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Jabil: no ai licenziamenti, no ai ricatti!

Il 21 maggio la Jabil ha annunciato 190 licenziamenti per il sito di Marcianise, in provincia di Caserta. I licenziamenti collettivi sono scattati dal 25 maggio, data che segna la fine del periodo di cassa integrazione per i lavoratori. In barba al decreto Rilancio, che blocca i licenziamenti fino a metà agosto, l’azienda sfodera tutta la sua arroganza scavalcando le leggi dello stato, con la scusa di una procedura iniziata prima di febbraio.

Questo è l’ennesimo atto di speculazione sul territorio nazionale ad opera della Jabil, con il silenzio dei vari governi. Infatti già in passato questa multinazionale, tramite una serie di acquisizioni, ha conquistato una fetta importante della produzione nel settore elettronico in Italia. Il problema è che ad ogni acquisizione sono seguiti licenziamenti per centinaia di lavoratori. Il caso del 2008 della Nokia di Cassina de’ Pecchi, acquisita da Jabil e poi subito chiusa, o anche i casi degli acquisti di Ericson, Marconi e Nokia-Siemens a Marcianise sono esempi di come l’azienda abbia annullato la concorrenza, senza però garantire l’occupazione.

In un territorio dove la crisi ha colpito di più e segnato dall’alta disoccupazione, con molte imprese che hanno fatto il bello e il cattivo tempo chiudendo gli stabilimenti dopo averli ridotto al lumicino, la Jabil può ricattare i lavoratori, obbligandoli o ad accettare impieghi in altre imprese, con incentivi che l’azienda mette a disposizione o minacciando il licenziamento. Tutto ciò senza dare certezze sul futuro dell’occupazione e con il rischio che le nuove imprese fuggano dopo aver incassato gli incentivi per le assunzioni. Rivendicare il ritiro dei licenziamenti è il primo passo da fare per sconfiggere i diktat dell’azienda!

Mentre scriviamo, le trattative di questi giorni hanno portato a un nulla di fatto. La ministro Catalfo ha proposto una nuova cassa integrazione per Covid a spese dello stato. Il che ovviamente dovrebbe presupporre il ritiro dei licenziamenti. L’offerta non è servita a far fare passi indietro all’azienda, che ha riconfermato con arroganza la volontà di licenziare!

Le varie mobilitazioni che hanno visto scendere in piazza i lavoratori della Jabil, hanno dimostrato la forte voglia di lottare e di salvaguardare il posto di lavoro, ricevendo sempre come soluzione un rinvio della cassa integrazione ma questo non può certo bastare. I lavoratori hanno bisogno di una prospettiva vera. Lo sciopero ad oltranza chiamato dai sindacati va sostenuto ma non può essere utilizzato solo per ottenere un ulteriore rinvio del problema.

È necessario che i lavoratori giochino un ruolo importante in questa lotta e non solo, dato il contesto di profonda crisi che non riguarda solo la Jabil ma anche lavoratori di altre aziende, non solo della provincia di Caserta ma di tutto il territorio nazionale. Estendere la lotta alle altre aziende che sono scese e scenderanno in piazza è un punto centrale per ampliare il fronte contro l’offensiva dei padroni. La necessità della nazionalizzazione e del controllo operaio è una questione centrale e l’unico modo per garantire certezze ai lavoratori, che al momento non ci sono. Solo la forza della classe operaia può garantire ciò e dare alla società un futuro diverso rispetto a quello che il capitalismo ci offre.

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