La questione nazionale irlandese
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1 Febbraio 2017L’amministratore delegato nonché Presidente del consiglio d’amministrazione di Starbucks, Howard Schultz, ha dichiarato che Starbucks si impegna ad assumere 10.000 rifugiati in 5 anni nei 75 Paesi con cui lavora, in risposta al blocco di Trump contro i Paesi “a maggioranza musulmana”.
L’assunzione di personale partirà dai rifugiati che hanno collaborato con le truppe statunitensi come interpreti o personale di supporto.
E Schultz ha anche detto che l’azienda è “pronta a fornire aiuto e supporto ai nostri clienti e partner messicani e le loro famiglie nel caso in cui sanzioni commerciali, restrizioni dell’immigrazione e tasse dovessero colpire i loro affari”. Naturalmente.
Forse questo grande atto di filantropia da parte di Schultz è dettato dalla stessa bontà di Angela Merkel nell’accettare i rifugiati dal Medio Oriente in Germania, cioè ottenere manodopera a basso costo.
Se Schultz vuole dimostrare di “essere nel mondo degli affari per ispirare e prendersi cura dello spirito umano”, forse dovrebbe cominciare con il permettere ai propri dipendenti, immigrati e non, di migliorare le proprie condizioni materiali.
Ma lui, come tutti, è nel mondo degli affari per migliorare il proprio profitto (attualmente 3 miliardi, secondo Forbes).
Non ci risulta che nel frattempo abbia deciso di aumentare lo stipendio di un barista a 15 dollari l’ora, come gli è stato chiesto nelle manifestazioni del movimento 15Now.
Nel 2014 ha dichiarato che è favorevole all’aumento di stipendio, e che la sua compagnia potrebbe permetterselo, ma pensa che una legge in questo senso “danneggerebbe le piccole e medie aziende”.
Sicuramente danneggerebbe i suoi profitti, e questo è tutto ciò che conta.
Nel frattempo i suoi dipendenti possono godere di uno stipendio che varia, a seconda del luogo, tra 7.25 dollari l’ora e 9.25 (dati ufficiosi perchè non sono mai stati resi pubblici dalla compagnia).
Questo salario non garantisce una vita dignitosa in un Paese in cui l’assistenza sanitaria è a pagamento e l’assistenza sociale non esiste.
Ma l’azienda risparmia sulle buste paga con i benefit (ma solo per i dipendenti che lavorano almeno 20 ore a settimana): caffè gratis, corsi universitari online, sconti sui prodotti e azioni dell’azienda come fondi pensione, un modello che si sta affermando anche in Italia, e che permette a Schultz di sfuggire alle critiche più aspre che subiscono multinazionali come McDonalds.
Ma non dobbiamo cadere nelle facili trappole del “commercio etico”, della “responsabilità condivisa”, di una compagnia che spinge i dipendenti a fare volontariato insieme per la propria zona.
Non abbiamo bisogno di padroni che regalano le briciole mentre guadagnano in un anno circa 1.644 volte lo stipendio di un “partner”,come loro chiamano i dipendenti.
Non abbiamo bisogno di padroni che sbandierano l’eticità del proprio profitto, perché non può esistere commercio o consumo etico all’interno del capitalismo, che è un sistema basato sullo sfruttamento.
Non abbiamo bisogno di dipendenti con azioni dell’azienda, abbiano bisogno di aziende sotto il controllo dei lavoratori organizzati!