Elezioni 2019 in Sudafrica – Rabbia generalizzata e grande avanzamento degli EFF

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I risultati delle elezioni possono rappresentare un importante barometro dell’umore nella società. I risultati delle seste elezioni politiche e provinciali dell’8 maggio confermano che esiste un profondo fermento nella società sudafricana. Il forte calo dell’affluenza alle urne, insieme all’elevata astensione in tutto il corso del processo elettorale, soprattutto da parte dei giovani, ha fatto sì che, per la prima volta, una minoranza della popolazione in età di voto abbia votato alle elezioni. Ciò è molto significativo in un paese in cui la classe operaia ha conquistato il diritto di voto dalla classe dominante solo 25 anni fa.

Inoltre per la prima volta, l’ANC ha ricevuto meno del 60 percento dei voti, la percentuale infatti è scesa dal 62 percento nel 2014 al 57,5 ​​percento. Ha perso 19 seggi verso gli Economic Freedom Fighters (EFF, combattenti per la libertà economica). Come abbiamo spiegato in precedenza, la mancanza di un secondo partito in cui la classe dominante può riporre la propria fiducia ha significato che quest’ultima non possiede un’alternativa all’Anc. Tuttavia, questo è a scapito del prosciugamento, nel tempo, dell’autorità dell’ANC. In questo modo, tutta la responsabilità per la crisi del capitalismo sudafricano e gli attacchi che ne derivano alle masse lavoratrici sono poste sulle spalle di un solo partito. Questo sta gettando le basi per una crisi rivoluzionaria nel futuro.

Le speranze della classe dominante di promuovere i liberali Alleanza democratica come un secondo partito, alternativo all’ANC sono state infrante dal risultato elettorale del partito, che ha perso quasi mezzo milione di voti. La DA si era sempre vantata di essere l’unico partito che era cresciuto in termini elettorali costantemente, dalle prime elezioni del 1994. Questa volta, avevano puntato in modo arrogante al 30 percento dei voti. Invece, il loro livello di appoggio è diminuito. Il partito è in una crisi terminale e potrebbe anche crollare nel prossimo periodo.

Gli Economic Freedom Fighters sono i principali vincitori di queste elezioni. È l’unico partito che è cresciuto in tutte le province. La sua percentuale di voti è cresciuta del 69 percento da quando è stato formato cinque anni fa. Ha aumentato il proprio appoggio dal 6,3 percento al 10,79 percento. Il partito ha avuto una crescita nei posti più improbabili, dalle zone rurali più profonde, ai quartieri popolari nei grandi centri metropolitani.

Frustrazione delle masse

L’elemento più importante alla base di queste elezioni è un ambiente di demoralizzazione, in particolare tra i giovani, che sono la maggioranza della popolazione. Dopo solo una generazione dalla transizione democratica, la maggioranza della popolazione in età di voto è diventata così disillusa dal sistema che ha deciso di non votare per un motivo o per l’altro. Questa non è “apatia” o “normalizzazione” del “processo democratico”, come l’hanno definita alcuni analisti sui mass media. Al contrario, mostra un profondo senso di frustrazione nei confronti del sistema.

Ciò si riflette anche nella polarizzazione visibile nel voto, con il Freedom Front Plus che toglie voti (da destra) alla Democratic Alliance; e gli Economic Freedom Fighters che crescono a sinistra.

Su 26,7 milioni di elettori registrati, hanno votato 17,6 milioni, o il 65,9 percento. Ciò significa che oltre 9 milioni di elettori registrati non hanno votato alle elezioni. Questo rappresenta un calo del 7,5% rispetto a cinque anni fa. Oltre a questo, 9,2 milioni di persone non si sono registrate per le elezioni. Su una popolazione in età di voto di 36 milioni di persone, per la prima volta, più della metà – 18,5 milioni (51,5 per cento) – non ha votato. Sebbene il numero di elettori registrati sia aumentato rispetto al 2014, quasi un milione di persone in meno si è recato alle urne.

Questa astensione di massa non è il risultato di una “apatia elettorale”. Il Sudafrica è una società dove l’impegno politico è alto. Nello stesso momento in cui la partecipazione degli elettori è diminuita, il numero di proteste a livello delle comunità è aumentato. Ampi settori della società si esprimono politicamente al di fuori del processo elettorale formale. Ciò lo si è visto nelle settimane precedenti le elezioni, quando il paese è stato attanagliato da un ondata di proteste fra i settori poveri delle città e i giovani delle township. Queste proteste sistematicamente ogni anno battono dal 2013 il record dell’anno precedente.

Insieme a questo, abbiamo visto anche un aumento significativo dei movimenti studenteschi in misura costante dal 2015. I giovani sono la parte più politicamente attiva della società, ma in larga misura questo non viene espresso nelle elezioni. Quando si recano alle urne, votano per gli EFF e quando non votano, partecipano a proteste di massa. In altre parole, ciò che vediamo è una radicalizzazione della gioventù, che anticipa grandi avvenimenti nel futuro.

 

Vittoria amara per l’ANC

L’ANC ha ottenuto la sua performance peggiore di sempre. Per la prima volta, ha perso voti in tutte le province del paese. È passato da 249 seggi all’Assemblea nazionale a 230, e ora governa il paese con l’appoggio solo del 28% degli aventi diritto al voto. A Gauteng, la provincia più importante, è riuscita a mantenere la maggioranza con appena il 50,19% dei voti. Se avesse perso la maggioranza a Gauteng, ciò avrebbe rappresentato un duro colpo. In tutte le province esiste una correlazione diretta tra le perdite dell’ANC e i guadagni dell’EFF. Nell’Assemblea nazionale (il parlamento, ndt), i 19 seggi persi sono andati all’EFF.

25 anni di governo del paese a difesa del capitalismo significano che il capitale politico accumulato dall’ANC si sta erodendo. La crisi del sistema capitalista la sta lacerando. La sua autorità morale e politica ha raggiunto un minimo storico e giorno dopo giorno, l’Anc sta affondando. La sua capacità di tendere a bada il movimento delle masse nere è severamente ridotta. Al contrario, entrando a far parte della classe dominante, i leader dell’ANC stanno rapidamente diventando l’oggetto della rabbia delle masse. Dialetticamente, le cose si sono tramutate nel loro opposto.

La crisi esistenziale del DA

Nonostante la crisi di consensi e la miriade di scandali che hanno travolto l’ANC negli ultimi cinque anni, anche il principale partito di opposizione, la DA liberale, ha diminuito il suo appoggio elettorale. Ha ricevuto meno del 21 percento dei voti a livello nazionale, perdendo cinque seggi all’Assemblea nazionale.

Durante la campagna elettorale, il partito si proponeva come il “partito di tutti i sudafricani”: un messaggio che non poteva avere un grande effetto in una società polarizzata dalla lotta di classe. I lavoratori hanno sviluppato la loro coscienza di classe e odiano i grandi capitalisti liberali, rappresentati dai DA.

Anche la DA sta affrontando una grave crisi. Ha condotto una disgustosa campagna di aggressione ai migranti, all’insegna della xenofobia e dell’isteria, nel tentativo di nascondere i loro problemi. Uno dei motivi di questo è che gli EFF sono in continua crescita e hanno completamente oscurato la DA in parlamento. Ma la fonte di crisi più grande è il declino dell’appoggio nella provincia del Capo occidentale. Quest’ultima è la tradizionale base di sostegno del partito. È l’unica provincia che non è governata dall’ANC. Ma anche qui, la DA ha diminuito i voti, passando da quasi il 60% al 55%.

Il declino di appoggio per la DA potrebbe ora accelerare una spaccatura del partito. La DA è un prodotto di diversi settori sociali, unificatisi dopo il 1994. Nel Capo occidentale, è salito al potere nel 2009 inglobando una serie di piccoli partiti. Governando sulla base di un programma capitalista, la DA ha deluso i votanti di questi partiti minori. Ciò a cui stiamo assistendo ora è l’inizio di un processo di frammentazione di questa alleanza.

Originariamente, la base del DA proveniva dal Partito Democratico, di natura liberale, che era il principale partito di opposizione al Partito Nazionale sotto il regime di apartheid. Quando il Partito Nazionale alla fine si disintegrò, riuscì a riempire il vuoto e ad attirare il voto conservatore afrikaner. Ma questa relazione tra i borghesi liberali borghesi inglesi e i nazionalisti piccolo-borghesi afrikaner ha una sua storia difficile. Tra un grande settore della minoranza afrikaner, in particolare fra i contadini, c’è ancora un profondo risentimento per le due guerre combattute in passato, così come per la perdita del potere politico diretto nel 1994.

C’è anche una sensazione prevalente in questi settori secondo cui la DA non si sia opposta in maniera sufficientemente dura contro i tentativi degli EFF di modificare la costituzione per consentire l’espropriazione della terra senza indennizzo. Sono anche amareggiati dal fatto che negli ultimi 25 anni il grande capitale si sia arricchito in maniera sproporzionata a scapito dei contadini capitalisti. Questo spiega la crescita del Freedom Front Plus, un partito nazionalista afrikaner di destra che ha attirato una parte del voto conservatore afrikaner fino ad allora andato alla DA e il sostegno dei contadini bianchi. Il partito è cresciuto dallo 0,9% al 2,38% e ha sottratto circa 250.000 voti alla DA, assegnando al FFP 10 deputati nell’assemblea nazionale.

Le linee di frattura all’interno del partito si stanno allargando, il che potrebbe portare a una divisione o a una serie di divisioni nel prossimo periodo. Una volta che questo processo sarà avviato, rappresenterà un duro colpo alle illusioni che la classe dominante poteva nutrire rispetto alla costruzione di un partito di opposizione liberale borghese di riferimento. Questa è una crisi particolare che affligge la borghesia sudafricana. Contrariamente a molte altre democrazie borghesi fino a poco tempo fa, la classe dominante del Sud Africa non ha un secondo partito da alternare al governo quando il primo fallisce. Significa che posso contare solo su un governo ANC, in crisi. Ma ciò significa che tutte le contraddizioni della crisi capitalista saranno concentrate in un partito. Mentre la mancanza di un’alternativa potrebbe significare che l’ANC potrebbe continuare a vincere le elezioni, la sua autorità è in rapido calo. Senza un partito alternativo che funga da “valvola di sfogo” per incanalare la rabbia delle masse verso un porto sicuro (dal punto di vista della classe dominante), si stanno preparando eventi esplosivi e rivoluzionari in futuro.

L’ascesa continua degli EFF

L’EFF è l’unico partito che è cresciuto in tutte le province del paese. Ora ha una chiara caratterizzazione nazionale. Facendo una campagna con lo slogan “La nostra terra e nostri posti di lavoro, ora!”, Il partito ha ricevuto un sostegno significativo in luoghi in cui non aveva un radicamento precedente, come la provincia del Capo orientale e il Kwazulu-Natal.

La sua crescita nelle province rurali è chiaramente dovuta alla questione della terra. Gli EFF sono i principali sostenitori del processo di modifica della costituzione che consenta l’espropriazione della terra senza compensazione. Nella provincia del Kwazulu-Natal, socialmente conservatrice, che in passato si è rivelata notoriamente difficile da penetrare per i nuovi partiti, il suo sostegno è cresciuto notevolmente dall’1,9% nel 2014 a quasi il 10% nel 2019. Ciò è avvenuto a spese dell’ANC, che ha perso quasi il 10 percento. Si tratta di oltre 250.000 voti, un successo che non molto tempo fa sarebbe sembrato improbabile. Ora è il secondo partito più grande in tre province, Limpopo, Mpumalanga e la provincia del Nord Ovest.

Tuttavia, il fatto più significativo è che il partito sta aumentato il suo appoggio nei grandi quartieri della classe operaia nelle aree metropolitane. In Gauteng, il cuore economico del paese, l’EFF ha ricevuto più voti che in qualsiasi altra provincia. Ha ricevuto il 14,68% del voto provinciale, un risultato significativo in una provincia urbana con la più grande concentrazione della classe lavoratrice nel paese.

Questa è la seconda volta che gli EFF partecipano alle elezioni politiche da quando furono formati cinque anni fa, quando ricevettero più di un milione di voti a sei mesi dalla fondazione. Nei cinque anni successivi hanno sconvolto il panorama politico. I suoi 25 parlamentari hanno spesso dominato i dibattiti politici usando abilmente il regolamento parlamentare contro l’ANC. La campagna “restituisci i soldi” costrinse l’ex presidente Zuma a rimborsare parte del denaro che era aveva sottratto e poi utilizzato per la sua villa privata a Nkandla. Questo alla fine ha portato Zuma a dimettersi da presidente. Ha costretto l’ANC ad iniziare il processo di modifica della costituzione per consentire l’esproprio senza indennizzo. Il partito svolge anche un ruolo di primo piano al di fuori del parlamento. Ad esempio, ha portato i consigli municipali di Tshwane e Johannesburg a votare leggi di tutela dei propri lavoratori, con conseguenti condizioni migliori lavorative e di sicurezza per migliaia di lavoratori. Gli EFF sono stati una forza trainante dietro le proteste studentesche dal 2015, che hanno conseguito vittorie importanti per il movimento studentesco.

L’apertura della campagna elettorale degli EFF a Soweto

Gli EFF hanno un programma radicale di espropriazione della terra senza indennizzo, nazionalizzazione di banche, miniere e altri settori strategici, istruzione gratuita, servizi igienico-sanitari e alloggi, ecc. Queste rivendicazioni sono accolte molto favorevolmente da ampi settori della classe operaia nei centri urbani. Ci sono ovviamente limiti questo programma. In particolare, il partito mira a portarlo avanti senza rompere con il sistema capitalista. Invece, promuove l’idea di costruire uno stato “fortemente sviluppista”. Cioè, non è necessario espropriare la classe capitalista, ma basta semplicemente regolarla e guidarla attraverso il ruolo dello stato. Ma il capitalismo è essenzialmente un sistema anarchico, che per sua stessa natura non può essere regolato. L’unico modo per risolvere il problema delle masse lavoratrici del Sud Africa è quello di abbattere lo stato borghese, sostituirlo con uno stato operaio e fare funzionare le leve fondamentali dell’economia sotto la pianificazione, il controllo e la gestione democratica della classe operaia.

Ma la classe lavoratrice non legge necessariamente i caratteri piccoli nei programmi dei partiti. Lo stesso vale per la questione della terra. Le concessioni fatte dagli EFF all’ANC riguardo la mozione parlamentare sulla questione dell’esproprio non hanno alcun significato per le popolazioni rurali che hanno votato per l’EFF. Tutto ciò che vedono è che il partito sta lottando per risolvere la questione della terra (vedi una critica della questione della terra e le concessioni fatte dall’EFF, in inglese). Questi settori si stanno ora spostando verso l’EFF con grandi aspettative Ciò potrebbe avere un impatto sul carattere del partito, spingendolo ulteriormente a sinistra.

 

La debacle del Partito dei lavoratori

Un altro risultato significativo è stato quello del nuovo Socialist Revolutionary Workers Party (Partito Socialista Rivoluzionario dei Lavoratori – SRWP), un partito lanciato dal più grande sindacato in Sud Africa, il NUMSA. Il nuovo partito ha fallito miseramente in queste elezioni, ricevendo un numero irrisorio di 24.000 voti a livello nazionale, ovvero lo 0,14%. Questo è un risultato disastroso e non ci dovrebbero essere tentativi di abbellire la realtà. Ai militanti onesti della NUMSA e agli attivisti della SRWP che avevano grandi aspettative rispetto ai risultato del partito dovrebbero essere fornite delle risposte. In una risposta ai risultati elettorali pubblicati sulla sua pagina Facebook, l’SRWP non offre analisi o spiegazioni serie di ciò che è accaduto. La dichiarazione afferma che il partito non è scioccato dal risultato delle elezioni. In altre parole, non è scioccato che un partito formato dal più grande sindacato del paese, con quasi 400.000 membri, abbia ricevuto solo 24.000 voti! Nell’Eastern Cape, provincia on una grande concentrazione di lavoratori del settore automobilistico, l’SRWP ha ricevuto solo 4.807 voti, ovvero lo 0,24%! In Gauteng, una provincia con una forte concentrazione di classe operaia, ha ricevuto lo 0,13 per cento! Cercheremo invano di trovare una singola frase nelle dichiarazioni ufficiali che offra un’analisi seria. Invece, proclama che il risultato elettorale è una vittoria per il FMI e la Banca Mondiale.

Le radici del SRWP si trovano nella divisione tra NUMSA e COSATU nel 2013. Durante il periodo tra il 2009-2014 c’è stato un aumento di massa nella lotta di classe con un enorme aumento di scioperi, manifestazioni e proteste come risposta alla crisi economica. A quel tempo, Numsa ha assunto una posizione di classe molto chiara e radicale. Ciò lo ha reso il punto di riferimento dei lavoratori più coscienti in Sud Africa. La scissione è stata principalmente il risultato del crescente malcontento dei lavoratori più avanzati verso la leadership dell’ANC, che è sostenuta dai dirigenti sindacali di destra del COSATU.

Al suo congresso nazionale speciale nel 2013, la NUMSA ha rotto con l’alleanza ANC. Ha costituito una nuova federazione sindacale (SAFTU) e successivamente ha approvato varie risoluzioni nei congressi successivi volte alla formazione di un partito operaio. Durante questo periodo, l’intero processo è stato guidato dai lavoratori avanzati. C’era un fermento profondo tra la base. Tuttavia, nonostante nei congressi avessero decisioni chiare, i principali organi della NUMSA hanno continuato a posticipare la formazione del partito ogni anno negli ultimi sei anni. Al suo decimo congresso nazionale nel 2016, la dirigenza ha deciso di portare il problema al Comitato centrale, dove è rimasto inevaso fino a quando non è stato annunciato che il partito sarebbe stato lanciato nel dicembre 2018. In quella data, è stata presa nuovamente una decisione per rimandare il lancio del partito fino all’aprile 2019. Ciò significa che il partito è stato costituito solo quattro settimane prima delle elezioni, quando NUMSA aveva avuto sei anni per formarlo e pubblicizzarlo.

Nel periodo precedente alle elezioni, non c’è stata campagna energica, aperta, trasparente e democratica per conquistare le fila di SAFTU al voto per il SRWP. Infatti, poco prima delle elezioni, la stessa SAFTU ha affermato che la federazione non ha nemmeno discusso l’idea di dare il proprio sostegno al partito dei lavoratori. Ciò suggerirebbe che i leader della NUMSA non avessero sollevato la questione elettorale con la necessaria importanza nei ranghi di SAFTU, nonostante svolgesse un ruolo di primo piano nella federazione sindacale. In effetti, il numero di voti rivela che i leader del NUMSA non hanno nemmeno intrapreso una campagna energica all’interno dello stesso NUMSA! La base militante del NUMSA saprebbe come mobilitare i settori più ampi della classe operaia. La sua capacità organizzativa, così come la sua autorità politica tra i lavoratori non ha eguali. Se i leader del NUMSA avessero condotto una campagna focalizzata, chiara ed energica basata sul programma socialista del partito, avrebbero potuto avere un grande impatto nelle elezioni

Inoltre i dirigenti del NUMSA e del SRWP si sarebbero dovuti orientare alla base dell’EFF. L’EFF e il NUMSA sono cresciuti in base allo stesso processo della lotta di classe tra il 2009-2013 e come conseguenza delle divisioni nell’alleanza tripartita. Ma mentre l’EFF ha preso l’iniziativa in maniera audace ed è cresciuto, i leader del NUMSA hanno rimandato ogni decisione. Se i dirigenti di NUMSA avessero avuto lo stesso approccio dei dirigenti dell’EFF, l’intera situazione sarebbe stata diversa. Invece, hanno aspettato di lanciare il partito nel momento più inopportuno, quando il movimento della classe lavoratrice nel suo complesso sta attraversando un periodo di riflusso temporaneo. In passato, il NUMSA ha formulato alcune critiche valide all’EFF, principalmente per quanto riguarda la sua ambivalenza verso una chiara posizione socialista. Ma da allora, il sindacato non ha effettivamente provato a dimostrarlo in pratica.

I leader del NUMSA hanno minimizzato il risultato elettorale definendo le elezioni una mera questione “tattica”, al pari di altre decisioni tattiche, volte a ottenere l’attenzione dei lavoratori. Come marxisti, siamo d’accordo che la partecipazione alle elezioni è uno strumento tattico, anche se molto potente, per raggiungere gli strati più ampi della classe operaia. Ma NUMSA non ha ottenuto affatto questo risultato. NUMSA ha centinaia di migliaia di membri, che hanno mobilitato milioni di lavoratori nel corso degli anni. Quando era nell’alleanza guidata dall’ANC, il sindacato era una forza trainante delle campagne elettorali, che conferivano all’ANC una maggioranza di due terzi in parlamento. Ma questa volta non c’era nessuna campagna del genere. Vi è una seria necessità che gli attivisti di base NUMSA e SRWP facciano un’analisi adeguata e traccino un bilancio dell’intero processo, quanto mai necessario. Le elezioni appena svolte potevano essere un momento significativo per la lotta di classe in Sud Africa. I leader della NUMSA hanno avuto un’opportunità storica di utilizzare le elezioni per costruire il primo vero partito indipendente della classe operaia del Sud Africa, ma hanno fallito.

La grande battaglia è quella di unire la classe operaia nelle strade, nelle fabbriche, nelle miniere e nelle officine. C’è un enorme vuoto a sinistra, che deve essere riempito in un modo o nell’altro. La crescita dell’EFF indica uno spostamento a sinistra all’interno della classe operaia.

Su base capitalista il futuro per i lavoratori, i giovani e i poveri del Sud Africa è tetro. Il capitalismo è la ragione di questa crisi. L’instaurazione della democrazia borghese e la fine dell’apartheid hanno costituito un passo avanti importante per la classe operaia. Ma la democrazia formale non può risolvere i problemi delle abitazioni, della disoccupazione e della povertà. Solo mobilitando la classe operaia e la gioventù per espropriare la ricchezza degli sfruttatori, i capitalisti, questi problemi potranno essere risolti.

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