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Ennesima morte sul lavoro – I padroni incassano mentre gli operai contano i loro caduti

di Jacques Camajori Tedeschini

 

È di martedì 14 novembre la notizia di un’ennesima morte sul posto di lavoro, questa volta alla Bocon di Pieve di Soligo, una fabbrica di surgelati nel trevigiano, in cui Anila Grishaj, 26 anni, lavorava come responsabile di linea. La ragazza stava lavorando a un macchinario usato per confezionare i prodotti, macchinario che, in un evento le cui dinamiche sono ancora da chiarire, le ha schiacciato le vertebre cervicali. Le ultime ricostruzioni da parte delle forze dell’ordine accusano di omicidio colposo un altro operaio, che avrebbe attivato la macchina senza sapere che lei vi si trovasse dentro. Ma la versione riportata dalla FIOM aggiunge ulteriori dettagli. Il sindacato dichiara infatti: “… un robot transpallet di movimentazione materiale ha colpito alla testa la lavoratrice, questo è impossibile che accada senza aver manomesso le sicurezze. E se accade è perché quella è una prassi. Non una fatalità”.
Se fosse così, ci troveremmo di fronte a un altro degli innumerevoli casi di decesso sul posto di lavoro causato dalla determinazione ad inseguire la produttività a scapito dell’incolumità dei lavoratori.
Solo quest’anno l’INAIL ha registrato 383mila denunce per infortuni, di cui 657 mortali, praticamente 55 morti ogni mese, senza contare i morti nel lavoro nero sempre più diffuso, i cui numeri non si possono conoscere con altrettanta precisione.

Per chiunque conosca la situazione in cui questi operai si trovavano a lavorare sa che questi numeri non sono sfortunate coincidenze. Chi pensa che gli interessi dei padroni e quelli degli operai siano in qualche modo conciliabili guardi semplicemente i casi di Luana d’Orazio di Montemurlo (maggio 2021), o della strage di Brandizzo proprio di quest’anno, entrambi causati da aziende per cui la vita degli operai vale meno del profitto.

È una realtà inseparabile dal sistema capitalista per i padroni la sicurezza è una voce in perdita nel proprio bilancio e quindi deve essere ridotta sotto il minimo accettabile.

Le morti sul lavoro non sono casi isolati, sono i frutti inevitabili di un intero sistema marcio, il quale per sua natura non può evitare di macellare le vite di migliaia di persone pur di assicurare la prosperità di una ristretta minoranza.

Una strage continua a cui non si può più assistere passivamente. Il sindacato deve passare dalle dichiarazioni di cordoglio, dagli scioperi dimostrativi di una o due ore a una seria campagna di contrasto alle morti e agli infortuni sul lavoro. Servono risposte immediate!
Vanno pretesi stanziamenti adeguati per triplicare gli ispettori sul lavoro, negli ultimi 10 anni nonostante la strage continua gli ispettori sono diminuiti del 30%, un vero e proprio messaggio di impunità ai padroni, “fate quel che volete!”.

Va garantita piena agibilità ai delegati Rsu e Rls per vigilare realmente sulle condizioni di lavoro tutelati dal sindacato che li garantisca contro minacce e ritorsioni dell’azienda.
Vanno ridotte le ore di lavoro, i turni, la precarietà e il lavoro nero, fonte di ricatto che costringe i lavoratori ad accettare ogni tipo di mansione, anche le più pericolose. Vedi l’edilizia dove non a caso c’è il più alto tasso di infortuni.

Nessun governo o istituzione farà mai questo al posto nostro, solo la lotta può farci avanzare, il sindacato deve aprire una grande mobilitazione generale contro questa strage continua preparata con assemblee capillari in ogni luogo di lavoro.

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