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Un mondo senza problemi: il messaggio di Alan Woods per l’anno nuovo, 2024

di Alan Woods

[Nota del traduttore: la lingua inglese e quella italiana non sono cambiate allo stesso modo nel corso del tempo. L’autore fa riferimento a termini o espressioni che in inglese hanno assunto un nuovo significato, ma che non necessariamente lo hanno fatto in italiano. Per tale motivo, abbiamo inserito alcune note quando si verificano i giochi di parole più distanti dalla lingua italiana]

 

“Polonio: Cosa leggete, mio signore?

Amleto: Parole, parole, parole.” (Shakespeare)

“Dove fanno un deserto, lo chiamano Pace”. (Tacito)

 

In che mondo meraviglioso viviamo! Il giorno di Capodanno mi sono svegliato all’improvviso e ho scoperto che nessuno ha problemi. Sì, proprio così. Avete letto bene. Finalmente. Non abbiamo più problemi. Solo “criticità“. È vero, sembra che sia possibile morire per una “criticità”. Ma non soffermiamoci su un argomento sgradevole.

Le cose migliorano continuamente. Quando vi alzerete dal letto il 1° gennaio, dopo aver consumato quantità smodate di cibo e bevande per festeggiare il solstizio d’inverno, potreste preoccuparvi di qualche chilo in più che, di conseguenza, avete messo su.

Non è più così! Non siete più grassi, ma solo in sovrappeso o forse un po’ più rotondetti. Ma no! Nemmeno questo. Perché non esiste un’alternativa soddisfacente e politicamente corretta alla parola “grasso”. Né ce n’è bisogno. Perché, indovinate un po’, la grassezza è solo un altro modo di riferirsi a un bel corpo. Quindi non c’è da preoccuparsi.

In questo nuovo mondo in cui tutti i fatti spiacevoli sono stati banditi per sempre, vediamo un’infinità di grandi progressi che lasciano in ombra tutte le scoperte fatte finora dalla razza umana.

Per esempio, le persone non sprecano più tempo prezioso a parlare tra loro, un’occupazione del tutto insensata che ha afflitto gli esseri umani fin dal primo momento in cui hanno scoperto la maledizione del linguaggio. In questo mondo postmoderno, nuovo ed eccitante, gli uomini e le donne hanno scoperto un modo eccellente per eliminare questa maledizione in modo radicale e per sempre.

Se improvvisamente sentiamo il bisogno di comunicare qualcosa a qualcuno, gli comunichiamo che vogliamo “condividere qualcosa con lui”. Ai tempi lontani della mia gioventù, si poteva condividere un segreto o un sacchetto di dolci. Oggi non è più così, a quanto pare.

Né saremo più tormentati da fastidiose telefonate. Al contrario, saremo informati che qualcuno intende “mettersi in contatto con noi” (“reach out”, mettersi in contatto in inglese, ndt). In passato, ci si rivolgeva in questo modo a una persona che rischiava di annegare o di cadere (“reach out” = tendere la mano, nel suo significato tradizionale, ndt) . Ma poiché tali eventi spiacevoli sono ormai vietati dal nostro nuovo mondo, ci si limita a “mettersi in contatto”.

Queste trasformazioni miracolose del linguaggio sono ormai così comuni che c’è il serio pericolo che si radichino in modo permanente nella psiche umana. Se, come me, siete un po’ turbati da questa prospettiva, non preoccupatevi. Perché ecco! Vi porto buone nuove di allegria, di pace sulla terra e di buona volontà per tutti gli abitanti del pianeta Terra.

Da oggi in poi, nessuno verrà più ucciso in guerra. Solo “tolto di mezzo” (taken out in inglese, ndt). Ai tempi della mia giovinezza, era consuetudine portare fuori una ragazza (take out = portare fuori nel suo significato originale in inglese, ndt), di solito in una sala da ballo e in altri luoghi di dubbia reputazione. Ora, invece, se dico che ho intenzione di portare fuori mia moglie (“take my wife out”, nella nuova accezione in inglese: togliere di mezzo mia moglie, ndt) ha un significato potenzialmente sinistro.

Inoltre, in tutte le guerre della nostra nuova era, non ci sarà più alcuna strage di innocenti. Al posto delle vittime civili (fin troppo comuni in ogni guerra fino ad oggi), ci saranno solo “danni collaterali“.

Provate a immaginare. Se Pablo Picasso (un’altra figura odiosa per i moderni inquisitori) dipingesse oggi il suo grande capolavoro contro la guerra, non si chiamerebbe Guernica, ma Danni collaterali. Anche se, in qualche modo, non sembra avere la stessa risonanza.

Se la Bibbia ci suggerisce che “in principio era il Verbo”, come materialisti siamo piuttosto inclini a concordare con Goethe, che rispose: “in principio era l’Azione”

La malattia postmodernista che assilla i cervelli di molti studenti e di quasi tutti i professori universitari si può ridurre al semplice concetto che tutto è determinato dalle parole – ecco perché ripetono all’infinito la parola “narrazione”.

Ma noi siamo materialisti, non idealisti, e capiamo che cambiando semplicemente una parola non si cambia la sostanza di nulla. Shakespeare l’ha espresso piuttosto bene quando ha detto che una rosa con qualsiasi altro nome avrebbe avuto lo stesso profumo. E certe altre sostanze con un altro nome avrebbero lo stesso cattivo odore.

Nella Bibbia leggiamo: “In principio era il Verbo“. A questo il grande poeta e pensatore tedesco Goethe rispose: “In principio era l’Azione“. In questa controversia, siamo propensi a sostenere il punto di vista di Goethe, poiché è abbastanza evidente che gli uomini e le donne hanno agito – cioè sono stati coinvolti in quelle attività urgenti necessarie per la conservazione della vita – molto prima di sviluppare ciò che oggi riconosciamo come linguaggio.

Per l’accademico borghese, tuttavia, le parole sono tutto. Sono i mezzi di comunicazione in cui vive, l’aria che respira e, non da ultimo, la garanzia di un’esistenza confortevole. Perciò, lo sforzo di migliorare la società si riduce, nelle loro menti semplici, a una sola cosa: cambiare le parole.

Non si accorgono mai che cambiando una parola non si modificano minimamente le condizioni esistenti. Peggio ancora, nella misura in cui questa assurdità riesce a influenzare il pensiero delle persone, inevitabilmente le riduce al livello di imbecilli (in questo contesto, la ricerca di un’alternativa politicamente corretta è del tutto superflua).

La piccola borghesia, seguendo le orme dell’Onnipotente, crea uomini e donne a sua immagine e somiglianza: una generazione servile di creature deboli ma pretenziose, eunuchi anemici ed evirati, morti dal collo in su e dalla vita in giù, adatti solo a chiacchierare senza sosta e a esaminare i contorni del proprio ombelico.

La nuova Inquisizione

Questa sorprendente rivoluzione del linguaggio ha evidentemente un enorme significato culturale. Un tempo il Vaticano possedeva una lunga lista di libri nell‘Index Librorum Prohibitorum (in latino “Indice dei libri proibiti”). Si trattava di libri un tempo proibiti dall’autorità della Chiesa cattolica romana in quanto pericolosi per la fede o la morale dei cattolici.

La pubblicazione dell’Indice è cessata nel 1966 ed è stata relegata al rango di documento storico. Ma ora una nuova generazione di inquisitori postmoderni è impegnata a ricreare il famigerato elenco.

Un vero e proprio esercito di censori “politicamente corretti” sta diligentemente setacciando tutte le opere letterarie – comprese quelle universalmente considerate di notevole pregio e genialità – per eliminare ogni traccia di eresia.

Le nuove edizioni delle opere di Roald Dahl – il romanziere britannico più venduto i cui classici per bambini includono La fabbrica di cioccolato, Matilde e James e la pesca gigante – sono state riscritte nel tentativo di renderle meno offensive e “più inclusive”.

A Rudyard Kipling è andata molto peggio. Supera decisamente ogni limite. È vero che molte delle sue opere portano il marchio di una mentalità filo-imperialista. Ma Kipling era comunque un autore di talento che rappresentava il pensiero del suo tempo. Lenin stesso ammirava Kipling per aver descritto accuratamente il linguaggio e la psicologia di un normale soldato britannico dell’epoca.

E poi c’è Shakespeare! Perché leggerlo? Dopo tutto, si sa che era bianco e che si sospetta fortemente che avesse tendenze eterosessuali. Se questo non bastasse a condannarlo a priori, il New York Times ci informa che un numero crescente di insegnanti si rifiuta di studiare Shakespeare.

Lo sfortunato Bardo di Avon è accusato di una lunga lista di reati, tra cui la promozione di “misoginia, razzismo, omofobia, classismo, antisemitismo e misoginia verso le donne di colore”. Non male per uno dei più grandi scrittori a livello mondiale!

Le attività dei nuovi inquisitori non si limitano alla letteratura. Le arti plastiche non se la passano meglio. Recentemente, la direttrice di una scuola in Florida è stata costretta a dimettersi in seguito a una feroce campagna di alcuni genitori nei suoi confronti per aver osato mostrare ai suoi alunni un’immagine del David di Michelangelo, una bellissima figura maschile nuda come Adamo il giorno prima di incontrare Eva.

Nemmeno la scultura è stata risparmiata dalla moderna Inquisizione. Il David di Michelangelo potrebbe presto dover indossare una foglia di fico.

Quest’opera è stata condannata come “pornografia”. Non sarà quindi lontano il giorno in cui, come in epoca vittoriana, ogni statua si troverà ornata da una foglia di fico molto grande per nascondere le parti intime, al fine di proteggere da tale reato i teneri sentimenti e gli scrupoli morali di chi la guarda.

Ora, se si deve giudicare l’intera arte e letteratura dal punto di vista dei pregiudizi attuali, rimarrà ben poco.

Dopo aver demolito la magnifica struttura della cultura umana costruita nel corso di molti secoli, resterebbero alcune opere incolori, banali e noiosissime della confraternita del “politicamente corretto”. L’umanità rimarrebbe infinitamente più povera come risultato di questo vandalismo culturale senza senso.

È vero, questi moderni inquisitori non sono ancora giunti alla logica conclusione che tali opere debbano essere consegnate alle fiamme. Ma abbiate pazienza! La pazienza è la virtù dei forti.

Mentre attendiamo con impazienza l’arrivo delle fiamme dell’Inquisizione in cui saranno gettate senza pietà tutte le grandi opere della letteratura del passato per salvare le nostre anime eterne e la nostra purezza linguistica, vengono attuate altre misure meno drastiche, ma forse altrettanto efficaci.

Ogni giorno che passa, nuovi titoli si aggiungono alla lista della letteratura eretica: classici come le Fiabe dei fratelli Grimm, Shakespeare, l’Inferno di Dante e molti altri sono sottoposti a una censura che fa sembrare a confronto quella praticata da Josif Stalin del tutto innocua.

Per fare un esempio, nella celebre fiaba di Biancaneve dei fratelli Grimm, la fanciulla in questione passa un po’ di tempo a convivere felicemente nella foresta con sette nani.
Per quanto mi ricordo, non è accaduto nulla di spiacevole durante questo periodo di convivenza. I sette nani erano tutti piccoli gentiluomini del tutto rispettabili, con un’indole molto piacevole, felice e cordiale. Inoltre, come la maggior parte delle fiabe, tutto finisce felicemente. Solo la strega cattiva fa una brutta fine del tutto meritata.

Negli ultimi due secoli, la maggior parte delle persone è stata molto soddisfatta di questa favola piacevole e istruttiva. È vero, nella sua versione originale contiene alcuni dettagli piuttosto raccapriccianti. Ma questa è una caratteristica comune a tutto il vero folklore delle origini, che affonda le sue radici in miti e cerimonie pagane dei tempi antichi.

La maggior parte delle persone non sa che i fratelli Grimm erano scienziati seri. A differenza dei nostri ciarlatani postmoderni, erano veri e propri studiosi di linguistica che raccoglievano fiabe non per il divertimento dei bambini, ma per proseguire i loro studi sull’evoluzione della lingua tedesca e dei dialetti.

In effetti, la versione delle Fiabe dei fratelli Grimm che è generalmente conosciuta è stata da tempo censurata per eliminare gli aspetti più spaventosi e raccapriccianti e, a tutt’oggi, sono poche o nulle le prove che queste magnifiche fiabe abbiano mai avuto un effetto negativo sulle menti dei bambini.

Nella corsa alla censura dei grandi capolavori della letteratura, nessuno ha ancora proposto di censurare la Bibbia, che contiene, all’interno di ogni pagina, descrizioni delle azioni più orribili.

Tutti erano infatti molto soddisfatti. Questo fino all’arrivo dei nostri inquisitori linguistici, armati degli strumenti dell’Inquisizione e di un paio di forbici extra-large per renderli innocui.

Il problema è che nel nostro nuovo mondo i nani non esistono più. Così ora, al posto dei nostri vecchi amici, Biancaneve è condannata a trascorrere quella che sembra un’esistenza piuttosto squallida in compagnia di “persone di bassa statura“.

Tutto bene, direte voi. Ma cosa fare con la Bibbia? Si cercherebbe invano in tutti gli annali della letteratura mondiale un’opera così ricca di storie dell’orrore di omicidi, stupri, incesti, torture crudeli e ogni genere di cose da incubo, che emergono in ogni pagina.

È forse giunto il momento di cancellare completamente questo terribile testo misogino, razzista e violento, affinché non continui a infliggere danni psicologici ai giovani?

Ma su questo tema i nostri censori della lingua tacciono. Sebbene si mostrino eroici innovatori quando brandiscono un paio di forbici su grandi opere letterarie, evirando in tal modo autori morti incapaci di difendersi, non sono altrettanto coraggiosi, a quanto pare, quando si tratta di scontrarsi contro i poteri forti della Chiesa e della classe dominante.

A questa accusa, hanno naturalmente una risposta pronta. Il nostro obiettivo, diranno, è evitare di offendere la sensibilità delle persone. Poiché la religione è una questione molto delicata, dobbiamo mettere da parte le nostre opinioni e continuare a permettere che avveleni le menti di milioni di persone, come ha fatto con grande efficacia nelle ultime migliaia di anni.

Una storia di due guerre

Parlando di religione, rivolgiamo la nostra attenzione agli eventi che si stanno svolgendo sotto i nostri occhi. I miti dispongono di un potere specifico sulle menti degli uomini e delle donne, anche di quelli in genere razionali e intelligenti. Il fanatismo religioso è stato usato da secoli per giustificare le più terribili atrocità. E ciò continua ad accadere.

Mentre scrivo queste righe, la forza militare di uno Stato ricco e potente viene mobilitata per schiacciare un piccolo popolo, povero e oppresso, che è stato cacciato in modo violento dalla propria patria e costretto a vivere in un minuscolo e sovraffollato lembo di terra incastrato tra Israele ed Egitto.

La cricca israeliana al potere, guidata da Benjamin Netanyahu, sostiene che Israele ha il diritto di difendersi. E così sta facendo Ma anche i palestinesi hanno il diritto di difendersi da soli, cosa che stanno cercando di fare contro tutte le previsioni.

Come giustifica Netanyahu lo sgombero forzato dei palestinesi dalla terra che occupano da generazioni? Facendo riferimento alla Bibbia. Si limita ad affermare che in un lontano passato mitico “Dio ci ha dato questa terra”. Poiché Dio, purtroppo, non è attualmente disponibile per confermare o smentire questa affermazione, ci si aspetta che la accettiamo semplicemente sulla fiducia.

Ma a noi marxisti i miti, che siano religiosi o meno, non servono. Dobbiamo cercare le ragioni della guerra in cause molto materiali che non hanno nulla a che fare con un uomo invisibile tra le nuvole che per migliaia di anni non ha rivolto una sola parola ad alcun essere umano e la cui volontà può quindi essere interpretata in qualsiasi modo si voglia.

L’attacco israeliano a Gaza non ha nulla a che fare con la religione o con l’autodifesa. Ha tutto a che fare con la vendetta e con il desiderio, appena celato, della cricca al potere in Israele di distruggere completamente Gaza e di spingere la sua popolazione nel deserto egiziano.

Insieme all’intensificazione dell’oppressione feroce nei confronti del cosiddetto Stato autonomo palestinese in Cisgiordania e alle attività violente delle bande quasi fasciste di “coloni”, ciò potrebbe essere descritto come il tentativo di Netanyahu di trovare una soluzione finale al problema palestinese.

Naturalmente, questa affermazione sarà accolta da un’esplosione di violenta indignazione da parte della cricca al potere in Israele e dei suoi sostenitori. Ma, francamente, turbare la sensibilità di queste persone è una considerazione del tutto secondaria per noi, data l’estrema gravità della situazione.

La cinica ipocrisia delle potenze occidentali è messa completamente a nudo dal netto contrasto dell’atteggiamento dei loro media nei confronti delle guerre a Gaza e in Ucraina. I recenti avvenimenti lo hanno dimostrato ancora una volta.

Il 28 dicembre, la Russia ha lanciato il più grande attacco di missili e droni dall’inizio della guerra. Ha colpito obiettivi in tutta l’Ucraina, fino a Leopoli, al confine con la Polonia. L’obiettivo era una base di addestramento delle forze occidentali in Ucraina.

Secondo gli ucraini, il numero complessivo di missili e droni ha superato i 160.

L’attacco ha sopraffatto le difese ucraine. Ha messo a nudo le debolezze nevralgiche delle difese aeree ucraine. Sono stati causati danni significativi (i dettagli non sono stati resi pubblici da Kiev). Ma quante persone sono state uccise?

In un primo momento, la cifra indicata era di 18 morti. In seguito è stata aumentata a circa trenta. Come al solito, il rappresentante delle Nazioni Unite non ha perso tempo a bollare questo fatto come un crimine di guerra efferato e una violazione palese del diritto internazionale.

C’è qualcosa di strano in tutto ciò.

L’obiettivo dell’attacco era probabilmente quello di indebolire ulteriormente le difese dell’Ucraina, in modo da renderla incapace di resistere a un’avanzata russa in grande stile, che è ora una possibilità concreta. Ma qualunque sia stata l’intenzione di questo attacco, non era certo quella di massacrare i civili.

Il lancio di oltre 160 missili e droni (secondo le fonti ucraine) nel corso degli attacchi in tutta l’Ucraina farebbe pensare a un numero molto elevato di vittime, almeno diverse centinaia. Ma le cifre fornite dalle fonti ufficiali ucraine assommano solo a una trentina.

Va da sé che la morte anche di una sola persona è una tragedia. Ma se confrontiamo queste cifre con il sanguinoso massacro di civili che ogni giorno viene inflitto alla popolazione di Gaza da bombardamenti indiscriminati delle forze armate israeliane, il contrasto è del tutto lampante.

Attiriamo la vostra attenzione sulla campagna condotta con grande clamore per molti mesi al fine di far comparire Vladimir Putin davanti al tribunale dell’Aia per essere processato come criminale di guerra. Ma non è in atto una campagna simile per incriminare Netanyahu per crimini di guerra e per la violazione più palese di quello che viene ridicolmente chiamato “diritto internazionale”.

Questo silenzio assordante ci dice tutto quello che dobbiamo sapere sugli standard morali degli autoproclamati sostenitori della democrazia, dell’autodeterminazione e dei diritti umani.

Solo il governo del Sudafrica ha osato accusare gli israeliani di condurre una guerra di sterminio contro la popolazione di Gaza. La reazione del governo israeliano era del tutto prevedibile. La loro furiosa indignazione non ha conosciuto limiti. “Cosa, noi? Aggressori? Ma noi stiamo solo cercando di difenderci da un’aggressione. Non abbiamo forse il diritto di difenderci?”.

Questo è un esempio di ipocrisia nella sua veste più sfacciata. Non cavilleremo sulle parole, se non per dire che se questo non è un genocidio, di certo ci si avvicina molto.

Persone sciocche e ingenue sono cadute nella trappola preparata dalla cricca al potere in Israele. Per molti decenni, quest’ultima ha fatto l’uso più cinico dell’Olocausto e dei crimini mostruosi commessi in passato contro il popolo ebraico.

Tutte le persone di buon senso naturalmente condannano quei crimini e si oppongono al veleno dell’antisemitismo. Ma questo non può e non deve essere interpretato come un assegno in bianco a Netanyahu e ai reazionari mostruosi del suo governo di ultradestra per commettere omicidi di massa.

Puntano il dito contro le uccisioni perpetrate da Hamas e da altri gruppi il 7 ottobre. È stata un’atrocità spaventosa. Ma non si può giustificare un atto di malvagità puntando il dito contro un altro atto simile.

Il massacro sanguinoso di uomini, donne e bambini a Gaza ha già causato quasi 30.000 vittime, senza contare quelle sepolte sotto le macerie degli appartamenti e delle case bombardate. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la lotta contro Hamas.

Il bombardamento di obiettivi civili chiaramente non è accidentale. L’intera popolazione viene presa di mira deliberatamente, poiché, secondo i falchi israeliani, sono tutti malvagi come Hamas e ricevono quello che si meritano.

Il fatto che un popolo abbia subito l’oppressione in passato non gli dà il diritto di infliggere atti di violenza e oppressione contro un altro popolo oggi. Nella storia è accaduto troppo spesso che un popolo un tempo oppresso e sottomesso si trasformi nell’oppressore più mostruoso.

Gli stessi Stati Uniti un tempo erano una colonia oppressa dalla Gran Bretagna. Ma oggi non è più così. Oggi l’imperialismo statunitense è una grande potenza economica e militare che tenta di sottomettere il mondo intero al suo dominio e schiaccia sistematicamente ogni nazione che tenta di opporre resistenza.

E cosa ha in comune l’odierno Stato di Israele con i poveri ebrei oppressi nei ghetti dell’Europa orientale prima della Seconda guerra mondiale? Il solo paragone è mostruoso e assurdo.

Ipocrisia imperialista

Le richieste di mettere sotto processo il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia avranno un’efficacia minima, se non nulla.

In pratica, non c’è modo di metterle in pratica. In ogni caso, gli appelli al “diritto internazionale” o al “diritto umanitario” sono del tutto vuoti. Solone il grande, l’autore della costituzione ateniese, disse: “la legge è come una tela di ragno. Trattiene gli insetti piccoli, mentre i grandi la trafiggono e restano liberi”.

A distanza di oltre 2.000 anni, non c’è molto da aggiungere a questa affermazione concisa e perspicace. Né gli imperialisti né il regime reazionario israeliano si preoccupano minimamente del diritto o di qualsiasi preoccupazione umanitaria. Lo hanno dimostrato molto chiaramente con la loro guerra barbara contro la popolazione di Gaza.

Il comportamento dell’amministrazione Biden nella guerra di Gaza va ben oltre la semplice complicità. L’imperialismo statunitense partecipa attivamente al sanguinoso assalto contro la popolazione indifesa di Gaza. La realtà è che questa guerra criminale di aggressione non potrebbe durare un solo giorno senza il sostegno attivo di Washington.

È vero che il mostruoso massacro di civili a Gaza ha avuto un effetto disastroso sull’immagine degli Stati Uniti in Medio Oriente e in tutto il mondo.

Le Nazioni Unite si sono dimostrate del tutto incapaci di fare qualcosa per attuare le ripetute risoluzioni sulla questione della Palestina. Tuttavia, i risultati di diverse votazioni in seno alle Nazioni Unite servono a sottolineare il crescente isolamento degli Stati Uniti nel mondo.

Nonostante ciò, l’amministrazione Biden mantiene ostinatamente il suo appoggio incondizionato a Israele nella sua guerra contro il popolo palestinese. Il fatto che sia stata costretta dalla pressione dell’opinione pubblica a chiedere un approccio “più moderato” da parte di Israele e un aumento degli “aiuti umanitari” non significa proprio nulla.

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato lo stanziamento di 14,5 miliardi di dollari in aiuti militari per Israele. Stanno armando gli israeliani fino ai denti con ogni tipo di arma di distruzione, utilizzate per compiere un massacro indiscriminato della popolazione di Gaza.

Gli americani stanno facendo di tutto per sabotare le richieste di un cessate il fuoco, che Netanyahu non ha alcuna intenzione di accettare. Allo stesso tempo, rilasciano dichiarazioni pubbliche ipocrite, chiedendo gentilmente agli israeliani di fare tutto il possibile per evitare vittime civili mentre bombardano a tappeto la popolazione.

Questo comportamento è simile a quello di un assassino che, mentre pugnala a morte la sua vittima indifesa, la prega di non fare tanto rumore, perché potrebbe disturbare i vicini e danneggiare la reputazione dell’assassino stesso.

Non contenti di ciò, i falchi di Washington esercitano forti pressioni per un attacco all’Iran. Non è un segreto che l’imperialismo statunitense desideri da tempo infliggere una dura sconfitta militare all’Iran, considerato come l’elemento di instabilità più pericoloso in Medio Oriente.

Non appena è iniziato il conflitto a Gaza, gli americani hanno inviato due portaerei nella regione: una nel Mediterraneo orientale, l’altra nel Mar Rosso. L’intenzione era perfettamente chiara: lanciare un attacco aereo devastante contro l’Iran.

Tuttavia, Netanyahu e persino il vecchio rimbambito che risiede alla Casa Bianca si rendono conto che un conflitto militare con l’Iran non sarà una passeggiata. Ecco perché finora hanno agito con cautela.

Per qualche tempo hanno esitato. Ma ora tutti i fattori puntano verso un conflitto aperto. Israele minaccia di agire per allontanare Hezbollah dal confine con il Libano se gli attacchi del gruppo di miliziani continueranno. Tutto ciò sta alimentando uno stato d’animo bellicoso e sta preparando la popolazione alla guerra.

L’esito finale è ancora da vedere. Ma l’intero Medio Oriente è una polveriera pronta ad esplodere. È possibile che al momento della pubblicazione di questo articolo sia già iniziata una nuova e sanguinosa fase della guerra.

L’anno 2024 inizia quindi proprio come è finito il 2023: un quadro di sofferenze continue, crisi economica, di diminuzione del tenore di vita, guerre e orrori ovunque.

Sono sintomi evidenti che il sistema capitalista è entrato in un periodo di declino terminale che minaccia l’esistenza stessa della civiltà, della cultura e forse anche le prospettive future della vita sulla Terra.

Questo mese ricorre il centesimo anniversario della morte di Vladimir Ilic Lenin, il più grande rivoluzionario dei tempi moderni insieme a Lev Trotskij. Lenin mise in guardia che l’esistenza del sistema capitalista rappresenta la più grave minaccia per l’umanità. Diceva che il capitalismo è un orrore senza fine. Le sue parole sono state pienamente confermate da tutta la storia successiva.

I capitalisti e i loro rappresentanti politici non hanno alcuna soluzione alla crisi attuale. Con le loro azioni, non fanno che peggiorare mille volte una situazione già pessima. Stanno passando da una catastrofe all’altra come un cieco che inciampa verso un precipizio. E minacciano di trascinare il mondo intero con loro.

Il sistema è come un malato terminale e nessun intervento riformista può salvarlo. L’unica soluzione possibile è una trasformazione radicale.

Si dice che in un momento decisivo alla vigilia della battaglia, Costantino, il primo imperatore cristiano, innalzò un vessillo con il segno della croce e radunò le sue truppe al grido di guerra: In hoc signo vinces – “Sotto questo segno vincerai”.

Oggi è il vessillo di Lenin e Trotskij, della rivoluzione socialista e del comunismo, che è destinato a guidare i lavoratori e tutte le masse oppresse verso un mondo nuovo e migliore, in cui guerre, povertà e oppressione costituiranno solo un brutto ricordo del passato.

 

Londra, 1 gennaio 2024

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