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Il governo più a destra della storia repubblicana. Lo si capisce già dalla nuova denominazione di diversi ministeri.
Lo Sviluppo economico per Meloni è sinonimo di imprese, meglio se private. L’Istruzione fa rima con Merito, con buona pace di chi si illudeva che la scuola dovesse eliminare le differenze sociali. La famiglia esiste solo se fa figli: il ministero sarà della Natalità. Il ministero della Sovranità alimentare ci riporta farsescamente al Ventennio, mentre l’ecologia è scomparsa, esistono le risorse energetiche, vale a dure trivelle e sfruttamento indiscriminato del suolo.
Le figure chiamate a occupare questi ministeri non deludono le aspettative dei “poteri forti”. Tutte le figure chiave sul terreno economico sono in piena continuità con il governo Draghi. All’Economia c’è Giorgetti, il più confindustriale dei leghisti. Sempre col cappello in mano davanti alle multinazionali, vanta durante la sua permanenza al Mise la chiusura nei fatti della Whirpool, tra l’altro.
Al ministero del Lavoro, Maria Elvira Calderone, una “tecnica” sempre dalla parte dei padroni, come presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, nonchè paladina del Jobs Act.. “Il lavoro si crea e non si mantiene per decreto”, è uno dei suoi precetti.
Al ministero dell’Ambiente, il forzaitaliota Pichetto Fratin, già viceministro col Draghi, fedele portavoce delle aziende dell’automotive, contro la plastic tax e a favore del ritorno al nucleare. Il suo consulente sarà l’ex ministro Cingolani. Il nome è già un programma.
Con la Santanchè al Turismo esultano i proprietari di resort esclusivi e i devastatori delle coste. Tratto comune: lo sfruttamento selvaggio dei lavoratori stagionali.
I profitti delle aziende militari e la fedeltà alla Nato sono al sicuro con Crosetto alla Difesa, fedelissimo della Meloni, consulente di Leonardo e presidente di Orizzonte Sistemi Navali, azienda statale del settore navi da guerra.
Sul terreno dei diritti civili le nomine sono all’insegna dell’oscurantismo più retrivo.
Eugenia Roccella. ministra della Famiglia spiega tranquillamente che “l’aborto non è un diritto”. È naturalmente contro la pillola del giorno dopo, contro le unioni civili e addirittura contro il divorzio breve. “L’omotransfobia? Non è un’emergenza”. Roccella, come Meloni, giura di non voler cancellare la legge 194: la vuole smantellare nei fatti, come già succede in tante regioni italiane.
Con il Presidente della Camera Fontana, che afferma come “la famiglia gay non esiste”, formano una coppia che arriva direttamente dal Medioevo.
Matteo Salvini, a cui spetta il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha già cominciato la sua crociata per il controllo delle frontiere e il respingimento dei migranti. In questa offensiva securitaria sarà affiancato dal ministro dell’Interno, Piantedosi, inventore del “Daspo urbano” quando era Prefetto a Bologna.
Le prime dichiarazioni dell’esecutivo non hanno deluso i “poteri forti” e approfondiscono, fra i vari aspetti, il suo programma atlantista, padronale e revisionista. Il discorso con cui Meloni ha chiesto la fiducia in parlamento è stato un inno alla “libertà d’impresa” e ai padroni, con il motto “non disturbare chi vuole fare” e alla pace fiscale (per i grandi evasori, mentre i lavoratori pagano sempre). Non a caso Bonomi, capo di Confindustria, la applaude con entusiasmo.
Ha ribadito la fedeltà alla Nato e il sostegno all’Ucraina. Ha sostenuto la tesi apertamente revisionista della sua appartenenza alla storia di una destra “democratica”, quando l’Msi (da cui ha origine Fratelli d’Italia) è stato implicato in buona parte delle stragi fasciste del secondo dopoguerra.
“Dio, patria e famiglia” è lo slogan che il governo di destra utilizzerà per cercare di legare a sé la sua base elettorale. Ma l’ideologia, soprattutto quella reazionaria, non può far dimenticare gli attacchi indiscriminati che Meloni dovrà portare avanti contro i lavoratori e lo stato sociale nel contesto di una crisi economica senza precedenti.
La natura reazionaria di questo esecutivo diverrà ben presto lampante agli occhi delle masse e Meloni e i suoi ministri diventeranno i più odiati della storia recente.
Già questo mese di novembre vedrà i primi appuntamenti utili per denunciare la natura padronale, bigotta e reazionaria del governo. Sinistra classe rivoluzione e sarà in piazza il 5 novembre contro la guerra e il 26 novembre contro la violenza sulle donne, sulla base delle nostre parole d’ordine di classe.
Scendi in piazza con noi!
1 novembre 2022