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13 Marzo 2020La lotta paga, anche ai tempi del coronavirus. Attraverso un’azione insistente e coordinata l’RSU dell’Università degli Studi di Milano, di cui è parte il nostro militante Tomaso Perani, è riuscita ad ottenere la possibilità di accedere allo strumento del lavoro agile 5 giorni alla settimana su 5 durante il periodo dell’emergenza per tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici dell’ateneo. Questo significa che si potrà lavorare da casa per l’intera settimana e non soltanto un giorno come esigeva l’amministrazione dell’università in barba alle indicazioni sanitarie. L’innalzamento della possibilità di lavorare due giorni da casa era stata già una prima conquista sindacale.
Questo è un risultato che fino a pochi giorni fa sembrava impossibile. Durante ben due tavoli di trattativa, ad emergenza sanitaria già in corso, la controparte ha sempre negato questa possibilità manifestando, neanche troppo velatamente, l’idea che la concessione di questo strumento di lavoro avrebbe significato sostanzialmente un’autorizzazione a non lavorare. Un’affermazione di per sé grave, ma inaccettabile in un contesto in cui la percentuale di lavoratori e lavoratrici pendolari è molto elevata.
Nonostante l’aggravarsi di giorno in giorno della situazione sanitaria l’amministrazione, anche attraverso scomposti tentativi di normalizzare la situazione e richiami all’ordine, ha cercato di imporre la presenza in sede limitando la possibilità del lavoro da casa a pochissimi casi.
Di fronte all’impossibilità di ottenere la chiusura totale dell’ateneo e con l’aggravante dell’abolizione del diritto allo sciopero supinamente accettata dalle burocrazie sindacali, l’unico piano sul quale le sensibilità diverse che animano l’RSU ha trovato un accordo è stato l’allargamento totale dello strumento del lavoro agile.
Solo grazie al coinvolgimento di tutti lavoratori nell’azione di pressione verso l’amministrazione si è riusciti superare la debole impostazione del governo Conte che suggerisce semplicemente che i lavoratori paghino l’emergenza sanitaria con le loro ferie. Anche nell’impossibilità di convocare assemblee e riunioni l’RSU è riuscita a coinvolgere la massa dei lavoratori nella contrattazione impedendo che l’amministrazione si rifiutasse di rispondere alle richieste della base.
È stata così concessa la possibilità a tutti i lavoratori e lavoratrici non destinati ai servizi minimi essenziali di lavorare da casa per tutte le settimane della crisi sanitaria. Quella che adesso viene sbandierata dai rettori delle università lombarde come un atto di civiltà e di responsabilità, per la Statale di Milano è stato invece una conquista dei lavoratori. Questo rappresenta un nuovo successo dell’RSU di ateneo.
Ma la lotta non si ferma e non si può fermare perché l’interpretazione delle regole da parte di dirigenti, direttori di dipartimento, capi e capetti vari punta sempre a ritenere tutti i servizi come essenziali e a bollare come sfaccendati i lavoratori e le lavoratrici che per senso di responsabilità aderiscono fattivamente all’invito a non spargere il contagio lavorando da casa.
In questo periodo di difficoltà e di preoccupazione sempre più lavoratori e lavoratrici stanno prendendo coscienza dei propri diritti e della propria condizione. Gli attacchi che nel corso degli anni hanno subito la sanità pubblica e l’istruzione, la mancanza e l’arretratezza di infrastrutture informatiche e non, la mancanza di politiche di edilizia pubblica, e la crisi salariale sono state portate allo scoperto ed esacerbate dall’emergenza sanitaria dettata dal coronavirus.
Compito dei marxisti sarà quello di tenere viva, anche dopo il momento di emergenza, questa nuova coscienza di classe che si sta ravvivando o rafforzando in modo da trasformare il lavoro sindacale in lavoro politico per le lotte che ci aspettano.
13 marzo 2020