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L’ABC della dialettica materialistica

Questo testo è parte di un contributo più ampio del 1939 che Trotskij scrisse in occasione del dibattito interno al Socialist workers party (la sezione americana della Quarta Internazionale) sulla natura di classe dell’Unione Sovietica stalinista e sui compiti dei rivoluzionari di fronte alla Seconda guerra mondiale. La minoranza interna guidata da Burnham e Shachtman negava il carattere operaio dello Stato sovietico e propugnava l’equidistanza dei trotskisti rispetto agli Stati belligeranti. Trotskij, al contrario, caratterizzava la Russia come uno Stato operaio deformato e difendeva la parola d’ordine della difesa incondizionata dell’Urss nonostante le sue deformazioni burocratiche. Poiché alla base delle posizioni della minoranza c’era un approccio filosofico eclettico che metteva in discussione la validità del materialismo dialettico, nella sua polemica Trotskij partiva proprio ribadendo le fondamenta filosofiche della teoria marxista.

 

di Lev Trotskij

 

Gli scettici incalliti come Souvarine1 credono che nessuno sappia che cosa sia la dialettica; ci sono dei marxisti che gli s’inchinano reverenti di fronte e sperano di imparare qualcosa da lui. E questi marxisti non si nascondono solo nella Modern monthly.2 Sfortunatamente esiste una corrente souvarinista nell’attuale opposizione del Swp, ed è necessario mettere in guardia i giovani compagni affinché si tengano lontano da tale infezione!
La dialettica non è né finzione né misticismo, ma una scienza delle forme del nostro pensiero, nella misura in cui non si limita a trattare i problemi quotidiani della vita ma si sforza di arrivare ad una comprensione di processi più complicati e complessi. La dialettica e la logica formale sono in rapporto fra di loro come lo sono l’alta matematica e la matematica elementare.
Cercherò di delineare schematicamente la sostanza del problema in forma molto concisa. La logica aristotelica del sillogismo semplice parte dalla proposizione che A è uguale ad A. Questo postulato viene accettato come assioma per una quantità di azioni umane e generalizzazioni elementari. Ma in realtà A non è uguale ad A. Ciò è facile provarlo se osserviamo queste due lettere con una lente e constatiamo che sono molto diverse l’una dall’altra.
Ma, si può obiettare, la questione non è quella delle dimensioni o della forma delle lettere, poiché esse sono solo simboli di quantità uguali, come ad esempio una libbra di zucchero. Questa obiezione è infondata; in realtà una libbra di zucchero non è mai uguale ad una libbra di zucchero, in quanto una bilancia sensibilissima riscontra sempre una differenza fra le due libbre. Si può ancora obbiettare: ma una libbra di zucchero è uguale a se stessa. Neanche questo è vero, in quanto tutti i corpi mutano ininterrottamente di dimensione, peso, colore ecc., e non sono mai uguali a se stessi.
Un sofista risponderà che una libbra di zucchero è uguale a se stessa in qualsiasi momento dato. Facendo astrazione dal valore pratico estremamente dubbio di questo assioma, non si può negare che anch’esso non resiste alla critica teorica. Come dovremmo realmente concepire la parola momento? Se è un infinitesimo intervallo di tempo, allora una libbra di zucchero è sottoposta nel corso di tale momento a inevitabili mutamenti. Oppure il momento è una pura astrazione matematica, vale a dire zero tempo? Ma tutto esiste nel tempo; il tempo è di conseguenza un elemento fondamentale dell’esistenza. Così l’assioma A è uguale ad A significa che una cosa è uguale a se stessa se non cambia, cioè se non esiste.
La prima impressione potrebbe far concludere che queste sottigliezze siano inutili. In realtà esse sono di importanza decisiva. L’assioma A è uguale ad A appare da un lato come il punto di partenza di tutta la nostra conoscenza, dall’altro come il punto di partenza di tutti i nostri errori di conoscenza. È possibile solo entro certi limiti valersi impunemente dell’assioma A è uguale ad A. Quando i mutamenti quantitativi di A sono trascurabili ai fini che ci proponiamo immediatamente, allora possiamo presupporre che A è uguale ad A. Questo è, ad esempio, il modo con cui un compratore ed un venditore considerano una libbra di zucchero. Allo stesso modo consideriamo la temperatura del sole. Fino a un periodo recente si considerava il potere di acquisto del dollaro nella stessa maniera. Ma i mutamenti quantitativi oltre certi limiti si convertono in mutamenti qualitativi. Una libbra di zucchero sottoposta all’azione dell’acqua o del petrolio cessa di essere una libbra di zucchero. Determinare al momento giusto il punto critico in cui la quantità si muta in qualità è uno dei compiti più importanti e difficili della sfera della conoscenza, ivi compresa la sociologia.
Ogni operaio sa che è impossibile fare due oggetti assolutamente uguali. Nella costruzione di cuscinetti a sfere si consente una certa tolleranza per ciò che riguarda le dimensioni delle sfere che tuttavia non debbono superare certi limiti. Se si rispettano le norme della tolleranza, le sfere sono considerate uguali (A è uguale ad A). Quando si supera la tolleranza la quantità diventa qualitià: in altre parole i cuscinetti diventano di qualità inferiore o sono addirittura da scartare.
ll nostro pensiero scientifico è solo una parte della nostra attività in senso generale che comprende anche la tecnica. Anche per i concetti esiste una tolleranza che non è stabilita dalla logica formale derivante dall’assioma A è uguale ad A, ma dalla logica dialettica che scaturisce dall’assioma che tutto cambia. Il senso comune è caratterizzato dal fatto che esso va sistematicamente oltre la tolleranza dialettica.
Il pensiero comune opera con concetti come capitalismo, morale, libertà, Stato operaio, ecc. come astrazioni fisse, presupponendo che il capitalismo sia uguale al capitalismo, la morale sia uguale alla morale, ecc. II pensiero dialettico analizza tutte le cose e tutti i fenomeni nel loro continuo mutare, determinando nelle condizioni materiali di quei mutamenti il limite critico oltre il quale A cessa di essere A, uno Stato operaio cessa di essere uno Stato operaio.
Il vizio fondamentale del pensiero comune risiede nel fatto di desiderare di limitarsi a considerare le impronte senza movimento di una realtà la cui essenza è il moto eterno. Il pensiero dialettico fornisce i concetti, mediante approssimazioni più accurate, correzioni, concretizzazioni, ricchezza di contenuto e flessibilità, e starei anche per dire una sostanza che, in una certa misura, li porta assai vicino ai fenomeni viventi. Non il capitalismo in generale, ma un certo tipo di capitalismo ad un dato stadio di sviluppo. Non lo Stato operaio in generale, ma un determinato Stato operaio in un paese sottosviluppato accerchiato dall’imperialismo, ecc.
Il pensiero dialettico può essere paragonato al pensiero comune nello stesso modo in cui il cinema si paragona alla fotografia. Il cinema non elimina i fotogrammi, ma li combina in serie sulla base delle leggi del movimento. La dialettica non nega il sillogismo, ma c’insegna a combinare i sillogismi in modo tale da portare la nostra comprensione più vicina alla realtà eternamente mutevole. Hegel nella sua Logica precisò una serie di leggi: mutamento di quantità in qualità, sviluppo tramite contraddizioni, conflitto di contenuto e di forma, interruzione della continuità, mutamento di possibilità in inevitabilità, ecc., che sono altrettanto importanti per il pensiero teorico come il semplice sillogismo per discorsi più elementari.
Hegel scrisse le sue opere prima di Darwin e di Marx. Grazie al potente impulso dato al pensiero dalla rivoluzione francese, Hegel precedette il movimento generale della scienza. Ma proprio perché era solo una anticipazione, sebbene ad opera di un genio, ricevette da Hegel un carattere idealista, in quanto Hegel operava con ombre ideologiche come se fossero realtà in forma compiuta. Marx dimostrò che il movimento di queste ombre ideologiche non rifletteva altro che il movimento dei corpi materiali.
Chiamiamo materialista la nostra dialettica in quanto le sue radici non sono né in cielo né negli abissi del nostro libero arbitrio, ma nella realtà oggettiva, nella natura. La coscienza è cresciuta dall’inconscio, la psicologia dalla fisiologia, il mondo organico dall’inorganico, il sistema solare da una nebulosa. Lungo tutti i gradini di questa scala dello sviluppo i mutamenti quantitativi si trasformarono in qualitativi. Il nostro pensiero, compreso il pensiero dialettico, costituisce solo una delle forme di espressione della materia che muta. In questo sistema non c’è posto né per Dio né per il Diavolo, né per l’anima immortale, né per norme di legge o di morale eterne. La dialettica del pensiero, essendo cresciuta dalla dialettica della natura, possiede di conseguenza un carattere profondamente materialista.
II darwinismo, che spiegava la evoluzione della specie attraverso trasformazioni quantitative che diventavano qualitative, è stato il maggior trionfo della dialettica nel campo della materia organica. Un altro grande trionfo è stata la scoperta della tavola dei pesi atomici degli elementi chimici e poi la trasformazione di un elemento in un altro.
A queste trasformazioni (specie, elementi, ecc.) viene intimamente legata la questione della classificazione, ugualmente importante nelle scienze naturali come in quelle sociali. Il sistema di Linneo (XVIII secolo), utilizzando come punto di partenza la immutabilità della specie, si dovette limitare alla descrizione e alla classificazione delle piante secondo le loro caratteristiche esterne. Il periodo dell’infanzia della botanica è analogo al periodo dell’infanzia della logica, poiché le forme del nostro pensiero si sviluppano come tutto ciò che vive. Solo il deciso rifiuto dell’idea delle specie fisse, solo lo studio della storia dell’evoluzione delle piante e della loro anatomia prepararono le basi di una classificazione realmente scientifica.
Marx, che a differenza di Darwin era un dialettico cosciente, scoprì le basi della classificazione scientifica delle società umane nello sviluppo delle loro forze produttive e nella struttura dei rapporti di proprietà che costituiscono l’anatomia della società. Il marxismo ha sostituito la classificazione dialettica materialistica alla classificazione descrittiva comune della società e degli Stati, che ancor oggi fiorisce nelle università. Solo attraverso l’uso del metodo di Marx è possibile determinare correttamente sia il concetto di Stato operaio sia il momento della sua caduta.
Tutto ciò, come si vede, non contiene nulla di metafisico o di scolastico, come affermano gli ignoranti presuntuosi. La logica dialettica esprime le leggi del movimento del pensiero scientifico contemporaneo. La lotta contro la dialettica materialistica, al contrario, è portatrice delle concezioni di un passato lontano, del conservatorismo della piccola borghesia, della presunzione degli abitudinari delle università e… di un barlume di speranza per un’altra vita.

 

Note
1. Boris Souvarine (1895-1984): Fondatore del Partito comunista francese, ne fu espulso nel 1925 per essersi opposto al processo di stalinizzazione. Inizialmente vicino alle posizione di Trotskij, ne prese definitivamente le distanze nel 1929, ritenendo l’Urss un paese a capitalismo di Stato. Non credendo nelle possibilità di una battaglia militante contro lo stalinismo, si ritirò sempre di più nell’attività giornalistica e accademica.

2. Modern monthly: rivista di sinistra americana pubblicata tra il 1933 e il 1938, alla quale collaborarono diversi intellettuali radicali. Tra questi Max Eastman (1883-1969), che fu legato a Trotskij fino a metà degli anni ’30, ma poi si allontanò dal marxismo conducendo una critica sempre più feroce del materialismo dialettico fino ad approdare a posizioni apertamente reazionarie nella seconda parte della sua vita.

 

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