Metodi e forme di lavoro fra le donne del Partito comunista: tesi dell’Internazionale comunista

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Metodi e forme di lavoro fra le donne del Partito comunista: tesi dell’Internazionale comunista

Metodi e forme di lavoro fra le donne del Partito comunista: tesi

 8 luglio 1921

 

Principi fondamentali

1. Il terzo congresso dell’Internazionale comunista, in congiunzione con la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, conferma una volta di più la decisione del Primo e Secondo congresso che tutti i partiti comunisti dell’Occidente e dell’Oriente devono aumentare il lavoro fra il proletariato femminile, educando alle idee comuniste le larghe masse delle donne lavoratrici e trascinandole nella lotta per il potere sovietico, per la costruzione della repubblica sovietica operaia.

In tutto il mondo la classe operaia, e di conseguenza le donne lavoratrici, affronta la questione della dittatura del proletariato.

Il sistema economico capitalista è entrato in un vicolo cieco; non esiste uno spazio per lo sviluppo delle forze produttive nei limiti del capitalismo. Il brusco declino del tenore di vita dei lavoratori, l’incapacità della borghesia di restaurare la produzione, l’ascesa della speculazione, la disintegrazione della produzione, la disoccupazione, le oscillazioni dei prezzi e il divario fra prezzi e salari, conducono ovunque a un inevitabile inasprimento della lotta di classe. Questa lotta decide chi e quale sistema deve guidare, amministrare e organizzare la produzione: se un piccolo gruppo di borghesi o la classe operaia basandosi sui principi del comunismo.

La classe proletaria emergente deve, secondo le leggi dello sviluppo economico, prendere l’apparato della produzione nelle proprie mani e creare nuove forme economiche. Solo allora sarà nella condizione di incoraggiare il massimo sviluppo delle forze produttive, che sono frenate dall’anarchia della produzione capitalista.

Fino a quando il potere è in mano alla classe borghese, il proletariato non può organizzare la produzione. Fino a quando essa mantiene questo potere non ci sono misure o riforme che i governi democratici o socialisti dei paesi borghesi possano adottare per salvare la situazione o alleviare le terribili e insopportabili sofferenze dei lavoratori e delle lavoratrici, che sono il risultato del crollo del sistema economico capitalista. Solo conquistando il potere la classe dei produttori può mantenere la presa sui mezzi di produzione, rendendo così possibile indirizzare lo sviluppo economico negli interessi del popolo lavoratore.

Per accelerare l’inevitabile battaglia finale tra il proletariato e l’obsoleto mondo borghese, la classe operaia deve aderire fermamente e senza esitazioni alla tattica delineata dalla III Internazionale. La dittatura del proletariato è lo scopo immediato e fondamentale che determina per il proletariato di entrambi i sessi i metodi di lavoro e la direzione che assume la lotta.

La lotta per la dittatura del proletariato è la questione più importante che si pone di fronte al proletariato dei paesi capitalisti. In quei paesi nei quali la dittatura è già in mano ai lavoratori, la costruzione di una società comunista è la questione vitale. Il III Congresso dell’Internazionale comunista ritiene che senza la partecipazione attiva delle ampie masse del proletariato femminile e delle donne semiproletarie il proletariato non possa né conquistare il potere, né realizzare il comunismo.

Allo stesso tempo, il congresso richiama una volta di più l’attenzione di tutte le donne sul fatto che senza l’appoggio del Partito comunista a tutti i progetti che conducono alla liberazione delle donne, il riconoscimento delle donne come essere umani con pari diritti e la loro reale emancipazione non possono nella pratica essere conquistati.

2. In particolare nell’attuale periodo, è interesse della classe operaia che le donne siano attratte nei ranghi organizzati del proletariato nella sua lotta per il comunismo. Con l’aumentare della disorganizzazione economica su scala mondiale, le cui conseguenze gravano ancora più duramente su tutti i poveri nelle città e nelle campagne, la questione della rivoluzione sociale si pone più acutamente per la classe operaia dei paesi borghesi-capitalisti, mentre il popolo lavoratore della Russia sovietica ha di fronte il compito di creare un’economia nazionale su nuove linee comuniste. La partecipazione attiva, cosciente e determinata delle donne assicurerà un più facile raggiungimento di questi fini.

Dove la questione della conquista del potere si pone direttamente, il Partito comunista deve tenere conto dell’enorme pericolo rappresentato dalle masse passive di donne lavoratrici che sono fuori dal movimento – le casalinghe, impiegate e contadine che sono tutt’ora sotto l’influenza della visione del mondo borghese, della chiesa e della tradizione, e che non hanno legami con il grande movimento di liberazione per il comunismo. Le donne che rimangono all’esterno di questo movimento inevitabilmente sono un bastione delle idee borghesi e un obiettivo della propaganda controrivoluzionaria, sia in Occidente che in Oriente. L’esperienza della rivoluzione ungherese, dove la mancanza di coscienza di classe da parte delle donne giocò un così triste ruolo, deve servire da avvertimento per il proletariato ovunque, nel momento in cui intraprende la strada della rivoluzione sociale.

Dall’altra parte, gli avvenimenti nella repubblica sovietica sono un esempio concreto di quanto sia essenziale la partecipazione delle donne operaie e contadine alla guerra civile, alla difesa della repubblica e a tutte le altre aree della vita sovietica. Il ruolo importante che già hanno giocato quelle donne operaie e contadine nella repubblica sovietica si è mostrato con chiarezza: nell’organizzare la difesa, rafforzare il fronte interno, combattere la diserzione e ogni genere di attività controrivoluzionaria, sabotaggio, ecc. Altri paesi devono studiare e apprendere dall’esperienza della repubblica operaia.

Ne segue che i partiti comunisti devono estendere la propria influenza sugli strati più ampi della popolazione femminile organizzando apparati specifici all’interno del partito e stabilendo metodi speciali per rivolgersi alle donne allo scopo di liberarle dall’influenza delle concezioni borghesi o dall’influenza dei partiti conciliatori e di formarle come combattenti risolute per il comunismo e, di conseguenza, per il pieno sviluppo della donna.

3. Nel porre come compito immediato dei partiti comunisti sia in Occidente che in Oriente il miglioramento del lavoro di partito nel proletariato femminile, il III Congresso dell’Internazionale comunista richiama allo stesso tempo all’attenzione delle donne lavoratrici di tutto il mondo il fatto che la loro liberazione da secoli di schiavitù, di mancanza di diritti e di disuguaglianza è possibile solo attraverso la vittoria del comunismo, e che il movimento delle donne borghesi è completamente incapace di garantire alle donne ciò che il comunismo può dare loro. Fintanto che permangono il potere del capitale e la proprietà privata, la liberazione della donna dalla dipendenza da un marito non può andare oltre il diritto della donna di disporre di una propria proprietà e di un proprio salario e di decidere in termini paritari con il proprio marito del futuro dei suoi figli.

La rivendicazione femminista più radicale – l’estensione del suffragio alle donne all’interno del sistema parlamentare borghese – non risolve la questione di una reale eguaglianza per le donne, specialmente quelle delle classi non possidenti. Ciò risulta evidente dall’esperienza delle donne lavoratrici in tutti quei paesi capitalisti nei quali, in anni recenti, la borghesia ha introdotto l’uguaglianza formale fra i sessi. Il voto non distrugge la causa prima della schiavitù delle donne nella famiglia e nella società. Alcuni Stati borghesi hanno sostituito al matrimonio indissolubile il matrimonio civile. Ma fino a quando la donna proletaria rimane economicamente dipendente dal padrone capitalista e dal proprio marito, colui che guadagna un reddito, e in assenza di misure complessive volte alla protezione della maternità, dell’infanzia e alla fornitura di socializzazione dell’educazione infantile e dell’istruzione, questo non può rendere realmente paritaria la posizione della donna nel matrimonio o risolvere il problema dei rapporti tra i sessi.

La reale eguaglianza delle donne, intesa come distinta e opposta dall’eguaglianza superficiale e formale, sarà conquistata solo sotto il comunismo, quando le donne e tutti gli altri componenti delle masse lavoratrici diventeranno collettivamente proprietari dei mezzi di produzione e distribuzione e parteciperanno alla loro amministrazione, e le donne divideranno su un piede di parità il dovere di lavorare con tutti gli altri membri della società del lavoro; in altre parole, sarà conquistata attraverso il rovesciamento del sistema capitalista di produzione e di sfruttamento che si basa sullo sfruttamento del lavoro umano, e con l’organizzazione di un’economia comunista.

Solo il comunismo crea le condizioni per le quali il conflitto tra le funzioni naturali della donna – la maternità – e il suo impegno nella società (conflitto che limita il suo lavoro creativo per la collettività) scompaia e si raggiunga uno sviluppo armonioso e multiforme di una personalità fermamente e strettamente in armonia con la vita e gli obiettivi della comunità del lavoro. Tutte le donne che lottano per l’emancipazione della donna e il riconoscimento dei suoi diritti devono avere come fine la creazione di una società comunista.

Ma il comunismo è anche lo scopo finale del proletariato nel suo insieme e pertanto, nell’interesse di entrambe le parti, le due lotte devono essere combattute come una lotta “unica e indivisibile”.

4. Il III Congresso dell’Internazionale comunista sostiene la posizione fondamentale del marxismo rivoluzionario, secondo la quale non esiste una “speciale” questione femminile, né dovrebbe esistere uno speciale movimento delle donne, e che qualsiasi alleanza tra le donne lavoratrici e le femministe borghesi, così come qualsiasi appoggio per le tattiche oscillanti o chiaramente di destra dei social-conciliatori e degli opportunisti condurrà all’indebolimento delle forze del proletariato, ritardando così la grande ora della piena emancipazione delle donne.

Una società comunista non verrà conquistata dagli sforzi comuni delle donne di classi diverse, ma dalla lotta unita di tutti gli sfruttati.

Le masse delle donne proletarie devono, nel proprio interesse, appoggiare la tattica rivoluzionaria del Partito comunista e prendere parte diretta e attiva per quanto possibile nelle azioni di massa e in ogni tipo e forma di guerra civile che emerga sia su scala nazionale che internazionale.

5. Nella sua fase più elevata, la lotta delle donne contro la loro doppia oppressione (dal capitalismo e dalla loro stessa dipendenza domestica familiare) deve assumere un carattere internazionale, sviluppandosi in una lotta (condotta sotto la bandiera della III Internazionale) del proletariato di entrambi i sessi per la propria dittatura e per il sistema sovietico.

6. Il III Congresso dell’Internazionale comunista mette in guardia le donne lavoratrici contro ogni forma di cooperazione o accordo con le femministe borghesi. Allo stesso tempo, rende chiaro alle donne proletarie che qualsiasi illusione nella possibilità di sostenere la II Internazionale o gli elementi opportunisti ad essa vicini senza danneggiare la causa della liberazione della donna creerà serio danno alla lotta per la liberazione del proletariato. Le donne non devono mai dimenticare che la loro schiavitù è radicata nel sistema borghese e che per porre fine a tale schiavitù una nuova società comunista deve essere posta in essere.

L’appoggio fornito dalle donne lavoratrici a gruppi e partiti della II Internazionale e dell’Internazionale “due e mezzo” è un freno alla rivoluzione sociale, che ritarda l’avvento del nuovo ordine. Se le donne volteranno risolutamente le spalle, senza compromessi, a queste internazionali la vittoria della rivoluzione sociale sarà più certa. Le donne comuniste devono condannare tutti coloro che temono la tattica rivoluzionaria dell’Internazionale comunista e battersi fermamente per la loro esclusione dalle sue fila.

Le donne devono ricordare che la II Internazionale mai neppure tentò di creare una qualsiasi struttura per promuovere la lotta per la piena liberazione della donna. L’unificazione internazionale delle donne socialiste venne iniziata fuori dalle strutture della II Internazionale, per iniziativa delle stesse donne lavoratrici. Le donne socialiste che conducevano un lavoro specifico fra le donne non vennero mai riconosciute, né ebbero pieno diritto di rappresentanza e di voto.

Già al suo I Congresso, nel 1919, la Terza internazionale ha chiaramente formulato il suo atteggiamento sulla questione di attrarre le donne nella lotta per la dittatura proletaria. Il congresso convocò una conferenza delle donne comuniste e nel 1920 venne stabilito un Segretariato internazionale per il lavoro femminile con un rappresentante permanente nel Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista. Tutte le donne lavoratrici con coscienza di classe devono rompere incondizionatamente con la II Internazionale e con l’Internazionale “due e mezzo” per sostenere la linea rivoluzionaria dell’Internazionale comunista.

7. Le donne che lavorano nelle fabbriche, negli uffici e nei campi devono mostrare il loro appoggio per l’Internazionale comunista unendosi ai partiti comunisti. In quei paesi e partiti nei quali la lotta tra la II e la III Internazionale non è ancora giunta al punto decisivo, le donne lavoratrici devono fare tutto il possibile per sostenere il partito o gruppo che si dichiara per l’Internazionale comunista e, dicano e facciano quello che vogliono i dirigenti ufficiali, devono combattere senza pietà contro coloro i quali oscillano o sono apertamente passati dall’altra parte. Le donne proletarie coscienti che vogliono l’emancipazione non devono rimanere all’interno di partiti che sono al di fuori dell’Internazionale comunista.

Essere contro la III Internazionale significa essere nemici della liberazione della donna.

Le lavoratrici coscienti sia in Occidente che in Oriente devono sostenere l’Internazionale comunista come membri dei partiti comunisti nazionali dei propri paesi. Qualsiasi esitazione da parte loro, o qualsiasi timore di rompere con i vecchi partiti conciliatori e con i dirigenti riconosciuti danneggia disastrosamente le possibilità di successo della grande lotta proletaria che si sta sviluppando in una guerra civile globale.

 

Metodi e forme di lavoro fra le donne

Il III Congresso dell’Internazionale comunista ritiene, pertanto, che il lavoro fra il proletariato femminile debba essere condotto da tutti i partiti comunisti sulle basi seguenti:

1. Le donne devono essere integrate in tutte le organizzazioni di classe combattive – il partito, i sindacati, le cooperative, i soviet o i rappresentanti di fabbrica, ecc., con eguali diritti e responsabilità.

2. Deve essere riconosciuta l’importanza del coinvolgimento delle donne in tutte le aree della lotta attiva del proletariato (inclusa la difesa militare proletaria) e della costruzione in tutte le aree delle fondamenta della nuova società e nell’organizzazione della produzione e della vita quotidiana su linee comuniste.

3. La funzione materna deve essere riconosciuta come funzione sociale e si deve combattere per conquistare le necessarie misure a difesa e protezione delle donne in quanto madri.

Il III Congresso dell’Internazionale comunista si oppone fermamente a qualsiasi tipo di associazione separata delle donne nei partiti e nei sindacati e a organizzazioni femminili speciali, ma accetta che sono necessari metodi specifici di lavoro fra le donne e che ogni partito comunista deve creare uno speciale apparato per questo lavoro. Nell’adottare questa posizione, il congresso prende in considerazione quanto segue:

a) l’oppressione che le donne subiscono nella vita quotidiana non solo nei paesi capitalisti-borghesi, ma anche in paesi con una struttura sovietica, in transizione dal capitalismo al comunismo;

b) la grande passività e arretratezza politica delle masse femminili, che si spiega con il fatto che per secoli le donne sono state escluse dalla vita sociale e rese schiave della famiglia;

c) la speciale funzione (la maternità) che la natura assegna alle donne e le specificità connesse a questa funzione, che richiedono la più grande protezione delle loro energie e della loro salute nell’interesse dell’intero collettivo.

Il III Congresso dell’Internazionale comunista perciò riconosce la necessità di un apparato speciale per condurre il lavoro fra le donne. Questo apparato deve consistere in dipartimenti o commissioni per il lavoro fra le donne, collegati a ogni comitato di partito a tutti i livelli, dal Cc del partito fino ai comitati cittadini, distrettuali o di zona. Questa decisione è vincolante per tutti i partiti dell’Internazionale comunista.

Il III Congresso dell’Internazionale comunista indica che i compiti da svolgersi attraverso questi dipartimenti devono comprendere:

1. educare le donne alle idee comuniste e attrarle nelle fila del partito;

2. combattere i pregiudizi contro le donne diffusi nella massa del proletariato maschile e accrescere la coscienza sia degli operai che delle operaie dei loro interessi comuni;

3. rafforzare la volontà delle donne lavoratrici coinvolgendole in ogni forma e tipo di conflitti civili, incoraggiando le donne nei paesi borghesi a partecipare alla lotta contro lo sfruttamento capitalista, con azioni di massa contro l’alto costo della vita, contro la carenza di alloggi, la disoccupazione e altri problemi sociali, e le donne delle repubbliche sovietiche a prendere parte alla formazione della personalità comunista e del modo di vivere comunista;

4. mettere all’ordine del giorno del partito e includere nelle proposte legislative questioni direttamente legate all’emancipazione della donna, la loro liberazione, difendendo i loro interessi in quanto madri;

5. condurre una lotta ben organizzata contro la forza della tradizione, contro i costumi borghesi e le idee religiose, aprendo la strada a relazioni fra i sessi più sane ed armoniose, garantendo la vitalità fisica e morale della classe lavoratrice.

I comitati di partito dirigono direttamente e sono responsabili per tutto il lavoro dei dipartimenti o commissioni femminili. A capo del dipartimento o commissione deve esservi un membro del comitato di partito. Ovunque possibile, i membri dei dipartimenti o commissioni dovrebbero essere dei comunisti.

Le commissioni o dipartimenti di donne lavoratrici non dovrebbero lavorare indipendentemente. Nei paesi sovietici devono lavorare attraverso gli organismi economici o politici appropriati (dipartimenti dei soviet, commissioni, sindacati); nei paesi capitalisti devono avere il sostegno delle organizzazioni proletarie: il partito, i sindacati, i soviet, ecc.

Laddove i partiti comunisti esistano nell’illegalità o nella semilegalità, devono ugualmente creare un apparato per il lavoro fra le donne. Questo apparato deve essere subordinato all’apparato generale del partito e deve adattarsi alla situazione di illegalità. Tutte le organizzazioni illegali, locali, regionali e centrali, dovrebbero comprendere una compagna responsabile dell’organizzazione della propaganda fra le donne, allo stesso modo delle organizzazioni legali. Nell’epoca moderna i sindacati, le organizzazioni di produttori  e le cooperative devono servire come basi per il lavoro del partito fra le donne sia nei paesi nei quali la lotta per il rovesciamento del capitalismo è ancora in corso, sia nelle repubbliche operaie sovietiche.

Il lavoro fra le donne deve essere informato dalla comprensione dell’unità del movimento e dell’organizzazione di partito, ma deve al tempo stesso mostrare indipendenza d’iniziativa e, procedendo indipendentemente dalle altre commissioni o settori del partito, lavorare per la rapida e completa emancipazione delle donne. L’obiettivo non è di raddoppiare il lavoro, ma di mettere in grado le donne lavoratrici di aiutare il partito e le sue attività.

 

Il lavoro di partito fra le donne nei paesi sovietici

Nella repubblica operaia sovietica il ruolo dei dipartimenti è di educare le donne alle idee comuniste, di coinvolgerle nel Partito comunista e di sviluppare la loro attività autonoma e la loro indipendenza, coinvolgendole nella costruzione del comunismo e educandole ad essere ferme militanti dell’Internazionale comunista.

I dipartimenti devono aiutare le donne a prendere parte a tutte le branche della costruzione sovietica, spaziando da questioni quali la difesa fino ai numerosi e complessi piani economici della repubblica.

Nella repubblica sovietica i dipartimenti devono assicurarsi che le risoluzioni dell’VIII Congresso dei soviet riguardanti il coinvolgimento delle donne operaie e contadine nella costruzione e nell’organizzazione dell’economia nazionale e sulla loro partecipazione a tutti gli organi che guidano, amministrano, controllano e organizzano la produzione vengano applicate. Attraverso le loro rappresentanti e attraverso gli organismi di partito, i dipartimenti devono partecipare all’elaborazione di nuove leggi e influenzare la riscrittura di quelle leggi che necessitano cambiamenti nell’interesse della liberazione delle donne. I dipartimenti devono mostrare particolare iniziativa nello sviluppo delle leggi a protezione del lavoro delle donne e dei giovani.

I dipartimenti devono coinvolgere il maggior numero possibile di operaie e contadine nelle elezioni sovietiche e assicurarsi che operaie e contadine vengano elette nei soviet e nei loro comitati esecutivi.

I dipartimenti devono lavorare per il successo di tutte le campagne politiche ed economiche condotte dal partito.

I dipartimenti devono promuovere la formazione delle operaie migliorando l’istruzione tecnica e assicurandosi che le operaie e le contadine abbiano accesso alle istituzioni educative appropriate.

È compito dei dipartimenti fare sì che le donne lavoratici vengano incluse nelle commissioni d’azienda che trattano la protezione del lavoro e che le commissioni per l’aiuto e la protezione della maternità e dell’infanzia siano più attive.

I dipartimenti devono contribuire allo sviluppo dell’intera rete delle istituzioni sociali: mense comunali, lavanderie, sartorie, istituzioni di assistenza sociale, case comuni, che trasformino la vita quotidiana su linee nuove, comuniste e sollevino le donne dalle difficoltà del periodo di transizione, quelle istituzioni sociali che contribuiscono ad emancipare le donne nella vita quotidiana, trasformando la schiava della casa e della famiglia in un libero membro della classe operaia, la classe che è padrona di se stessa e creatrice di nuove forme di vita.

I dipartimenti devono incoraggiare l’educazione delle donne sindacalizzate alle idee comuniste, con l’aiuto delle organizzazioni per il lavoro fra le donne formate da parte delle frazioni comuniste nei sindacati.

I dipartimenti devono assicurare che le operaie partecipino alle assemblee generali di fabbrica e alle assemblee dei delegati di fabbrica.

I dipartimenti devono nominare sistematicamente delle delegate di fabbrica che vengano distaccate per il lavoro nei soviet, nei sindacati e sul terreno economico.

[Quando i delegati furono liberati dal lavoro in fabbrica per il loro mandato, pur mantenendo un salario, furono chiamati “praticanti”. L’idea era che lavorassero in varie istituzioni sovietiche e acquisissero così esperienza di governo.]

I dipartimenti femminili del partito devono soprattutto lavorare per sviluppare stretti legami con le donne lavoratrici e contatti ravvicinati con le casalinghe, le impiegate e le contadine povere.

I dipartimenti devono convocare e organizzare assemblee di delegate per creare un solido legame fra il partito e le masse, estendere l’influenza del partito sulle masse senza partito ed educare la massa delle donne alle idee comuniste attraverso l’attività indipendente e la partecipazione all’attività pratica.

Le assemblee di delegate sono il mezzo più efficace per educare le operaie e contadine; attraverso le delegate, si può estendere l’influenza del partito sulle masse senza partito e le masse più arretrate di operaie e contadine.

Le assemblee delle delegate devono vedere la partecipazione delle rappresentanti delle fabbriche di una data regione, città o area rurale (dove si tratta di eleggere delegate attraverso assemblee delle contadine) o di quartiere, nel qual caso si devono eleggere delegate delle casalinghe. Nella Russia sovietica le delegate sono coinvolte in ogni tipo di campagna economica o politica, vengono inviate a lavorare nei comitati d’azienda, e, infine, vengono impiegate come praticanti per un periodo di due mesi nei dipartimenti dei soviet (legge del 1921).

Le delegate devono essere elette in assemblee di officina, di casalinghe (di quartiere) o di impiegate secondo le norme stabilite dal partito. I dipartimenti devono condurre propaganda e lavoro di agitazione fra le delegate, per il quale lavoro si devono tenere assemblee non meno di due volte al mese. Le delegate devono fare rapporto sulla loro attività alle proprie assemblee di fabbrica o di quartiere.

Le delegate sono elette per un periodo di tre mesi. Ampie conferenze non di partito delle contadine e delle operaie sono la seconda forma di agitazione fra le masse femminili. Le rappresentanti che partecipano a tali conferenze sono elette nelle assemblee delle operaie nelle fabbriche e delle contadine nei villaggi.

I dipartimenti devono prendere l’iniziativa di convocare e organizzare tali conferenze.

I dipartimenti o commissioni conducono una propaganda ampia e conseguente, sia scritta che orale, per costruire sulla basse dell’esperienza che le donne lavoratrici maturano nel loro lavoro pratico nel partito.

I dipartimenti organizzano incontri e discussioni; organizzano le operaie nelle fabbriche e le casalinghe nei quartieri, dirigono le assemblee delle delegate e conducono l’agitazione casa per casa.

Si devono formare sezioni per il lavoro fra le donne per formare quadri e espandere il lavoro nelle scuole sovietiche, sia a livello centrale che locale.

 

Nei paesi borghesi-capitalisti

Gli attuali compiti delle commissioni per il lavoro femminile sono dettati dalla situazione oggettiva. Da un lato, il collasso dell’economia mondiale, la crescita della disoccupazione che ha l’effetto di ridurre la domanda di lavoratrici e aumentare la prostituzione, l’alto costo della vita, la disperata carenza di alloggi e le minacce di nuove guerre imperialiste; e, dall’altro, il susseguirsi di scioperi economici da parte dei lavoratori e i ripetuti tentativi di cominciare una guerra civile su scala mondiale – tutto questo è il prologo della rivoluzione sociale mondiale.

Le commissioni di donne lavoratrici devono occuparsi dei compiti importanti del proletariato, combattere per gli slogan del partito nella loro interezza, e coinvolgere le donne nell’azione rivoluzionaria che il partito prende contro la borghesia e i collaborazionisti di classe.

Le commissioni devono assicurarsi non solo che le donne si uniscano al partito, ai sindacati e altre organizzazioni di classe e abbiano eguali diritti ed eguali obblighi (devono combattere qualsiasi tentativo di isolare o separare le lavoratrici), ma anche che le donne vengano elette negli organismi dirigenti dei partiti, sindacati e cooperative alle stesse condizioni degli uomini.

Le commissioni devono incoraggiare ampi strati del proletariato femminile e delle contadine ad utilizzare i loro diritti elettorali nell’interesse dei partiti comunisti durante le elezioni al parlamento e in tutte le istituzioni sociali, spiegando allo stesso tempo che questi diritti sono limitati e che poco possono fare per indebolire lo sfruttamento capitalista o far avanzare l’emancipazione delle donne, e che il sistema sovietico è superiore a quello parlamentare.

Le commissioni devono anche vigilare affinché le operaie, le impiegate e le contadine prendano parte attiva alle elezioni di soviet rivoluzionari dei deputati operai, sia economici che politici; devono portare le casalinghe nell’attività politica e spiegare alle contadine l’idea dei soviet. Le commissioni devono in particolare lavorare per realizzare il principio della stessa paga per lo stesso lavoro. Devono anche trascinare operaie e operai in una campagna per un’istruzione gratuita che aiuti le lavoratrici ad aumentare le proprie abilità.

Le commissioni devono fare sì che le donne comuniste prendano parte agli organi municipali e agli altri organi legislativi ovunque le leggi elettorali aprano questa opportunità, introducendole alla tattica rivoluzionaria del loro partito. Partecipando agli organi legislativi, municipali e altri organi degli Stati borghesi, le donne comuniste devono difendere i principi fondamentali e la tattica del loro partito; devono concentrarsi meno sulla realizzazione pratica di riforme all’interno del quadro del sistema borghese e prevalentemente nell’utilizzo delle domande e rivendicazioni che emergono dai bisogni urgenti e dall’esperienza quotidiana delle donne lavoratrici come slogan rivoluzionari per coinvolgere le donne nella lotta per ottenere le loro rivendicazioni attraverso la dittatura del proletariato.

Le commissioni devono mantenere uno stretto contatto con le frazioni parlamentare e nei governi locali e discutere con esse tutte le questioni concernenti le donne.

Le commissioni devono spiegare alle donne che il sistema dell’economia domestica è arretrato e antieconomico e che il metodo borghese di educazione dei bambini è lungi dall’essere perfetto. Devono concentrare l’attenzione delle lavoratrici sulle proposte per il miglioramento della vita quotidiana della classe operaia proposte o sostenute dal partito.

Le commissioni devono coinvolgere le donne iscritte ai sindacati nei partiti comunisti. Si devono nominare responsabili appositi per intraprendere questo lavoro sotto la direzione del partito o delle sue sezioni locali.

Le commissioni femminili di agitazione devono condurre un lavoro di propaganda per persuadere le donne che lavorano nelle cooperative a lottare per le idee comuniste e ad assumere un ruolo dirigente in queste organizzazioni che durante e dopo la rivoluzione dovranno giocare un ruolo molto importante come centri di distribuzione.

L’intero lavoro delle commissioni deve essere rivolto a sviluppare l’attività rivoluzionaria delle masse, affrettando così la rivoluzione sociale.

 

Nei paesi economicamente arretrati (l’Oriente)

Nei paesi dove l’industria è sottosviluppata i partiti comunisti e i dipartimenti delle donne operaie devono assicurarsi che il partito, i sindacati e le altre organizzazioni delle masse lavoratrici riconoscano che le donne hanno eguali diritti e responsabilità.

I dipartimenti o commissioni e il partito devono combattere tutti i pregiudizi e tutti gli usi, religiosi o laici, che opprimono le donne; devono condurre questa agitazione anche fra gli uomini.

I partiti comunisti e i loro dipartimenti o commissioni devono assumere i principi dell’eguaglianza delle donne nelle sfere dell’educazione dei figli, delle relazioni familiari e della vita pubblica.

I dipartimenti devono cercare appoggio in primo luogo fra gli ampi strati di donne sfruttate dal capitale, cioè quelle che lavorano nelle industrie a domicilio e nelle piantagioni di riso e di cotone. Nei paesi sovietici i dipartimenti devono incoraggiare la creazione di laboratori artigiani. Nei paesi ancora dominati dal sistema borghese il lavoro deve concentrarsi nell’organizzare le donne che lavorano nelle piantagioni e nel coinvolgerle nell’organizzazione sindacale a fianco degli uomini.

Nei paesi sovietici d’Oriente il miglior modo di superare l’arretratezza e i pregiudizi religiosi è l’elevamento del livello culturale generale della popolazione. I dipartimenti devono incoraggiare lo sviluppo di scuole per adulti che siano aperte alle donne. Nei paesi borghesi le commissioni devono condurre una lotta diretta contro l’influenza borghese nelle scuole.

Ovunque possibile, i dipartimenti o commissioni devono condurre un’agitazione casa per casa. I dipartimenti devono organizzare circoli di donne lavoratrici e incoraggiare le donne più arretrate ad unirsi ad esse. I circoli devono essere centri culturali e istituzioni sperimentali modello che mostrino come le donne possono lavorare per la propria emancipazione attraverso l’attività autonoma (organizzazione di nidi, asili, scuole per l’alfabetizzazione annesse ai circoli, ecc.).

Fra le popolazioni nomadi si dovrebbero organizzare circoli viaggianti.

Nei paesi sovietici i dipartimenti devono aiutare gli organi sovietici competenti nella transizione da forme economiche precapitaliste a forme di produzione sociale, convincendo le donne lavoratrici attraverso l’esempio pratico che l’economia domestica e le vecchie forme familiari bloccano la loro emancipazione, mentre il lavoro sociale le libera.

Nella Russia sovietica i dipartimenti devono vigilare affinché la legislazione che riconosce gli eguali diritti di donne e uomini e che difende gli interessi delle donne venga rispettata anche fra i popoli d’Oriente. I dipartimenti devono incoraggiare le donne a lavorare come giudici e a partecipare alle giurie dei tribunali.

I dipartimenti devono anche coinvolgere le donne nelle elezioni sovietiche, controllando la composizione sociale e la presenza di donne operaie e contadine nei soviet e nei comitati esecutivi. Il lavoro fra il proletariato femminile d’Oriente deve essere condotto su basi di classe. I dipartimenti devono mostrare come le femministe siano incapaci di trovare una soluzione alla questione dell’emancipazione femminile. Nei paesi sovietici d’Oriente, quelle donne dell’intelligentsia che simpatizzano per il comunismo (ad esempio le insegnanti) devono essere coinvolte nelle campagne educative. Evitando attacchi semplicistici e rozzi alle tradizioni nazionali e alle credenze religiose, i dipartimenti o commissioni che lavorano fra le donne d’Oriente devono lottare contro il nazionalismo e la forza della religione sulla mente del popolo.

In Oriente, così come in Occidente, l’organizzazione delle donne lavoratrici deve essere inserita non nell’interesse della difesa nazionale, ma dell’unità del proletariato internazionale di entrambi i sessi attorno ad obiettivi comuni di classe.

[Poiché il lavoro tra le donne dell’Est è così importante e allo stesso tempo così nuovo, alle tesi sono allegate istruzioni speciali che spiegano come i metodi di base del lavoro del Partito comunista tra le donne devono essere applicati nelle condizioni specifiche della vita quotidiana in Oriente.]

 

Metodi di agitazione e propaganda

I partiti comunisti d’Occidente e d’Oriente devono cogliere il principio fondamentale del lavoro tra le donne: “l’agitazione e la propaganda attraverso l’azione”. Allora saranno in grado di svolgere il loro compito più importante, che è l’educazione comunista delle donne del proletariato e la formazione delle combattenti per il comunismo.

“Agitazione attraverso l’azione” significa soprattutto incoraggiare le lavoratrici all’attività indipendente, dissipando i dubbi che hanno sulle proprie capacità e attirarle al lavoro pratico nella sfera della costruzione o della lotta. Significa insegnare loro attraverso l’esperienza che ogni conquista realizzata dal Partito comunista, ogni azione diretta contro lo sfruttamento del capitale, è un passo verso il miglioramento della posizione delle donne. In primo luogo, pratica e azione, che portano alla comprensione degli ideali comunisti e dei principi teorici; e in secondo luogo, la teoria, che conduce alla pratica e all’azione: questi sono i metodi di lavoro che i partiti comunisti e i loro dipartimenti delle lavoratrici devono impiegare per rivolgersi alla massa delle donne.

I dipartimenti devono essere in stretto contatto con le cellule comuniste nelle imprese e nelle officine, assicurandosi che ogni cellula abbia un organizzatore per svolgere il lavoro tra le donne nella fabbrica in questione. In questo modo i dipartimenti saranno centri di azione e non di sola propaganda verbale.

I dipartimenti e le organizzazioni sindacali devono tenersi in contatto attraverso i loro rappresentanti o organizzatori, che sono nominati dalle frazioni sindacali ma svolgono il loro lavoro sotto la guida dei dipartimenti.

Nei paesi sovietici la diffusione delle idee comuniste attraverso l’azione significa portare le lavoratrici, le contadine, le casalinghe e le impiegate in tutti i rami della costruzione sovietica, dall’esercito e la polizia fino a quelli che emancipano direttamente le donne, con le mense pubbliche, una rete di istituzioni per l’istruzione pubblica, la tutela della maternità, ecc. È particolarmente importante in questo momento coinvolgere le donne lavoratrici in un lavoro connesso alla ricostruione dell’economia nazionale.

Nei paesi capitalisti la propaganda attraverso l’azione significa soprattutto incoraggiare le lavoratrici a partecipare a scioperi, manifestazioni e qualsiasi tipo di lotta che rafforzi e approfondisca la loro volontà e coscienza rivoluzionarie. Significa anche coinvolgerle in tutti i tipi di lavoro di partito, compreso il lavoro illegale (specialmente il lavoro di collegamento) e l’organizzazione dei “sabati (o domeniche) comunisti” in cui le mogli dei lavoratori e le lavoratrici che simpatizzano con il comunismo lavorano volontariamente per il partito e organizzano incontri per cucire, rammendare i vestiti dei bambini, ecc.

Il principio di coinvolgere le donne in tutte le campagne politiche, economiche ed educative dei partiti è un aspetto della propaganda attraverso l’azione.

Nei paesi capitalisti i dipartimenti devono estendere la loro attività e la loro influenza ai settori più arretrati e oppressi del proletariato femminile. Nei paesi sovietici devono condurre il loro lavoro tra le masse femminili proletarie e semi-proletarie, schiavizzate dalle condizioni e dai pregiudizi della vita quotidiana.

Le commissioni devono svolgere il lavoro tra le lavoratrici, le  casalinghe e le contadine, e le donne impegnate nel lavoro intellettuale (l’intelligentsia).

Ai fini della propaganda e dell’agitazione, le commissioni devono organizzare assemblee pubbliche, incontri presso singole imprese e riunioni di operaie e impiegate (sia di zona che di settore industriale). Devono anche organizzare assemblee generali di donne, di casalinghe, ecc.

Nei paesi capitalisti le commissioni si devono assicurare che le frazioni comuniste nei sindacati, nelle cooperative e nei consigli di fabbrica nominino delle responsabili femminili; che, in altre parole, esse abbiano rappresentanti in tutte le organizzazioni che contribuiscono a sviluppare l’attività rivoluzionaria del proletariato verso la presa del potere. Nei paesi sovietici le commissioni incoraggiano la nomina di operaie e contadine in tutte le organizzazioni sovietiche che guidano, amministrano e controllano la vita sociale e che servono a sostenere la dittatura proletaria e contribuiscono alla realizzazione del comunismo.

Le commissioni devono inviare in missione le donne comuniste a lavorare nelle fabbriche o negli uffici dove vi sia un gran numero di donne; devono inviare le lavoratrici comuniste nei quartieri proletari e nei centri industriali, come è stato fatto con successo nella Russia sovietica.

Le commissioni per il lavoro fra le donne devono fare uso del grande successo dell’esperienza dei dipartimenti femminili del Partito comunista russo per organizzare assemblee di delegate e conferenze non di partito di operaie e contadine. Devono essere organizzate assemblee di operaie e impiegate di vari settori, di contadine e casalinghe, nelle quali si discutano rivendicazioni concrete e si eleggano delle commissioni. Queste commissioni devono mantenere uno stretto contatto con chi le ha elette e con le commissioni femminili. Le commissioni devono inviare le loro agitatrici ai dibattiti e alle assemblee dei partiti ostili al comunismo. Propaganda e agitazione attraverso assemblee e dibattiti devono essere integrate con un’agitazione casa per casa ben organizzata. Le donne comuniste che conducono questo lavoro devono essere responsabili di non più di dieci nuclei familiari; devono visitarli almeno una volta alla settimana per fare agitazione fra le casalinghe e più frequentemente quando il Partito comunista conduce una campagna o si prepara per qualsiasi azione.

Si dà istruzione alle commissioni di usare la parola scritta nel corso del loro lavoro di agitazione, organizzazione ed educazione:

1. Contribuire a pubblicare un giornale centrale sul lavoro fra le donne in ogni paese;

2. Garantire la pubblicazione di “pagine delle lavoratrici” o di supplementi speciali nella stampa di partito, e anche l’inclusione di articoli sulle questioni riguardanti il lavoro fra le donne nella stampa generale del partito e dei sindacati; le commissioni sono responsabili di nominare delle redattrici per le suddette pubblicazioni e di formare le lavoratrici, sia interne che esterne al partito, a lavorare per la stampa.

Le commissioni devono sovrintendere alla pubblicazione di letteratura popolare per l’agitazione e l’educazione sotto forma di volantini e opuscoli e devono contribuire alla loro distribuzione.

Le commissioni devono mettere in grado le donne comuniste di fare il massimo uso di tutte le istituzioni politiche ed educative del partito.

Le commissioni devono lavorare per rafforzare la coscienza di classe e la combattività delle giovani donne comuniste, coinvolgendole nei corsi generali del partito e nelle serate di discussione. Serate speciali di discussione e letture o serie di incontri specificamente dedicati alle lavoratrici devono essere organizzate solo laddove queste siano effettivamente necessarie e opportune.

Al fine di rafforzare la solidarietà fra lavoratrici e lavoratori è auspicabile che non si organizzino scuole e corsi speciali per le donne comuniste, ma che tutte le scuole di partito includano senza eccezione un corso sui metodi di lavoro fra le donne. I dipartimenti devono avere il diritto di nominare un certo numero di loro rappresentanti presso le scuole del partito.

 

Struttura dei dipartimenti

I dipartimenti e le commissioni femminili sono annessi a ogni comitato di partito, a livello locale, regionale e di Comitato centrale. La dimensione è determinata dal partito e dipende dalle necessità di ogni singolo paese. Anche il numero di funzionari in queste commissioni è determinato dal partito in funzione delle proprie risorse finanziarie.

Il responsabile del settore di agitazione femminile o la persona che presiede la commissione dovrebbe essere un membro del comitato locale del partito. Dove questo non avviene il responsabile del dipartimento dovrebbe essere presente a tutte le sessioni del comitato con pieni diritti di voto su tutte le questioni concernenti il dipartimento femminile e un voto consultivo su tutte le altre questioni.

Oltre a tutto il summenzionato lavoro di carattere generale, il dipartimento o la commissione regionale o provinciale ha le seguenti funzioni addizionali: incoraggiare il contatto fra i dipartimenti di un dato distretto e il dipartimento centrale; raccogliere informazioni sull’attività dei dipartimenti o commissioni della regione/provincia in questione; assicurare che i dipartimenti locali abbiano la possibilità di scambiarsi materiale; fornire la regione/provincia di letteratura; inviare agitatori nei distretti; mobilitare i membri del partito per il lavoro fra le donne; convocare conferenze di regione/provincia non meno di due volte l’anno, nelle quali ogni dipartimento sia rappresentato da una o due donne comuniste; organizzare conferenze non di partito di operaie, contadine e casalinghe nella data regione/provincia.

I componenti del collegio sono nominati dalla responsabile del dipartimento o commissione e sono approvati dal comitato di regione/provincia. La responsabile è eletta allo stesso modo degli altri membri del comitato regionale/provinciale; cioè al corrispondente congresso del partito.

I membri dei dipartimenti locali, provinciali e regionali o delle commissioni sono eletti in conferenze cittadine, provinciali o regionali o sono nominati dai dipartimenti competenti in contatto con i comitati di partito.

Se la responsabile del dipartimento femminile non è un membro del corrispondente comitato del partito, ha il diritto di essere presente a tutte le riunioni del comitato con pieno diritto di voto sulle questioni che concernono il dipartimento e con un voto consultivo sulle altre questioni.

Il dipartimento centrale del partito, oltre alle funzioni elencate per i dipartimenti regionali/provinciali, istruisce anche il lavoro di agitazione femminile sulle questioni del lavoro di partito, sovrintende il lavoro dei dipartimenti, dirige, in contatto con gli organismi competenti di partito, l’assegnazione del personale impegnato nel lavoro femminile, controlla le condizioni e il progresso del lavoro femminile, tenendo a mente i cambiamenti nella situazione economica e legale delle donne, partecipa attraverso i suoi rappresentanti o persone autorizzate alle commissioni speciali che lavorano sul problema di cambiare e migliorare la vita quotidiana della classe operaia, della protezione del lavoro e dell’infanzia, ecc., pubblica una “pagina femminile centrale”, pubblica una rivista regolare per le donne lavoratrici, convoca, non meno di una volta all’anno, le rappresentanti di tutti i dipartimenti regionali/provinciali, organizza giri nazionali di conferenze per la formazione sul lavoro femminile, assicura che le donne lavoratrici e tutti i dipartimenti prendano parte in tutte le campagne e le azioni politiche ed economiche del partito; delega una rappresentante presso il Segretariato internazionale delle donne comuniste e organizza attualmente la Giornata internazionale della donna lavoratrice.

Se la responsabile del dipartimento femminile non è membro del Cc, ha il diritto di partecipare a tutte le sessioni del Cc con pieno diritto di voto sulle questioni concernenti i dipartimenti e con un voto consultivo su tutte le altre questioni. La responsabile del dipartimento femminile o la presidente della commissione è nominata dal Cc del partito oppure eletta in un congresso. Decisioni e risoluzioni approvate da tutti i dipartimenti o commissioni devono essere in ultima istanza approvate dal corrispondente comitato di partito. La dimensione del dipartimento centrale e il numero di membri con diritto di voto sono stabiliti dal Cc del partito.

 

Sul lavoro internazionale

Il Segretariato internazionale femminile dell’Internazionale comunista guida il lavoro femminile dei partiti comunisti a livello internazionale, unisce le donne lavoratrici nella lotta per gli obiettivi avanzati dall’Internazionale comunista e coinvolge le donne di tutti i paesi e tutti i popoli nella lotta rivoluzionaria per il potere dei soviet e la dittatura della classe operaia.

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