La guerra di liberazione algerina 1954-1962
8 Aprile 2019Algeria – Bouteflika se ne va, le masse restano in piazza!
10 Aprile 2019Nel fine settimana del 30 e 31 marzo, a Lahore, si è tenuto il congresso della sezione pakistana della Tmi. La Bakthiar Labour Hall, sede del sindacato dei lavoratori dell’azienda idroelettrica nazionale Wapda, è stata gremita da oltre 260 compagni e compagne. Tantissimi giovani, ma anche lavoratori, attivisti sindacali e delegati da ogni regione del paese.
Il congresso si è svolto a 200 giorni dall’insediamento del governo di Imran Khan, ex campione di cricket a guida del “Movimento per la giustizia”, un partito populista di destra, in realtà strumento dell’Isi, i potenti servizi segreti.
Il sogno di Imran Khan, di rendere indipendente il Pakistan dalle varie potenze imperialiste, si sta scontrando con la realtà dell’economia capitalista. Il Fmi, sotto indicazione degli Usa ha stretto i cordoni della borsa del prestito, imposto condizioni severe e il Pakistan oggi sta affrontando la crisi economica più profonda della sua storia. La rupia pakistana si è svalutata del 33% in un anno, l’inflazione ormai viaggia a due cifre. In questi primi 200 giorni, la bolletta del gas è cresciuta del 143%, quella dell’elettricità del 61%. Le riserve di valuta estera sono diminuite di 1,75 miliardi di dollari. Ufficialmente, ci sono 600mila disoccupati in più nel paese. Secondo le previsioni il Pil crescerà nel 2019 del 3,4% (nel 2018 la crescita è stata del 5,4%).
L’aumento della disoccupazione è dovuto anche all’apertura del corridoio sino-pakistano, legato alla Via della seta: molte fabbriche sono state chiuse. Pechino è disponibile a concedere nuovi prestiti, ma solo nella propria valuta! Come ha spiegato il compagno Adam Pal nel congresso, “il Pakistan sta cercando di cavalcare due cavalli allo stesso tempo, gli Usa e la Cina, col risultato di creare nuove, esplosive contraddizioni”.
La crisi del sistema politico borghese è senza precedenti. I lavoratori e i giovani non ripongono fiducia in nessuno dei partiti esistenti.
Lo scontro tra India e Pakistan
La crisi riguarda anche i partiti delle varie nazionalità presenti in Pakistan, anche se la questione nazionale non si è affatto risolta, anzi si è complicata. Le elezioni politiche in India sono fissate tra aprile e maggio e le tensioni con il Pakistan sono aumentate di nuovo: per la prima volta dal 1971 le possibilità di un conflitto bellico tra i due paesi sono concrete. Ciò è dovuto alla crisi di consensi dei rispettivi governi, che hanno deciso di giocare la carta dell’odio nazionale. In particolare il Primo ministro indiano Modi, di destra, sta concentrando tutta la campagna elettorale su slogan anti-musulmani e anti-pakistani, mentre nel 2014 aveva puntato, altrettanto demagogicamente, su promesse di più lavoro e più servizi sociali. Una volta al potere, Modi ha fatto esattamente il contrario, scatenando le lotte della classe lavoratrice, culminate nello sciopero generale del gennaio scorso, già descritto su questo giornale.
Data la mancanza di un’alternativa da parte del Congress (il partito tradizionale della borghesia indiana) e la bancarotta politica del due partiti comunisti, che hanno portato avanti tagli e controriforme negli Stati da loro governati fino a poco tempo fa (tra cui il Bengala occidentale), è possibile che Modi si imponga di nuovo, seppur con una maggioranza più risicata.
Nel congresso si è spiegato che lo scontro in Kashmir, una delle ragioni principali di conflitto fra i due paesi, con l’India che dal 1947 occupa una parte della regione, non potrà mai essere risolto dalla classe dominante e dallo stato pakistano, che anzi sfrutta cinicamente il sangue versato delle masse kashmire a proprio vantaggio. Solo l’unità nella lotta tra i lavoratori pakistani e indiani può offrire una via d’uscita.
La necessità di una visione di classe e internazionalista è sottolineata dallo sviluppo del Pashtoon Tahafiz movement (Movimento di protezione dei Pashtun, Ptm) che all’inizio del 2018 aveva scosso alle fondamenta lo status quo, portando centinaia di migliaia di persone in piazza. La direzione del Ptm non è mai riuscita a uscire da un approccio nazionalista. La conseguenza è che oggi nella sua maggioranza è caduta nelle braccia dell’imperialismo Usa che usa la questione pashtun contro il governo centrale. Il compito dei marxisti è quello di unire le masse oppresse e tutte le minoranze nazionali sulla base di un programma rivoluzionario. “La Tendenza marxista internazionale mi ha aiutato ad uscire la una visione puramente nazionale e angusta della realtà” come ha spiegato un compagno dal Belucistan.
La bancarotta della sinistra
Un ostacolo fondamentale allo sviluppo della lotta di classe nel paese è costituito dalla bancarotta delle organizzazioni di sinistra. Tutte sono pervase da un approccio liberale e riformista. Nessuna delle loro direzioni è immune dalla corruzione morale ed ideologica prodotta dai finanziamenti delle Ong e delle organizzazioni sindacali e “progressiste” dell’Europa e del Nord America. I compagni pakistani hanno prodotto un libro “Una critica marxista del liberalismo”, su cui si è incentrata la discussione politica del secondo giorno del congresso. In questo testo non solo le teorie riformiste, piccolo- borghesi e intersezionali vengono distrutte ma si forniscono le cifre particolareggiate degli “aiuti” forniti a partiti e sindacati (spesso null’altro che Ong mascherate) in Pakistan.
Lal salaam, la tendenza marxista in Pakistan, ha deciso fin dalla sua fondazione di operare un taglio netto con queste ideologie e queste pratiche. I compagni della nostra sezione sono gli unici nell’intero paese che per assistere a un congresso versano di propria tasca una quota di partecipazione e non vengono invece pagati per partecipare. Nel giro di soli tre anni le forze del marxismo sono passate da poche decine di unità a diverse centinaia. La repressione dello stato ha cercato sia alcune settimane fa, con l’arresto del nostro compagno Rawal Asad, che nella primavera del 2018, con il sequestro di altri sette compagni, di spezzare la nostra organizzazione. Non ci è riuscita, anzi la Tmi in Pakistan è uscita rafforzata da queste prove.
L’entusiasmo dei compagni nei due giorni del congresso ne era la prova. La conclusione al canto dell’Internazionale e al ritmo di una serie interminabile di slogan rivoluzionari, il suggello.
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