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18 Luglio 2016Per la centralità della classe operaia nella lotta al capitalismo
19 Luglio 2016La Turchia è stata scossa da eventi drammatici. Ieri, truppe armate sono scese per le strade di Istanbul e Ankara. Hanno chiuso i principali aeroporti e ponti mentre i jet militari rombavano a volo radente sulle città. Un colpo di stato era in corso.
I soldati hanno occupato gli edifici dell’emittente di stato turca TRT e hanno bloccato le trasmissioni. Quando sono riprese, i soldati stavano costringendo il presentatore a leggere una dichiarazione che diceva:
“Le Forze Armate Turche hanno completamente preso il controllo dell’amministrazione del paese per reinstaurare l’ordine costituzionale, i diritti umani e la libertà, il rispetto della legge e la sicurezza generale che erano compromessi. Tutti gli accordi internazionali sono ancora validi. Speriamo che tutte le nostre buone relazioni con gli altri Stati continueranno.”.
È stato l’ottavo tentativo di colpo di stato, e se fosse riuscito sarebbe stato il quinto colpo di stato riuscito dal 1960 in Turchia. C’è stata però una svolta negli eventi quando il primo ministro turco è apparso in video, libero, e ha rilasciato una dichiarazione ai media internazionali. Ha detto:
“Questo è un attacco contro la democrazia turca. Un gruppo all’interno delle forze armate ha tentato di rovesciare il governo democraticamente eletto fuori dalla catena di comando. La dichiarazione fatta dalle Forze Armate non è stata autorizzata dal comando militare. Sollecitiamo il mondo a mostrare la propria solidarietà al popolo turco.”
Poco dopo, il Presidente Erdoğan è apparso sulla CNN turca tramite una videochiamata, invitando le persone a uscire e occupare piazze e aeroporti per combattere il colpo di stato.
La risposta è stata molto rapida. Migliaia di sostenitori dell’AKP si sono riversati per le strade affrontando i soldati, arrampicandosi sui carri armati e alcuni addirittura prendendo il controllo dei carri armati e allontanadoli. Molti sono rimasti feriti durante le schermaglie, ma il movimento sembra aver sconfitto il colpo di stato.
Allo stesso tempo, tutti i principali partiti politici si sono schierati contro il golpe. Il leader del CHP, principale partito dell’opposizione, ha fatto un appello per sostenere il presidente e scendere in piazza. Molti sostenitori del CHP, nonostante fossero fortemente contro l’AKP, lo hanno fatto per protestare contro il golpe. Nonostante il profondo odio nei confronti di Erdoğan, in molti non hanno dimenticato la sanguinosa dittatura militare degli anni ’80. Le poche migliaia di soldati sono state sommerse da migliaia di protestanti.
Nel giro di poche ore il colpo di stato ha iniziato a disintegrarsi. Dappertutto i soldati hanno iniziato a ritirarsi di fronte alle proteste aggressive, e sono arrivati messaggi di sostegno per il presidente da parte degli ufficiali di rango superiore dell’esercito. Il presidente Erdoğan è atterrato all’aeroporto Ataturk a Istanbul e ha immediatamente rilasciato una veloce dichiarazione sulla sconfitta dell’“insurrezione”. Ha poi continuato annunciando l’epurazione delle forze armate e la “pulizia dell’intero paese”.
Lo scontro è continuato durante la notte, con sacche di resistenza isolate di soldati che hanno combattuto nelle città principali, causando diverse centinaia di morti e più di mille feriti. Nonostante ciò, il golpe in sé è stato sconfitto rapidamente e Erdoğan ha assunto di nuovo i suoi poteri.
“Un colpo di stato sgangherato”
Il colpo di stato è fallito. Ha lasciato tuttavia una coda e rimangano molte domande in attesa di una risposta. L’esercito turco non è estraneo ai colpi di stato. Nonostante ciò, questo è stato condotto con una preparazione e una pianificazione quasi infantili. Dopo essere scesi per le strade e aver dichiarato che stavano prendendo il potere, chi stava dietro al golpe non ha fatto nulla per prendere realmente il potere e consolidarlo. Forse stavano aspettando che altri settori dell’esercito si schierassero a sostegno del golpe, ma non hanno fatto molto per trasmettere questo messaggio – almeno in pubblico.
In realtà, nessuno ha capito esattamente chi fossero o cosa volessero esattamente, a parte la loro vaghissima dichiarazione, e non hanno cercato di mobilitare nessuno nelle strade e non hanno arrestato nessuno. Anzi, Erdoğan e il suo governo, assieme ai dirigenti dell’AKP, ai vertici della polizia e altri sostenitori del regime, sono rimasti liberi e i loro uffici non son o stati praticamente toccati. Un funzionario dell’AKP ha detto che si era verificata un’incursione nel suo ufficio e che gli è stato “chiesto” di arrendersi. Chiaramente non si è arreso e altrettanto chiaramente non sono state prese altre misure contro di lui.
L’unica eccezione è stata il capo capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, il Generale Hulusi Akar, che, da quanto riportato, è stato trattenuto come ostaggio, solo per essere “liberato” questa mattina. Inoltre, i media hanno avuto pieno accesso a ogni notizia e sono stati in grado di trasmettere dal vivo nel corso degli eventi. Erdoğan e altri dirigenti dell’AKP sono apparsi dal vivo in televisione per trasmettere messaggi di appello alla mobilitazione di massa dei loro sostenitori.
Daoud Khairallah, un professore che vive a Washington, parlando al telegiornale RT ha riferito questi errori basilari e ha descritto il golpe come “molto sgangherato”. Un giornalista del RT ha chiesto, “Non è strano che Erdoğan non sia stato arrestato? Non è quello che si fa durante un colpo di stato?”. Com’è possibile, per incominciare, che i jet e gli altri aerei abbiano potuto sorvolare lo spazio aereo di Istanbul senza nessuna resistenza?
Gregory Copley, un analista della Turchia, ha detto: “La pianificazione di questo evento è stata molto segreta, molto sofisticata. Doveva aggirare i forti controlli del MIT (l’intelligence turca) e di altri, la cui attività principale è prevenire un golpe. E tuttavia è accaduto.”
Però, come abbiamo potuto vedere, il piano per il colpo di stato non era molto sofisticato, rendendo piuttosto improbabile che sia stato organizzato dal movimento di Gülen. È infatti molto improbabile che il MIT (l’intelligence turca), che ha una presenza molto forte nelle forze armate, proprio per cercare di impedire i tentativi di golpe, non abbia saputo nulla di questo complotto. Ma come mai allora avrebbero permesso che avvenisse e causasse la perdita di centinaia di vite?
Un commento dalla Turchia, ampiamente condiviso su Twitter, è stato molto perspicace:
“Molto probabilmente si è trattato di un autentico tentativo di golpe, di cui si avevano vaghe informazioni in anticipo, e non è stato fermato perché si sapeva che era disorganizzato e debole. Questo significa che sarà seguito da un autentico golpe da parte dello stesso Erdoğan, e che gli ultimi rimasugli di democrazia saranno perduti. Così si cade dalla padella alla brace. Il movimento curdo e tutti noi dell’opposizione diventeremo un bersaglio nei prossimi giorni. Un movimento civile di carattere fascista è alle porte, e prenderà il controllo delle strade una volta che il cosiddetto golpe sarà stato sconfitto nel giro di un paio di giorni.”
Erdoğan e l’Esercito
È universalmente noto che l’esercito turco, arrivando da una tradizione chiaramente laica e essendo vicino alla tradizionale borghesia turca –ovvero, non gli alleati di Erdoğan capitalisti provenienti dall’Anatolia – si è sempre trovato a disagio con Erdoğan. Da quando l’AKP ha preso il potere, sono stati scoperti diversi piani per un colpo di stato e un tentativo è stato sconfitto nel 2007.
Erdoğan ha tentato di epurare l’esercito molte volte. Centinaia di persone sono state arrestate in passato, ma il cuore dell’esercito è sempre stato molto scettico nei confronti di Erdoğan. Non apprezzano il suo islamismo e sono anche contrari alla sua incauta politica interna ed estera. In Siria hanno rappresentato il principale ostacolo per Erdoğan all’inizio di un’invasione di vasta scala di parti del paese.
Già in aprile ci sono stati diversi rapporti, alcuni da parte di funzionari dell’AKP, a proposito di un possibile colpo di stato dall’interno dell’aeronautica militare, con legami con il movimento gülenista – un movimento neo-islamista che era alleato a Erdoğan nel primo periodo del suo governo. A Marzo il Daily Sabah, un quotidiano principale portavoce dell’AKP, ha pubblicato un articolo, “Operation Targeting Turkey and Erdogan”. L’articolo affermava che il 50% dei piloti degli F-16 nell’aeronautica fossero pro-gülenisti e che sarebbero stati tutti epurati dalle forze armate nel corso del 2016. Dichiarazioni di questo genere sono state rilasciate diverse volte negli ultimi sei mesi.
Nelle scorse settimane ci sono stati ulteriori rapporti sul fatto che il governo avrebbe proceduto con l’epurazione dell’esercito. Questo potrebbe essere stata la scintilla per il colpo di stato, che è stato chiaramente guidato da ufficiali di medio e basso rango, anche se potrebbero aver avuto la simpatia di qualcuno più in alto.
Come per gli attacchi terroristici dell’anno scorso, probabilmente non avremo mai un quadro completo di ciò che è accaduto ieri ,ma è molto improbabile che il golpe sarebbe andato avanti se i servizi segreti non avessero guardato dall’altra parte. Questo è un metodo spesso utilizzato dal regime. Per esempio, negli attacchi terroristici di Anakara e Suruc dell’anno scorso, l’intelligence turca ha permesso che centinaia di persone venissero massacrate per aumentare l’appoggio a Erdoğan, che aveva perso parzialmente nelle elezioni parlamentari di Giugno. Permettendo un certo grado di caos, Erdoğan può creare isteria, mobilitare i suoi sostenitori e radunare la nazione dietro di sé per colpire i suoi oppositori.
La forza di Erdoğan
Nelle ultime settimane Erdoğan ha completamente cambiato direzione su una serie di questioni – in particolare sulla politica estera. Vedendo la minaccia crescente dell’estrema debolezza dell’ISIS e dei suoi procuratori in confronto alle forze russe, iraniane e siriane, ha fatto appello a una normalizzazione dei legami tra la Turchia e il regime di Assad – a cui si era fortemente opposto fino a poco prima. Ha anche inviato diverse lettere al presidente russo Putin, scusandosi per la morte del pilota russo il cui aereo era stato abbattuto all’aeronautica militare turca lo scorso ottobre in Siria. Incidentalmente, ha anche incolpato dei fatti i gülenisti nell’aeronautica. Un portavoce del Cremlino ha detto “Il capo di Stato turco ha espresso la sua profonda vicinanza e le sue condoglianze ai parenti del deceduto pilota russo e ha detto ‘mi dispiace’”. Questo è lontanissimo dall’atteggiamento arrogante e criminale che Erdoğan manteneva solo qualche mese fa.
In quella che appare come un altro significativo passo indietro, Erdoğan ha permesso alle forze curde dell’SDF nel nord della Siria di attraversare il fiume Eufrate e di chiudere il corridoio Isis-Turchia tra Jarablus e Azaz. Erdoğan stesso ha definito questo fatto come una “linea rossa” per la Turchia – lasciando chiaro che avrebbe preferito invadere la Siria piuttosto che lasciare che questo accadesse. Senza dubbio, ciò deve essere stato accolto con molta rabbia all’interno dell’esercito, il cui unico punto di congiunzione con l’AKP era la lotta contro ogni forma di indipendenza curda dentro e fuori dalla Turchia.
Ha anche annunciato una normalizzazione dei legami con Israele, che assieme ai passi menzionati sopra consiste in un crollo completo e in una sconfitta di tutta la politica estera di Erdoğan degli ultimi sei anni. Il regime si trova in una grossa crisi. Inoltre, l’attentato all’aeroporto di Instabul di poche settimane fa e l’ascesa del terrorismo collegato all’Isis hanno aumentato l’opposizione a Erdogan, sia tra la popolazione che tra i grandi capitalisti “tradizionali” che vogliono stabilità per gestire i propri affari. Vedono Erdoğan come il responsabile del terrorismo, per aver ignorato e addirittura aiutato l’Isis e altri gruppi islamisti a insediarsi in Turchia allo scopo di prendere il controllo della Siria.
Non c’è dubbio che gli eventi descritti avevano minato il sostegno a Erdoğan e avevano rafforzato i suoi oppositori. In una situazione politica e sociale estremamente polarizzata, con metà del paese radicalmente contro Erdoğan, una sconfitta del regime avrebbe potuto ribaltare l’equilibrio e causare sconvolgimenti rivoluzionari a cui non era sicuro di sopravvivere. E anche se Erdogan fosse sopravvissuto, avrebbe rappresentato un enorme ostacolo al suo sogno di ottenere una presidenza esecutiva con tutto il potere concentrato nelle sue mani.
Ora, l’autentico golpe
Tuttavia, permettendo tacitamente al golpe di procedere e poi schiacciandolo, Erdoğan ha mantenuto l’iniziativa – un fattore chiave nella guerra e nella politica. È preferibile rispetto a dover affrontare un forte movimento rivoluzionario. Inoltre, permette ad Erdoğan di consolidare ulteriormente il suo potere all’interno dell’esercito, che è stato svelato dalla crisi. Se riuscirà nel suo interno o se provocherà solamente una resistenza maggiore non è ancora chiaro. Ma questo è simile ad altre misure prese contro alla polizia, alla Gendarmeria (un corpo delle forze armate che svolge funzioni di polizia militare, ndt) e ai servizi segreti nel passato. Sono state epurate e poi riempite di migliaia di effettivi fedeli all’AKP, trasformandole da roccaforti kemaliste o güleniste a strumenti di Erdoğan. Nel giro di vite contro una debole fazione dell’esercito, mobiliterà le proprie forze e colpirà le istituzioni nel loro insieme.
L’intero affare è tipico dei metodi di Erdoğan. Nelle prime fasi del suo governo usò i negoziati di pace con il PKK per coprire la sua ala sinistra e i Kemalisti (e l’esercito in particolare). Dopo il movimento di massa di Gezi Park nel 2013, però, una volta che il partito curdo HDP aveva incominciato a riflettere la crescente lotta di classe, strinse un patto con l’esercito per combattere i curdi. Centinaia di cospiratori dalle epurazioni precedenti furono liberati e i loro processi archiviati. A quei tempi Erdoğan aveva bisogno del sostegno dell’esercito contro il movimento curdo e la sinistra che stava interferendo con le sue ambizioni di conquistare la Presidenza della repubblica. Ora, comunque, con le ultime sconfitte in politica estera, Erdoğan considera i pezzi grossi dell’esercito come ostacoli nel suo percorso verso una presidenza con pieni poteri esecutivi che ridurrebbe la forza del parlamento. Probabilmente li vede anche come un possibile punto di riferimento per un crescente movimento d’opposizione.
Ha anticipato la nascita di una nuova ondata di opposizione permettendo che il caos si diffondesse, solo per presentarsi come il Salvatore della nazione e il garante della stabilità. Suscitando un clima di isteria ora tenterà di usare questa teppa formata da elementi piccolo-borghesi e sottoproletari arrabbiati per colpire l’esercito e soprattutto per concentrare più poteri nelle sue mani.
Messo davanti alla crisi profonda del capitalismo turco e alla crescente opposizione, si appoggia violentemente prima da una parte e poi dall’altra per superare le crisi e mantenere il potere. Se ci fosse stato un movimento di tutta la classe lavoratrice turca con un chiaro programma rivoluzionario, avrebbe potuto trarre vantaggio da questa crisi per esporre la natura del regime e candidarsi al potere. In sua assenza, Erdoğan ha acquisito uno spazio di manovra. Ma tentando di salvare la sua posizione sta costantemente destabilizzando il paese e preparando esplosioni sempre più grandi in futuro.
Per le masse dei lavoratori tutto ciò rappresenta un arretramento. Nella sua dichiarazione di stamattina Erdoğan non ha detto solo che epurerà l’esercito ma anche che “ripulirà” l’intero paese. Questo indubbiamente implicherà ulteriori provvedimenti nella caccia alle streghe contro ogni opposizione, in particolare contro gli attivisti sindacali e di sinistra.
Erdoğan sarà temporaneamente rafforzato, ma le crisi sociali, economiche, politiche e diplomatiche sono destinate a scoppiare di nuovo, presto o tardi. Il suo principale problema è quello del capitalismo turco, che è incapace di far progredire la società. Gli alti ranghi dell’esercito non possono risolvere questa crisi. Sono essi stessi parte dell’ala kemalista della classe dominante, più ricca anche se politicamente più debole. L’unica via d’uscita è costruire un movimento politico indipendente della classe lavoratrice, che metta in discussione il sistema stesso, per offrire alla potente classe lavoratrice turca un’alternativa alla scelta, in una battaglia reazionaria tra diversi settori della classe dominante, su chi dovrebbe governarla e sfruttarla.
16 luglio 2016