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31 Marzo 2021Dopo lo sciopero nazionale in Amazon del 22 marzo, che ha visto una partecipazione più che soddisfacente, il 29 marzo è stata la volta di tutto il settore merci e logistica per il rinnovo del contratto nazionale.
Lo sciopero convocato dai sindacati in fretta e furia a causa della rottura del tavolo il 19 marzo ha rappresentato per noi lavoratori Ups Milano un passaggio molto delicato.
Fino a venerdì 26 mattina infatti ancora non era chiaro se sarebbe stato confermato o revocato, viste le ambigue aperture delle associazioni padronali.
Inutile dire che la conferma dello sciopero ha generato un senso di entusiasmo tra i lavoratori che da oltre un anno lavorano senza sosta nella consegna dei pacchi nonostante la pandemia e con un aumento dei carichi di lavoro senza precedenti.
I tempi per organizzare lo sciopero in tutti i dettagli era veramente poco, e va detto, quei giorni di incertezza sono stati un atto di irresponsabilità da parte dei vertici sindacali, in quanto una posizione incerta non fa che rendere più aggressiva la controparte. Padronato che per la cronaca non solo non da disponibilità a una vera trattativa per il rinnovo da quasi due anni, ma che in sostanza aspira a peggiorarne ulteriormente le già precarie condizioni.
Nonostante ciò come delegati e lavoratori di Ups diretti e indiretti, cioè gli appalti, eravamo pronti allo sciopero. Non per chissà quale benedizione caduta dal cielo ma perché organizzando con un certo anticipo le assemblee per il rinnovo delle Rls e le Rsa, e volendo spiegare ai lavoratori la necessità di sostenere la lotta dei lavoratori Amazon del 22 marzo, avevamo già preparato i lavoratori alla rottura del tavolo nazionale.
Le assemblee nei depositi coi drivers e i magazzinieri, le assemblee online coi lavoratori della parte amministrativa ci mostravano quei riscontri positivi di cui avevamo bisogno per prepararci alla mobilitazione.
Arrivata la conferma a sole 72 ore dallo sciopero eravamo pronti. Un coordinamento messo in piedi in poche ore ci ha permesso di aiutare i lavoratori indecisi a rompere gli indugi e preparare tutto il necessario per tenere il presidio per ore davanti a Ups di via Fantoli, diventata intanto la piazza milanese dello sciopero. Gazebo, generatore di corrente, impianto audio, bandiere, panini, caffè, al presidio non mancava nulla.
All’alba intercettiamo i magazzinieri, di cui una buona fetta aveva già deciso di scioperare, il risultato di adesione è stato uno dei migliori di sempre, circa il 70 per cento, il 90 per cento tra gli autisti.
Durante la manifestazione ci hanno raggiunto anche i lavoratori e le lavoratrici diretti dell’amministrazione e del call center, a conferma della oramai tradizionale solidarietà che esiste tra operai e impiegati in Ups.
Al presidio hanno partecipato circa 250 lavoratori, delegazioni di Cisl e UIL, ma soprattutto ci hanno raggiunto alcuni lavoratori di Amazon di GLS in gran parte della sigla sindacale Sol Cobas. Il dato più significativo è che oltre la metà dei drivers di Ups e tanti magazzinieri, quasi 200 persone, non solo hanno scioperato ma hanno presidiato i cancelli e si sono fermati al presidio.
Potevano comodamente restarsene a casa, sfruttare la giornata di sciopero per riposare e invece hanno partecipato dando il proprio contributo, discutendo, ascoltando le proposte in assemblea, dimostrando una grande maturità e presa di coscienza.
Il 29 marzo in Via Fantoli si respirava un ambiente determinato e agguerrito, entusiasta e combattivo.
Nei loro interventi i segretari delle tre organizzazioni sindacali dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil si sono spesi molto a sinistra, hanno detto che le associazioni padronali devono fare la loro parte riconoscendo dignità, diritti e adeguati salari, che i lavoratori della logistica hanno già dato.
Argomenti sicuramente condivisibili ma che devono essere messi alla prova e non rimanere parole di circostanza davanti a una piazza di lavoratori determinati e pronti a lottare fino in fondo.
Troppe volte alle belle parole non sono seguiti fatti coerenti ai tavoli di trattativa. Troppo spesso ci siamo trovati a scioperare per poi vedere i nostri dirigenti firmare contratti inadeguati. Così inadeguati che nei fatti permettono ai padroni di fare il bello e cattivo tempo.
La realtà è che i lavoratori non sanno mai nulla di cosa si discute in quei tavoli nazionali, vogliamo vere delegazioni di lavoratori che partecipano alle trattative, vogliamo un confronto serrato su ogni passaggio, sulla piattaforma, su tutti gli aspetti normativi e salariali. Tutto questo è stato scritto sul nostro volantino per l’occasione.
Lo sciopero di lunedì 29 marzo ha detto una cosa chiara, i lavoratori sono disposti a lottare ma rivendicazioni e metodi di mobilitazione devono essere decisi da chi poi quel contratto lo dovrà vivere giorno per giorno, con o senza pandemia!