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Elezioni in Sardegna – La destra perde, ma l’alternativa non c’è

di Matteo Licheri

Alle regionali in Sardegna la destra di Meloni perde. La coalizione capitanata da Fratelli d’Italia che si presenta in Italia come onnipotente e rappresentante di tutti i cittadini rivela invece le spaccature interne proprie dei partiti al soldo dei capitalisti rimediando così una sconfitta. Il grande astensionismo dei sardi dimostra l’assenza di vere alternative che parlino direttamente ai giovani e lavoratori!

Lo scorso 25 Febbraio si sono tenute in Sardegna le elezioni per il consiglio regionale. Quattro erano i candidati presidenti tra cui il meloniano Truzzu (già sindaco di Cagliari) con la coalizione di centrodestra, Todde, vicepresidente e deputata dei 5 stelle, con la coalizione del campo largo PD-M5S, Soru, ex-presidente della regione Sardegna 2004-2009, candidato di Azione, +Europa, Italia Viva, varie formazioni indipendentiste di sinistra e Rifondazione Comunista, e infine Chessa, segretaria nazionale degli autonomisti Rossomori con la lista Sardegna R-esiste.

Il vero protagonista delle elezioni è stato l’astensionismo, con un affluenza del 51,9%, in linea con la scorsa votazione, che dimostra la scarsa fiducia e il senso di abbandono vissuto dalla maggior parte della popolazione sarda. La destra con Truzzu arriva seconda per una manciata di voti con il 45% dei voti contro il 45,4% per Todde (circa 2.600 voti di differenza, anche se mancano all’appello 19 seggi NdA) ma questa è da interpretare più come una sconfitta della destra che come una vittoria dei partiti riformisti e piccolo borghesi.

La giunta Solinas (Psd’Az-Lega) negli ultimi 5 anni ha regalato ai sardi la peggiore legislatura regionale degli ultimi tempi, tra le numerose inchieste giudiziarie, sequestri di beni, crisi delle infrastrutture, dimostrando le vere intenzioni della classe dirigente. Il passaggio di potere da Lega a FdI ha fatto sì che il candidato regionale venisse imposto da Meloni nella figura della “sentinella in piedi” Truzzu, sindaco di Cagliari dal 2019. Il giudizio dei cagliaritani sulla sua amministrazione si è rispecchiato perfettamente nel voto del capoluogo: 34,6% di preferenze contro Todde al 53%.

Questi sono i motivi che hanno portato alla vittoria della candidata Todde, anche perché da un’analisi delle preferenze alle liste risulta che il centrosinistra abbia ottenuto solo il 42,6% contro il centrodestra al 48,8%, frutto del voto disgiunto. Il programma presentato dalla coalizione di centrosinistra è figlio del classico riformismo senza riforme. Alessandra Todde non è contraria alla sanità privata, che “può accompagnare quella pubblica”, non dice no al metanodotto che attraverserà l’isola tra Portovesme e Porto Torres (“il gas può servire in una fase di transizione”) e propone l’ennesimo tavolo di trattative per la questione delle servitù militari. Si prepara, dunque, a deludere le speranze di coloro che l’hanno votata come argine contro la destra.

Un altro motivo di disillusione del voto è la soglia al 10% per le coalizioni: uno sbarramento antidemocratico a causa del quale la lista del padrone Soru fermatasi all’8,6% non elegge quindi nemmeno un consigliere. Renato Soru, fondatore dell’azienda di telecomunicazioni Tiscali, e già governatore dell’isola per il centrosinistra tra il 2004 e il 2009, ha ipocritamente utilizzato in tutta la campagna elettorale una retorica più di sinistra rispetto alla Todde. E diversi movimenti indipendentisti sardi (tra cui iRS e ProgRes) e Rifondazione Comunista sono sorprendentemente entrati in questa coalizione, capitolando di fronte a questa ipocrisia. Come si potessero difendere le istanze dei giovani e lavoratori sardi in coalizione con Calenda, Renzi e uno dei più grandi capitalisti dell’isola, rimarrà un mistero.

Queste elezioni sono solo il primo banco di prova dei grandi partiti che ci aspetta quest’anno, con le solite passerelle elettorali e conseguente abbandono della politica regionale. La destra si è dimostrata spaccata e non coesa come vuole mostrarci. Il centrosinistra non è un’alternativa. Nel frattempo il capitalismo ogni giorno aggrava la sua crisi e a pagarne le spese è sempre la classe proletaria. I lavoratori e i giovani sardi come in tutto il mondo hanno bisogno di un nuovo partito, costruito sulle basi del socialismo di Marx, Lenin e Trotskij.

Che aspetti allora? Unisciti ai comunisti rivoluzionari!

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