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Il 22 maggio di quest’anno, la legge 194, cioè la legge che regola l’aborto nel nostro paese, compirà 46 anni. Anche quest’anno, l’anniversario di una conquista così importante verrà ricordato come l’anno dell’ennesimo attacco, questa volta da parte del governo Meloni, alla sopravvivenza di questa conquista.
Pochi giorni fa, il 12 aprile, la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emandamento al disegno di legge per la conversione in legge del decreto “Pnrr-quater”, che contiene una serie di misure per la sua attuazione. Questo emendamento, presentato dal deputato di Fratelli d’Italia Lorenzo Malagola, prevede che “Le regioni organizzano servizi consultoriali nell’ambito della Missione 6 del Pnnr e possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità.”
La sintesi è: far entrare nei consultori pubblici le associazioni antiabortiste come Pro vita e famiglia o il Movimento per la vita. Scopo di queste associazioni è convincere le donne a non abortire. La presenza di queste associazioni è già in molti ospedali pubblici dove si effettua l’interruzione di gravidanza. Ricordiamo il caso dell’ospedale Sant’anna di Torino, la cui regione è governata dal centro-destra, dove esiste la Stanza dell’ascolto, cioè un luogo dove fare pressioni psicologiche alle donne e convincerle a non abortire.
Il deputato Malagola pochi giorni prima delle elezioni politiche ha rilasciato un’intervista all’associazione “Pro vita e famiglia” in cui ha detto: “Fratelli d’Italia sarà impegnata in atti di governo concreto a sostenere i centri di aiuto alla vita e tutte quelle forme di assistenza economica alle donne che si trovano davanti alla scelta di abortire.”
E su questo il governo ha mantenuto la parola. Lo stesso governo che solo in un anno ha tagliato del 70% le risorse per combattere la violenza sulle donne. Dai 17 milioni del 2022 si è passati ai 5 milioni nell’anno corrente.
Con l’applicazione di questo decreto, si snatura il ruolo dei consultori e il motivo per cui sono stati istituiti. Luoghi di confronto, assistenza, discussione. Sicuramente molto diversi da come sono oggi. Da anni assistiamo a uno smantellamento di questi luoghi: 1.800 consultori in tutta Italia, uno ogni 32.325 abitanti, il 60% in meno rispetto al rapporto di 1 ogni 20mila abitanti previsto dalla legge.
La legge 194 trova estremi ostacoli nella sua applicazione. L’aumento dell’obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche è una delle cause della sua non applicazione. Per esempio l’aborto farmacologico, molto meno invasivo e traumatico per le donne, è applicato solo in tre regioni su venti. In molte realtà, le donne sono costrette ad andare in altre regioni per abortire.
Con questo decreto, il governo viene smascherato di tutta la sua ipocrisia nei confronti della tutela e della salvaguardia delle donne. Il governo Meloni, capeggiato da una donna, dimostra tutta la sua natura reazionaria e bigotta, alla faccia delle femministe liberali che vedevano un progresso nell’avere una premier donna.
Dobbiamo combattere e organizzarci contro questo governo e contro gli attacchi alla 194. Dobbiamo rivendicare il diritto di ogni donna di decidere del proprio corpo e della propria vita. Dobbiamo difendere la 194 e superare i limiti che la stessa legge prevede attraverso l’abolizione del diritto di obiezione di coscenza per tutto il personale medico e non medico e del comma d che prevede la presenza delle associazioni pro vita nei consultori. Il ruolo di noi comunisti oggi è anche lottare per una vera emancipazione femminile e per il diritto di ogni donna di autodeterminarsi.
Per approfondire: Legge 194: storia di una conquista e della sua difesa. Essere madri se, come e quando vogliamo.