La controffensiva ucraina: una valutazione preliminare
7 Giugno 2023Le divisioni sempre maggiori nelle relazioni mondiali e i compiti dei comunisti
10 Giugno 2023Martedì 6 giugno, il mondo si è risvegliato con la notizia di una nuova “atrocità dei russi”. Un’enorme diga a Nova Kakhovka, in un’area controllata dai russi nell’Ucraina meridionale, è crollata, rovesciando un torrente d’acqua dal fiume Dniepr e provocando un’inondazione devastante nell’oblast di Kherson.
I notiziari e i social media, in questo momento, sono ricoperti di scene apocalittiche di distruzione, con interi palazzi che vengono spazzati via. Le autorità di Kherson controllate rispettivamente dall’Ucraina e dalla Russia hanno dichiarato lo stato d’emergenza e hanno intrapreso operazioni di evacuazione, dal momento che decine di migliaia di civili da entrambe le parti si sono trovati senza casa a causa dell’inondazione.
Il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha immediatamente dichiarato questo incidente un “crimine di guerra” compiuto da “terroristi russi”, e ha scritto su Twitter che: “la distruzione della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka semplicemente conferma al mondo intero che [la Russia] deve essere cacciata da ogni angolo del territorio ucraino. Non un singolo metro dovrebbe essere lasciato loro, perché utilizzano ogni metro per il terrore”.
Poi, ha paragonato il crollo della diga a “far esplodere una bomba ecologica di distruzione di massa” e ha affermato che “per la sua stessa sicurezza, il mondo dovrebbe adesso mostrare che la Russia non la farà franca dopo aver compiuto questo atto di terrore”.
Il coro di condanna dell’Occidente
Gli alleati europei dell’Ucraina hanno intonato un coro di condanna, e il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha giurato su Twitter che: “la Russia dovrà pagare per i crimini di guerra commessi in Ucraina. La distruzione della diga, un attacco ignobile a un’infrastruttura civile, mette a rischio migliaia di persone nella regione di Kherson”.
I falchi di Westminster hanno promesso di “rispondere” e il Ministro degli Esteri James Cleverly ha definito la distruzione della diga “un atto ripugnante… colpire in modo intenzionale esclusivamente infrastrutture civili è un crimine di guerra”.
Ci sono stati appelli per un’escalation immediata nell’invio di armi occidentale, come quando il belga Guy Verhofstadt, un liberale reazionario membro del Parlamento Europeo, ha twittato che “il sostegno all’Ucraina per liberare il proprio territorio deve aumentare!”. Alcuni, come il senatore americano Richard Bluementhal, hanno attribuito una dimensione “nucleare” a quest’ultimo “crimine di guerra”, dato il pericolo posto alla vicina centrale nucleare di Zaporizhzhia (che si trova in mani russe), poiché questa fa affidamento alle acque del Dniepr per raffreddare i suoi reattori.
Tutto ciò, nonostante l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) abbia subito confermato che “non c’è alcun rischio immediato per la sicurezza” nella centrale di Zaporizhzhia. Tuttavia, Kiev ha subito alimentato i timori avvertendo che la prossima mossa della Russia potrebbe essere di “far saltare” la centrale nucleare stessa, secondo il Times.
La stampa ha diligentemente ripetuto le accuse dell’Ucraina. “Evacuazioni di massa in Ucraina dopo che la Russia “fa esplodere una diga”, ha titolato il Daily Mail; “La distruzione da parte della Russia di una diga vicino a una centrale nucleare ucraina è un altro crimine di guerra di Putin”, ha tuonato Bloomberg; “Putin “fuori di testa” trasforma una centrale nucleare in una bomba atomica improvvisata””, ha strillato il Sun. Non solo la stampa scandalistica, ma anche “seri” organi della borghesia hanno ripetuto la linea condivisa, come il Financial Times che ha scritto: “La Russia ha tutto da guadagnare dal crollo della diga ucraina”.
Nonostante il frastuono mediatico, non c’è un briciolo di prove che ci sia la Russia dietro il danneggiamento della diga. Il Cremlino ha negato la propria responsabilità e ha puntato il dito contro l’Ucraina, e il portavoce del presidente russo Dmitrij Peskov lo ha definito un atto di “sabotaggio” volto a provocare una crisi idrica in Crimea.
In questa guerra, nella quale la propaganda ha giocato un ruolo altrettanto importante dei carri armati e dei cannoni, entrambe le parti hanno riversato un fiume di accuse infondate, illazioni e aperte menzogne. Dobbiamo evitare di farci travolgere e focalizzarci sui fatti. Nella reazione al crollo della diga di Nova Kakhova, osserviamo uno schema simile a quello del bombardamento del gasdotto Nord Stream, del missile che era atterrato su un silos di grano polacco, e di molti altri incidenti del genere.
Il copione è questo: l’Ucraina incolpa immediatamente la Russia e chiede più armi e appoggio, o persino un intervento diretto della NATO nella guerra. Il circo mediatico occidentale è letteralmente impazzito e condanna acriticamente la Russia per il suo ultimo atto di barbarie. I Russi negano il proprio coinvolgimento e incolpano a propria volta l’Ucraina e/o i suoi alleati.
In seguito, appena giungono maggiori informazioni, o quando inizia a serpeggiare una certa agitazione riguardo a uno scontro diretto che coinvolga la NATO, emergono note di cautela (solitamente guidate dall’imperialismo statunitense). In questa occasione, è toccato al portavoce del Dipartimento di Stato americano, l’ammiraglio John Kirby, deludere coloro che già pregustavano una Terza Guerra Mondiale.
“Abbiamo visionato i rapporti che indicano la Russia come responsabile dell’esplosione della diga” ha detto. “Stiamo facendo del nostro meglio per verificare questi rapporti e stiamo lavorando con gli ucraini per raccogliere maggiori informazioni, ma non possiamo dire in maniera definitiva cosa sia accaduto”[corsivo nostro].
Nel corso della notte, il tono della stampa occidentale è cambiato. I titoli unanimi che accusavano la Russia si sono trasformati in resoconti piuttosto vaghi sul fatto che la diga sia stata “distrutta” e che “ognuna delle parti accusa l’altra”:
Anche prima di tutto ciò, c’erano già dei dubbi. Il primo titolo prodotto dal quotidiano tedesco Bild, pubblicato appena dopo la diffusione della notizia del crollo della diga, recitava: “La Russia distrugge una diga importante in Ucraina”. Nel giro di una o due ore, ha cambiato in “Distrutta importante diga in Ucraina”.
Chi ha fatto saltare in aria la diga?
Come abbiamo detto tante volte, quando ci si trova davanti una situazione misteriosa in politica, la prima domanda che dobbiamo porci è: cui prodest? In questo caso, la questione è lungi dall’essere semplice.
Da un lato, il crollo della diga coincide con le prime fasi della tanto attesa controffensiva ucraina. Di primo acchito, sembrerebbe che la Russia venga favorita dal fatto che la già difficile impresa di guadare il fiume Dnepr a sud sia diventata quasi impossibile per l’esercito ucraino, almeno per il prossimo periodo, impedendo così un avanzamento sul fronte di Zaporizhzhia.
Inoltre, la Russia mantiene il controllo della diga da mesi, il che le ha fornito numerose occasioni per installarvi dell’esplosivo, preparando il sabotaggio e la ritirata. Soprattutto, la natura caotica della ritirata delle truppe ucraine dalle aree inondate suggerisce come siano state colte di sorpresa.
Dall’altro lato, anche le linee difensive russe sono state danneggiate dall’esplosione della diga e sembra che le loro truppe si siano lanciate in una ritirata precipitosa in fuga dall’innalzarsi delle acque. Dato che i russi al momento controllano la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la prospettiva di un incidente nucleare (seppur remoto) non è chiaramente nei loro interessi. Come non lo è perdere il controllo sulla leva della principale fonte di energia nella regione, il che rende privi di fondamentole voci di un piano imminente per bombardare la centrale. Ma soprattutto il corso d’acqua che ospitava la diga fornisce il grosso dell’acqua dolce alla penisola di Crimea, controllata dai russi e la cui difesa è una delle principali priorità del Cremlino.
Notiamo anche che, nonostante sia ancora nelle sue fasi iniziali (e la nebbia della guerra offuschi i fatti sul campo), la controffensiva ucraina è iniziata apparentemente in maniera deludente per Kiev, dal momento che i primi combattimenti hanno ottenuto poco o nulla e hanno provocato pesanti perdite. Il disastro umanitario causato dal crollo della diga potrebbe offrire una distrazione provvidenziale dalle perdite ucraine sul campo di battaglia (per non citare le grandi quantità di armi e mezzi militari finiti in cenere) e uno strumento per mantenere gli alleati dalla propria parte.
Inoltre, un articolo pubblicato sul Washington Post lo scorso dicembre, dopo l’ultima grande controffensiva ucraina a Kherson e a Kharkiv, cita il generale maggiore Andriy Kovalchuk, che ammise che l’Ucraina aveva attaccato in precedenza la diga:
“Kovalchuk ha preso in considerazione di fare esondare il fiume. Gli ucraini, ha detto, hanno persino condotto un attacco come test con un lanciarazzi Himars su una delle pareti della diga di Nova Kakhovka, facendo tre buchi nel metallo per vedere se l’acqua del Dniepr potesse salire abbastanza da ostacolare il passaggio dei russi senza inondare i villaggi vicini. Il test è stato un successo, ha detto Kovalchuk, ma l’operazione è stata relegata come ultima opzione. Non ha proceduto”.
Notiamo che non si è sollevato nessun clamore quando gli ucraini hanno apertamente ammesso quello che adesso alcuni descrivono come un potenziale “crimine di guerra nucleare”!
È anche possibile che la diga semplicemente abbia ceduto per i danni accumulati. La BBC cita immagini satellitari che mostrerebbero che “le sue condizioni si stavano deteriorando da parecchi giorni” (di certo non aiutata dagli attacchi ucraini con gli Himars menzionati sopra). Le stesse immagini mostrano una strada che attraversa la diga con danni apparenti già dal 2 giugno, probabilmente a causa del precedente bombardamento ucraino.
Bisogna dire che se la diga ha ceduto da sola, il tempismo è stato piuttosto azzeccato. Tuttavia, il fatto che sia il territorio controllato dai russi sia quello controllato dagli ucraini sia stato inondato, e che nessuno dei due abbia prodotto delle prove decisive sul coinvolgimento dell’altro, verosimilmente suggerisce o un collasso inaspettato o anche un’operazione andata per il verso sbagliato di parte di una delle due parti.
I giochi cinici dell’imperialismo
Chiunque sia il colpevole, è chiaramente un disastro immenso che ha imposto una miseria ancora più profonda a un numero di persone innumerevole rimasto imprigionato in una zona di guerra spaventosa. Il 94% dei terreni agricoli di Kherson sono rimasti senza irrigazione, migliaia di case sono state distrutte, centinaia di migliaia sono stati lasciati senza acqua potabile e il danno ambientale alla zona circostante potrebbe impiegare anni per essere risolto. Questa catastrofe è parte della barbarie inevitabile causata da una guerra per procura tra rapaci potenze imperialiste.
I guerrafondai in Occidente, che stanno cavalcando questa e altre catastrofi per chiedere di riversare più armi nel campo di battaglia, stanno condannando la popolazione in Ucraina a languire in questo incubo al servizio dei cinici interessi dell’imperialismo statunitense. Questo per non menzionare il pericolo in cui viene messa la classe operaia del mondo, se si permette a questo conflitto di inasprirsi ulteriormente.
I burattinai di Washington, da parte loro, non desiderano vedere questa guerra trasformarsi in uno scontro diretto tra la NATO e la Russia, non importa quali disastri accadano alla popolazione della regione. Vogliono semplicemente prolungare il conflitto abbastanza a lungo da logorare la Russia. Questa è la ragione dietro i tentativi di Washington di fare appello alla calma prima che la situazione sfugga di mano. Di nuovo, abbiamo visto questo copione ripetersi migliaia di volte.
A marzo, abbiamo raccontato di due articoli, usciti simultaneamente sul Die Zeit e sul The New York Times, che affermavano che un’inchiesta delle autorità tedesche aveva presentato delle prove secondo le quali agenti ucraini avevano avevano piazzato esplosivi sul gasdotto Nord Stream. È curioso che, nello stesso giorno della diffusione della notizia dell’esplosione della diga di Nova Kakhovka, sia apparso un nuovo articolo sul Washington Post che dava ulteriori dettagli che coinvolgevano l’Ucraina nel sabotaggio.
Queste “nuove” informazioni (a differenza di quelle divulgate in precedenza, il che fa sospettare una manipolazione spregiudicata) suggeriscono che l’esercito ucraino sia direttamente coinvolto ai suoi livelli superiori. “Tutti gli uomini coinvolti facevano rapporto direttamente al generale Valerii Zaluzhnyi, l’ufficiale di più alto grado del paese”, ha scritto il WP, “che è stato messo al comando affinché il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, non venisse a conoscenza dell’operazione”.
Inoltre, il Washington Post ha dichiarato di aver visionato documenti “dettagliati” dai recenti Pentagon Leaks, che provano che gli Stati Uniti sapevano in anticipo dell’intenzione degli ucraini di sabotare il Nord Stream:
“Il rapporto di intelligence si è basato su informazioni ottenute da un individuo in Ucraina. Le informazioni della fonte non possono essere corroborate immediatamente, ma la CIA ha condiviso il rapporto con la Germania e con altri paesi europei lo scorso giugno, secondo svariati funzionari pratici dell’argomento, che hanno parlato a condizione di restare anonimi, discutendo operazioni sensibili di intelligence e di incontri diplomatici”.
Il WP dice di “aver concordato di non divulgare il nome del paese europeo né alcuni aspetti del piano sospetto su richiesta dei funzionari del governo, che hanno detto che rendere pubbliche le informazioni minaccerebbe le fonti e le operazioni”.
Perché ha scelto questo momento per vuotare il sacco? Come con gli articoli del New York Times e del Die Zeit, sembra che gli imperialisti stiano usando la stampa borghese “seria” per fare pressioni all’Ucraina a non tirare la corda. Gli ultimi paragrafi dell’articolo del WP commentano le operazioni ucraine nel territorio russo dicendo: “Gli ufficiali dei servizi segreti americani … da tempo sono preoccupati delle operazioni aggressive dell’Ucraina che potrebbero trasformare la guerra in un conflitto diretto tra la Russia e gli Stati Uniti e i suoi alleati NATO”. Continua:
“I funzionari a Washington e in Europa hanno ammonito l’Ucraina per gli attacchi fuori dal suo territorio che ritengono siano andati troppo in là. Dopo che un’autobomba vicino Mosca ha ucciso a agosto Daria Dugina, in un attacco presumibilmente indirizzato a suo padre – un noto nazionalista russo che con i suoi scritti aveva aiutato a modellare la narrativa del Cremlino sull’Ucraina – i funzionari occidentali hanno detto di aver chiarito a Zelensky che considerano responsabili gli agenti del suo governo. L’attacco è stato visto come provocatorio e ha rischiato di provocare una forte risposta russa, hanno detto i funzionari. L’Ucraina ha persistito nei suoi attacchi verso la Russia, inclusi attacchi con droni in una pista di atterraggio e su obiettivi a Mosca, che i funzionari statunitensi hanno ricondotto a Kiev”.
In una dichiarazione esplosiva, l’articolo afferma che un “documento di intelligence trapelato su Discord” rivela che “alla vigilia del primo anniversario della guerra, i servizi segreti militari ucraini concordarono, “su richiesta di Washington”, di rimandare degli attacchi pianificati su Mosca… questo incidente rivela una tensione più profonda che è esistita durante tutta la guerra: l’Ucraina, desiderosa di portare lo scontro nel territorio russo, viene trattenuta a volte dagli Stati Uniti” [corsivo nostro].
Questa è la prova inscalfibile di un punto che abbiamo sollevato più e più volte e che è stato rivelato esplicitamente nei Pentagon Leaks: questa è una guerra per procura, non è l’Ucraina, ma sono gli Stati Uniti a condurre le danze. Come sempre, possiamo leggere la stampa borghese come se fosse la voce del Dipartimento di Stato, che parla forte e chiaro ai suoi “amici” a Kiev. E cosa dice? Basta stuzzicare l’orso! Basta cercare di trascinare la NATO nello scontro, o toglieremo l’appoggio occidentale nei vostri confronti accusandovi di un attacco terroristico contro un’infrastruttura civile!
Che dietro il sabotaggio del Nord Stream ci sia l’Ucraina, o che (come sostenuto dal giornalista investigativo americano Seymour Hersh) gli Stati Uniti abbiano organizzato l’operazione, il fatto che una notizia-bomba di questo tipo sia apparsa in un giornale americano prestigioso è qualcosa di simile a un’ammissione che il governo statunitense come minimo era a conoscenza di questo attacco. Il quale, lo ricordiamo ai lettori, è stato chiaramente un “crimine di guerra” e ha fatto sprofondare milioni di europei nella povertà energetica.
Tornando alla diga di Nova Kakhovka, né Washington né Kiev sono al di là di ogni sospetto rispetto a attacchi terroristici contro infrastrutture civili. Al contrario, lo abbiamo visto con il bombardamento del ponte di Crimea l’anno scorso. Ovviamente, non c’è limite alla brutalità cui l’imperialismo americano è disposto a ricorrere, data la lista di crimini e massacri compiuti nel suo nome, che superano di gran lunga quelli di qualsiasi altra potenza mondiale.
Ma il brutale regime oligarchico in Russia è anch’esso perfettamente capace di portare avanti un’azione simile per ottenere un vantaggio militare. Come abbiamo detto ripetutamente, questa è una guerra reazionaria sotto ogni aspetto, e non c’è un briciolo di contenuto progressista in nessuno dei due campi. I comunisti in tutto il mondo dovrebbero accogliere le affermazioni dei rispettivi governi con il più profondo scetticismo.
Mentre la guerra si trascina, in Occidente vediamo sempre di più come la nostra cosiddetta “stampa libera” non rappresenta altro che uno strumento di propaganda dell’imperialismo occidentale. Essa è totalmente complice dei giochi sanguinari delle potenze mondiali ed è incaricata di modellare l’opinione pubblica per adattarla alle loro esigenze, e non dovrebbe mai essere presa per sulla parola.
Lungi dall’essere i difensori del popolo ucraino, gli imperialisti e la loro stampa prezzolata sono i peggiori nemici dei lavoratori in Ucraina e in tutto il mondo. È dovere dei marxisti smascherare le loro menzogne e il loro squallido doppiopesismo e fare appello a una lotta unitaria della classe operaia contro il nostro nemico principale: quello in casa nostra.
7 giugno 2023