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19 Maggio 2016di Rob Sewell
Presentiamo con orgoglio un lavoro che ha richiesto ottanta anni per essere completato. La biografia incompiuta che Lev Trotskij scrisse su Stalin, la più ampia edizione del libro mai edita proveniente dal materiale d’archivio originale. Qui presentiamo la storia di questo libro.
Introduzione
Il 20 agosto 1940 la vita di Trotskij si concluse brutalmente a opera di un agente stalinista che con una picozza gli inferse un colpo terribile al cranio. Tra le opere lasciate incompiute c’era la seconda parte della sua biografia su Stalin.
Questo libro su Stalin è unico nella letteratura marxista nel suo tentativo di spiegare alcuni degli eventi più importanti del ventesimo secolo, non solo in termini di trasformazioni economiche e sociali epocali, ma anche di comprendere la psicologia individuale di uno dei protagonisti più importanti di un grande momento drammatico della storia. È uno studio affascinante del modo in cui il carattere peculiare di un individuo, le sue caratteristiche personali e la sua psicologia, interagiscono con grandi eventi.
Come è potuto succedere che Stalin, che ha iniziato la sua vita politica come rivoluzionario e bolscevico, si trasformò in un mostruoso tiranno? C’era qualcosa di pre-ordinato da fattori genetici o nella sua infanzia? Basandosi su una enorme quantità di materiale raccolto accuratamente dai suoi archivi personali e da molte altre fonti, Trotskij fornisce una risposta a queste domande.
In questa edizione abbiamo riunito tutto il materiale che era disponibile dagli archivi Trotskij in inglese, integrati con ulteriore materiale tradotto dal russo. È la versione più completa del libro che sia mai stata pubblicata. Alla vigilia del centenario della Rivoluzione d’ottobre, riteniamo che Stalin di Trotskij sia una lettura rilevante e stimolante come non mai.
Stalin venne commissionato dall’editore di New York Harper Brothers nel febbraio del 1938 ed è stato pubblicato in inglese nel 1946. Si tratta dell’ultima grande opera di Trotskij. Tuttavia, la vita di quest’ultimo fu troncata da un sicario di Stalin il 20 agosto 1940 e il libro non fu mai terminato.
Mentre Trotskij lavorava al libro, il manoscritto venne tradotto in inglese da Charles Malamuth. Dopo il suo assassinio, i manoscritti incompiuti furono consegnati a Malamuth, non solo per la traduzione, ma in realtà per modificarne il contenuto per la pubblicazione.
Qualsiasi fossero le capacità di Malamuth, si trattava di un compito politico per il quale era completamente inadatto. Quando il libro fu finalmente pubblicato, la nuova versione “modificata” conteneva vaste parti inserite dal redattore che erano chiaramente in contrasto con il pensiero politico di Trotskij. Nonostante le proteste indignate della vedova di Trotskij, Natalia Sedova, il materiale incriminato venne mantenuto dagli editori.
La ragione principale per la ripubblicazione di questa edizione ampliata di Stalin di Trotskij è quello di correggere queste aggiunte posticce e di inserire il materiale escluso dal curatore. Il progetto di ripubblicare il libro originale in questa forma ha occupato lo spazio di un decennio di lavoro. Il nuovo volume rimuove le interpolazioni politiche di Malamuth, pari a più di diecimila parole, e ripristina il manoscritto originale sulla base del materiale inedito depositato negli archivi Trotskij dell’Università di Harvard.
Questa nuova edizione è la più completa mai pubblicata in qualunque lingua, compresi inglese e russo, e ha aumentato le dimensioni rispetto all’originale di oltre il 30 per cento. Rappresenta il più vasto lavoro mai intrapreso di “ricostruzione” dell’opera, e comprende quasi centomila parole più dell’edizione originale del 1946. Malamuth sostenne di aver lasciato intatti i primi sette capitoli, “fatta eccezione per un paio di eliminazioni di materiale ripetitivo”. Ci siamo presi la libertà di ripristinare il materiale nel miglior modo possibile. Invece di seguire le modifiche di Malamuth, abbiamo scelto di seguire la cronologia degli eventi. La modifica del materiale volta a garantire la massima continuità è stata effettuata da Alan Woods, che ha anche tradotto la gran parte del materiale dal russo.
Gli archivi Trotskij
Nel 2003, durante un viaggio politico negli Stati Uniti, ero a Boston e ho approfittato per visitare gli archivi Trotskij alla vicina università. Trotskij aveva accettato che i suoi archivi finissero ad Harvard per mantenerli al sicuro. “Gli archivi stanno partendo [per gli Stati Uniti] questa mattina via treno“, scrisse Trotskij il 17 luglio 1940, poco più di un mese prima del suo assassinio (Writings of Leon Trotsky, Supplement 1934-1940, Pathfinder, p. 863).
Sono rimasto stupito dalla grande quantità di materiale contenuto nell’archivio. La mia attenzione è stata attirata dal materiale sul libro Stalin. Con mio grande stupore ho scoperto che c’erano nove scatoloni di manoscritti in archivio, i manoscritti Harper (contenitori H1-H28), contenenti tutti i materiali preparatori per il libro. Vi si trovano tutti i documenti originali, le bozze, i ritagli di stampa e le note scritte a mano o dattiloscritte, così come tutte le traduzioni in inglese di Charles Malamuth degli originali russi di Trotskij.
La prima cosa che colpisce di questa ampia massa di documenti è che costituiscono un insieme fortemente stratificato, come fosse una formazione geologica di cui è possibile identificare i diversi strati utilizzati per produrre la prima metà del libro, vale a dire, fino al 1917. Queste prime bozze contenevano sia brani scritti a mano sia dattiloscritti, accanto a seconde bozze già completamente digitate, tradotte e passate a Trotskij per un’ulteriore correzione e per la revisione finale. Trotskij poneva certamente molta cura nel “lucidare” i suoi scritti per la pubblicazione, così come nella ricerca per migliorare le traduzioni in inglese, in modo che il significato fosse il più preciso possibile.
La mia prima visita a Harvard servì solo a identificare il materiale che c’era. Nelle visite successive, ho chiesto di vedere l’intero archivio su Stalin, che mi è stato consegnato in sala di lettura su un grande carrello. I documenti relativi a questo argomento sono catalogati in grandi scatole d’archivio numerate in cartelle separate (bsmRuss 13.3) H1-H28. Le scatole contengono anche tutti i ritagli di carta e materiali vari che sono stati tradotti in inglese, ma non utilizzati nell’edizione finale del libro, comprese le bozze originali, conservate nelle cartelle H14-H19.
Charles Malamuth
La prima parte del libro si occupa in modo magistrale del ruolo dell’individuo nella storia, tracciando l’evoluzione della vita di Stalin da ragazzo che entra in seminario a rivoluzionario di professione, negli anni prima della rivoluzione del 1917. Tuttavia, la seconda parte – che contiene materiale estremamente interessante anche nell’edizione storpiata pubblicata, seppure incompleta –, è stata rovinata dalle aggiunte introdotte da Malamuth. Non si tratta semplicemente di materiale riempitivo, come ha sostenuto, ma di interi paragrafi in diversi capitoli, che chiaramente contraddicevano la linea politica del libro.
Quando la vedova di Trotskij, Natalia Sedova e l’avvocato di Trotskij, Albert Goldman hanno visionato il testo, hanno obiettato con forza alla pubblicazione del libro in una forma ormai snaturata. Esteban Volkov, nipote di Trotskij, ha anche provato senza successo a impedire una nuova pubblicazione del libro alla fine degli anni ’60.
Come ha fatto un uomo come Malamuth a essere nominato curatore del libro di Trotskij? La conoscenza che Malamuth aveva del russo è stata certamente utile allo scopo e il suo talento è stato messo a buon uso nella traduzione di alcuni articoli di Trotskij. Trotskij, come vedremo, non è mai stato molto impressionato da questo giovane “simpatizzante” o dalle sue capacità. Tuttavia, Trotskij aveva disperatamente bisogno di aiuto e doveva lavorare con il materiale umano a sua disposizione.
Il 15 febbraio 1938 (il giorno prima dell’omicidio di Leon Sedov, figlio di Trotskij, a Parigi) Trotskij venne contattato dalla casa editrice americana Harper Brothers, con un’offerta di 5.000 dollari, da pagarsi in varie tranche, per scrivere una biografia di Stalin. Trotskij, profondamente colpito dalla tragica perdita di suo figlio, non era molto propenso ad accettare l’offerta della casa editrice. La morte di Sedov fu un colpo devastante per Trotskij e Natalia, un ennesimo atto di vendetta da parte di Stalin. Inoltre, Trotskij aveva già iniziato a lavorare su un altro libro, ossia una biografia su Lenin, la cui prima parte era già finita nel novembre del 1934.
Pressato da gravi difficoltà finanziarie, Trotskij alla fine vinse la propria riluttanza e accettò la proposta. Charles Malamuth, che aveva tradotto alcuni brevi scritti di Trotskij, era disponibile, e gli venne quindi affidato il compito di tradurre il lavoro di recente commissionato. Ovviamente felice per la prospettiva di un’offerta così allettante, Malamuth scrisse in una lettera, “Stalin promette di essere una pietra miliare nel mio lavoro di traduttore”. Trotskij, tuttavia, non era del tutto convinto, ma non aveva molte alternative data la mancanza di traduttori dal russo disponibili. Inoltre, aveva ricevuto rassicurazioni sul fatto che avrebbe potuto supervisionare personalmente e approvare tutte le traduzioni prima della pubblicazione.
Il lavoro inizia e anche i problemi
All’inizio dell’aprile del ’38, cominciò seriamente il lavoro su Stalin. Il 26 aprile Trotskij scrisse a Sara Weber informandola che ora stava “lavorando al libro”. Aveva però un problema che le chiedeva di risolvere. “Ad ogni pagina mi scontro con la necessità di ricerche su aspetti geografici, storici, cronologici, biografici, ecc., dati”, e così scrive “non sarebbe possibile trovare un’enciclopedia vecchia ossia pre-rivoluzionaria [russa] a New York? (…) La questione è molto importante per me perché altrimenti il mio lavoro sarebbe fortemente limitato in ogni momento”.
Nel giro di pochi mesi Malamuth ricevette il manoscritto russo del primo capitolo, “Famiglia e scuola”. Le cose sembravano procedere abbastanza velocemente. Il secondo capitolo gli venne spedito il 16 agosto e il terzo il 12 settembre. Ma in seguito il lavoro non proseguì così liscio a causa di varie interruzioni. Alla fine dell’anno, Harpers aveva rifiutato di pagare a Trotskij altri anticipi perché era lento nel fornire le parti del manoscritto.
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L’ufficio di Trotskij dopo il suo assassinio.
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C’erano altri problemi con il libro. Senza chiedere il permesso di Trotskij, Malamuth aveva mostrato il manoscritto a terzi, vale a dire a Max Shachtman e James Burnham, dirigenti della minoranza nel Swp (Socialist workers party) americano che si opponevano all’analisi di Trotskij sul carattere di classe dell’Urss. Quando Trotskij lo scoprì era furioso, considerando l’incidente come un abuso di fiducia. Trotskij si lamentò con Joseph Hansen:
“Allora, contro tutti i miei avvertimenti, [Malamuth] si è concesso con il mio manoscritto una mancanza di discrezione censurabile. Ho protestato. Il suo dovere elementare sarebbe stato chiedere scusa per il suo errore e tutto sarebbe stato di nuovo a posto. Trovo anche che i compagni Burnham e Shachtman abbiano commesso un errore a interloquire con lui sulla qualità del manoscritto senza chiedergli se avesse la mia autorizzazione a far leggere loro il manoscritto. La cosa migliore sarebbe che i compagni Burnham e Shachtman, di propria iniziativa, spiegassero che, assieme a Malamuth, hanno commesso una mancanza di discrezione e che sarebbe meglio riconoscerla come tale e lasciar perdere”.
In questa lettera, Trotskij conclude senza mezzi termini: “Malamuth sembra avere almeno tre qualità: non sa il russo; non sa l’inglese; ed è tremendamente presuntuoso. Dubito che sia il migliore dei traduttori…” (Writings of Leon Trotsky, Supplement 1934-1940, Pathfinder, p. 830, corsivo nostro). In queste poche parole Trotskij rivelava di aver argutamente colto la presunzione di Malamuth, valutazione dimostratasi del tutto corretta dagli eventi successivi. Tuttavia, non vi era altra scelta che continuare a utilizzare i suoi servizi.
L’indignazione di Trotskij per questa mancanza di discrezione riflette la sua profonda preoccupazione per le questioni di sicurezza e la paura che il manoscritto del libro potesse cadere in mani sbagliate. Era un pericolo molto reale in quel momento. Trotskij era impegnato in una lotta a morte contro i crimini dello stalinismo. Stalin era ossessionato da Trotskij ed era determinato a farlo tacere. Ordinò alla polizia segreta – la Gpu – di penetrare il movimento trotskista per arrecare il massimo danno possibile.
Agenti stalinisti erano già riusciti a dare fuoco alla sua casa a Prinkipo dove andarono distrutti i suoi documenti che erano rimasti lì. “La Gpu farà tutto quanto in suo potere per mettere le mani sul mio archivio”, scrisse Trotskij il 10 ottobre 1936 (Writings of Leon Trotsky 1935-36, Pathfinder, p. 440). Un mese dopo, i suoi archivi affidati all’Istituto olandese di storia sociale, vennero saccheggiati a Parigi e alcuni documenti rubati. “Per rendermi impotente di fronte alla calunnia, la Gpu sta cercando di mettere le mani sul mio archivio, con furti, violazioni domicilio, o assassinii”, disse sempre Trotskij (Ibid. p.462).
Mark Zborowski, un agente stalinista, si era infiltrato nel movimento in Francia fino ad acquisire la fiducia di Leon Sedov. Oratori che parlavano russo erano pochi e il movimento aveva un disperato bisogno di aiuto. Alla fine, Zborowski iniziò ad aiutare la redazione del Bollettino dell’Opposizione a Parigi. Zborowski, il cui nome di partito era “Etienne”, ebbe subito accesso alla casella di sicurezza che conteneva la corrispondenza tra Sedov e Trotskij. Usando la sua posizione, passava regolarmente informazioni su Trotskij allo spionaggio sovietico, che poi informava Stalin in persona. È stato Zborowski a far sì che copie degli scritti di Trotskij arrivassero sulla scrivania di Stalin prima ancora che fossero pubblicate. Stalin lesse ogni numero del Bollettino dell’Opposizione, con particolare attenzione gli articoli su di lui.
Trotskij temeva che, attraverso furti o altri mezzi, gli agenti di Stalin avrebbe cercato di rubare o distruggere le bozze. Così, prese tutte le precauzioni per tenerle al sicuro. Questi timori erano fondati. Quando Stalin fu informato sul nuovo lavoro di Trotskij, era furioso ed era pronto a fare di tutto per impedirne la pubblicazione.
Nel 1939, Trotskij procedeva nella realizzazione di Stalin, ma subì ulteriori interruzioni, non ultima la necessità di lasciare la casa di Diego Rivera a maggio, affrontare la rottura di Rivera con il trotskismo, e il braccio di ferro legale per la custodia del suo giovane nipote, Seva (Esteban Volkov). Seva stava per lasciare l’Europa per la casa di Trotskij e Natalia a Città del Messico il 6 agosto 1939.
L’assassinio di Trotskij
Nell’aprile del 1940, al momento del primo attentato alla sua vita, la metà del libro era finito (fino al 1917) e il resto del libro era a vari stadi di completamento. Il lavoro sul libro si arrestò perché Trotskij dovette occuparsi delle indagini sull’attacco, così come dei tribunali messicani. Trotskij doveva anche rispondere a una raffica continua di menzogne e calunnie da parte dei giornali stalinisti in Messico e all’estero, che avevano intensificato i loro attacchi verbali.
Al momento dell’assassinio di Trotskij il 20 agosto, il libro era completato solo per metà, con una grande quantità di materiale ancora in forma di bozza a diversi stati di preparazione. Era riuscito a controllare la traduzione in inglese dei primi sei capitoli ma non aveva avuto la possibilità di controllare il settimo.
Sono circolati molti miti sul libro, soprattutto a opera di Charles Malamuth stesso. Malamuth ha inventato la storia che nell’attacco di agosto alcuni dei manoscritti del libro si erano riempiti di sangue e altri erano andati completamente distrutti. Lo sostiene anche nella prefazione al libro: “Alcuni manoscritti della parte non ultimata erano nello studio di Trotskij, stesi in lunghe strisce di fogli scritti da un capo all’altro e incollati, al momento dell’attacco, e nella lotta con l’assassino porzioni del manoscritto non solo vennero sporcate di sangue, ma andarono completamente distrutte”.
Non vi è alcuna prova negli archivi Trotskij di Harvard a sostegno di questa affermazione. Dopo aver esaminato ogni singola pagina del materiale originale, comprese le lunghe strisce scritte da un capo all’altro e incollate, posso tranquillamente dire che non vi è alcuna prova di macchie di sangue o qualsiasi altra cosa che potrebbe sostenere questa vera e propria favola. Non si vede nessun danno. La fotografia della polizia dello studio di Trotskij dopo l’assassinio mostra alcuni giornali sparsi sul pavimento dopo la lotta, ma non vi è alcun segno di “lunghe strisce di bozze imbrattate di sangue”. Chiaramente Charles Malamuth si è inventato questa storia al fine di drammatizzare il tutto e accrescere così il proprio ruolo nel “salvataggio” del manoscritto di Trotskij. Questo non è l’unico esempio di comportamento senza scrupoli che ha avuto.
Dopo la morte di Trotskij, gli editori americani, che possedevano i diritti del libro, diedero a Malamuth l’incarico non solo della traduzione, ma anche di curatore il libro. Per l’editore, era semplicemente un calcolo commerciale per salvare il libro dopo la morte dell’autore. Le idee di Trotskij non facevano parte dei loro calcoli.
Le distorsioni di Malamuth
Non appena Malamuth ebbe accesso ai manoscritti incompiuti di Trotskij, continuò con la sua traduzione. Sembra che il metodo utilizzato da Malamuth fosse quello di tradurre verbalmente pagine di testo russo a un dattilografo in lingua inglese. Lo si vede dai numerosi errori di ortografia di nomi russi nelle bozze dattiloscritte. Malamuth poi corresse queste prime versioni ripulendo la traduzione.
Da lì in poi Malamuth, traduttore e curatore di Stalin, poteva decidere che cosa sarebbe finito dentro e cosa sarebbe stato rimasto fuori dal libro. Era anche libero di aggiungere i propri commenti come “materiale ponte”. “La politica editoriale per quanto riguarda la parte incompiuta del manoscritto è stata di pubblicare il testo di Trotskij ad eccezione di materiale ripetitivo e assolutamente non rilevante”, afferma Malamuth nella nota del curatore. “Date le circostanze, era inevitabile che il curatore facesse ampie interpolazioni”. Inoltre, otto pagine di testo erano costituite da “porzioni delle note dell’autore riassunte dal curatore”.
Malamuth utilizzò la sua posizione di curatore per introdurre propri commenti politici in molte parti del libro, con ampie interpolazioni tra parentesi. Queste aggiunte non autorizzate servivano a distorcere e travisare le idee di Trotskij e andavano contro l’intero spirito politico del libro. Ponevano lo stalinismo come l’inevitabile conseguenza del bolscevismo – una idea in diretta contraddizione con la posizione di Trotskij, chiaramente espressa nella sua biografia di Stalin.
Per illustrare la portata di questi “interpolazioni”, è sufficiente leggere il capitolo undici originale “Dall’oscurità alla Triumvirato”. Delle circa 1.200 righe del capitolo, il 62% è di Malamuth, il 38% di Trotskij. Non c’è una sola parola di Trotskij prima della metà della settima pagina. Tutto questo viene spacciato nella nota del curatore semplicemente come “commento” essenziale per la “fluidità e la chiarezza”!
Tale ingerenza politica ha portato ad aspri scambi tra Malamuth e Natalia Sedova. Dopo aver visto le bozze finali del libro, Natalia e l’avvocato di Trotskij, Albert Goldman, si opposero strenuamente al suo contenuto. C’è una intera sezione di lettere nell’archivio Trotskij contenente le obiezioni sollevate da Natalia e Albert Goldman. La loro indignazione si vede nei commenti di condanna scritti sulle bozze: “Falso, completamente falso (…) si dovrebbe usare la versione completa di Trotskij, non la copia del curatore”. “Revisione inaccettabile della storia!”, “Inaccettabile”, “Falsa revisione degli eventi storici”. E così via.
La vedova di Trotskij sollevò obiezioni sulla “inaudita violenza commessa dal traduttore sul diritto d’autore”. Continuò a insistere sul fatto che “tutte le cose uscite dalla penna del signor Malamuth devono essere cancellate dal libro”. “Come concessione – scrissero Natalia e Goldman – si potrebbe accettare di includere il testo di Lev Davidovic, a condizione che sia prima controllato con gli originali da noi”. Continuarono poi a cancellare le pagine di commento di Malamuth. Ma fu tutto inutile, i commenti non autorizzati vennero tutti mantenuti nella versione pubblicata [Harvard, cartelle BM3 Russ 13.3 – H12 (1f2)].
Natalia ricorse alle vie legali per impedire la pubblicazione, ma perse la causa. Quando il libro finalmente uscì, Malamuth cinicamente disse che la pubblicazione si era svolta “senza censura sia dai trotskisti sia dagli stalinisti“! La pubblicazione di Stalin era originariamente prevista per il 1941. Ma quando il libro fu sul punto di essere stampato e distribuito ai grossisti, il governo degli Stati Uniti intervenne per fermarne la pubblicazione. Dopo l’invasione di Hitler dell’Unione Sovietica, Roosevelt non voleva infastidire il suo nuovo alleato – Stalin.
“[Il libro] è stato stampato dal suo editore, Harper, ma ritirato prima della vendita a fine 1941”, scrive Frank C. Hanighen, articolista per la rivista Progressive di La Follette nel primo numero di maggio del 1944. “Gli editori sostengono che il ritiro è dovuto alla ‘preoccupazione per l’effetto negativo del lavoro sulle relazioni internazionali’, scrive la signora Lombard…”.
La Lombard, una giornalista del Washington Evening Star, descrisse come il libro venne bloccato.
“A un deputato è stato chiesto di non lasciare che il libro finisca in altre mani né che sia visionato da qualsiasi altra persona. (…) Funzionari del Dipartimento di Stato hanno dato istruzioni formali evidenziando che ogni citazione dal libro sarebbe dannosa per le relazioni sovietico-americane” spiegò Frank Hanighen (Socialist Appeal britannico, Agosto 1944).
Solo nel 1946, quando ormai la Gran Bretagna e gli Stati Uniti erano nemici di Stalin, il libro vide finalmente la luce. Come previsto, la pubblicazione di Stalin provocò l’indignazione degli stalinisti. Avevano applaudito alla soppressione del libro, che speravano sarebbe stata per sempre. Ma i tempi erano cambiati e l’indignazione degli stalinisti non conosceva limiti.
Cinque anni dopo che era stata ritirata per evitare l’imbarazzo di Stalin, ora era vista come un’utile arma contro di lui. Le aggiunte di Malamuth fornirono le “modifiche” necessarie a trasformare il lavoro di Trotskij in un’arma nella lotta non solo contro lo stalinismo, ma anche contro il bolscevismo. Da parte sua, l’editore Harpers era desideroso di fare soldi con la pubblicazione seppure in ritardo. Tutta la vicenda mostra un cinismo spaventoso di tutte le parti in causa: la casa editrice, Malamuth e il governo degli Stati Uniti, tutti cospiravano per usare e abusare di questo libro per i propri fini. La sola voce che fu messa a tacere fu quella dell’autore, Lev Trotskij.
Le omissioni di Malamuth
Quando Stalin venne finalmente pubblicato, una grande quantità di materiale era stata lasciata fuori dal libro, pur essendo stata tradotta da Malamuth che giudicava questo materiale “superfluo”.
C’era quindi chiaramente molto lavoro da fare nel ripristinare la maggior parte possibile del testo originale di Trotskij, per di più incompleto. Il primo compito è stato quello di rimuovere le interpolazioni politiche di Malamuth. Abbiamo nuovamente analizzato il testo in archivio per individuare le lacune e le omissioni. Fortunatamente, la maggior parte del materiale mancante era numerato e ha potuto, con un notevole lavoro di indagine, essere messo assieme al testo originale in un modo o nell’altro.
Durante una visita all’archivio, nel 2005, abbiamo acquistato copie del materiale mancante, sotto forma di microfilm. Con l’aiuto di Philip Wallace addetto agli archivi Trotskij presso la Glasgow Caledonian University, abbiamo tratto fotocopie dai microfilm. Poi queste copie sono state meticolosamente ricopiate al computer, compresi tutti i cambiamenti, i commenti e le cancellazioni.
Questo lavoro certosino ha richiesto una notevole quantità di tempo. Una volta terminato, siamo stati in grado di mettere faticosamente insieme all’originale, incompleto, tutte le parti mancanti del libro. Alcune piccole lacune presenti inizialmente sono state restaurate grazie all’aiuto di Steve Iverson a Boston, che ha fatto visita agli archivi per nostro conto.
Dal momento in cui abbiamo ottenuto il materiale necessario a quello in cui il materiale è stato pronto per la pubblicazione sono passati più di dieci anni. Abbiamo potuto giovarci di una squadra dedita di persone che hanno sacrificato gran parte del proprio tempo ed energie per garantire il successo di questo importante progetto, sebbene nessuno potesse lavorarci a tempo pieno. Il primo compito è stato quello di copiare il materiale mancante in modo che potesse essere trasferito in formato digitale, dal momento che l’originale era troppo rovinato per essere sottoposto a scansione. Questo compito gravoso ha richiesto circa due anni ed è stata curato da Hazel Brookshaw, che ha lavorato duramente per decifrare e riportare a computer tutte le fotocopie in file digitali utilizzabili.
Il compito più complicato e laborioso è stato quello di comprendere dove inserire il nuovo materiale. Questo in realtà ha richiesto una completa rielaborazione del testo, opera che ha proceduto lentamente e faticosamente. Se ne è occupato Alan Woods che, utilizzando il suo giudizio politico e la conoscenza del russo, è riuscito a completare questo compito importante ed estremamente complicato in circa tre anni. Il compito si è fatto ancor più complicato per la scoperta di nuovo materiale, in inglese e in russo, che non si adattava facilmente al testo e doveva essere collocato nella posizione più appropriata da un punto di vista del contesto politico.
Vorremmo anche ringraziare Philip Wallace dell’Archive of the Trotskyist Tradition della Glasgow Caledonian per il suo aiuto nel copiare il microfilm. Ringraziamo Hazel Brookshaw per aver riportato in forma digitale le fotocopie e aver poi corretto le bozze del testo così completato. Ringraziamo anche Ana Muñoz per il suo impegno a riportare a video le correzioni e a correggere le bozze. Inoltre, vogliamo ringraziare i correttori di bozze Julian Sharpe, Sion Reynolds, Phil Sharpe e Guy Howie. Dobbiamo citare anche John Roberts per il suo prezioso contributo nella correzione di bozze e nell’aver fornito ulteriori note, suggerimenti e lavoro di supervisione delle correzioni. Vorremmo anche ringraziare Thomas Ford e gli altri bibliotecari della Houghton Library dell’Università di Harvard per il loro aiuto e assistenza. Grazie infine a Timur Dautov per il suo aiuto nelle traduzioni dal russo.
Con la pubblicazione di questo libro abbiamo finalmente realizzato il desiderio della vedova di Trotskij, Natalia Sedova, di cancellare ogni traccia di Malamuth dal testo. La critica di Trotskij a Stalin e allo stalinismo si stagliano facendo di questo libro un classico del marxismo a tutti gli effetti. Ci auguriamo vivamente che la nostra decisione di ripubblicare questo importante lavoro di Trotskij, liberata delle distorsioni precedenti, serva a ridare all’ultima opera di Trotskij il posto d’onore che merita nella letteratura politica del ventesimo secolo.