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15 Maggio 2024Pubblichiamo qui un contributo redatto da Alan Woods per il dibattito precongressuale del Partito Comunista Brasiliano – Ricostruzione Rivoluzionaria (PCB-RR). Il PCB-RR riunisce i compagni che sono stati espulsi con misure burocratiche dal PCB nel luglio-agosto del 2023, dopo aver sollevato tutta una serie di differenze politiche, incluse alcune che riguardavano la questione del carattere della guerra in Ucraina. Vorremmo ringraziare il Comitato Politico Provvisorio del PCB-RR per l’opportunità di intraprendere questo scambio di idee tra comunisti e porgiamo loro i nostri auguri affinché il loro congresso, che avrà luogo alla fine del mese, rappresenti un successo.
L’articolo è stato pubblicato come parte dei Dibattiti Preparatori del congresso del PCB-RR con la seguente introduzione:
Nota editoriale
Sulla base di contatti e incontri bilaterali, che si sono tenuti fin dalla prima metà del 2023 tra i membri del Comitato Politico Nazionale provvisorio del PCB-RR e i dirigenti di alcune organizzazioni della sinistra rivoluzionaria, interessate a mantenere un dialogo con noi e aventi come obiettivo la possibilità di un’unità d’azione su alcuni temi, è stato formalizzato un invito rivolto a tali organizzazioni a contribuire con articoli alla sezione “Tribuna de Debates” (“Tribuna di dibattito”) sul nostro portale web “Em Defensa do Comunismo” (“In difesa del comunismo”).
In questo contesto, pubblichiamo il seguente contributo, intitolato, “La crisi del movimento comunista – Bisogna tornare a Lenin”, scritto da Alan Woods, della Tendenza Marxista Internazionale (IMT), di cui fa parte l’Organizzazione Comunista Internazionalista [sezione della TMI in Brasile, Ndt]. Estendiamo l’invito anche al Coletivo Cem Flores e al Movimento Marxista 5 de Maio (MM5) cosicché possano condividere le loro prospettive mediante articoli sulla nostra piattaforma, rimanendo la nostra Tribuna disponibile per contributi futuri.
di Alan Woods
Prima di tutto, vorrei ringraziare i compagni del PCB-RR per avermi dato l’opportunità di partecipare alle loro discussioni precongressuali attraverso questa Tribuna di Dibattito. La discussione e la chiarezza politica sono essenziali se vogliamo fare progressi.
Quindici anni fa, la TMI ha dato inizio a relazioni fraterne con il PCB e, in particolare, con il suo segretario generale di allora, il compagno Pinheiro, con il quale ebbi conversazioni molto cordiali e costruttive. Resi visita al partito in numerosi occasioni e mi incontrai con il suo Comitato Centrale. Questo portò nel 2014 a un lavoro congiunto della TMI e del PCB in solidarietà con la resistenza antifascista in Ucraina.
Sono felice di vedere che adesso questi legami si sono ricostituiti con i compagni che lottano per la ricostruzione rivoluzionaria del PCB. La battaglia che state conducendo per la ricostruzione rivoluzionaria del Partito Comunista non solo è necessaria, ma è di portata mondiale. Il nostro movimento è internazionale o non è nulla.
È necessario che le forze del vero comunismo, quelle che lottano per l’indipendenza di classe, contro l’imperialismo e per la rivoluzione socialista, non solo a parole ma anche nei fatti, si impegnino in un dibattito sulle idee, così come nella collaborazione pratica.
È dovere dei comunisti in ogni luogo seguire con attenzione i dibattiti che si stanno sviluppano, di imparare da essi e di contribuirvi. Al di sopra di tutto, c’è la necessità di ricercare costantemente la chiarezza politica.
Lenin spiegò molto tempo fa che senza teoria rivoluzionaria non può esserci movimento rivoluzionario. La libera discussione delle idee e delle differenze politiche fu una delle caratteristiche principali del Partito Bolscevico lungo tutta la sua storia. Il partito la richiede come il corpo umano richiede l’ossigeno.
Il fardello dello stalinismo distrusse la democrazia interna che caratterizzava il partito di Lenin e soffocò ogni dibattito interno. Fu questo ciò che distrusse l’Internazionale Comunista. È nostro dovere tornare alle tradizioni senza macchia del leninismo e rivitalizzare lo spirito del bolscevismo e dell’internazionalismo proletario.
La discussione nel movimento comunista mondiale avrebbe dovuto essere intrapresa già da molto tempo. Sta avendo luogo in un momento cruciale di svolta della storia mondiale.
Il sistema capitalista si trova in una crisi senza precedenti. La crisi attuale non è una normale crisi ciclica del capitalismo. Essa indica chiaramente che il capitalismo ha raggiunto i suoi limiti e non è più capace di giocare alcun ruolo progressista. La crisi trova la sua espressione in un’instabilità cronica ad ogni livello: economico, finanziario, sociale, politico, diplomatico, militare. Milioni di persone rischiano una lenta morte per fame, spremuti nella morsa impietosa degli usurai imperialisti.
Anche nei paesi più ricchi e avanzati, la classe lavoratrice si trova a dover affrontare attacchi senza pietà al proprio tenore di vita e ai diritti democratici. Gli strateghi del capitale non offrono alcuna soluzione per la crisi. Tutte le conquiste del passato sono oggi sotto attacco: le pensioni, la sanità, l’istruzione.
Tutti i tentativi della borghesia di ristabilire l’equilibrio economico servono soltanto a distruggere l’equilibrio sociale e politico. Stanno maturando le condizioni per un’esplosione della lotta di classe su scala internazionale.
La crisi del capitalismo comporta anche una crisi del riformismo. Da tempo ormai è finito il periodo nel quale il movimento operaio era in grado di ottenere concessioni importanti e durevoli dalla classe dominante. Dopo la crisi del 2008, c’è stata una rivolta mondiale contro le misure di austerità. La prima espressione della radicalizzazione fu uno spostamento in direzione del “riformismo di sinistra” in numerosi paesi. Abbiamo visto l’ascesa di Syriza in Grecia, di Podemos in Spagna, di Bernie Sanders negli Stati Uniti, di Jeremy Corbyn in Gran Bretagna. Tuttavia, l’esperienza ha smascherato senza pietà i limiti del riformismo di sinistra. Esso suscitò enormi aspettative, enormi speranza, solo per poi lasciarle svanire in ogni singolo caso. I riformisti hanno sempre capitolato nel momento della verità. Il tradimento è inerente al riformismo.
Come risultato di questi tradimenti, vediamo oggi tutto un settore di giovani che si rivolgono alle idee del comunismo. Questa tendenza appare chiaramente nei sondaggi di opinione di un paese dopo l’altro – inclusi gli stessi Stati Uniti. Ciò rappresenta un fenomeno di estrema importanza. I settori più avanzati della gioventù si autoproclamano comunisti. Hanno un desiderio ardente di lottare per una società migliore e hanno sete di idee.
Tuttavia, paradossalmente, proprio in questo momento il movimento comunista mondiale versa in uno stato disastroso. Molti degli attuali partiti comunisti sono “comunisti” solo di nome. I dirigenti di questi partiti hanno da tempo abbandonato le idee di Lenin e del Bolscevismo e si sono appiattiti sul riformismo più volgare. Invece che per la rivoluzione socialista, vogliono riformare il capitalismo e si sono piegati al social-sciovinismo.
Il Partito Comunista Italiano un tempo era il più grande e il più forte d’Europa. Le politiche di degenerazione nazional-riformista hanno portato alla fine allo scioglimento del PCI e alla sua trasformazione in un partito riformista borghese.
Il Partito Comunista Spagnolo (PCE) fa parte di un governo di coalizione che invia armi all’Ucraina, partecipando alla guerra della NATO contro la Russia. Quando la sua organizzazione giovanile (UJCE) si è opposta alla linea ufficiale, è stata espulsa dal partito.
Il Partito Comunista degli Stati Uniti (CPUSA) è poco più di un comitato elettorale del Partito Democratico capitalista, che fa appello a votare per Biden per esprimere un “voto contro il fascismo”.
Il Partito Comunista Sudafricano mantenne un approccio menscevico durante la lotta contro l’apartheid. Tracciò una linea di separazione netta e completamente artificiale tra una “rivoluzione nazionale democratica” e una rivoluzione socialista in un futuro lontano.
Ha fatto parte dei governi filo-capitalistici dell’ANC per trent’anni ed è arrivato a difendere il massacro di 34 minatori in sciopero a Marikana nel 2012 ad opera delle forze dello Stato capitalista.
Il Partito Comunista Cinese non è né comunista né un partito, ma un semplice braccio dell’apparato statale, che difende i rapporti di proprietà capitalisti in patria e gli interessi imperialisti dei capitalisti cinesi all’estero.
E la lista potrebbe continuare…
La questione della guerra è la prova del nove di tutte le tendenze del movimento operaio. La guerra in Ucraina e l’aggressione israeliana contro Gaza hanno fatto emergere la completa bancarotta di molti dei cosiddetti partiti comunisti.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 ha fatto emergere la profonda crisi del movimento comunista, dal momento che la gran parte dei partiti comunisti hanno fatto concessioni scandalose alla linea delle proprie classi dominanti. Numerosi partiti comunisti in Occidente hanno fornito un appoggio tacito o aperto alla NATO; coprendo la propria capitolazione con appelli astratti alla pace, alle “negoziazioni”, ecc.
In maniera altrettanto negativa, altri partiti sono diventati poco più che strumenti della politica estera russa e cinese, presentando questi paesi capitalisti come “alleati progressisti” della lotta delle nazioni deboli e dipendenti per “liberarsi dalla colonizzazione imperialista e dalla schiavitù del debito”.
Il Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) si è trasformato in un lacchè del regime di Putin, che rappresenta gli interessi degli oligarchi capitalisti russi e le loro ambizioni sulla scena internazionale.
DI fronte al massacro a Gaza, molti partiti comunisti in tutto il mondo, invece che difendere una chiara politica anti-imperialista rivoluzionaria, hanno reagito con appelli ipocriti al “rispetto del diritto internazionale” e delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
Niente potrebbe essere più lontano da Lenin, che denunciò nella Lega delle Nazioni “un covo di briganti”. Il “diritto internazionale” è una farsa, nient’altro che il riflesso di un rapporto di forze dato tra le principali potenze imperialiste.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Lenin era particolarmente tagliente nella sua critica del pacifismo. La sua posizione fondamentale era che la guerra è la conseguenza inevitabile dell’imperialismo e che una pace imperialista è soltanto la preparazione di una nuova guerra imperialista. Egli insisteva sul fatto che l’unico modo concreto di lottare contro la guerra imperialista è mediante la rivoluzione socialista e che il principale nemico della classe lavoratrice è in casa propria.
Queste contraddizioni hanno portato a una serie di divisioni. L’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IIPCO) all’Havana nel 2023 non è riuscito neanche a produrre una dichiarazione sulla guerra in Ucraina poiché non è riuscita a ottenere il “consenso”.
I problemi del movimento comunista non sono nuovi. Essi possono essere fatti risalire all’accettazione della politica anti-marxista del “socialismo in un solo paese” alla fine degli anni ’20.
Nel 1928, Lev Troskij previde che questo avrebbe inevitabilmente condotto a una degenerazione nazional-riformista di tutti i partiti comunisti del mondo. Questa previsione si rivelò esatta.
Inizialmente, i dirigenti dei partiti comunisti portarono avanti con obbedienza i dettami di Stalin e della burocrazia, seguendo servilmente ogni svolta che arrivava da Mosca, dall’estremismo del “Terzo Periodo” alla politica menscevica delle alleanze di “Fronte popolare” con i liberali.
In seguito, ripudiarono Stalin, ma invece che tornare a Lenin, fecero una svolta brusca a destra, in particolare sotto la maschera dell’“euro-comunismo”. Divennero dei puri e semplici socialdemocratici, in alcuni casi mantenendo la denominazione “comunista” nei loro nomi, in altri dismettendola come se fosse una veste consunta. Rompendo con Mosca, questi partiti adottarono prospettive e politiche riformiste.
Seguendo la logica fatale del “socialismo in un paese solo”, la direzione di tutti i partiti nazionali si adattò agli interessi della borghesia del proprio paese. Questo portò alla completa degenerazione e, in molti casi, alla totale liquidazione dei partiti comunisti.
Molti lavoratori comunisti di base hanno reagito a questo revisionismo spudorato. Le espulsioni burocratiche e la violazione delle regole democratiche nel Partito Comunista Brasiliano (PCB) sono parte di questo processo.
Tra i partiti che non hanno capitolato al nazional-sciovinismo, spicca il Partito Comunista Greco (KKE). Questo è un partito che organizza decine di migliaia dei migliori lavoratori e giovani in Grecia, che ha fatto dei passi importanti nell’abbandono della vecchia idea screditata stalinista-menscevica delle due fasi e che lotta apertamente per la rivoluzione socialista. Ha adottato una chiara posizione internazionalista sulla guerra in Ucraina, che ne definisce chiaramente il carattere di conflitto inter-imperialistico, opponendosi alla propria classe dominante e alla NATO, ma anche denunciando il carattere imperialista del regime di Putin.
Abbiamo delle differenze con il KKE. In particolare, pensiamo che sia necessario rompere completamente con la teoria anti-marxista del socialismo in un solo palese e adottare un approccio leninista sulla questione del fronte unico. Il KKE ha preso inoltre l’iniziativa di convocare l’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti Operai, per attuare un tentativo di riorganizzazione del movimento comunista dopo il crollo dell’URSS.
C’è una necessità evidente di riorganizzare il movimento comunista a livello internazionale. Il problema di questi incontri è che si basano sul “consenso”, visto come un qualcosa di contrapposto al dibattito, al confronto di idee e al centralismo democratico. I limiti di un tale approccio si sono rivelati quando punti di vista diametralmente opposti sono emersi sulla guerra in Ucraina.
Questioni teoriche fondamentali non possono essere celate dietro comunicati congiunti dal tono diplomatico, che evitano le questioni principali. Alcuni partiti hanno apposto il proprio nome sotto risoluzioni che parlavano di potere operaio e della lotta per il socialismo nel corso di riunioni internazionali… mentre allo stesso tempo conducono una politica totalmente riformista nel proprio paese.
In alcuni casi, militanti che provano repulsione per le politiche riformiste della direzione di molti partiti comunisti hanno trovato come proprio punto di riferimento la figura di Stalin. Questo è comprensibile, ma è sbagliato.
Una veloce disamina delle politiche di Stalin rivela che esse rappresentano una rottura fondamentale con Lenin e il leninismo. Mentre Lenin difendeva fermamente una politica di sfiducia nei confronti dei liberali borghesi e la necessità che la classe lavoratrice prendesse il potere, Stalin riportò in auge la teoria menscevica delle “due fasi” di alleanza con la “borghesia progressista”, che condusse a disastri in Cina, in Spagna e ovunque.
Lenin si opponeva alle “istituzioni internazionali” come la Lega delle Nazioni, che descriveva come un “covo di briganti”, mentre Stalin portò l’URSS nella Lega delle Nazioni nel 1934.
Mentre Lenin difendeva l’internazionalismo proletario, Stalin corteggiò le differenti potenze imperialiste e poi sciolse l’Internazionale Comunista nel maggio 1943 per fare un gesto di buona volontà nei loro confronti.
I metodi burocratici che la direzione di molti partiti comunisti ha utilizzato per eliminare i propri oppositori deriva direttamente dalla tradizione anti-democratica dello stalinismo e non ha niente a che vedere con la bandiera pulita del centralismo democratico leninista.
Finché Lenin era in vita, il dibattito su tante questioni differenti all’interno dell’Internazionale Comunista e del partito russo prosperava: i negoziati di Brest-Litovsk, la questione sindacale, la Nuova Politica Economica, il Fronte unico, la partecipazione dei comunisti al parlamento e ai sindacati, ecc. Questo rendeva il partito e l’Internazionale più forti, non il contrario.
È di fondamentale importanza che tutti i comunisti prendano sotto esame queste questioni con cura. Esse non sono di interesse puramente storico. Al contrario, sono estremamente importanti per la discussione che deve avere luogo oggi tra i partiti comunisti sull’imperialismo e la guerra, sul carattere di Russia e Cina, sul ruolo dei BRICS, e sull’idea di un cosiddetto mondo “multipolare”.
Certo, alcuni diranno: “ma voi siete trotskisti!”. A questo rispondiamo: siamo marxisti e siamo bolscevico-leninisti. Difendiamo le idee e le tradizioni di Trotskij perché egli soltanto lottò per difendere le idee e le tradizioni di Lenin contro la reazione stalinista.
Su tutte le questioni fondamentali (indipendenza di classe, opposizione alla collaborazione con la borghesia, internazionalismo proletario e una forma centralista democratica di organizzazione) non c’era alcuna differenza tra Lenin e Trotskij dopo il 1917.
Sfortunatamente, molti di coloro che si fanno chiamare “trotskisti” hanno screditato questo nome agli occhi dei comunisti. Basta dire che questi settari hanno da spartire con le vere idee di Lev Trotsky quanto gli stalinisti hanno da spartire con quelle di Lenin.
Questo è il caso, ad esempio, della cosiddetta “Quarta Internazionale”, il cui slogan scandaloso è “sanzioni alla Russia, armi all’Ucraina”. Questo li colloca saldamente nel campo dell’imperialismo NATO e di fatto dalla stessa parte delle loro classi dominanti.
Non abbiamo assolutamente nulla in comune con questa gente. La verità è che dopo l’assassinio di Trotskij nel 1940, la Quarta Internazionale finì per diventare un aborto. Adesso non occupa neanche una nota a piè di pagina nella storia.
Quando Trotskij lanciò l’Opposizione di Sinistra Internazionale, egli la concepiva come un’opposizione di sinistra all’interno dei partiti comunisti. Noi siamo comunisti autentici – bolscevico-leninisti – che sono stati espulsi burocraticamente dalle fila del movimento comunista da Stalin.
Noi abbiamo lottato per tenere in alto la bandiera rossa dell’Ottobre e del leninismo autentico e adesso dobbiamo rivendicare il nostro posto di diritto come una parte integrante del movimento comunista mondiale.
È giunto il momento di aprire una discussione franca nel movimento riguardo al passato, che possa rompere definitivamente con gli ultimi residui dello stalinismo e preparare il terreno per una durevole unità comunista sulle solide fondamenta del leninismo.
Stiamo affrontando oggi una situazione nella quale un interno settore di giovani si sta mettendo istintivamente alla ricerca della bandiera del comunismo. La situazione non è mai stata più favorevole alla conquista di questi nuovi settori alla causa del comunismo.
Ma per avere successo, abbiamo bisogno di un nuovo inizio: una bandiera pulita con una chiara e univoca identità comunista e rivoluzionaria. A tal fine, la Tendenza Marxista Rivoluzionaria sta lanciando una nuova Internazionale Comunista Rivoluzionaria a giugno di quest’anno, che consideriamo un passo in direzione della ricostruzione di un’Internazionale Comunista di massa che sia degna di questo nome.
Estendiamo una mano fraterna a tutti i militanti onesti che desiderano lottare per il comunismo. Tutto quello che abbiamo da offrire sono le nostre idee, che possono essere trovate nel Manifesto che abbiamo pubblicato. Questo è il nostro contributo a una discussione onesta e fraterna. Il risultato di ciò sarà interamente nelle vostre mani.
Da parte nostra, ci auguriamo vivamente che ciò possa finalmente condurre a un’unificazione durevole di tutte le forze genuine sulla solida base delle idee di Lenin, del bolscevismo e della grande Rivoluzione d’Ottobre.
Compagni! Uniamo le forze in una lotta comune contro il revisionismo e per il ritorno alle idee e ai metodi di Lenin!
Che le nostre parole d’ordine siano:
Abbasso il revisionismo!
Torniamo a Lenin!
Per l’unità nella lotta di tutti i comunisti!
Avanti per la ricostruzione dell’Internazionale Comunista!
Attendiamo con impazienza i vostri commenti su queste importanti questioni.
Londra, 9 aprile 2024