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Tornare a scuola a settembre, con tutte le garanzie!

 Dopo una didattica a distanza disastrosa, che non è riuscita a garantire a milioni di giovani un’istruzione decente per mesi, ora il Ministro della Salute Speranza annuncia, con l’ennesimo dietrofront, che anche gli studenti delle Superiori torneranno a scuola a settembre. Ma in quali condizioni si farà questo?
Innanzitutto, c’è un problema delle classi affollate. Il Miur fissa, come numero massimo per le scuole superiori, i 30 alunni per classe. Questa è una condizione già sbagliata in partenza, che rompe il rapporto tra docente e studente, e che diventa insostenibile in una situazione di pandemia, in cui è richiesto un distanziamento sociale di almeno un metro.
C’è bisogno di un aumento delle classi con nuove aule. Perciò lo Stato deve provvedere alla costruzione di nuovi spazi o alla riconversione di edifici pubblici non utilizzati (Secondo il CESCAT sono circa 2 milioni gli edifici non utilizzati a livello nazionale). Di conseguenza, rivendichiamo l’assunzione di almeno 100.000 insegnanti, i quali sono precari e nelle liste di attesa da anni. Solo così si potrà garantire un numero maggiore di classi, oltre ad un seguito migliore degli studenti da parte dei docenti.
Altro problema sono i trasporti pubblici. Oltre la metà dell’Italia non ha mezzi pubblici adeguati per arrivare a scuola; problema a cui lo Stato deve far fronte.
Rivendichiamo il rientro a scuola sicuro e GARANTITO PER TUTTI!
Lo Stato deve stanziare fondi per la scuola pubblica. L’Italia è tra i paesi dell’UE che investe meno nell’Istruzione pubblica (nel 2017 l’Italia è arrivata ultima in graduatoria). Quando, però, si tratta di salvare privati, banche o grandi imprese i soldi non mancano mai.
Tornare a scuola in una situazione del genere mette a rischio la vita degli studenti e delle loro famiglie. Il governo sta dimostrando una volta ancora la sua totale incompetenza nel far fronte a quest’emergenza sanitaria. Sullo sfondo restano sempre gli interessi della classe dominante che non è disposta a rinunciare nemmeno ad un centesimo dei suoi profitti, mettendo a rischio la salute di milioni di persone.
 

 

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