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Naufragio nel Mar Jonio: un crimine razzista del capitalismo europeo

In un momento in cui eventi simili sono purtroppo diventati all’ordine del giorno, la portata della tragedia che si è consumata all’alba di mercoledì al largo di Pylos ha scosso le coscienze. Un peschereccio sovraccarico di migranti è affondato per una ragione ancora sconosciuta. I sopravvissuti sono 104, i morti accertati sono 79, mentre le stime parlano di 500-750 persone a bordo (i dispersi a oggi solo almeno 600, ndt).

Si tratta di uno dei naufragi più tragici avvenuti nel Mediterraneo negli ultimi anni, in un mare che è stato spesso descritto come un cimitero di anime, e non senza ragione. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, da quando vengono registrate nel 2014, sono morte almeno 27.000 persone nel Mediterraneo, con 2.400 vittime nel 2022 e 2.000 nel 2021. Queste stime, in realtà, si riferiscono al numero minimo di morti e dispersi.

L’imbarcazione naufragata sarebbe partita da Tobruk, in Libia, diretta in Italia. Secondo la Guardia Costiera greca, è stata avvistata martedì a mezzogiorno ed è stata affiancata da due motovedette ma il peschereccio avrebbe rifiutato l’assistenza, a parte le forniture di acqua e cibo. L’imbarcazione, secondo le affermazioni della Guardia Costiera, ha continuato (“in condizioni atte a tenere la navigazione”) la sua rotta, mentre la Guardia Costiera che l’ha “discretamente” monitorata fino a quando, intorno alle 2 del mattino, ha inizialmente smesso di muoversi, poi si è capovolta e in pochi minuti è affondata completamente. A quel punto, la Guardia Costiera ha avviato un’operazione di ricerca e salvataggio.

Tuttavia, la testimonianza di un attivista che è stato contattato dagli occupanti della nave, così come le informazioni pubblicate dal gruppo Alarm Phone, mostrano che già alle 17 la nave non si muoveva, che poco dopo è stata abbandonata dal capitano e che gli occupanti chiamavano continuamente per richiedere “qualsiasi aiuto”. Allo stesso tempo, la stessa Guardia Costiera ammette che, pur essendo stata informata del peschereccio in mare da Frontex alle 11 di martedì mattina, per confermarne l’esistenza ha inviato un elicottero(!) che è decollato da Mitilene(!) tre ore dopo (alle 14 – Mitilene è sull’isola di Lesbo, vicino alle coste turche, ndt)! Da quanto sopra è chiaro che in realtà le autorità greche hanno deliberatamente abbandonato centinaia di persone al pericolo che alla fine le ha portate alla morte.

Anche se ci sono stati fenomeni di “resistenza” da parte dei sopravvissuti di fronte alle azioni di assistenza (che in nessun modo si può ritenere abbiano raggiunto il livello di “ripetuti rifiuti di accettare qualsiasi assistenza” come sostenuto dalla Guardia Costiera), una domanda che sorge spontanea, e sollevata tra l’altro da Alarm Phone in un comunicato, è “perché le persone in mare hanno così paura di incontrare la Guardia costiera greca?”. Indubbiamente, è una conseguenza della attuazione generalizzata della politica illegale e disumana dei “respingimenti” e dell’atteggiamento generalmente aggressivo del governo Mitsotakis nei confronti dei migranti. I contrabbandieri di vite umane ricorrono quindi a viaggi più lunghi e scelgono rotte più rischiose per rimanere in acque internazionali, con il moltiplicarsi dei rischi.

Naturalmente, la politica dello Stato borghese greco è un’estensione della politica razzista anti-immigrazione dell’Unione Europea nel suo complesso. Il capitalismo europeo, principale corresponsabile dell’occupazione imperialista e degli interventi militari nei Paesi africani e asiatici, tratta le vittime della propria “politica estera” nel modo più brutale, trasformando l’Europa in una “fortezza” e adottando misure come il vergognoso accordo tra l’UE e la Turchia.

I migranti sono quindi persone che, nei loro Paesi, si trovano ad affrontare la manifestazione più brutale delle contraddizioni intrinseche del capitalismo, un sistema in profonda, continua e crescente crisi. Di conseguenza, si trovano a dover scegliere tra una vita di miseria e guerre nel proprio Paese e un viaggio che, nella peggiore delle ipotesi, non sarà mai completato o, nella migliore, li condurrà verso una destinazione dove li attende uno sfruttamento brutale come lavoratori di serie b e bersaglio degli elementi reazionari della società.

L’immigrazione, ovviamente, non è solo un sottoprodotto indesiderato del sistema, ma uno strumento molto utile e gradito al servizio del capitale. Tuttavia, le classi dominanti vogliono avere a disposizione solo il numero di lavoratori a basso costo di cui hanno bisogno, e nelle condizioni di crisi e di aumento della disoccupazione questi sono sempre più scarsi. Pertanto, poiché le condizioni socio-economiche e ambientali lavoreranno per rafforzare i flussi migratori, le politiche di chiusura delle frontiere e di misantropia minacceranno costantemente di portare a sempre più tragedie.

All’indomani di questa tragedia, è dovere di ogni militante della sinistra, del movimento operaio e dei giovani schierarsi dalla parte dei migranti e dei rifugiati. È urgente che la sinistra e le organizzazioni di massa dei lavoratori e dei giovani intraprendano ora iniziative concrete e unitarie intorno ai seguenti obiettivi e rivendicazioni:

  • No ai respingimenti, no alle recinzioni! Sciogliere Frontex! Aprire le frontiere europee ai migranti-rifugiati, dare asilo a chi lo chiede e concedere loro i documenti di viaggio per recarsi nei Paesi europei di loro scelta!
  • No all’isteria xenofoba della classe dominante e del governo greco! Via gli apologeti politici e i perpetratori al governo dei crimini della Ue! Lotta di massa contro Nuova Democrazia e contro destra ed estrema destra razziste!
  • Solidarietà proletaria-internazionalista con gli immigrati! Non sono invasori, sono vittime della violenza bellica imperialista e del brutale sfruttamento e oppressione capitalista, sono fratelli del popolo e della gioventù greca, e nostri alleati nella causa della lotta comune contro la barbarie capitalista!
  • Mobilitazione immediata da parte dei partiti di massa della sinistra, delle organizzazioni giovanili e dei sindacati per un’azione coordinata con il movimento operaio europeo nella lotta per la fine delle operazioni di guerra e per il ritiro di tutti gli eserciti stranieri dai Paesi dell’Africa e dell’Asia e per l’apertura delle frontiere di tutti gli Stati europei ai rifugiati per l’accoglienza, l’assistenza, l’asilo e l’integrazione sociale!

15 giugno 2023

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