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Scuola – L’unica bocciata è la Azzolina! 

Basta con le minacce, vogliamo il diritto allo studio per tutti

 

Due aprile duemilaventi, “Nessuno sarà bocciato né rimandato”.

Tredici maggio duemilaventi, “Si può bocciare se lo studente è troppo carente”.

Queste due affermazioni sono state fatte dalla ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, a un mese di distanza l’una dall’altra.

Viste le problematiche nate con la didattica a distanza e in una situazione del genere, dovrebbe essere chiaro che bocciare è inammissibile, ancora di più se viene annunciato a meno di un mese dalla fine dell’anno scolastico!

È inutile che la ministra dica che la bocciatura sarà riservata solo a chi aveva già molte assenze, o spieghi che non si applica a chi ha problemi tecnologici. Cosa farà il ministero, manderà ispettori a verificare se la banda larga funziona casa per casa, giorno per giorno? A contare i computer? Non faceva prima a garantirli a tutti? E chi ha avuto problemi di salute, economici, di famiglia? È una presa in giro.

Oltretutto, Già quando la posizione del governo era “nessuna bocciatura”, alcuni presidi hanno minacciato di non ammettere studenti all’esame. Con questa nuova posizione questi presidi si sentiranno legittimati a minacciare ancora di più.

Come per altre questioni, la Azzolina, si è dimostrata incapace e incoerente. L’unico punto fermo è che non si tutela il diritto allo studio. La pandemia ha infatti soltanto aggravato un sistema educativo già precario, al quale sono stati tagliati i fondi per anni.

Oggi molti studenti non dispongono dei mezzi per seguire le lezioni e non riusciranno a recuperare assenze o insufficienze arretrate, ma problemi come connessioni scadenti e scarsità dei mezzi tecnologici, colpiscono anche i professori, che oltretutto non hanno ricevuto nessuna formazione per seguire questa nuova modalità di lezione.

Il governo ha gestito nel peggiore dei modi la crisi in atto, dimostrandosi de facto assente nell’aiutare le scuole pubbliche e gli studenti. Soprattutto chi ne aveva più bisogno è stato abbandonato, gli studenti con maggiori difficoltà economiche, le scuole di periferia e chi ha condizioni familiari difficili o delle disabilità!

In due mesi lo Stato non ha neanche fornito una piattaforma informatica unica e gratuita per le lezioni online, i compiti o i registri. Le scuole si appoggiano a piattaforme private che lucrano approfittando dell’inesistenza di reti pubbliche.

Ora il governo sbandiera un investimento di 1,5 miliardi di euro. Ma di cosa stiamo parlando? Una cifra che non copre i tagli che ha subito la scuola negli ultimi anni, e che serve solo a tamponare l’emergenza. 1 miliardo infatti è per permettere che riparta l’anno scolastico (400mln nel 2020, 600mln nel 2021). 331 milioni per l’acquisto di tablet e computer. Grazie tante, tre mesi dopo l’inizio della DAD, e fuori tempo per l’anno scolastico. Avevano già detto che i tablet sarebbero arrivati, e abbiamo visto che non è successo. Addirittura a tanti sono arrivati non funzionanti, o senza i programmi necessari.

Il tutto poi in un decreto da 55 miliardi, i quali sono stati indirizzati principalmente ai profitti delle grande aziende. Ci hanno sempre detto che i soldi non c’erano, quando si tratta delle spese sociali, ma quando entrano in gioco gli interessi delle banche o dei grandi capitalisti improvvisamente saltano fuori.

Chi pagherà per queste spese? Noi, perché il debito pubblico schizzerà alle stelle e ci chiederanno i sacrifici. I soldi ci sono, basta prenderli da chi si è arricchito anche durante la crisi: le banche e le grandi aziende.

Caos anche sull’esame di Stato, il quale si svolgerà in presenza, e per il quale dichiarano di garantire il rispetto delle norme anti-infettive (costo 39 milioni). Ma sarà impossibile garantire la sicurezza a scuola,  per strada, sui mezzi pubblici… che senso ha, dopo un anno come questo, fare l’esame di persona mettendo a rischio tutti, solo per poter dire “tutto regolare”?

Avranno un’importante peso anche i “crediti”, guadagnati mediante la frequentazione di PON (Programma Operativo Nazionale, i piani per la formazione scolastica del ministero, ndr) e soprattutto conseguendo un totale di ore di alternanza scuola lavoro.

L’alternanza in molte scuole, non è affatto cessata! Con veri casi di smart working, gli studenti hanno svolto e svolgono tutt’ora attività d’alternanza, che si accumula allo stress della quarantena e agli impegni della Didattica a Distanza. Il tutto, ricordiamo, è lavoro non remunerato i cui proventi vanno nelle tasche dei privati! E questo mentre milioni di persone, fra cui tantissimi giovani appena diplomati, sono senza un lavoro!

Insomma, siamo abituati ormai ai deliri della Azzolina, ma dietro di lei resta la dura realtà del capitalismo: i soldi per i profitti, i sacrifici per i giovani e i lavoratori. La scuola era già in crisi prima della pandemia, ora lo è ancora di più.

È necessario un piano straordinario per dare a tutti un vero diritto allo studio. Tutti devono poter disporre di mezzi informatici efficienti e di infrastrutture sicure. C’è bisogno di un corso di preparazione per i docenti al fine di sostenere la didattica a distanza. Evidenziamo anche la necessità di una riduzione del numero di studenti nelle aule e di conseguenza la creazione di nuove classi e l’aumento del numero dei professori e personale non docente, ad oggi milioni di laureati sono precari e nelle liste di attesa da anni. Vogliamo una scuola pubblica di qualità per tutti, non per chi si arricchisce sulle spalle degli studenti!

Dobbiamo alzare la testa, organizzarci e lottare perché le cose cambino davvero.

Ne parleremo insieme nell’assemblea studentesca online il 6 giugno. Hanno già confermato la partecipazione studenti da 30 città diverse.

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