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150 anni della Comune – L’assalto al cielo degli operai di Parigi

La Comune di Parigi del 1871 costituisce un episodio fondamentale per la storia del movimento dei lavoratori: i lavoratori di Parigi, per prima volta nella storia, rimpiazzarono lo Stato capitalista con i loro organi statali, in un esperimento politico che durò 73 giorni. Fu “il primo governo operaio della storia”, nelle parole di Karl Marx.

Quegli avvenimenti ebbero un’eco che si ripercuote ancora ad oggi. Come ebbe modo di affermare lo stesso Lenin, la rivoluzione d’Ottobre fu possibile reggendosi storicamente e politicamente sulle spalle dei comunardi.

Anche la Comune ebbe un suo “febbraio”, nel settembre del 1870 con l’abbattimento del regime autocratico di Napoleone III e la proclamazione della repubblica. Il popolo parigino si era rivoltato dopo le ripetute sconfitte nella guerra franco-prussiana iniziata proprio da Napoleone III.

Davanti all’assedio di Parigi da parte delle truppe prussiane, la neonata repubblica è costretta ad assumere misure straordinarie. La Guardia nazionale viene allargata a tutti: così cessa di essere un’organizzazione appannaggio della sola piccola borghesia benestante, per diventare di fatto un’organizzazione proletaria

La borghesia è costretta a questo passo dalla pressione del proletariato e dalle circostanze militari, ma crea così un dualismo di poteri: una situazione dove al governo della borghesia si affianca un governo in divenire, ma reale: quello del proletariato in armi.

Davanti alla decisione del governo di Alphonse Thiers di arrivare alla resa ai prussiani e di trasferire il governo a Versailles, il 24 febbraio un’assemblea di 2000 delegati vota una mozione dove si dichiara che la Guardia non avrebbe disarmato.

Il 4 marzo il Comitato centrale della Guardia nazionale, nominato da un’assemblea generale di delegati rappresentanti di più di 200 battaglioni, dichiara che d’ora in poi le guardie nazionali riconosceranno sola autorità quella del Comitato centrale. Come recita lo statuto votato il 10 marzo: “Niente più eserciti permanenti, ma la nazione tutta armata”.

Il proletariato di Parigi a questo punto è organizzato politicamente e militarmente in modo democratico, con un modello che verrà fatto proprio dai soviet con la rivoluzione d’ottobre. La democrazia consiliare si rivela come il mezzo naturale del governo dei lavoratori.

 

La presa del potere

Il 18 marzo viene fatto un ennesimo tentativo tentativo di requisire i cannoni della Guardia nazionale da parte delle truppe regolari. Viene dato l’allarme dalla popolazione di Montmartre.

Alle 7 tutte le strade che portavano all’altura si riempiono di folla. I dimostranti sono in maggioranza donne. Il generale Lecomte ordina più volte di sparare sulla folla, ma non viene ubbidito. Soldati e federati fraternizzano e Lecomte viene arrestato dai suoi stessi soldati.

Thiers e i ministri, presi dal panico, abbandonano precipitosamente Parigi per Versailles, insieme a generali e funzionari. Thiers non aveva previsto la defezione di massa delle truppe e ora si preoccupa solo di preservare le sue forze, ormai spesso insubordinate, dal contagio rivoluzionario.

Nel primo pomeriggio il Comitato centrale dà l’ordine di occupare i municipi, le caserme, gli edifici governativi, e si cominciano a costruire le barricate. Con il vecchio apparato statale borghese che lascia il campo, la Guardia nazionale prende controllo della maggioranza dei punti strategici della città senza incontrare resistenza.

Il Comitato centrale non aveva giocato nessun ruolo negli avvenimenti di quel giorno, e ciononostante alla sera del 18 scopre di essere alla testa di un regime rivoluzionario basato sul potere dei lavoratori armati.

Si può dire che sia un inizio promettente, ma altri provvedimenti ben più importanti vengono tralasciati. Nel pomeriggio sono occupate le ultime caserme e la Stamperia nazionale, ma non la Banca di Francia. Non viene fatta alcuna opposizione alle truppe in ritirata,

In effetti, gli uomini del Comitato centrale non hanno nessun piano militare perché essi stessi erano rimasti sorpresi dall’insurrezione spontanea della popolazione.

Il 28 marzo sono resi noti i nomi degli eletti al Consiglio della Comune, che diventa “il solo potere riconosciuto”. È composta quasi esclusivamente da persone protagoniste del movimento rivoluzionario negli ultimi mesi. 90 membri, di cui solo 4 marxisti, nel complesso la maggioranza è costituita da proudhoniani o repubblicani di sinistra, nostalgici della rivoluzione del 1789.

La Comune adotta la bandiera rossa, dichiarando che la bandiera della Comune era “la bandiera della Repubblica mondiale” e l’appellativo di membro della Comune “era un segno di fiducia più importante dell’appellativo di cittadino”.

 

I provvedimenti della Comune

Nonostante basi ideologiche confuse, la Comune è pressata da esigenze materiali ed è composta da veri rappresentanti dei lavoratori e quindi fa rapidamente molti passi politici e sociali in avanti, più di qualsiasi governo riformista moderno.

Il 29 marzo è approvato il decreto che abolisce l’esercito permanente e stabilisce l’armamento di tutto il popolo.

Il 2 aprile viene fissato lo stipendio massimo dei funzionari ed il compenso dei membri della Comune, stabilito pari al salario di un operaio qualificato.

L’8 aprile è decretata l’erogazione di una pensione a tutti i feriti e il 10 aprile agli orfani e alle vedove delle Guardie nazionali cadute in combattimento.

Alla fine di aprile è stabilita la requisizione degli alloggi rimasti vuoti per assegnarli alle famiglie le cui abitazioni erano state danneggiate dai bombardamenti delle truppe di Thiers.

Il 2 aprile viene anche abrogato il Concordato napoleonico del 1801. Ricordando che “il clero si è fatto complice dei crimini della monarchia contro la libertà”, si proclama la separazione dello Stato dalla Chiesa, la soppressione delle sovvenzioni alla chiesa e che i beni mobili o immobili appartenenti alle congregazioni religiose siano dichiarati “proprietà nazionale”.

Per quanto il culto non venga proibito né disturbato, molti parroci non si fanno più vedere nelle chiese. A Parigi vi erano 69 chiese cattoliche. Solo una dozzina vengono chiuse con l’accusa di svolgervi attività controrivoluzionaria,

Il 5 aprile, il Consiglio stabilisce che chiunque sia sospettato di complicità con il governo di Versailles venga immediatamente arrestato e imprigionato, che i trattenuti in carcere per decisione del tribunale sarebbero stati “ostaggi del popolo di Parigi” e che “qualunque esecuzione di un prigioniero di guerra o di un sostenitore del governo regolare della Comune di Parigi” sarebbe immediatamente seguita dall’esecuzione di un numero triplo di ostaggi.

Il decreto ha l’effetto di sospendere le esecuzioni sommarie dei prigionieri comunardi, ma per poco tempo. Come ha modo di sottolineare Marx: “Tuttavia non appena Thiers ed i suoi generali si accorsero che il decreto della Comune sulle rappresaglie non era che una vuota minaccia e che venivano risparmiate perfino le spie della gendarmerie travestite da guardie nazionali, allora la fucilazione di massa dei prigionieri venne ripresa.”

Il 16 aprile si dà mandato ai sindacati di individuare, attraverso una commissione d’inchiesta, le officine inattive e di assegnarle a cooperative di operai.

Il 22 aprile si stabiliscono tribunali eguali per tutti, eleggibilità dei giudici, istituzione della corte dei giurati, formata solo da membri della Guardia nazionale

Il 27 aprile vengono soppresse per decreto le multe e le trattenute sui salari operai, in quanto “diminuzione mascherata dei salari”.

Il 19 maggio viene istituita l’istruzione obbligatoria, gratuita e impostata su basi scientifiche.

Il 21 maggio vengono raddoppiati gli stipendi dei maestri e a questi sono parificate le retribuzioni delle maestre. Inoltre è decretata la collettivizzazione dei teatri la cessazione del “regime del loro sfruttamento tramite un direttore o una società”, sostituendolo con “il regime dell’associazione”.

La Comune si trova subito in gravi difficoltà finanziarie, dovute anche alla tattica della Banca di Francia, che non si oppone alle richieste di prestiti della Comune, ma li ritarda e li fraziona. In totale, vengono concessi alla Comune 20 milioni di franchi, a fronte dei 257 milioni franchi concessi nello stesso periodo al governo di Versailles e destinati alla guerra contro la stessa Comune.

Sarebbe necessario assumere il controllo della Banca di Francia, ma il Consiglio della Comune si rifiuta di prendere una tale iniziativa.

Viene fondata l’Unione delle donne per la difesa di Parigi e le cure ai feriti. L’Unione intende non solo organizzare mense, procurare infermiere e ambulanze, trovare vestiario, ma anche collaborare con le commissioni governative per la creazione di lavoro femminile.

Il decreto sulla separazione tra lo Stato e la Chiesa

Il 18 maggio l’Unione invita le operaie di Parigi a riunirsi per costituire camere sindacali di ciascuna corporazione di lavoro, per dare poi origine alla Camera federale di tutte le lavoratrici. Una successiva riunione è convocata il 21 maggio: quel giorno l’esercito di Versailles entra a Parigi e tutti corrono alle barricate, se ne contano almeno 164. Sono attive anche donne e bambini.

Parigi si trova ancora accerchiata dall’esercito tedesco, che manteneva una formale neutralità dal giorno dell’armistizio. I versagliesi si sono riorganizzati, e sono più del doppio dei comunardi. I prussiani permettono loro di attraversare le linee dell’assedio, prendendo alle spalle i difensori di Parigi.

Il 28 maggio la Comune cade. Non esiste un calcolo preciso delle vittime della repressione. Circa 30mila subito ed ancora 20mila nelle settimane successive. Buttati in fosse comuni e bruciati spesso ancora da vivi in quella che verrà ricordata come la “Settimana di sangue”.

La Guardia nazionale viene soppressa, come pure qualsiasi organizzazione dei lavoratori, a cominciare dall’ Internazionale e i sindacati. Thiers dopo qualche giorno telegrafa ai prefetti: “Il suolo è disseminato dei loro cadaveri. Questo spettacolo spaventoso servirà di lezione”.

 

Le lezioni della Comune

La Comune ci mostra l’eroismo delle masse di lavoratori, la loro capacità di unirsi in un singolo blocco e di sacrificarsi in nome di un migliore futuro comune. Ma fu schiacciata.

Mancava un partito rivoluzionario dei lavoratori. La classe operaia parigina, era gravemente influenzata da una fetta esponenti della piccola borghesia seguaci delle fantasie di Proudhon. Questo settore si illudeva di prendere il potere con manovre parlamentari, e di superare il capitalismo con le cooperative e altri metodi gradualistici.

Un partito rivoluzionario dei lavoratori, non è una macchina per manovre parlamentari: è memoria accumulata ed organizzata dell’esperienza di generazioni di lavoratori. In base a ciò può prevedere gli sviluppi futuri ed estrapolare la corretta linea di azione, liberando i lavoratori dal destino di dover sempre ripetere la propria storia di errori, di esitazioni, di decisioni mancate. Invece, la guida della rivoluzione ricadde su una direzione politica del tutto impreparata. Questo avvenne perché il governo Thiers si squagliò, almeno momentaneamente. Avrebbe potuto essere definitivamente schiacciato. Thiers e tutti ministri avrebbero potuto essere arrestati, ma non avvenne. E non solo. Come Marx ed Engels subito rilevarono, fu commesso il madornale errore di non collettivizzare la Banca di Francia ed anche di lasciare che i versagliesi si ritirassero, riorganizzando l’esercito.

Il 18 marzo l’esercito regolare non voleva combattere. La disciplina che potevano imporre gli ufficiali era molto tenue. Si sarebbe potuto infiltrare nell’esercito in ritirata qualche dozzina di attivisti con il compito preciso di istigare alla diserzione. Lo ammisero anche osservatori che sostenevano Thiers. Ma non ci pensò nessuno. Solo il partito rivoluzionario poteva pensarci, ma questo partito non esisteva

Non poteva pensarci il Comitato centrale della Guardia nazionale che necessitava a sua volta di direzione, essendo solo un organo rappresentativo, direttamente eletto dalle masse, che ne rappresentava i sentimenti nel bene e nel male. Rifletteva lo slancio rivoluzionario, ma anche indecisioni ed incongruenze ereditate dal passato e le illusioni nella democrazia borghese.

Prevalse così il sentimento Comune tra le masse: seguire la linea della minor resistenza. Si mantenne l’assurda speranza che il rispetto per gli organi legali borghesi avrebbe coperto la Comune di uno scudo di legalità che avrebbe indotto Thiers a desistere dall’attaccarla.

Questa è la differenza tra la comune di Parigi e l’Ottobre. Il miglior modo per ricordare le masse parigine eroicamente cadute per difendere gli ideali di uguaglianza e libertà è costruire oggi un partito per guidare le rivoluzioni future.

 

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