52 settimane all’anno, ogni anno. Il problema è così semplice! Tutto ciò che è necessario è urlare a squarciagola che qualcuno è un traditore e che le masse dovrebbero smetterla di seguire questi traditori e seguire invece il PO. Allora sì che tutto andrebbe bene!

Il problema è che nonostante tutte le denunce e le grida insistenti, le masse non seguono i gruppetti settari ma rimangono caparbiamente fedeli alle organizzazioni di massa tradizionali. Sicuramente non si lasceranno convincere da grida e insulti. Al contrario, questo approccio servirà soltanto a far sì che le masse li respingano con ancora più decisione, le guiderà ancora di più nelle braccia dei dirigenti e screditerà il trotskismo, che apparirà alle masse come settario e provocatorio. Questa è l’immagine che gli stalinisti hanno tentato di dare dei trotskisti per decenni. Sfortunatamente, il comportamento dei gruppi di estrema sinistra non ha fatto altro che confermare questa caricatura. Hanno fatto apparire negativamente agli occhi dei lavoratori il trotskismo. Questo è un crimine per il quale non possono essere perdonati.

I settari pseudo-marxisti non procedono sulla base del reale movimento della classe operaia e delle sue organizzazioni ma, al contrario, lavorano mediante categorie ideali, astrazioni fuori da ogni considerazione di tempo e luogo. Hanno il pregiudizio che i leader dei sindacati sono incapaci di condurre le lotte della classe lavoratrice. Più in generale, la loro idea è che una lotta può vincere solo se possiede prospettive rivoluzionarie, e ovviamente gli attuali dirigenti non hanno questo approccio. Questi ultimi, anche nel caso migliore, finiranno per stringere compromessi insoddisfacenti anche quando vogliono onestamente portare avanti la lotta, cosa che non capita spesso.

Sì, tutto ciò è vero, e infatti è l’ABC del marxista. Ma anche l’ala più di destra di un sindacato, sotto la pressione dei lavoratori, può iniziare a cambiare e andare al di là di ciò che essa stessa si aspettava. È necessario analizzare il movimento correttamente, seguendolo attraverso tutti i suoi stadi e senza fermarsi a classificazioni ideali e a categorie preconcette. Ogni volta che i dirigenti sindacali fanno un passo in avanti, è necessario aumentare la pressione affinché ne facciano altri. Come Marx ed Engels spiegarono, i marxisti devono essere in prima fila tra coloro che lottano per il miglioramento delle condizioni della classe operaia, e allo stesso tempo spiegare pazientemente ai lavoratori la necessità di un cambiamento rivoluzionario della società. Questo è il compito dei marxisti nei sindacati. È un compito che richiede una giusta combinazione di fermezza, sulle questioni basilari, e flessibilità, nella scelta della tattica d’azione. Senza l’una o l’altra non andremo da nessuna parte.

Esponendo le sue basilari (e false) teorie sulla nostra “dissoluzione” nelle organizzazioni di massa, Luis Oviedo continua ad informare male i suoi lettori. “In Bolivia – e non poteva essere altrimenti – loro (la nostra tendenza n.d.r) sono ferventi difensori della burocrazia della COB”. Siccome Luis Oviedo o non ha letto i nostri articoli, o non aveva la reale intenzione di informare i suoi lettori sulle nostre posizioni, questo travisamento “non poteva essere altrimenti”.

Ma, un momento! “C’è di più” sussurra Luis con la voce misteriosa di chi sta per svelare una cospirazione terribile. Quale sarà questa congiura? Luis spiega:

Riferendosi al nuovo governo, Woods scrive che: ‘c’è una profonda corrente di diffidenza e di irritazione fra le masse che si riflette nell’intransigenza dei loro leader naturali’. Sulla supposta ‘intransigenza’ della COB, o della Federazione Contadina di Quispe, o del MAS di Evo Morales, è sufficiente menzionare che essi hanno sospeso ogni lotta e che hanno stretto una tregua con il nuovo governo. Ma la cosa che più importante è il rispetto reverenziale che Woods ha verso la burocrazia, che classifica come ‘direzione naturale’ del movimento. Questa è senza dubbio una nuova categoria. I dirigenti chesi trovano alla testa di una classe in un determinato momento della storia non sono una conseguenza di natura ma piuttosto il risultato della lotta politica che nasce tra le diverse tendenze all’interno di quella classe (che include gli agenti delle classi nemiche, come la burocrazia). Classificando Quispe e Morales quali ‘leader naturali’ dei contadini e dei lavoratori, Woods dichiara in anticipo di sottrarsi dalla lotta per una leadership alternativa rivoluzionaria nelle organizzazioni di massa”.

[nota: Quispe è un leader dei contadini, e Morales è il politico riformista a capo del MAS, che è il partito votato da lavoratori e contadini e che in pratica occupa il posto di partito riformista dei lavoratori.]

Innanzitutto, quando Oviedo riporta la frase: ‘i leader naturali della classe operaia’, cita erroneamente ciò che scrivemmo. Quello che realmente dice il nostro articolo è:

A un livello inferiore rispetto ai leader della COB c’è uno spesso strato di coloro che si possono a pieno titolo considerare i leader naturali della classe operaia; quei leader locali che hanno conquistato la fiducia dei contadini e dei lavoratori tramite l’onestà, il coraggio e la militanza. Loro avranno un ruolo cruciale nella rivoluzione. Sono molto vicini alle masse e ne riflettono lo spirito rivoluzionario. Se fossero uniti in un partito rivoluzionario il futuro della rivoluzione sarebbe garantito”. (Bolivia la chiave per la rivoluzione andina – FalceMartello n° 171 * 12-11-2003)

Non è chiaro come discorso? Non ci stiamo riferendo ai leader della COB, o a Quispe o a Solares, ma a quello strato di attivisti operai al di sotto dello strato dirigente della COB.

Anche quando scrive dei leader della COB, Oviedo mostra chiaramente di non aver capito nulla. Infatti sostiene che noi vogliamo dare un “appoggio incondizionato ai leader della COB”. E per Luis Oviedo, i leader della COB sono la stessa cosa di Quispe o Morales – costituiscono un unico blocco reazionario. Questo è un atteggiamento tipicamente settario. Non considera alcun elemento concreto dell’equazione e considera tutti alla stessa stregua. Grazie a questo atteggiamento è più facile per il PO mostrarsi come l’unica direzione. Tutto ciò che è necessario è che il PO sia proclamato come tale. Dopo di ché i lavoratori abbandoneranno gli attuali leader e seguiranno il Po, e tutto andrà bene.

Il metodo è semplice: noi denunciamo semplicemente i leader esistenti in quanto traditori e ci poniamo direttamente come l’alternativa, facendo appello alle masse affinché si uniscano a noi. Problema risolto! Oppure no? Se per costruire il partito rivoluzionario, bastasse semplicemente proclamarlo, allora ogni piccolo settario sarebbe potuto diventare grande quanto Marx, Lenin o Trotskij messi assieme. Sfortunatamente non funziona così.

È necessario osservare il continuo sviluppo delle lotte della classe operaia e non parlare per grandi categorie. Chiaramente il ruolo, in generale, dei riformisti e dei leader dei sindacati è quello di tenere sotto controllo le masse. Ma non è sufficiente parlare “in generale” del movimento dei lavoratori e della sua leadership, è necessario prendere in considerazione caso per caso le condizioni in cui ci si trova. Le organizzazioni di massa, specialmente i sindacati, sono sotto la pressione della classe operaia. Nei momenti in cui si acutizza la lotta, i sindacati possono essere spinti verso l’opposizione e andare anche al di là di quanto i dirigenti si aspettavano.

I marxisti in Bolivia sarebbero stati condannati all’impotenza se non fossero stati capaci di condurre un lavoro serio nella COB e di conquistarsi la fiducia della massa. Per questo, è necessario adottare un atteggiamento paziente e amichevole, come faceva Lenin nel 1917 quando consigliò ai bolscevichi di “spiegare pazientemente” ai lavoratori russi che, nella loro schiacciante maggioranza, continuavano a seguire i menscevichi e i leader dei socialisti rivoluzionari (SR) nei soviet e nei sindacati. È poco utile pensare che la strada per ottenere l’appoggio dei lavoratori sia quella di urlare al “tradimento” dalle retrovie. Questo tipo di comportamento è anche peggio quando i leader dei sindacati sono coinvolti nella lotta.

In questo particolare caso, i leader della COB, pur con tutte le loro colpe o deficienze, hanno convocato uno sciopero generale. Solares ha addirittura incitato a formare le milizie dei lavoratori: in un intervista rilasciata dopo essere stato eletto segretario della COB, disse:

La mia prima dichiarazione è un appello a tutti i lavoratori e le masse boliviane ad unirsi, organizzarsi e lottare fino alla liquidazione del modello neo-liberale e all’abbattimento del sistema capitalista, e sostituirlo con un governo di contadini e lavoratori assieme con tutti gli oppressi e le classi sfruttate”. (El Deber, 18 Agosto 2003)

Dopo l’insurrezione di ottobre, Solares affermò: “Speriamo che presto avremo un governo di lavoratori e contadini basato su un programma socialista.” (La Razon, 3 novembre)

Dirà Luis Oviedo: ma queste sono solo parole! Si, sicuramente, ma come verranno viste queste parole dai lavoratori e dai contadini? Diranno “È proprio quello che vogliamo!” E cosa replicherà Luis Oviedo? “Non credete ai leader della COB! Sono dei bugiardi! Non hanno intenzione di fare la rivoluzione! Vi tradiranno!” E come risponderanno i lavoratori boliviani? Diranno: “Ma cosa state dicendo? I nostri dirigenti hanno convocato lo sciopero generale. Sono contrari al regime di sfruttamento capitalistico. E voi siete solo degli scissionisti e dei provocatori.”

Dopo i recenti eventi, l’autorità dei dirigenti della COB verso la massa dei lavoratori e dei contadini poveri sarà maggiore. Ciò è piuttosto chiaro. Il nostro compito è di arrivare a questi lavoratori e contadini. Come dobbiamo farlo? Certamente non insultando e denunciando la direzione, visto che questi ultimi stanno rispondendo alle pressioni delle masse e guidando le lotte. Ciò che dobbiamo dire è: “Tutto ciò che è già stato fatto è ottimo, ma dobbiamo andare oltre! Il vostro movimento ha mostrato la forza della classe operaia quando lotta per cambiare la società. Ma il nostro lavoro non è finito. L’oligarchia è ancora al potere. Dobbiamo organizzare un altro sciopero generale ed estendere la mobilitazione a tuttoil paese. Ai leader della COB diciamo che ciò che ci serve è l’azione non le parole. Devono fare ciò che promettono!” questo è l’unico modo di porsi di fronte al problema ed è ciò che facciamo nel nostro articolo. Solo un cieco settario incapace di pensare può dire il contrario.

Classi, partito e direzione

“In Bolivia – continua Oviedo – loro difendono in maniera fervente la burocrazia della COB”.

Non c’è nulla di vero in questa affermazione. Su cosa si basa? Luis Oviedo si basa su frasi isolate: “La loro analisi di ciò che è successo in Bolivia (La chiave della rivoluzione andina di Alan Woods e Jorge Martìn – FalceMartello n° 171) dà un appoggio incondizionato alla COB” Cosa vuole dire con ciò?

La direzione della COB ha mostrato un gran coraggio e determinazione nello sciopero generale […]. I dirigenti della COB hanno giocato un ruolo molto positivo. Hanno dimostrato una grande integrità personale e coraggio nella lotta contro Lozada.” (La chiave della rivoluzione andina di Alan Woods e Jorge Martìn – FalceMartello n° 171 * 12-11-2003)

E conclude trionfalmente: “Non sarebbe possibile trovare difensori così accaniti di Jaime Solares nemmeno tra la burocrazia della COB”.

Oviedo si sente in imbarazzo nel dire menzogne e quindi è costretto a coprirsi le spalle con le seguente frase:

ma per nascondere ciò Alan Woods aggiunge ‘Ma c’è bisogno di un piano, una strategia e una politica chiara. Era necessario avere una prospettiva per la presa del potere’. Cioè consiglia una “presa del potere” dopo aver lasciato passare il momento giusto per la lotta per il potere, l’insurrezione dello scorso 17 Ottobre”.

Luis Oviedo dice ai militanti del PO solo una parte della nostra posizione, quella piccola parte che considera a lui più conveniente. Per convenienza si dimentica di citare quanto segue:

La direzione della COB ha mostrato un gran coraggio e determinazione nello sciopero generale. Ma c’è bisogno di un piano, una strategia e una politica chiara. Era necessario avere una prospettiva per la presa del potere. Il segretario generale della COB, Solares, ha visitato il nuovo presidente. Apparentemente, ha adottato la posizione dell’appoggio condizionato, che significa, l’appoggeremo nella misura in cui lotterà contro la corruzione, creerà lavoro, darà salari decenti, ecc. Questo è un errore. Il governo borghese di Mesa sarà corrotto come quello di Lozada. Non può dare lavoro e salari decenti perché le sue mani sono legate al Fmi e alla Banca Mondiale. Chiedere a questo governo di difendere gli interessi dei lavoratori e dei contadini è come voler mungere latte da un toro.

Dicono che il nuovo presidente ha mostrato interesse per i punti illustrati da Solares e che le porte del palazzo presidenziale sono aperte per i dirigenti della COB. Ma è come se ‘il ragno invitasse la mosca a entrare nella sua casa’. Oggi il presidente mostra interesse (come può non essere interessato a chi ha appena rovesciato il suo predecessore?) ma domani mostrerà i denti. L’idea per cui tutto dipende dalla “buona volontà” è completamente sbagliata. Quello che conta non è la buona o cattiva volontà degli individui, ma gli interessi di classe. E gli interessi dei lavoratori e dei contadini boliviani non sono compatibili con gli interessi dell’oligarchia e dell’imperialismo .Prima si capisce questo meglio è. Il motivo della “ragionevolezza” di Mesa non è difficile da capire. La borghesia viene da una sconfitta seria. Non può usare la forza ed è costretta ad una ritirata tattica. E’ obbligata a sembrare conciliatrice, a fare promesse, con la speranza di pacificare le masse, fino al momento in cui per lei sarà possibile passare al contrattacco.” (Op. cit.)

 Adesso, compagno Luis, cerchiamo di essere seri per un momento. Queste parole ti sembrano da “ferventi difensori della burocrazia della COB”?

La nostra tendenza ha rivendicato costantemente la prospettiva di una presa del potere da parte dei lavoratori in Bolivia. La nostra posizione è questa e Oviedo è costretto, suo malgrado, ad ammetterlo. Nell’articolo che lui cita parzialmente non solo rivendichiamo la prospettiva del potere ma indichiamo anche come raggiungerlo concretamente. Ma Oviedo continua nelle sue distorsioni quando cita, come al solito fuori contesto, la frase: “I lavoratori […] sono riusciti a rovesciare il presidente, ma gli è scappato il potere tra le dita.” Questo porta Oviedo ad esplodere di rabbia:

“Quelli che hanno permesso a Mesa di arrivare al governo non sono stati i lavoratori ma le loro direzioni, tra cui la burocrazia della COB, che hanno contrattato il cambio del presidente con la Chiesa, i partiti di regime, la borghesia e la diplomazia brasiliana e argentina. Per coprire la politica della burocrazia della COB, il Socialist Appeal da la responsabilità alle masse”. (enfasi nostra).

Qui entriamo del regno del puro surrealismo.

È vero che noi diamo la colpa ai lavoratori per non avere preso il potere? No, è una falsità, e Luis Oviedo lo sa molto bene. Ma permetteteci di ritornare sulla posizione di Lenin nel 1917. In una della discussioni della Conferenza di Aprile, Lenin parlò della rivoluzione di Febbraio e chiese perché i lavoratori non avessero preso il potere in quel momento:

“Perché non presero il potere? Il compagno Stelkov dice per questa o per quella ragione. Questo non ha senso. La questione è che il proletariato non è organizzato e non ha sufficiente coscienza di classe. È meglio ammetterlo: la forza materiale è nelle mani del proletariato ma la borghesia è preparata e ha coscienza di classe. Questa è una cosa terribile ma dobbiamo ammetterlo in modo franco e aperto e dobbiamo spiegare al popolo che non ha preso il potere perché era disorganizzato e non era sufficientemente cosciente”.(Lenin, Lettere sulla tattica, Opere complete , vol.36 pag. 437 edizione inglese)

Questo significa che Lenin stava incolpando i lavoratori del non aver preso il potere? Tale conclusione sarebbe una distorsione mostruosa – come la distorsione del nostro articolo perpetrata da Luis Oviedo. Queste linee guida di Lenin sono applicabili anche al processo rivoluzionario in Bolivia. Chiunque leggesse il nostro articolo non potrebbe giungere alla conclusione che noi biasimiamo le masse per ciò che sta succedendo, non più di quanto Lenin biasimasse i lavoratori Russi per l’aborto del dualismo di potere. Ma ciò che noi vediamo è l’onestà senza paura con la quale Lenin si avvicinò alla classe operaia. Lui chiamava sempre le cose con il loro giusto nome.

Vogliamo essere buoni; robabilmente queste distorsioni non sono intenzionali. Forse Luis ha bisogno di un paio di occhiali nuovi, o forse è solo incapace di comprendere ciò che legge. In ogni caso, invitiamo ogni membro del PO a leggere ciò che scrivemmo e trarne le proprie conclusioni. Nello stesso tempo, ci sia permesso di citare uno degli innumerevoli passaggi che dimostra ciò che sto sostenendo, e ciò che la vista difettosa o le difficoltà di comprensione, non hanno fatto vedere a Luis Oviedo:

La magnifica classe operaia boliviana si è posta alla testa della nazione come leader e portavoce dei contadini, degli indigeni e altri settori sfruttati e oppressi della popolazione. Questo è il fatto più importante ed è fondamentale per l’esito della rivoluzione boliviana” (Op. cit.)

L’intero contenuto e il tono dell’articolo sono impregnati di fiducia nei lavoratori e il suo messaggio principale è che la classe lavoratrice boliviana può e deve prendere il potere, e per far ciò è indispensabile un partito rivoluzionario con una guida rivoluzionaria. Diciamo chiaramente che tale direzione non c’è e che, se per il momento si è persa l’occasione, è solo per una questione di leadership. La classe operaia non può arrivare immediatamente a conclusioni rivoluzionarie. Le masse imparano solo attraverso l’esperienza, e devono passare prima attraverso una serie di esperienze dolorose prima di unirsi ad una tendenza rivoluzionaria. Questo è ciò che è successo nel 1917, e questo è ciò che accadrà in Bolivia. È abbastanza logico che i lavoratori boliviani e i contadini credano alle loro organizzazioni tradizionali e alla loro direzione. Tenteranno di seguire queste organizzazioni e la loro guida per molte volte nell’azione, prima di cercare un’alternativa, e anche quando lo faranno cercheranno prima di trasformare quelle che già esistono.

In questo momento i lavoratori seguono i leader della COB e i contadini gente come Quispe. Felipe Quispe ha dato al governo un ultimatum di 90 giorni per rispondere alle richieste dei contadini, dopo i quali avrebbe “organizzato una insurrezione per prendere il potere” (bolpress.com, 18 Ottobre). Ha anche dichiarato in un intervista che il loro obbiettivo finale era “per la maggioranza della popolazione, indios e nativi, prendere il potere e governare assieme alla classe operaia” (La Razon, 11 Novembre). Aveva anche richiesto le elezioni anticipate. Quispe manterrà queste sue promesse? Non lo sappiamo, ma sappiamo che sono corrette e che riflettono le pressioni dei contadini poveri. Come dovremmo comportarci verso tutto ciò? Dire ai contadini che Quispe è un traditore e che non c’è differenza fra lui e Mesa? Questo è ciò che probabilmente direbbe il PO. Difficilmente questa sarà la via per arrivare ai contadini che hanno delle forti illusioni verso Quispe.

Naturalmente si potrebbe anche dire che non c’è differenza tra riformisti e burocrazia, e in un certo senso questo è vero. Allo stesso modo, si può dire che non c’è una differenza fondamentale fra riformismo di sinistra e di destra. In generale, il tradimento è connesso a tutti i generi di riformismo, ma una tale generalizzazione non ci aiuterebbe a capire la situazione attuale del movimento dei lavoratori o ad intervenire in esso. Sono frasi astratte che mancano di concretezza e la verità, come ripetevano spesso Hegel e Lenin, è sempre concreta.

I riformisti – anche quelli più sinceramente di sinistra – hanno la tendenza a tradire perché accettano il capitalismo, e perché, in fondo, la loro paura delle masse è più grande del loro odio verso la classe dominante. Questo è vero, in generale. Ma questo non esclude la possibilità che in un certo momento la pressione delle masse possano portare un riformista ad assumere una posizione radicale o semi-rivoluzionaria.

Prendiamo ad esempio il caso di Largo Caballero in Spagna, il leader sindacale socialista che partecipò al governo del dittatore Primo Rivera nel 1920. Qualche tempo dopo, sotto la pressione della classe lavoratrice, Caballero si spostò molto a sinistra e parlava addirittura della necessità della dittatura del proletariato, era noto come il Lenin spagnolo. Nell’ottobre del 1934 arrivò a chiedere uno sciopero generale che portò alla Comune Asturiana. Sicuramente Caballero non era un marxista ma un centrista, che vacillava fra il riformismo di sinistra e il marxismo. Ma il centrismo è un inevitabile stadio intermedio, quando le masse si spostano dal riformismo verso posizioni rivoluzionarie. Come i rivoluzionari si pongono verso questo movimento è una questione di importanza decisiva, come Trotskij spiegò molte volte.

Un caso ancora più evidente è quello dei Giovani Socialisti Spagnoli, che, dopo l’esperienza della Comune, si mossero verso posizioni rivoluzionarie. Sostennero la rottura con la socialdemocrazia e con lo stalinismo e si dichiararono pubblicamente a favore di una nuova Internazionale (la Quarta). Ma Andreas Nin e i cosiddetti trotskisti spagnoli adottarono una posizione settaria verso i Giovani Socialisti, e questa opportunità fu persa. Come risultato, gli stalinisti presero possesso dei Giovani Socialisti e trovarono così un appoggio di massa. Questo condusse direttamente al fallimento la rivoluzione spagnola. Trotskij ruppe tutte le relazioni con Nin descrivendo le sue azioni come un tradimento. Cosa direbbe sul PO che ripete gli stessi errori settari di Nin?

Sviluppi simili sono attualmente possibili. La crisi del capitalismo coincide con la crisi del riformismo, e i riformisti senza riforme perdono il proprio senso. Potremo vedere la nascita o di correnti riformiste di sinistra con una base di massa e addirittura di correnti centriste. Come ci dobbiamo porre verso questa situazione? Il comportamento del PO oramai si può facilmente prevedere. Ma cosa diceva Trotskij a coloro che lo seguivano nel 1930? Trotskij, che comprendeva bene sia le organizzazioni di massa che la psicologia dei lavoratori, raccomandava ai trotskisti di adottare un atteggiamento paziente, amichevole e positivo, come si può vedere dalla lettera a Cannon su “Come lavorare nel Partito Socialista (SP)” quando dice:

“Per quanto riguarda l’atteggiamento verso la direzione centrista, è molto importante far attenzione a questo: che le critiche non si perdano su questioni poco importanti, bisogna sceglierle con molta attenzione per non trattare argomenti che possano solo irritare i socialisti che ci seguono. C’è un certo pericolo che i nostri compagni reagiscano con scherno e derisione verso la superficialità dei centristi. Questo potrebbe creare un’atmosfera sfavorevole nei nostri confronti fin dall’inizio. Per chi non ha il necessario livello politico è difficile elevarsi fino al nostro livello di critica, e l’ironia (anche rivolta a chi se la merita) può avere un effetto esasperante, di disturbo e far nascere sospetti. Questo dà l’opportunità ai leader centristi di rivolgere questi sentimenti contro di noi. Perciò è indispensabile utilizzare la più grande pazienza, e un tono pacato e amichevole”. (Trotskij , Scritti 1935-36, p.268, edizione inglese)

Dalla stessa lettera, si può chiaramente comprendere come Trotskij non approvasse il comportamento adottato dai trotskisti Francesi nel lavoro nel SP:

“In Francia sono state spese fin troppe energie nella critica puramente “fraseologica” dei leader, e troppe poche per un lavoro molto più in profondità fra la base, specialmente fra i giovani”.(Op. cit. pag. 267)

Tutte queste critiche sono adatte ai leader del PO e di tutte le organizzazioni di estrema sinistra che non hanno capito nulla di ciò che Lenin e Trotskij hanno scritto. A Luis Oviedo non piace il nostro articolo. Perchè mai? Perché critica la direzione della COB in un modo costruttivo, in un modo che può avere effettivamente un riscontro fra le masse. Non li chiama semplicemente traditori o si limita ad informare le masse che i leader sono la stessa cosa della borghesia! Dice ai dirigenti: “ciò che avete fatto è molto buono, ma ora dovete prendere il potere!” Vale a dire, adotta lo stesso metodo usato da Lenin nel 1917, lo stesso metodo che Trotskij esortò ad utilizzare in Francia.

Una categoria nuova?”

Nel paragrafo “Il problema della direzione” abbiamo scritto:

La rivoluzione boliviana sembra avere un carattere totalmente spontaneo. Ma questo non corrisponde completamente alla realtà. In primo luogo, non è caduta come un fulmine a cielo sereno, ha le sue premesse nel periodo anteriore. In secondo luogo, è diretta dai dirigenti naturali della classe operaia, i militanti con più coscienza di classe della COB. In terzo luogo, questi militanti non sono caduti dalle nuvole, sono stati educati dalle idee in voga nel movimento operaio e sindacale boliviano per decenni, le idee del trotskismo.

In Russia prima del 1917, decine di migliaia di attivisti operai erano stati formati per decenni dalle idee bolsceviche. In Bolivia queste idee e programmi del trotskismo sono familiari da molto tempo agli attivisti del movimento operaio. Le Tesi di Pulacayo del 1946, adottate dalla federazione dei minatori, non sono altra cosa che il Programma di Transizione di Trotskij applicato alle condizioni concrete della Bolivia. Il punto fondamentale è la necessità per i lavoratori di prendere il potere in alleanza con i contadini per incamminarsi verso il socialismo”.(Op. cit.)

Luis Oviedo si fa una risata con la frase “leader naturali della classe operaia” (“ È una nuova categoria”), ma la sua ironia è totalmente ingiustificata: dimostra che non ha la minima idea di come si sviluppa la classe lavoratrice né delle relazioni dialettiche tra classe, il partito e la direzione, spiegate più volte da Trostskij, con particolare maestria in Storia della Rivoluzione Russa. Ovviamente i gruppi settari non lo hanno mai capito, come non hanno mai capito nient’altro.

Chi ha guidato la rivoluzione russa di Febbraio? Il partito bolscevico? No. Il partito bolscevico allora aveva circa 8mila membri in un paese di 150 milioni di abitanti. Il movimento nelle fabbriche e nelle caserme era diretto precisamente dai leader naturali del proletariato, dei quali il nostro amico Luis parla con tanto disprezzo. Questi leader sono sempre tra i lavoratori e si distinguono in ogni sciopero. Sono quel settore di proletari militanti, con coscienza di classe che sono conosciuti e rispettati dai loro compagni. Alcuni di loro sono organizzati in partiti politici, molti altri no e cominciano ad organizzarsi solo nel corso della lotta. Conquistare questo settore della classe è il compito decisivo del partito rivoluzionario, che però non si può mai conseguire con un approccio arrogante che presenta davanti ai lavoratori un ultimatum che è, purtroppo, il metodo abituale della direzione del PO.

In Russia, un piccolo numero di questi attivisti operai era membro del Partito Bolscevico nel mese di febbraio e un numero molto superiore era stato influenzato dalle idee e dalla propaganda bolscevica per più di un decennio. Però all’inizio della rivoluzione la stragrande maggioranza dei lavoratori e dei soldati non appoggiava i bolscevichi ma i menscevichi e i socialisti rivoluzionari. Possiamo vedere un processo simile in ogni rivoluzione. Le masse cercano sempre di tentare la linea di minor resistenza, si uniscono ai dirigenti più conosciuti e ai partiti con un apparato forte. Questa è una legge che si è ripetuta più volte.

Lenin sapeva bene che i bolscevichi erano una piccola minoranza e che il compito del momento era conquistare la fiducia della massa dei lavoratori e dei soldati che appoggiavano i dirigenti riformisti. Capiva la necessità di una tattica paziente e flessibile. Il suo consiglio ai bolscevichi era “spiegare pazientemente”. Questo è ciò che i dirigenti del PO sono organicamente incapaci di capire, ed è ciò che in ultima analisi le condannerà all’impotenza.

Il significato dello slogan di Lenin

È strano che i dirigenti del PO, che hanno letto appena la Rivoluzione Russa, abbiano ricordato l’Assemblea Costituente essendosi dimenticato completamente un’altra rivendicazione dei bolscevichi molto più nota: “tutto il potere ai soviet!”. Non hanno la benché minima idea dell’autentico contenuto di questa rivendicazione di transizione, e come al solito non comprendono il metodo di Lenin e Trotskij.

Questa fu la rivendicazione centrale del Partito Bolscevico nel 1917. Tutti lo sanno, ma come disse Hegel, quello che è conosciuto non è necessariamente compreso. I dirigenti del PO non hanno compreso il vero significato e la sostanza della tattica di Lenin nel 1917. Egli portò avanti la rivendicazione “tutto il potere ai soviet!” in un momento in cui i soviet erano sotto il controllo dei partiti riformisti (menscevichi e socialisti rivoluzionari). Egli sfidò i dirigenti riformisti: “perché non prendete il potere?” ripeté migliaia di volte, nei comizi e per iscritto. Disse sempre che qualora i dirigenti menscevichi e socialisti rivoluzionari avessero deciso di prendere il potere (cosa che avrebbero potuto fare pacificamente dopo la rivoluzione di febbraio, nella quale il vecchio potere statale era stato distrutto) i bolscevichi avrebbero garantito che la lotta per il potere si sarebbe limitata a una pacifica discussione all’interno dei soviet.

Possiamo immaginare che Luis Oviedo, se fosse vissuto in quel epoca, di fronte a tale “revisionismo” avrebbe gridato: “come si permette Lenin di porre queste domande ai dirigenti riformisti! Come si permette di dire che il potere dovrebbe passare a questi traditori! Ovviamente era perché Lenin non aveva fiducia nel partito rivoluzionario né nel proletariato! Ha rinunciato a lottare per una direzione alternativa, ed è caduto nel “codismo” verso le direzioni esistenti”. In effetti questi argomenti furono usati da alcuni bolscevichi ultrasinistri (gli ultrasinistri, come la povertà, ci accompagnano sempre!). Lenin alzò semplicemente le spalle, così come abbiamo fatto noi. Abbiamo capito e stiamo applicando il metodo di Lenin e Trotskij e non ci sentiamo minimamente impressionati dall’ infantilismo dei settari, che credono di essere grandi geni ma non comprendono nemmeno l’ABC del marxismo.

“Malgrado ciò che afferma Alan Woods”, continua Luis Oviedo, “la direzione della COB (così come Quispe e Evo Morales) ha avuto una posizione estremamente chiara rispetto alla questione del potere: difendeva la “soluzione costituzionale”, cioè la sostituzione di Sanchez de Lozada con Mesa; in altre parole, era apertamente contraria alla presa del potere da parte degli sfruttati. Ciò dimostra che la COB ha avuto un atteggiamento che è molto lontano dal “ruolo molto positivo” che le assegna Woods. È ovvio che per giocare un ruolo controrivoluzionario, la direzione della COB doveva essere alla testa dello sciopero generale […]”.

Il compagno Luis ha una visione molto particolare del processo rivoluzionario in Bolivia. Quali sono i fatti? Nei recenti avvenimenti boliviani, la COB ha giocato un ruolo decisivo. Nemmeno il compagno Luis si permette di negare questo. Tuttavia, i dirigenti della COB, malgrado i limiti delle loro capacità e delle loro prospettive, si sono messi alla direzione del movimento. È evidente che non hanno portato il movimento alla presa del potere e che perciò si è persa una grande opportunità. Ciò dimostra quello che già sappiamo, che i dirigenti della COB non sono marxisti rivoluzionari, e per questo nel momento della verità non hanno saputo cosa fare.

È vero, la direzione del movimento era assolutamente inadeguata e si è persa una straordinaria possibilità. È vero, dobbiamo lavorare per costruire una autentica tendenza rivoluzionaria in Bolivia. Ma la prima condizione per sviluppare questo lavoro è capire la realtà, come Lenin capì i veri rapporti di forza in Russia nell’aprile del 1917. La verità è che la tendenza rivoluzionaria in Bolivia è debole a causa delle politiche disastrose portate avanti da Lora e dal POR (Partido Obrero Revolucionario, Ndr). È necessario iniziare umilmente e dimostrare ai lavoratori boliviani, cominciando dal settore più attivo della COB, che siamo gente seria e non settari lunatici.

Piaccia o no al compagno Oviedo (ed è chiaro che non gli piace), la stragrande maggioranza dei lavoratori boliviani appoggiano la COB e la sua attuale direzione. Il fatto che i dirigenti della COB abbiano convocato uno sciopero generale indefinito e parlino della necessità di un governo dei lavoratori e dei contadini con un programma socialista ha enormemente accresciuto la loro autorità agli occhi dei lavoratori boliviani. Non capire questo è un atto di estremo infantilismo.

Perciò, per rivolgersi ai lavoratori boliviani non solo è necessario portare avanti una politica corretta ma è necessario farlo in modo da avere un eco tra I lavoratori, non di allontanarli. Perciò diciamo agli attivisti della COB: “quello che avete fatto fino ad ora è molto buono, ma il lavoro non è concluso: bisogna continuare la lotta fino alla fine. È necessario prendere il potere e rovesciare l’oligarchia”.

Ma ciò è irrilevante per il nostro amico Luis. Ha un’altra interpretazione degli avvenimenti boliviani. Perché i dirigenti della COB si sono messi alla testa dello sciopero generale rivoluzionario che ha sconfitto Goni? Lo hanno fatto, dice Oviedo, solo per tradire più efficacemente I lavoratori. La mentalità settaria dei dirigenti del PO raggiunge qui il suo massimo. Sono incapaci di capire il modo in cui si sviluppa il movimento dei lavoratori in Argentina in Bolivia e in ogni parte del mondo.

Tutto il potere alla COB?

I nostri articoli sulla Bolivia, in cui non vi è la minima traccia di “codismo verso le attuali direzioni”, non sono stati scritti per compiacere Luis Oviedo. Li abbiamo scritti rivolgendoci ai lavoratori boliviani, specialmente al settore di attivisti organizzati nella COB. Malgrado ciò che dice Oviedo, è necessario convincerli a continuare a lottare per soddisfare i propri bisogni. Lo scopo dei nostri articoli (che sono stati ampliamente letti in Bolivia) era spiegare due cose: 1) la necessità di sconfiggere il capitalismo, 2) la necessità di fondare un partito rivoluzionario. La principale rivendicazione era di estendere i comitati dei lavoratori (gli embrioni di soviet) e attraverso questi prendere il potere. Questo è ciò che abbiamo scritto, e chiunque è libero di verificarlo. Non sappiamo come fa il compagno Oviedo a concludere che difendiamo “tutto il potere per la COB”Questa è una sua invenzione e non ha nessuna relazione con la verità.

“Cosa è questo!” protesta Luis “Alan Woods caldeggia una prospettiva di potere per i burocrati della COB! E ancora peggio, dopo aver lasciato passare il momento della lotta per il potere, l’insurrezione dello scorso 17 ottobre. Una posizione marxista simile a questa non si mai sentita”. La realtà è che qualora la COB avesse presso il potere dal nostro punto di vista questa sarebbe stata una buona cosa. La rivendicazione “tutto il potere alla COB” sarebbe stata un milione di volte migliore della rivendicazione riformista borghese dell’Assemblea Costituente proposta insistentemente dal PO. Ci dispiace dover informare il compagno Luis che non abbiamo mai proposto questa rivendicazione e perciò, come tutto il resto del suo articolo, è una fantasia frutto della sua fervida immaginazione.

Permetteteci di citare esattamente quello che abbiamo scritto nel nostro articolo:

La rivoluzione ha enormi riserve nella popolazione, tanto nelle città come nelle campagne. Il boliviano ha una grande tradizione rivoluzionaria, i quadri del movimento hanno assimilato alcuni degli elementi più importanti del marxismo, a partire dalle Tesi di Pulacayo. Bisogna porre la questione chiaramente e senza ambiguità: per risolvere il problema della società il potere deve passare alla classe operaia, alla COB, alle juntas vecinales (organi di contropotere che si sono formati nelle città. NdR) e agli altri organi del potere operaio.” (Op. cit.)

Questo è ciò che abbiamo scritto. L’affermazione che noi proponiamo che il potere passi nelle mani della burocrazia della COB è semplicemente una rozza invenzione di Luis Oviedo. La questione del potere è una questione concreta e deve essere posta in modo concreto. Partiamo dalle organizzazioni dei lavoratori e dei contadini che esistono realmente, non dalle astrazioni, e le organizzazioni che esistono attualmente in Bolivia che hanno guidato la lotta, e che sono punto di riferimento per milioni di lavoratori e contadini, sono quelle che abbiamo citato.

Al PO non piace tutto ciò: vogliono qualcosa di nuovo. Che cosa? Che I lavoratori boliviani si dimentichino delle loro organizzazioni e accettino la direzione del PO? Questo sarebbe molto bello, ma purtroppo non abbiamo alcun indizio che ciò accada. Per questo siamo costretti con rammarico a seguire il metodo di Lenin e Trotskij e proporre rivendicazioni di transizione che siano adeguate alla situazione reale in Bolivia.

Questo è sempre stato il metodo dei grandi marxisti del passato, a partire da Marx ed Engels. Solo combinando la fermezza dei principi con una grande flessibilità nella tattica, Marx ed Engels conquistarono gradualmente la maggioranza nell’Associazione Internazionale dei Lavoratori. In una lettera ad Engels, Marx spiegava che doveva utilizzare una estrema flessibilità, specialmente quando combatteva i pregiudizi dei sindacalisti britannici. In una frase meravigliosamente appropriata, Marx disse che era necessario essere “amichevoli nei toni e audaci nel contenuto”. Questo riassume l’approccio dei marxisti quando lavorano nelle organizzazioni operaie riformiste. Tutto ciò è molto differente dalle grida e dagli insulti dei gruppi settari che credono che i loro argomenti siano più convincenti se sono urlati a squarciagola.

Lula, Chavez, il movimento piquetero e altre questioni…

Con un’insistenza simile a quella di uno scimpanzé che si cerca le pulci, Luis si spinge incredibilmente lontano nella ricerca di errori nel nostro articolo. Alla fine, gridando trionfalmente, richiama l’attenzione sul fatto che “nella sua lunga analisi degli avvenimenti boliviani, Alan Woods non dice neanche una parola sul ruolo giocato da Lula”.

È ovvio. Non parliamo nemmeno del ruolo giocato da Gorge Bush, da Toni Blair, da Chavez, da Nelson Mandela, nè dal Papa. Questo può essere deplorevole, ma come si dice, “ogni frutta ha la sua stagione”.

In altri momenti abbiamo parlato di Lula e torneremo a parlarne nel momento giusto. Quando lo facciamo critichiamo la politica riformista di Lula, così come la sua capitolazione alla borghesia e al FMI. Manteniamo questa posizione da tempo come parte della nostra tendenza generale al “codismo verso le direzioni attuali” e al “rispetto reverenziale per le direzioni burocratiche”.

Luis Oviedo tocca il fondo quando scrive:

“Oltre ad avere un rispetto reverenziale per le direzioni burocratiche: sono chavisti in Venezuela, sostenitori di Lula in Brasile, stanno con la CTA (e contro i piqueteros) in Argentina”.

L’argomento che siamo “chavisti” è falso quanto il fatto che siamo “sostenitori di Lula”. Siamo per la rivoluzione in Venezuela, ma abbiamo messo in evidenza più volte i limiti della politica di Chavez. Siamo per la rivoluzione socialista sia in Brasile che in Venezuela. Chiunque voglia leggere il nostro sito internet vedrà chiaramente che è così. Oviedo lo ha letto, ma sembra che non abbia capito neanche una parola di ciò che ha letto.

La questione è ancora più chiara per ciò che riguarda i piqueteros. In tutti gli articoli che abbiamo scritto dall’inizio della Rivoluzione Argentina abbiamo espresso il nostro appoggio senza riserve al movimento piquetero. Questo è il motivo per cui Oviedo non riporta nemmeno una citazione che giustifichi la sua assurda accusa che, come tutto il resto, è semplicemente inventata. Quello che è vero è che abbiamo criticato la tattica del PO verso il movimento piquetero: ma questo non è essere contro il movimento piquetero, a meno che Luis Oviedo non consideri il movimento piquetero proprietà privata del PO.

Ogni gruppo settario vuole creare l’illusione di avere un proprio movimento di massa. Possiamo vederlo chiaramente nel movimento piquetero. Malgrado il PO abbia fatto un buon lavoro nella costruzione del movimento, ha avuto un ruolo negativo rinunciando ad unire i piqueteros in una organizzazione comune. Oggettivamente l’unità è nell’interesse dei piqueteros, le divisioni pregiudicano i loro interessi comuni e aiutano gli interessi della classe dominante.

L’unica ragione per cui continuano a dividersi è che i differenti gruppi politici (non solo il PO) insistono nel mantenere il controllo sui “loro” piqueteros. Questo atteggiamento è francamente deplorevole. Abbiamo detto questo e continueremo a dirlo. Non capiamo come ciò possa essere interpretato come stare “contro i piqueteros”. Quella che è veramente contro i piqueteros è la tattica che subordina gli interessi di classe al prestigio di questa o quella cricca.

Ovviamente, il PO non è l’unico responsabile di questa situazione. Le altre organizzazioni si comportano nello stesso modo, questo è un approccio burocratico e non il metodo che dovrebbe utilizzare una autentica tendenza rivoluzionaria. Il risultato è che il movimento piquetero è in una situazione di stallo. Questo è, in parte, il risultato di una certa stanchezza delle masse che non vedono una via d’uscita, ma è anche il risultato della politica e della tattica sbagliata dei dirigenti, che sono stati incapaci di proporre una prospettiva seria ed hanno avuto tattiche e rivendicazioni scorrette. Queste sono le stesse tattiche le stesse rivendicazioni e gli stessi metodi che ora vogliono esportare in altri paesi dell’America Latina.

Ciò che il PO realmente ci critica

Quello contro cui il PO realmente obietta è la critica che facciamo in un nostro articolo alla rivendicazione dell’Assemblea Costituente. Ma Luis Oviedo non menziona minimamente questo articolo. Perché? Forse perché esistono militanti del PO che iniziano a domandarsi se questa rivendicazione sia sbagliata, se non sia adatta alla situazione attuale in Argentina, per non parlare della Bolivia? Oppure può essere dovuto al fatto che i militanti del PO stanno leggendo le nostre pubblicazioni nel sito In Defence of Marxism e possono vedere che le nostre critiche alle rivendicazioni false e pericolose del PO si sono rivelate corrette? Ma può anche essere che i dirigenti del PO, che sono chiaramente incapaci di svolgere una discussione politica onesta, stiano tentando di erigere un muro tra le loro fila e le nostre con una campagna di menzogne e insulti.

Visto che il compagno Luis ha dimenticato di citare quello che abbiamo scritto su questo argomento, ci permettiamo di ricordarglielo riportandolo interamente:

“Il vecchio potere statale, dissotterrato, scosso e rifatto a nuovo con un’azione di maquillage ha ancora il controllo della situazione. La rivoluzione può vincere solo rovesciandolo e sostituendolo con un nuovo potere proletario. Dopo la caduta di Lozada seguirà, in un futuro non troppo lontano, la caduta di Mesa. La borghesia sta già cercando un candidato alternativo, che non venga da destra bensì da sinistra.

Cosciente della propria debolezza, la borghesia tenterà di basarsi sui dirigenti della classe operaia per riprendere il controllo della situazione. Mesa non è il più stupido dei politici borghesi, ha partecipato a riunioni di contadini assieme ai loro dirigenti e alla Cob. Questo fatto di per sé è un riconoscimento tacito del vero rapporto di forza tra le classi.

Data la situazione attuale, esiste la possibilità di prendere pacificamente il potere, o quanto meno con il minimo di violenza. Tuttavia i tentennamenti servono solo a dare tempo alla reazione perché possa riorganizzarsi, rendendo inevitabile un futuro spargimento di sangue.

In questo contesto, la richiesta dell’Assemblea Costituente, difesa da alcuni gruppi di sinistra, sta giocando un ruolo negativo e controrivoluzionario. La borghesia rappresentata dalla sua ala più “liberale” e “democratica” cercherà di sviare l’attenzione delle masse verso una discussione su artifizi costituzionali, piuttosto che sulle questioni realmente importanti come lavoro, pane e terra, questioni che verranno rinviate a un futuro imprecisato.

Invece di concentrarsi sull’aspetto centrale del potere, svieranno l’attenzione dei lavoratori e dei contadini su trucchi legali e demagogici. Le risorse della rivoluzione si dissiperanno in maniera infruttuosa. Non è strano che i partiti borghesi abbiano appoggiato entusiasticamente questa richiesta! Si tratta di un gigantesco imbroglio. Dietro la facciata dell’Assemblea Costituente si mobiliteranno le forze della reazione. Dietro le quinte, gli imperialisti Usa continueranno a manovrare come fanno abitualmente.

È necessario educare le masse a credere in sé stesse, nel proprio potere di autorganizzazione. Si deve insistere sul fatto che il parlamento è solo una copertura senza potere reale. L’unico potere che esiste è da un lato quello dei banchieri, latifondisti e capitalisti (il vecchio potere reazionario che deve essere rovesciato) e dall’altro, il potere delle masse lavoratrici.

La lotta per il potere in ultima istanza si deciderà fuori dal parlamento. Gli antagonismi nella società boliviana sono troppo profondi, le contraddizioni troppo grandi per essere risolte dall’aritmetica parlamentare. Se perdiamo l’iniziativa, se permettiamo che le nostre forze vacillino, se ci smobilitiamo, le forze della reazione si riorganizzeranno dietro la facciata della “democrazia parlamentare” aspettando il momento giusto per colpire e schiacciare i lavoratori e i contadini.

La cosa peggiore che si possa fare in una rivoluzione è perdere tempo. Nel corso della storia molte rivoluzioni si sono perse a causa dei dibattiti e di discorsi interminabili, alla ricerca di fantasmi e ombre piuttosto che la sostanza stessa del potere. Marx ha lasciato chiaro questo nel 1848-49 e Lenin ha ripetuto frequentemente questo avvertimento nel 1917.

Non ripeteremo qui gli argomenti che già sono stati spiegati rispetto alla rivendicazione dell’assemblea costituente in Argentina. Basti dire che questa rivendicazione è stata presa in prestito dalla storia del Bolscevismo russo senza comprenderne minimamente il vero contenuto. L’Assemblea Costituente non è uno slogan della rivoluzione ma piuttosto democratismo borghese che è utile nella lotta contro un regime autocratico o dittatoriale (come lo zarismo russo). Ma in Bolivia (o in Argentina) c’è un regime parlamentare borghese di cui le masse hanno già una grande esperienza. Pertanto la rivendicazione non ha alcuna rilevanza nella Bolivia di oggi.

Coloro che difendono l’assemblea costituente nella situazione attuale in Bolivia hanno abbandonato il punto di vista proletario e adottano il volgare cretinismo parlamentare piccolo-borghese.

Il cretinismo parlamentare è una malattia mortale della rivoluzione; giocare con il parlamentarismo e le costituzioni, questo è quanto i sostenitori dell’Assemblea Costituente stanno invitando a fare ai lavoratori boliviani. Questa non è una politica seria, ma una deviazione vergognosa, un intento frivolo di eludere la questione centrale: non si lotta per una nuova forma di democrazia borghese, si lotta per il potere operaio!

La prima condizione è l’assoluta indipendenza delle organizzazioni operaie dalla borghesia. Nessun patto, alleanza, coalizione o convergenza con la cosiddetta ala progressista della borghesia boliviana.

In Bolivia già esistono elementi di potere operaio: nei sindacati, nelle juntas vecinales, nei cabildos e altri organismi di lotta. È necessario estendere e sviluppare questi organismi e unirli. Solo in questo modo si può creare un’alternativa di potere pronta a guidare la nazione”.(Op. cit.)

Per concludere, per evitare che vi siano malintesi sulla nostra posizione in Bolivia, riportiamo le rivendicazioni con cui concludiamo l’articolo:

“Lunga vita alla rivoluzione boliviana! Nessuna fiducia nella borghesia e nei suoi partiti! Per un governo dei lavoratori e dei contadini! Per una Bolivia socialista all’interno degli Stati Uniti Socialisti dell’America Latina!”

La nostra posizione riguardo ai compiti oggettivi della rivoluzione in Bolivia sono quindi chiari senza alcun ombra di dubbio. Si può dire lo stesso sulla posizione difesa dal PO?

Ancora una volta sull’Assemblea Costituente

Un calamaro, fuggendo dal nemico, spruzza una gran quantità di inchiostro nella speranza di confonderlo e di fargli perdere l’orientamento; ma c’è bisogno di molto di più che un po’ di inchiostro per farci perdere la bussola, e perciò ritorneremo ancora sul problema centrale, e cioè, sul perché nel contesto attuale lo slogan dell’Assemblea Costituente (AC) è controrivoluzionario. Luis Oviedo ha chiaramente adottato il famoso detto di Winston Churchill: “La miglior difesa è l’attacco”. I dirigenti del PO sono stati colpiti dal nostro uso della parola “controrivoluzionario” in relazione allo slogan dell’ AC in Bolivia e hanno provato a rivoltarcela contro – senza molto successo.

Le nostre posizioni in Bolivia non sono molto differenti dalle nostre posizioni in Argentina: noi lottiamo per la rivoluzione socialista e il trasferimento del potere alla classe operaia attraverso i comitati di azione (i soviet). Questi comitati esistono in forma embrionale. È necessario costruirli, unirli, rafforzarli, ampliarli, collegarli su base locale, regionale e nazionale, al punto che possano costituire un alternativa al regime capitalista. Non ci sono dubbi su questo, lo stiamo ripetendo da tanto tempo.

Le nostre posizioni sono abbastanza chiare, nonostante i tentativi di Luis Oviedo e dei leader del PO di falsificarle e presentarle in maniera distorta ai loro membri. Ma qual è la posizione del PO? Chiede che la classe operaia assuma il potere? In teoria, si, ma in pratica la situazione non è così chiara. Il problema consiste nello slogan che il PO ha inventato e che ha affibbiato al movimento in Argentina e che ora vorrebbe applicare anche al movimento Boliviano. Questo è lo slogan falso e pericoloso dell’ Assemblea Costituente.

Questo slogan, che non nasce naturalmente dal movimento, ma è artificialmente inserito in esso, nasce con il PO, che ha interamente travisato la lezione della Rivoluzione Russa e del Partito Bolscevico nel 1917-18. Ora, per ragioni di prestigio, sono incapaci di abbandonare questo slogan infelice, e tentano di presentarlo come la panacea applicabile in ogni caso. Questo è un disastro per il movimento rivoluzionario, specialmente in America Latina. Noi ripetiamo: nelle condizioni attuali in America Latina, la rivendicazione dell’Assemblea Costituente è scorretta, fuorviante e obiettivamente ha un contenuto completamente controrivoluzionario.

La posizione del PO in Bolivia, è profondamente confusa, e l’origine della confusione è nello slogan dell’Assemblea Costituente. Da un lato, infatti, il PO rivendica “un governo di lavoratori e contadini per la Bolivia”, mentre dall’altro lato continua ad utilizzare lo slogan dell’Assemblea Costituente, che non ha niente a che fare con i problemi posti di fronte al movimento operaio boliviano. Trinchera è il nome del giornale dell’Opposizione Trotskista, il gruppo del PO in Bolivia. Sul Trinchera leggiamo:

“Non possiamo rimanere nel mero costituzionalismo e optare per una soluzione “chavista”. Di fronte alla rinuncia di Goni noi, i lavoratori, dobbiamo avere una nostra prospettiva, un’Assemblea Costituente libera e sovrana. Non decretata da alcun parlamento ma costruita sulle sue ceneri. Con l’abolizione di ogni esercito repressivo”-

Ancora, il leader del PO, Jorge Altamira, scrive su Prensa Obrera:

“Per costruire una Assemblea Costituente sovrana, è necessario che le masse sconfiggano il governo e che le loro organizzazioni prendano il potere”.

Qui possiamo leggere una serie di parole confuse poste l’una dietro l’altra. Se le masse sono forti abbastanza da sconfiggere il governo e le loro organizzazioni sono in grado di prendere il governo nelle loro mani, perché dovrebbero utilizzare questo potere per convocare un’Assemblea Costituente, che è un parlamento borghese?

La Trinchera dice che l’Assemblea Costituente “non dovrebbe essere convocata da alcun parlamento ma nascere dalle sue ceneri”ma l’ AC stessa è un parlamento – basato su libere elezioni – ma comunque un parlamento. In certe circostanze, questo slogan democratico-borghese potrebbe essere appropriato e rivoluzionario. Ma non in una situazione nella quale la classe lavoratrice è in grado di prendere il potere e iniziare la rivoluzione socialista – la sola rivoluzione che è concepibile in Bolivia – o in Argentina. In questa situazione, lo slogan dell’ AC è un passo indietro e non in avanti. Implica che ci sia uno stadio intermedio prima della rivoluzione socialista, uno stadio democratico. Altro non è che una nuova versione della vecchia teoria stalinista-menscevica dei due stadi che ha condotto ad una sconfitta dopo l’altra.

Ma probabilmente stiamo solo spaccando il capello in quattro. Probabilmente i compagni del PO volevano intendere per AC una assemblea nazionale dei consigli operai (soviet)? A questo possiamo rispondere che per una tendenza marxista è sempre e comunque indegno utilizzare slogan ambigui e confusi: ma nel bel mezzo di una rivoluzione è un crimine. Se il compagno Altamira intendeva parlare di un congresso nazionale dei soviet dei lavoratori, perché non lo ha detto chiaramente? Perché confondere due cose non solo differenti ma addirittura in evidente contrasto e incompatibili? Il governo diretto dei lavoratori attraverso i soviet è sicuramente più democratico di qualsiasi parlamento.

Il parlamento borghese – anche nella sua più democratica espressione – è incompatibile con il ruolo dei soviet (potere operaio). La lezione della rivoluzione tedesca del 1918 è molto chiara a riguardo. Lasciateci ricordare che non erano né Lenin né la Luxemburg a voler mescolare la AC con i soviet anche quando era chiaro che doveva prevalere o uno o l’altro, ma il riformista Hilferding. Alla fine, grazie ai socialdemocratici, il parlamento borghese liquidò le assemblee dei lavoratori – e quindi pure la rivoluzione.

Quando abbiamo scritto che questo slogan, nel contesto della rivoluzione Boliviana, era controrivoluzionario, che cosa volevamo dire?

Solo questo – che in una situazione nella quale la borghesia è minacciata dalla possibilità di perdere tutto, e nella quale è impossibilitata a reagire immediatamente con un colpo di stato reazionario (come nel caso della Bolivia), tenteranno di sconfiggere la rivoluzione in qualsiasi altro modo. Punteranno a sconfiggere la rivoluzione per via democratica. Questo è il motivo per cui è inammissibile per i marxisti in Bolivia adottare posizioni confuse e ambigue che annacquano l’idea della rivoluzione socialista. Simili ambiguità potrebbero distruggere la rivoluzione.

La richiesta della AC non è socialista ma è una richiesta borghese e democratica. Sarebbe adatta in un regime semi-feudale dove era assente una democrazia borghese, come il regime zarista Russo o la Cina degli anni trenta. Sarebbe stato anche adatto in Argentina nel periodo delle lotte contro la Junta militare, ma in un paese dove già esistono le istituzioni della borghesia democratica, ed esistono da un po’ di tempo, non ha senso. Diffonde l’illusione che le masse possano trovare una soluzione ai loro problemi sotto il capitalismo, che c’è un altro livello prima che la classe lavoratrice possa prendere il potere nelle proprie mani, che ciò che dobbiamo cambiare non è il sistema ma solo il regime parlamentare.

In effetti il PO dice alle masse in Argentina e Bolivia che l’attuale sistema parlamentare è corrotto, perciò è necessario cercarne un altro, e poi tutto sarà risolto. Ma non è questo il caso. Certo, i regimi parlamentari argentino e boliviano sono corrotti e che non rappresentano le istanze delle masse: ma non è utile parlare di un altro tipo di parlamento borghese differente da quello esistente. Significa affrontare il problema della democrazia da un punto di vista idealistico, non marxista. Fino a quando la borghesia possiede e controlla i mezzi di produzione, il sistema parlamentare, anche il più democratico, sarà sempre distorto, corrotto e sotto il controllo delle grandi banche e monopoli. Questo è quello che dobbiamo spiegare ai lavoratori, iniziando dagli elementi più avanzati.

Questo significa che i marxisti sono indifferenti alle richieste democratiche? Assolutamente no! Noi lottiamo sempre per le richieste democratiche più avanzate finché esse hanno un minimo significato rivoluzionario o progressista. La lotta per la democrazia, la democrazia borghese, è progressista fintanto che è diretta contro un regime autocratico o dittatoriale; È nell’interesse della classe operaia sviluppare ed estendere la democrazia per stabilire un campo quanto più ampio di azione per la lotta di classe. Questo è il motivo per cui in Spagna nel 1976 noi rivendicammo un’Assemblea Costituente come alternativa alla dittatura di Franco e alla monarchia reazionaria di Juan Carlos.

Anche nei paesi capitalisti democratici come l’Inghilterra certe rivendicazioni democratiche mantengono la loro validità, come l’abolizione della monarchia e della Camera dei Lord, e la lotta contro le reazionarie leggi anti-sindacali che impongono severe restrizioni al diritto di sciopero. I marxisti inglesi hanno sempre compreso la necessità di sfruttare tutte le vie democratiche utili per la nostra azione, incluso il parlamento, ovviamente nei limiti del possibile: ma non abbiamo mai nutrito nessuna speranza sul fatto che, in ultima analisi, la classe dominante non rinuncerà al potere senza lottare e che la questione del potere si deciderà fuori dal parlamento.

Ma la Bolivia non è la Gran Bretagna. Le contraddizioni in Bolivia sono giunte ad un punto tale che la questione del potere è all’ordine del giorno. I lavoratori e i contadini poveri hanno mostrato tutta la loro determinazione nel voler cambiare la società. La rivoluzione ha acquisito rapidamente una forza impetuosa e un impeto tale da riportare alla mente l’eroico movimento dei lavoratori spagnoli del 1930-37. Non ci sono dubbi che avevano il potere nelle loro mani, ma non se ne sono resi conto. Dunque una opportunità molto favorevole è stata persa.

Quali sono le ragioni di questa sconfitta? Non c’erano ragioni oggettive per cui i lavoratori della Bolivia non potessero prendere il potere. Di più: non c’erano ragioni oggettive neanche perché la COB stessa non potesse prendere il potere – anche se, per qualche ragione, un tale sviluppo non avrebbe raccolto le simpatie del PO. Le motivazioni erano soggettive, non oggettive – la mancanza di un partito rivoluzionario con una direzione rivoluzionaria. Questo fatto è stato riconosciuto anche da un dirigente della COB.

Il nostro compito centrale è quello di riunire in un partito rivoluzionario, o in una tendenza con idee chiare, i migliori elementi della COB e della gioventù – una tendenza che ponga come sua questione centrale quella del potere operaio, che convinca i lavoratori di avere la forza necessaria per poter conquistare il potere, senza dover rinunciare a questo obbiettivo. Le avanguardie proletarie devono essere ferme e risolute e non devono lasciarsi distogliere dagli argomentazioni “intelligenti” degli elementi borghesi che cercheranno di deviare la loro attenzione dalla questione del potere, utilizzando ogni sorta di tranelli e di complicati schemi giuridici.

La classe dominante boliviana ha tentato inizialmente di schiacciare la rivoluzione con la forza, ma questo ha avuto solo l’effetto di provocare i lavoratori e spingerli ad una azione ancora più convinta. Sentendo il potere scivolargli dalle mani la classe dominante ha deciso di cambiare tattica d’azione. Non poteva ricorrere alla violenza e perciò ha tentato di usare gli inganni. Lo stesso processo che è stato visto, nella storia, in ogni rivoluzione, e che mal gliene incolga a quel partito rivoluzionario che si lascia ingannare da questi trucchi nel momento decisivo!

Nel 1848 Marx ed Engels disprezzavano quei “rivoluzionari democratici” che perdevano tempo a discutere su costituzioni e leggi e che così deragliavano e distruggevano la rivoluzione. Basta leggere i passi di Marx sull’Assemblea di Francoforte per dimostrare quanto sosteniamo.

La richiesta di un’Assemblea Costituente giocava un ruolo progressista in Russia nel periodo prima del novembre 1917, insieme ad altre rivendicazioni di transizione come Pace, Pane, Terra, Diritto all’Autodeterminazione, e, soprattutto, tutto il potere ai soviet. Ma utilizzando questo slogan come un argomento assoluto applicabile in ogni paese e situazione, la direzione del PO le cambia volto, trasformandola in una completa assurdità. L’Assemblea Costituente non è qualcosa di fuori dal tempo e dallo spazio. Per poterlo dimostrare basta vedere come anche in Russia, nella quale essa era appropriata, divenne controproducente e controrivoluzionaria dopo il novembre del 1917: questo è il motivo per cui i bolscevichi la abolirono con la forza. Ora, decenni dopo, il PO ha pescato questa rivendicazione dalla polvere della storia, l’ha ripulita e la ostenta con orgoglio, come un bimbo piccolo con le scarpe nuove. Non contenti di aver portato avanti questa rivendicazione in Argentina – per di più facendone il loro slogan principale – ora stanno avanzando l’idea che la AC sia la panacea di tutti i mali per l’America Latina – e anche oltre.

È abbastanza scioccante che i dirigenti del PO si trovino in una tale confusione, mentre dovrebbe essere talmente chiaro che la rivendicazione dell’Assemblea Costituente è una rivendicazione borghese e democratica che non è molto appropriata per un paese dove un regime di borghesia parlamentare già esiste. Hanno preso questo slogan e hanno provato ad imporlo in una situazione nella quale non ha alcun significato e alcuna rilevanza, rappresenta solo una deviazione dal vero obbiettivo della rivoluzione. In questo senso questa rivendicazione gioca un ruolo negativo e controrivoluzionario.

La controrivoluzione può avvenire in più di un modo. Non necessariamente significa l’instaurazione di una dittatura militare. La storia fornisce molti esempi nei quali la controrivoluzione ha assunto i connotati di governo democratico. Questo è ciò a cui la borghesia e l’imperialismo degli Stati Uniti puntano per la Bolivia. Sulla base di questi calcoli, l’idea di un’Assemblea Costituente diventa una carta nelle mani della reazione che devia l’attenzione delle masse dai veri compiti della rivoluzione. È il veicolo perfetto per imporre la controrivoluzione sotto vesti democratiche, come è avvenuto per la Repubblica di Weimer dopo la rivoluzione in Germania nel 1918.

Vorremmo fare una domanda direttamente al PO: perché se la richiesta di un’Assemblea Costituente è così rivoluzionaria, è stata portata avanti anche da politici borghesi in Bolivia? Questo è un fatto. Per di più è stata accettata dai rappresentanti dell’Fmi nel paese. Perché? La risposta è chiara: perché è innocua e non minaccia l’ordine costituito e l’imperialismo. La borghesia, messa di fronte al movimento rivoluzionario dei lavoratori e dei contadini, ha tentato di ricorrere alla violenza, e ha fallito. Le masse hanno spazzato via le forze dello stato e si sono dirette ferso la presa del potere. Accettando questa rivendicazione, la borghesia ha potuto guadagnar tempo, lasciando che il movimento di massa perdesse forza e si raffreddasse, mentre sprecava energie in discussioni legali e costituzionali del carattere che Marx ha tanto criticato nel 1848.

È veramente incredibile che il PO non ha capito tutto ciò.

Conclusioni

È molto facile calunniare e falsificare le idee altrui in poche righe, ma non è altrettanto semplice dare risposte serie a domande serie. Abbiamo risposto alle accuse di Luis Oviedo in maniera articolata perché vogliamo porre questo documento all’attenzione dei membri del PO e dell’intera sinistra dell’America Latina. Un metodo e una politica errata prima o poi si ritorcono sempre contro i loro utilizzatori. Tutti i successi del PO saranno ridotti rapidamente a zero se la direzione del partito non è disposta ad ammettere di aver commesso degli errori. Questo comportamento è una ricetta bell’e pronta per crisi interne e divisioni nel futuro.

L’obbiettivo prioritario dell’articolo di Oviedo, non è la chiarificazione politica ma solamente il desiderio di mantenere a tutti i costi il prestigio e l’impressione di infallibilità della direzione. Questo atteggiamento è indegno e può far perdere tutto il buon lavoro svolto dai membri del PO nel passato se non sarà corretto. Nonostante ciò i dirigenti del PO sembrano essere organicamente incapaci di ammettere i loro errori. Al contrario, tentano di coprirli attaccando gli altri. Questo non sarebbe neanche eccessivamente sbagliato se usassero dei metodi onesti nella loro polemica, ma, sfortunatamente, non è così.

Il metodo usato da Luis Oviedo nella risposta al nostro articolo è estraneo ai metodi democratici e onesti del marxismo e del bolscevismo. Esso consiste nell’estrapolare una serie di frasi isolate, toglierle dal loro contesto, selezionarle arbitrariamente per interpretare male e falsificarle. Con questi metodi è impossibile educare i membri del PO. Piuttosto essi saranno sistematicamente educati secondo dei metodi settari. Gli errori teorici, d’altra parte, si rispecchiano in quelli pratici. Possiamo vederlo in Argentina. La sinistra Argentina (non solo il PO) è stata sonoramente sconfitta alle elezioni presidenziali perché non è riuscita ad unirsi in una campagna comune. La classe lavoratrice non aveva un candidato di sinistra comune da votare. Di conseguenza è giunta alla conclusione che la sinistra non fosse seria e ha agito di conseguenza. Le masse si sono dette: queste persone parlano della necessità della rivoluzione socialista, ma non sono neanche capaci di mettersi d’accordo e di trovare un candidato o un programma unitario sulla base del quale lottare contro la borghesia nelle elezioni. E questa critica è completamente giustificata.

L’atteggiamento dei marxisti verso il parlamento deve dipendere dalle condizioni oggettive. In un periodo del quale le masse guardano al parlamento è necessario partecipare alla campagna elettorale considerandola come un campo in più della lotta di classe. Boicottare le elezioni in una situazione del genere è un comportamento infantile e estremista. Significherebbe, in effetti, boicottare se stessi. L’indecisione del PO sulla questione del partecipare o meno alle elezioni in Argentina è stata una delle ragioni – insieme agli errori tattici e di prospettive verso il movimento – che hanno portato alle sconfitte che il PO ha conseguito nell’ultimo periodo. Una politica errata si paga.

L’incapacità di rispondere alle critiche e alle differenze in una maniera democratica e “da compagni” minerà il partito e gli impedirà di svilupparsi al di là di un certo limite. Tutte le differenze interne e le critiche saranno soffocate e saranno messe a tacere. Questo vuol dire che prima o poi tutto il buon lavoro fatto dai suoi membri sarà perso. Un serio partito rivoluzionario deve sempre essere pronto ad ammettere onestamente i suoi errori e a correggerli. Un partito che non è pronto a fare ciò passerà da una sconfitta ad un’altra. Questo non è un dettaglio insignificante.

La costruzione di un serio partito rivoluzionario di massa in Argentina è ancora nelle sue fasi iniziali. La maggior parte dei lavoratori Argentini, così come sono organizzati al momento, sono ancora sotto la direzione dei riformisti o di elementi peronisti della CTA e della CGT. Esagerando le proprie forze, il PO perde di vista l’enormità del compito che ha di fronte. In questo senso, educa male i propri membri e finisce per intraprendere una politica sbagliata. Già la sconfitta elettorale ha causato demoralizzazioni e confusioni in molti attivisti della sinistra. È  necessario un dibattito democratico e aperto per correggere gli errori commessi e per evitare che essi vengano ripetuti. La direzione non dovrebbe essere spaventata da una dibattito del genere, ma dovrebbe accettarlo di buon grado: una direzione impaurita dalla discussione è destinata al fallimento e non riuscirà a costruire un partito rivoluzionario di massa neanche in un migliaio di anni.

L’Internazionale è il partito mondiale della classe operaia. Per i marxisti il partito è innanzitutto un programma, un metodo, idee e tradizioni. Il partito (e soprattutto l’Internazionale) deve essere costruito su fondamenta solide, deve fondarsi sulla condivisione chiara e non ambigua delle idee, del metodo, e delle tradizioni di Marx, Engels, Lenin, e Trostky. Altrimenti sarebbe come costruire sulla sabbia. Quelli, come il PO, che credono di aver trovato una scociatoia per il successo, ignorando i principi, le idee e la teoria, si ritroveranno ben presto nel caos. L’indolenza nel correggere gli errori o nell’ascoltare le critiche, non farà altro che accelerare l’inevitabile crisi. Più l’organizzazione cresce, più la crisi sarà acuta quando arriverà.

Nonostante i suoi precedenti successi, il PO sta chiaramente sperimentando anche le prime difficoltà. Le sue prospettive per la rivoluzione in Argentina sono state smentite. Hanno ricevuto una severa sconfitta nelle elezioni come ricompensa della loro politica vacillante e delle loro tattiche settarie che hanno diviso il voto di sinistra. Tutto ciò ha creato un malcontento e una critica crescenti all’interno del PO stesso, e non è difficile percepire che una parte dell’organizzazione sta prendendo coscienza delle inadeguatezze e degli errori della direzione del partito su una gran quantità di questioni – incluso gli errori sulla rivendicazione dell’Assemblea Costituente – e sta iniziando a leggere il materiale della nostra tendenza pubblicato su marxist.com e sul sito internet de El Militante. Questo spiega i disperati attacchi del compagno Oviedo verso la nostra tendenza.

Man mano che la nostra tendenza diviene sempre più conosciuta, tutti i tentativi di calunniarci e di falsificare le nostre idee si ritorceranno contro i loro autori. I veri quadri del marxismo in America Latina troveranno la loro strada per giungere ai veri eredi di Leon Trotskij e della Quarta Internazionale.

Invitiamo tutti i membri del PO, e tutti gli altri che volessero combattere per le idee di Lenin e di Trotskij, ad iniziare un dialogo fraterno con noi. Non fidatevi dalle false interpretazioni dei vostri dirigenti! Se volete sapere la verità, contattateci e la scoprirete da soli!

Londra, 17 dicembre 2003

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