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8 Gennaio 2016Il 5 gennaio 1937 Guido Picelli moriva sul fronte di Guadalajara, mentre era al comando di un battaglione di repubblicani durante la guerra civile spagnola. In suo ricordo ripubblichiamo un articolo scritto due anni fa, in occasione dell’uscita di un documentario a lui dedicato
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Recensione – un eroe scomodo, Guido Picelli
“La storia si non ferma, essa si compie malgrado tutto, ciò che deve cadere cada, ciò che deve nascere nasca, sbarrate il corso di un fiume e avrete l’inondazione, sbarrate l’avvenire e avrete la rivoluzione” (G. Picelli).
Nelle prossime settimane uscirà il film-documentario “Il Ribelle” dedicato al dirigente comunista Guido Picelli. Al film sarà affiancata una raccolta di scritti del comunista parmense e di documenti sulle vicende a lui legate. Un accurato lavoro di ricerca del regista Giancarlo Brocchi che, attraverso fonti documentali e visive inedite, tratte dagli archivi sovietici oltre che da quelli italiani e spagnoli, ha fatto luce sulla vita e sulla tragica scomparsa di uno dei simboli dell’antifascismo italiano.
Guido Picelli nasce a Parma nel 1889. Partecipa alla carneficina della prima guerra mondiale nella quale si distingue per il suo eroismo ottenendo la medaglia
di bronzo al valore militare, imparando inoltre le tecniche di guerra che gli saranno più volte utili nella lotta antifascista degli anni a seguire.
Come accade per decine di migliaia di proletari che vengono inviati al fronte come carne da cannone per Picelli la trincea è una scuola di vita e di lotta di classe. Può vedere con i suoi occhi le fucilazioni imposte da parte dei vertici del Regio esercito nei confronti di operai e contadini costretti combattere una guerra che non è nei loro interessi ma solo in quelli della monarchia e dei grandi capitalisti.
In questo contesto Picelli diviene socialista, iscrivendosi al Psi nel 1919. Nel 1920 fonda la Guardia rossa e viene incarcerato per attività sovversiva dovuta al blocco di un treno di soldati in partenza per l’Albania. Sarà scarcerato solo nel 1921 quando sarà eletto deputato del Psi a furor di popolo.
La sua notorietà è dovuta all’organizzazione degli Arditi del popolo, una vera e propria milizia antifascista che supera le divisioni di partito e organizza militanti comunisti, socialisti, anarchici e senza partito.
Nella battaglia di Parma dell’agosto 1922, Picelli organizza non solo alcune centinaia di Arditi del popolo che impediscono l’ingresso in città a migliaia di squadristi fascisti guidati da Italo Balbo, ma anche una vera e propria insurrezione dell’intera città. è la prima sconfitta del fascismo in campo aperto.
Davanti ai tentennamenti del Psi di fronte all’ascesa del fascismo, Picelli del 1924 aderì al Partito comunista. In quegli anni subì numerosi attacchi squadristi ma non piegò mai il capo, segnalandosi anche per aver innalzato la bandiera rossa sulla Camera dei deputati il 1° maggio 1924 per protestare contro l’abolizione della festa dei lavoratori da parte del fascismo.
La seconda parte del documentario svela aspetti in parte inediti e di grande interesse politico sul comunista parmense che, dopo aver sofferto il confino, riesce a fuggire in Unione sovietica nel 1932. Qui mette le sue competenze politiche e militari a disposizione della rivoluzione ma siamo negli anni della rivoluzione tradita e resta presto deluso dallo stalinismo.
Viene accusato, così come altri comunisti italiani, di sostenere posizioni di opposizione e presto emarginato.
Fonti documentarie dimostrano il coinvolgimento diretto dei dirigenti del Pci e in particolare di Togliatti nella sua emarginazione. È in questo contesto che nel 1936 decide di emigrare in Spagna allo scoppio della guerra civile, non senza problemi visto che, per l’accusa di “oppositore trotskista” che pende su di lui, gli viene inizialmente negato il passaporto. Giunto in Spagna si avvicina al Poum e discute con i suoi dirigenti di prendere la guida di una Brigata del partito antistalinista.
Impaurito dal carisma che l’eroe di Parma può suscitare, il Pci invia un vecchio amico di Picelli che lo convince a prendere il comando di una Brigata internazionale di soli italiani. Picelli accetta e si distinguerà per il suo eroismo in battaglia e per capacità di direzione. Il suo antistalinismo non gli sarà mai perdonato e forse per tale ragione morirà in circostanze dubbie sul fronte di Guadalajara.