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Congresso nazionale di SCR: verso il Partito Comunista Rivoluzionario!

di Francesco Salmeri

 

Dal 12 al 14 aprile, Marina di Massa è stata inondata dall’entusiasmo rivoluzionario di centinaia di militanti comunisti, riunitisi per il Congresso Nazionale di Sinistra Classe Rivoluzione, sezione italiana della Tendenza Marxista Internazionale. Questo congresso segna una svolta storica nella lotta per il comunismo in Italia. Nel corso della discussione, i compagni di SCR hanno infatti deciso di lanciare una campagna per la costruzione del Partito Comunista Rivoluzionario, che verrà fondato ufficialmente in autunno e sarà parte integrante dell’Internazionale Comunista Rivoluzionaria.

Per mesi, grazie alla campagna “Sei comunista? Allora organizzati”, abbiamo verificato la crescita delle idee del comunismo in un settore di giovani studenti e lavoratori, molti dei quali si sono già uniti alla nostra battaglia politica. La crisi del capitalismo, la guerra e il genocidio del popolo palestinese stanno spingendo alla lotta una nuova generazione di militanti comunisti rivoluzionari. Il Partito Comunista Rivoluzionario sarà il loro partito.

Il Congresso Nazionale si è svolto sull’onda di una crescita straordinaria delle forze della nostra organizzazione, che ha appena superato il picco storico di 550 militanti, ripartiti in 35 gruppi di base. Eppure, dopo aver ascoltato i resoconti che i compagni hanno riportato al Congresso, è evidente che questi numeri non potranno che crescere esponenzialmente nel prossimo periodo.

Per settimane i documenti congressuali sono stati discussi in tutte le sezioni, nel rispetto della migliore tradizione del centralismo democratico di Lenin. Si sono tenuti 23 congressi locali, dal Trentino alla Sicilia, che hanno eletto 97 delegati e hanno inviato in totale 200 compagni al Congresso Nazionale. Molti di questi compagni militano solo da qualche mese o al più da qualche anno. Questo non è un caso. Dall’ottobre dell’anno scorso, sono entrati nelle nostre fila 140 nuovi compagni, con un’età media di 21-22 anni, e puntiamo a raggiungere i 700 entro la fine dell’anno. Di fronte a questi sviluppi, è difficile trattenersi dall’esclamare: “I comunisti sono tornati!”.
Nel corso del congresso ci sono stati più di 90 interventi che, per ragioni di spazio, non possiamo citare tutti, ma che hanno mostrato l’enorme crescita politica e l’entusiasmo della nostra organizzazione.

Un mondo di crisi, guerre e rivoluzioni

Il Congresso si è aperto venerdì con una discussione sulle prospettive mondiali, introdotta dal compagno Fred Weston, della Segreteria Internazionale della TMI. Come ha spiegato Fred, non si può comprendere la realtà dei singoli paesi, se la si analizza al di fuori della situazione mondiale: il capitalismo è un sistema mondiale e questo esercita un’influenza su ogni paese. Da questo punto di vista, è evidente che il capitalismo si trova nel mezzo di una crisi storica.

La realtà è che il sistema capitalista non si è mai ripreso dalla crisi del 2008 e oggi assistiamo alla “rottura di tutti i precedenti equilibri economici, politici, sociali e militari”, come ha notato Alessandro Giardiello nel corso del dibattito.

Il mondo sembra sprofondato in un caos di guerre e guerre civili. A Gaza, assistiamo a una situazione drammatica. L’esercito israeliano ha ucciso più di 33mila persone e la Striscia di Gaza è stata trasformata in un deserto invivibile. Ma, come ha ricordato Fred, il genocidio a Gaza o la guerra in Ucraina sono solo una parte dell’orrore prodotto dalla crisi del capitalismo. Sono 59 i paesi in guerra in tutto il mondo e 108 milioni le persone costrette a lasciare le proprie case per scappare da guerre, guerre civili, carestie e disastri ambientali.

Le contraddizioni del sistema si accumulano ad ogni livello. La contrazione del mercato mondiale sta spingendo i vari paesi imperialisti a schierarsi in blocchi rivali e a lanciarsi in uno scontro per una nuova spartizione imperialistica del globo. Tutto questo non potrà che creare ulteriore caos e instabilità e ripercuotersi tragicamente sulle condizioni di vita della classe lavoratrice in tutto il mondo.

La natura parassitaria e irrazionale del sistema capitalistico si manifesta anche nella crescita mostruosa del debito, che ha raggiunto il 350% del Pil globale. Oggi, la questione del debito sta acquistando un ruolo sempre più centrale nella lotta di classe: la borghesia cerca di scaricare il peso del debito pubblico sulla classe lavoratrice, attraverso tagli alla spesa pubblica, austerità e privatizzazioni, che hanno provocato e provocheranno lotte di massa e processi rivoluzionari.

Fred ha ricordato che, nella prima fase della crisi scoppiata nel 2008, la classe lavoratrice venne colta alla sprovvista e si rifugiò nell’illusione di poter tornare alle condizioni di vita precedenti alla crisi. Questo fornì una base di massa per l’ascesa di partiti riformisti come Syriza e Podemos in Europa, e di personaggi politici come Bernie Sanders negli Stati Uniti e Jeremy Corbyn nel Labour Party britannico. Ma questi politici riformisti, spinti alla ribalta dalla mobilitazione delle masse, si sono ritirati prima ancora di dare battaglia, capitolando regolarmente di fronte alle pressioni della borghesia.

Non trovando espressione sul terreno politico, la lotta delle masse si è riversata così sul fronte economico, come testimoniano le ondate di scioperi che hanno attraversato gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Germania, la Francia, ecc.

Al contempo, però, il tradimento dei riformisti ha prodotto un processo di chiarificazione politica che vede protagonista tutta una nuova generazione di giovani studenti e lavoratori che si sono messi consapevolmente alla ricerca di un’alternativa rivoluzionaria alla società attuale. Tutto questo prepara il terreno per una crescita senza precedenti delle idee del comunismo in tutto il mondo.

Prospettive per la lotta di classe in Italia

Sabato, la discussione si è concentrata sulla situazione in Italia. Nella sua relazione introduttiva, Franco Bavila ha spiegato che i processi di lotta che abbiamo visto in altri paesi anticipano quello che vedremo in Italia nel prossimo periodo.

Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a un drammatico declino del capitalismo italiano. Di fronte al peggioramento continuo delle condizioni di vita delle masse, il sistema politico italiano è diventato estremamente instabile e viene attraversato da enormi fluttuazioni elettorali. Leader e forze politiche salgono alla ribalta rapidamente e altrettanto rapidamente scompaiono.

In questo contesto, la vittoria elettorale della Meloni si spiega unicamente con il discredito in cui sono sprofondati tutti gli altri partiti dopo aver applicato le politiche della borghesia nel governo Draghi. Ma si tratta di un governo reazionario, omofobo e razzista, totalmente allineato alle esigenze del grande capitale e dell’imperialismo americano.

Di fatto, la Meloni sta già perdendo consensi: la crisi del capitalismo italiano non offre i margini al governo per fare concessioni alla classe lavoratrice e questo prepara grandi lotte sociali. Inoltre, le innumerevoli provocazioni reazionarie e la repressione stanno spingendo i giovani e i lavoratori a prendere coscienza della realtà del sistema.

Numerosi interventi, durante il dibattito, hanno fatto emergere quanto la situazione sociale sia esplosiva. Mario Iavazzi, esponente dell’area sindacale di opposizione in Cgil “Giornate di Marzo”, ha spiegato il ruolo giocato dalle lotte economiche nello sviluppo della coscienza di classe. I rinnovi dei contratti nazionali dell’ultimo periodo non hanno portato neanche lontanamente a un recupero del potere d’acquisto che è stato perso con l’inflazione, in un contesto in cui il 9,1% delle famiglie dei lavoratori vive in condizioni di povertà estrema.

Mario ha spiegato anche che la sanità rappresenta una bomba a orologeria. In Italia, il 47% delle persone ha difficoltà a accedere alle cure mediche e i lavoratori spesso sono costretti a indebitarsi per potersi curare. La situazione disastrosa della sanità colpisce con forza anche i lavoratori del settore. In un istituto geriatrico di Milano, alcune lavoratrici hanno preso l’iniziativa, di fronte all’immobilismo dei sindacati, e hanno creato un comitato auto-organizzato di lavoratori per combattere lo sfruttamento e il degrado delle condizioni di lavoro.

Appena due giorni prima del Congresso, l’ennesima strage sul lavoro, causata da un’esplosione in una centrale elettrica in provincia di Bologna, ha ucciso in una maniera orribile 7 lavoratori, solo due mesi dopo che il crollo di un cantiere a Firenze aveva ucciso altri 5 lavoratori. Queste stragi, causate da condizioni di estrema precarietà e sfruttamento, stanno creando un clima di insubordinazione nella classe lavoratrice. Nico Maman ha raccontato la risposta di rabbia e combattività che hanno dato i lavoratori il giorno successivo all’esplosione della centrale elettrica durante lo sciopero che era stato precedentemente convocato dai sindacati a Bologna.

Altri compagni hanno spiegato che il genocidio del popolo palestinese, di cui il governo Meloni è complice, sta provocando un processo molto rapido di radicalizzazione tra i giovani.

Claudia Caiazzo di Modena ha spiegato che non sono solo i marxisti ad accorgersi della radicalizzazione dei giovani. Nelle scuole, presidi e insegnanti stanno alimentando un clima di repressione e autoritarismo. Ma la repressione spesso non fa altro che provocare una reazione contraria. Al liceo Barozzi di Modena, uno studente è stato sospeso per 12 giorni per aver criticato le condizioni disastrose del suo liceo in un’intervista alla stampa locale. Questo ha provocato la rabbia degli studenti, che si sono mobilitati e sono riusciti a fare revocare questa misura disgustosa e arbitraria. Claudia ha concluso spiegando che questi attacchi repressivi agli studenti, così come la retorica del ministro Valditara per cui “gli studenti devono studiare e non devono fare politica”, stanno portando sempre più studenti a prendere coscienza della natura oppressiva della società capitalistica e a orientarsi alle idee del comunismo.

Concludendo il dibattito, Franco ha spiegato come la crisi del capitalismo e l’inasprirsi delle tensioni sociali portino la classe dominante a mostrare il suo volto più reazionario e a svelare la sua natura parassitaria. Lo Stato “mostra i denti”, come abbiamo visto con le manganellate nelle piazze, preparandosi agli scontri futuri. Tutto ciò crea un mix esplosivo, che lascia presagire grandi movimenti di massa e lo spostamento di decine e centinaia di migliaia di persone in direzione del programma politico della rivoluzione proletaria.

Verso il Partito Comunista Rivoluzionario

Domenica, l’ultima sessione del Congresso è stata dedicata a un bilancio della nostra attività politica nel corso dell’ultimo anno e al lancio del Partito Comunista Rivoluzionario. Come ha notato Alessio Marconi, nella sua relazione introduttiva, questa discussione è stata “la conseguenza necessaria dei tre giorni del Congresso”. Per i marxisti, infatti, “teoria, prospettive e azione politica sono inscindibili tra di loro” ed è “attraverso l’azione che mettiamo alla prova la nostra teoria”.

Nel corso del dibattito, sono intervenute decine di compagni, che hanno illustrato con entusiasmo gli straordinari avanzamenti del nostro lavoro in tutti i campi. I resoconti da numerose zone hanno descritto come i nostri compagni conducano l’attività quotidiana con crescente fiducia e convinzione nelle idee e nei metodi comunisti. Fondiamo nuove sezioni, come ad esempio a Poggio Mirteto (Rieti) e a Salerno, inauguriamo nuove sedi, come a Parma e a Bologna, e in tutte le zone riusciamo a sviluppare il nostro lavoro dove prima non eravamo presenti, consolidando la nostra attività nelle scuole, nelle università e nelle fabbriche.

Ma questi sviluppi sono stati possibili solo nella misura in cui la nostra organizzazione è stata capace di connettersi ai settori più avanzati tra i giovani e i lavoratori, offrendo loro una prospettiva politica coerentemente rivoluzionaria. Questo ci ha permesso di dirigere già adesso alcune lotte a livello locale. Come ha spiegato Francesco Favalli, di Crema, i comunisti rivoluzionari non smettono mai di infondere fiducia nella possibilità di lottare e vincere, e questo ci permette di connetterci con i settori più coscienti e combattivi.

A Milano, i nostri compagni studenti si sono posti alla guida di un corteo interno in una scuola, dopo che l’indignazione per il femminicidio di Giulia Cecchettin aveva scatenato proteste tra gli studenti. Ma il nostro lavoro tra gli studenti medi ha avuto un grande successo anche a Bologna, dove abbiamo abbiamo costituito un nuovo gruppo di studenti dall’inizio di quest’anno, e a Varese, dove contiamo studenti medi in 7 scuole diverse e abbiamo venduto, in un solo mese, 150 copie del nostro giornale, “Rivoluzione”, davanti a scuole e luoghi di passaggio.

Ma a permetterci di fare un salto di qualità nella nostra capacità di connetterci ai giovani e ai lavoratori più avanzati e di ottenerne la fiducia è stata la nostra posizione internazionalista e rivoluzionaria in solidarietà al popolo palestinese. Antonio Maccariello, operaio alla Bonfiglioli di Bologna, ha spiegato come siamo riusciti a diventare un punto di riferimento per un gruppo di operai dell’azienda, che erano rimasti disgustati dalla posizione ufficiale della Cgil sulla questione palestinese, organizzando con loro uno spezzone di fabbrica al corteo per la Palestina del 24 febbraio a Milano, nonostante l’opposizione della Fiom, che voleva impedirci di scendere in piazza con le bandiere del sindacato. Quando poi l’azienda ha tentato di imporre la cassa integrazione, giustificandola con le interruzioni delle forniture dovute agli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, il lavoro politico svolto in precedenza in fabbrica ci ha permesso di andare allo scontro con l’azienda, spiegando che gli operai non hanno intenzione di pagare le conseguenze delle guerre imperialiste della borghesia.

Anche in Ups, a Milano, i lavoratori si sono mobilitati in solidarietà con la Palestina entrando in conflitto con il sindacato. Antonio Forlano ha raccontato come, di fronte alla volontà della Filt-Cgil di impedire ai propri iscritti di scendere in piazza con le bandiere del sindacato, i lavoratori abbiano risposto: “Noi andiamo in piazza e con le bandiere della Cgil. Voi non volete venire? Ebbene, siamo noi la Cgil!”. Questi esempi mostrano come già adesso i comunisti possano giocare un ruolo attivo nella lotta di classe, orientandosi alla classe operaia e, come ha suggerito Claudio Bellotti, “‘fondendosi’ con i suoi strati più avanzati”.

Al termine di tre giorni fitti di discussioni e di entusiasmo rivoluzionario, i resoconti sulla nostra attività hanno fornito la migliore conferma della correttezza delle nostre idee e dei nostri metodi e hanno dato un’anticipazione tangibile di cosa sarà il Partito Comunista Rivoluzionario in Italia. Ma il lancio del Partito Comunista Rivoluzionario non può rappresentare per noi solo un cambio di nome, ma deve diventare una campagna politica di agitazione e di propaganda per raggiungere tutti i giovani studenti e lavoratori che si rivedono nelle idee del comunismo e sono in cerca di un partito all’interno del quale organizzarsi e lottare.

Nelle conclusioni al dibattito, Alessio ha spiegato che il lancio del Partito Comunista Rivoluzionario chiude un ciclo storico. Decenni di tradimenti e capitolazioni, prima ad opera del Partito Comunista di Togliatti e Berlinguer e poi di Rifondazione Comunista e del PD, hanno sperperato una tradizione rivoluzionaria costruita con sangue e fatica dalla classe operaia di questo paese. Oggi, dopo anni di lavoro paziente e di accumulazione di un patrimonio di idee e di militanti, “ci apprestiamo a una ricostruzione delle forze del comunismo, a partire da una generazione che vi si approccia in maniera genuina”. “Abbiamo un obiettivo storico”, ha concluso Alessio, “abbattere il sistema capitalista, un sistema irrazionale. Il suo crollo e la sua sostituzione con il comunismo sono una necessità storica”. Le condizioni per la rivoluzione mondiale sono mature. Ma, affinché il comunismo possa trionfare, è necessario costruire un forte Partito Comunista Rivoluzionario che possa guidare la classe lavoratrice alla presa del potere, per porre fine all’incubo capitalista e abolire, una volta per tutte, la società di classe e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Unitevi a noi nella lotta per il comunismo!
Viva Sinistra Classe Rivoluzione!
Viva il Partito Comunista Rivoluzionario!
Viva l’Internazionale Comunista Rivoluzionaria!

 

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