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Riforma Valditara – No alla scuola dei padroni!

Il 18 settembre il Consiglio dei ministri ha dato il via libera ad una nuova riforma della scuola, proposta dal ministro dell’Istruzione Valditara.

Quello che la riforma propone è un salto qualitativo nel rapporto di subordinazione dell’istruzione pubblica ai privati, colpendo per primi gli istituti tecnici e professionali. Nelle parole di Valditara, la riforma ha il compito di “dare un futuro ai tanti giovani che non ce l’hanno, o che non ce l’hanno adeguato alle loro professionalità e ai loro talenti, e spingere la competitività del nostro sistema produttivo”. Tolta la retorica, questo significa che per il ministro leghista la riforma deve aiutare i padroni ad aumentare i loro profitti.

Il primo passo è l’introduzione di percorsi quadriennali per le scuole tecniche e professionali. Al termine del percorso, gli studenti non avranno accesso all’università ma, se vorranno completare gli studi, verranno spediti nelle ITS Academy biennali. Queste ultime sono istituti di specializzazione tecnica, gestiti da fondazioni miste tra pubblico e privato: strettamente subordinate al mondo imprenditoriale locale, la formazione che offrono è piegata alle esigenze di questo o quel padrone.

Si annuncia inoltre un aumento delle ore di alternanza scuola-lavoro (che arriverebbero a 400 per il triennio) e l’inserimento di “docenti” provenienti direttamente dalle aziende. L’obiettivo è quello di creare dei campus nei quali coagulare i vari tecnici e professionali assieme alle ITS Academy che, in maniera ancor più strutturata rispetto a quanto già accade, si prodigheranno nel formare gli studenti in base alle esigenze del tessuto produttivo locale e ad indottrinarli al rispetto delle gerarchie aziendali. L’ITS Maker di Bologna (con sedi in tutta l’Emilia Romagna), per esempio, è partecipata da alcune delle principali aziende presenti in regione (Ferrari, Maserati, IMA, GD, Sacmi, Marelli Europe, ecc.) e nel suo sito ha la sfrontatezza di promettere ai suoi futuri diplomati “un ottimo stipendio”, proprio mentre la Marelli sta buttando sulla strada gli operai dello stabilimento di Crevalcore.

In sintesi i padroni dettano le proprie necessità (in termini di manodopera e competenze) e la scuola pubblica risponde! Cosa non nuova in verità ma che con questa ultima riforma si inasprisce: alcuni rappresentanti diretti dei privati entreranno nelle scuole a tenere lezioni, ci sarà molta più alternanza (con percorsi particolari predisposti anche per studenti del biennio) e verrà estesa a molti più istituti. Infatti, misure simili a quelle della riforma già esistevano ma in via sperimentale e in poche scuole.

La riforma, nelle intenzioni del governo, entrerà in vigore l’anno prossimo e abbraccerà il 30% (per iniziare) dei tecnici e dei professionali, poco meno di 500 scuole e quindi svariate centinaia di migliaia di studenti. Questa riforma non è solo il parto della mente padronale e reazionaria di Valditara, ma si inserisce in un processo di aziendalizzazione della scuola che va avanti da molti anni, trainata dalla volontà della classe dominante di accentuare sempre più il carattere classista della scuola.

L’idea di fondo che anima la riforma Valditara è l’idea di un pieno ritorno al “doppio binario” che esisteva prima del 1968: da una parte i licei che servono a riprodurre la classe dominante e dall’altra i tecnici ed i professionali, dove vanno i figli dei lavoratori che dovranno diventare e rimanere tali a vita. A questi, inoltre, proprio come prima delle mobilitazioni studentesche del ’68-’69, è sempre più ristretto l’accesso all’università. Davanti a questo scenario non stupisce che il governo si prepari e, temendo (correttamente!) la lotta degli studenti, li renda più ricattabili con le nuove norme sul voto in condotta. È ora di dire basta, gli studenti non sono carne da macello, è arrivato il momento di lottare, scuola per scuola, per un’istruzione pubblica, gratuita, di qualità e per tutti, che formi un individuo critico e cosciente e non sia schiava delle logiche del profitto!

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