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Germania 1923 – La rivoluzione mancata

Ad inizio anni ’20 la situazione europea procede verso una stabilizzazione relativa del dominio borghese, a causa della sconfitta dei tentativi rivoluzionari del 1919-20 (Ungheria, Germania, Italia) scoppiati in scia all’Ottobre bolscevico. Quella stabilizzazione è bruscamente rimessa in causa dalla crisi internazionale che deflagra nel gennaio 1923 sull’insolvenza della Germania nel pagamento alla Francia delle riparazioni di guerra fissate dal Trattato di Versailles.

La crisi prende una forma acuta con l’occupazione della Ruhr, cuore del capitalismo tedesco, da parte dell’esercito francese. È l’innesco, in Germania, di una crisi economica, sociale e politica senza precedenti.

Per fronteggiare la situazione finanziaria, il governo tedesco presieduto da Cuno (presidente di una compagnia di trasporto marittimo) stampa moneta a getto continuo. In un mese il cambio con la sterlina passa da 50mila a 250mila marchi. La caduta riprenderà, verticale, da aprile. L’occupazione della Ruhr scuote la Germania. Il governo lancia la “resistenza passiva”: ogni forma di collaborazione con le autorità francesi d’occupazione è vietata; in parlamento, solo il gruppo del Partito Comunista Tedesco (KPD) s’oppone all’unità nazionale, rifiutando di lottare contro l’imperialismo francese assieme alla borghesia tedesca.

Scioperi, sabotaggi e conflitti con le truppe francesi si moltiplicano. Il governo francese requisisce i trasporti e confisca il carbone della Ruhr. Mentre la propaganda borghese dipinge i magnati dell’industria pesante (Thyssen, Krupp) come eroi della resistenza, in realtà la lotta ed i sacrifici ricadono sulla classe operaia. Il grande padronato, invece, cerca accordi sottobanco con l’occupante francese.

L’estrema destra nazionalista, capeggiata dall’ex-capo di Stato Maggiore dell’esercito, Ludendorff, lancia il suo “appello alle armi”. Per questi reazionari si deve lottare al tempo stesso contro l’Intesa e contro il “pericolo rosso”, denunciato come causa della sconfitta nella Prima Guerra Mondiale e della “vergogna” di essere occupati da un esercito formato anche da truppe coloniali africane, un oltraggio alla purezza “razziale” della Germania.

In gennaio a Essen 13 operai della Krupp muoiono in scontri coi francesi e a Mulheim i lavoratori formano un consiglio e s’impadroniscono per una settimana del potere.

A giugno sono necessari 500mila marchi per una sterlina, a fine agosto il cambio crolla a 5 milioni. I prezzi salgono vertiginosamente. Non tutti ci perdono. I capitalisti si lanciano in un’orgia di speculazioni e liquidano i loro debiti con della carta straccia. Il potere d’acquisto dei salariati crolla. La piccola borghesia è colpita a morte: risparmi e rendite fisse sono annientate. I contadini, scioccati dalla svalutazione del marco, stoccano i loro prodotti nei magazzini. Il paese cade nella miseria più nera. Nel paese più industrializzato d’Europa scoppiano rivolte per il pane. La tubercolosi si diffonde. La piccola borghesia è ridotta a sotto-proletariato, gli strati di “aristocrazia operaia” sono livellati al basso verso il resto della classe.

In queste condizioni, si produce una crescita fulminea delle idee rivoluzionarie. I concetti di ordine, legalità e proprietà privata perdono senso agli occhi di milioni di persone. La polizia assiste passiva agli assalti ai magazzini. Matura in questo quadro la crisi della socialdemocrazia.

 

L’ascesa del Partito comunista

Responsabile della repressione dei moti rivoluzionari spartachisti del gennaio 1919 e dell’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, la direzione del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) non è cambiata. S’è sbarazzata dei suoi dirigenti più compromessi ma continua a considerare la rivoluzione come la peggior calamità e a candidarsi come la forza più adatta a gestire la crisi della borghesia.

Iperinflazione: bambini che giocano con le banconote

La crisi della SPD s’esprime in varie forme. Innanzitutto, nella crisi del sindacalismo riformista. Nella Germania del 1923 tutto si spezza: col tracollo della moneta i contratti collettivi perdono significato, gli iscritti non pagano le quote e le casse sindacali sono vuote, lasciando anche migliaia di funzionari senza salari decenti. La macchina burocratica del sindacato è sospesa nel vuoto. Inoltre, nella SPD nasce un’ala sinistra, maggioritaria in Turingia ed in Sassonia, dove il partito rompe l’alleanza con le formazioni borghesi e governa coi voti dei comunisti.

D’altra parte, la rabbia dei lavoratori si orienta anche direttamente a favore dei comunisti. Nell’unica elezione tenutasi in quei mesi, il KPD ottiene il 20% in un distretto contadino dove quasi non ha base organizzata, mentre nel sindacato dei metalmeccanici di Berlino i comunisti conquistano 54mila voti contro i 22mila dei socialdemocratici.

Il KPD è visto come il partito della rivoluzione operaia e della Russia sovietica. Se nel 1918-1919 i dirigenti della SPD avevano convinto un settore della classe lavoratrice organizzata che il bolscevismo avrebbe portato il “caos economico”, nel 1923 sono proprio il caos e la miseria ciò di cui fanno esperienza i lavoratori tedeschi. Attorno all’iniziativa di militanti del KPD, crescono i Comitati per il controllo dei prezzi e migliaia di comitati di fabbrica. Inoltre, fioriscono le “Centurie Proletarie”, milizie operaie organizzate su base di fabbrica, braccio esecutivo dei comitati di massa e strumento di difesa dalle bande dell’estrema destra.

Per tutta la fase iniziale della crisi, fino a giugno, la direzione del KPD è ancora cauta. L’obiettivo resta quello di allargare, tramite la propaganda, il sostegno al partito. Di lotta per il potere non si parla nemmeno. Se nel marzo 1921 il KPD, guidato allora dalle sue correnti estremiste, si era quasi rotto l’osso del collo tentando di suscitare una insurrezione quando non ve ne erano le condizioni, la correzione di rotta successiva, che porta la “destra” di Brandler alla guida del KPD, pur necessaria mostra ora il suo lato deteriore nell’attendismo del gruppo dirigente.

 

L’intermezzo “Schlageter”

Questa cautela è incoraggiata anche da Radek, dirigente bolscevico e dell’Internazionale Comunista (IC), eminenza grigia della direzione del KPD. In un esecutivo dell’IC del giugno, Radek propone di orientare il partito alla conquista della piccola borghesia, da sottrarre ai fascisti, attraverso una linea imperniata sulla lotta contro il Trattato di Versailles. L’applicazione della “linea Schlageter” (un nazionalista condannato a morte dai francesi) comporta assemblee pubbliche di “sfida” tra esponenti del KPD e della destra nazionalista, nazisti compresi.

Questa linea equivoca e velleitaria è del resto presto abbandonata perché i fascisti pongono fine ai dibattiti pubblici, e inoltre essa alimenta una velenosa campagna della socialdemocrazia sulla presunta complicità tra nazisti e comunisti.

Heinrich Brandler, uno dei leader del Kpd nel 1923

Nell’estate la tensione continua a salire. Si muove anche la campagna: 150mila braccianti della Prussia orientale entrano in sciopero contro i proprietari terrieri. I comitati di fabbrica, guidati dai comunisti, creano un coordinamento nazionale (Comitato dei Quindici).

Ad agosto, a seguito dello sciopero dei dipendenti della Zecca, è il Comitato dei Quindici a lanciare lo sciopero generale contro Cuno, costretto a dimettersi. Incapace di fronteggiare la crisi politica, la borghesia torna ad affidarsi alla SPD. Nel nuovo governo, guidato dal conservatore Stresemann, entra anche la SPD con quattro ministri, tra cui gli Interni e le Finanze. Stresemann vuole stabilizzare il marco, regolare il problema della Ruhr attraverso negoziati e schiacciare “l’agitazione comunista”. Il ministro degli Interni della Prussia, il socialdemocratico Severing, esegue e scioglie il Comitato dei Quindici.

Il rovesciamento di Cuno è decisivo nel produrre una svolta nell’IC.

 

Svolta nell’Internazionale Comunista

Durante l’Ufficio Politico (Politburo) del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS) del 20-23 agosto, Trotskij sostiene che è giunto il momento di passare all’offensiva. Nessuno lo contraddice. I dirigenti del KPD sono convocati a Mosca. Brandler è scioccato, al suo arrivo, nell’apprendere che nelle organizzazioni del PCUS sono in corso discussioni appassionate sulla rivoluzione tedesca.

La Commissione speciale designata dal Politburo e alcuni comunisti tedeschi preparano gli aspetti tecnico-militari dell’insurrezione a venire. Gran parte della direzione del KPD subisce la svolta più che abbracciarla fino in fondo. Brandler si batte contro la proposta, sostenuta da Trotskij, di fissare una data per l’insurrezione. Sull’appello alla costituzione di soviet, Brandler invece è d’accordo col rifiuto di Trotskij, secondo il quale “il movimento delle larghe masse proletarie e semi-proletarie iniziava a cristallizzarsi attorno ai comitati di fabbrica che, in sostanza, incorporavano le funzioni assunte dai soviet (russi) nel periodo immediatamente precedente la lotta diretta per il potere” (L. Trotskij, Lezioni dell’Ottobre). Brandler, infine, richiede la presenza di Trotskij in Germania ma Zinoviev, presidente dell’IC, si oppone per ragioni di prestigio.

 

Sconfitta senza lotta

Se non si improvvisa un’insurrezione sul piano militare, la preparazione politica è ancora più essenziale.

Dopo la svolta nell’IC, Brandler convince i suoi interlocutori a Mosca dell’importanza delle posizioni di forza del partito in Sassonia e Turingia. I comunisti entrano nei governi delle due regioni, presieduti da socialdemocratici di sinistra, per utilizzare quelle posizioni come leva per la trasformazione delle “Centurie Proletarie” in un esercito di 50-60mila operai armati e per la formazione di un governo operaio e contadino su scala nazionale.

Nel contempo, Stresemann negozia con la Gran Bretagna e mette fine alla “resistenza passiva” nella Ruhr. Internamente, per allentare la tensione, concede la Scala Mobile. Per preparare le condizioni della ripresa economica, però, bisogna schiacciare i “rossi”.

D’altra parte la Baviera guidata dal monarchico von Kahr, centro della contro-rivoluzione, sfida il governo centrale e minaccia di marciare con le sue truppe contro la Sassonia e la Turingia operaie. Col pretesto di arginare l’estrema destra, Stresemann concentra il potere esecutivo nelle mani del ministro dell’esercito, il generale von Seeckt.

Centurie proletarie ad Amburgo

In Germania arrivano da Mosca esperti militari dell’Armata Rossa, emissari dell’IC, armi e fondi. Nulla, però, cambia nella propaganda del partito verso l’esterno. L’agitazione procede secondo gli schemi abituali e addirittura la direzione del KPD si sforza di frenare il movimento spontaneo delle masse nel timore che ciò possa fornire prematuramente un pretesto alla contro-rivoluzione. Più che preparare la rivoluzione con un’azione concentrata e audace, il partito pare quasi attenderla passivamente come frutto delle circostanze. Nelle Lezioni dell’Ottobre (1924) Trotskij sintetizzerà il ruolo decisivo del partito e della sua direzione nella rivoluzione, proprio mettendo a paragone la sconfitta dell’ottobre tedesco con la vittoria del 1917 in Russia.

L’ingresso dei comunisti nel governo di Sassonia, il 10 ottobre, precipita l’azione della borghesia. Quattro giorni dopo il presidente della Repubblica, il socialdemocratico Ebert, incarica il generale Müller di ristabilire l’ordine in Sassonia. Violenti scontri scoppiano a Dresda e Chemnitz. Quando il 21 ottobre si riunisce a Chemnitz una conferenza dei comitati di fabbrica sassoni, il KPD aspetta il segnale dell’insurrezione. Brandler propone lo sciopero generale e la resistenza armata contro l’esercito. Graupe, ministro e socialdemocratico di sinistra, minaccia di abbandonare la riunione se Brandler mette ai voti la mozione. Brandler cede e la sua mozione è sotterrata. Di fatto Brandler scarica su Graupe la responsabilità della ritirata.

L’ordine di insurrezione è annullato. I delegati di Amburgo sono partiti prima della fine della conferenza e, dunque, l’apparato militare di partito procede all’insurrezione nella città ma, isolato e sostenuto da un settore minoritario di lavoratori, non può che organizzare la ritirata. La capitolazione di Brandler esprime l’esitazione del gruppo dirigente del KPD, favorito dallo scetticismo di una parte dell’Esecutivo dell’IC.

Le truppe di Müller entrano a Dresda e sciolgono il governo senza una risposta operaia.

Termina così una rivoluzione mancata. Scriverà Victor Serge: “I muscoli di questa folla già tesi, i pugni stretti sulle rivoltelle da opporre ai blindati dell’esercito… E niente è successo.”

Questa sconfitta senza lotta sigilla l’isolamento internazionale della rivoluzione russa e accelera l’ascesa della burocrazia in Unione Sovietica, coperta nel 1924 dalla teoria anti-marxista di Stalin sul “socialismo in un solo paese”.

Sconfitto nel 1918-1919 per il peso della socialdemocrazia, nel 1923 il proletariato tedesco subisce una nuova disfatta, questa volta per i limiti soggettivi della sua direzione rivoluzionaria. Un episodio oggi largamente ignorato, ma che segnò la successiva traiettoria del movimento operaio in Germania e in Europa.

 

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