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È uscito Falcemartello n. 13!

È uscito il numero 13 della nostra rivista teorica Falcemartello di cui mettiamo a disposizione qui di seguito il testo della presentazione.

Con questo nuovo numero di Falcemartello ci concentriamo su due temi fondamentali della nostra battaglia politica e della teoria marxista: la questione della famiglia e quella dello Stato.

Non c’è bisogno di sottolineare la centralità di questi argomenti. Per quanto riguarda la famiglia, basti pensare alla crisi profonda dei rapporti familiari, alla crescente critica del sistema patriarcale, una critica che si trasforma in giganteschi movimenti di lotta di portata internazionale come quello contro la violenza di genere. Le due ali della classe dominante rispondono da un lato con la retorica liberale sempre più ipocrita dell’“inclusione”, dell’“educazione sentimentale” che non vanno mai a toccare le vere cause materiali dell’oppressione femminile, mentre dall’altro la destra tradizionalista sbandiera i valori della famiglia felice tradizionale in cui le donne stanno al loro posto, gli “anormali” sono tollerati se stanno zitti e le culle tornano a riempirsi.

Una battaglia che qui viene trattata da un punto di vista teorico, riprendendo la classica elaborazione di Marx ed Engels sull’origine della famiglia. Un’analisi che, basandosi sulle evidenze scientifiche del loro tempo, proclamava audacemente che 1) la famiglia come la conosciamo, con la relativa subordinazione della donna, non è sempre esistita, non dipende da una qualche “natura umana” immutabile ma è il prodotto della divisione della società in classi; 2) che conseguentemente la famiglia, realtà storica, come aveva avuto una nascita avrà una fine, dissolvendo il suo carattere oppressivo in una società senza classi, comunista.

Come sottolinea Fred Weston nell’articolo La caduta della donna, la scienza non è un forum neutrale in cui diverse idee vengono dibattute, ma riflette tutte le pressioni e gli interessi contrapposti della lotta di classe. L’antropologia mostra questa realtà in modo particolarmente chiaro e non a caso il secolo XX ha visto un feroce contrattacco condotto da diverse scuole contro le teorie di Lewis Henry Morgan, i cui studi dall’impostazione rigorosamente materialista avevano dato la base alla elaborazione di Engels nell’Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1884).

Una vera e propria reazione ideologica e metodologica nel campo scientifico, che in nome di teorie come il “particolarismo storico” e poi delle posizioni soggettiviste e arbitrarie del postmodernismo ha negato qualsiasi possibilità di interpretare l’evoluzione sociale formulando delle leggi storiche, conducendo in un vicolo cieco sia la scienza che la lotta per una società libera dall’oppressione.

L’articolo di Ben Gliniecki Demagoghi e dittatori affronta un tema altrettanto importante, ossia la natura e le basi dei movimenti, governi e regimi reazionari che sembrano moltiplicarsi nella politica internazionale attuale.

L’articolo mette sotto critica in particolare le posizioni liberali democratiche, che lanciano l’allarme contro l’autoritarismo, il “populismo” e il nazionalismo, ma lo fanno da un punto di vista altrettanto reazionario, ossia della difesa di un sistema nel quale “democrazia” è sinonimo in realtà di “capitalismo” e dominio della borghesia.

La tendenza all’autoritarismo viene quindi attribuita solo alla volontà del cattivo di turno, si chiami Putin, Trump o Xi Jinping, con una logica che poco ha da invidiare al “complottismo” di stampo reazionario.

L’articolo da un lato spiega le radici oggettive dei regimi dittatoriali, ripartendo dalla analisi marxista del ruolo dell’apparato statale come meccanismo necessario a mantenere l’oppressione di classe, e passando poi ad analizzare e a distinguere tra diversi governi e regimi: non tutti i governi o i politici reazionari sono destinati a trasformarsi in regimi bonapartisti, è la lotta di classe reale che determina il destino di queste figure e in realtà il rapporto di forza tra le classi oggi è largamente favorevole alla classe lavoratrice, e non certo alla reazione bonapartista o tantomeno fascista.

Entrambi questi articoli sono stati già pubblicati sulla rivista della Tendenza Marxista Internazionale In Defence of Marxism (e sulla sua omologa in lingua spagnola America socialista). Ci proponiamo di riproporre sistematicamente in italiano questi materiali internazionali anche nei prossimi numeri di Falcemartello, oltre che sul nostro sito rivoluzione.red che già ne ospita numerosi.

Le Tesi sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato, approvate nel congresso fondativo dell’Internazionale comunista (marzo 1919) affrontano la questione dello Stato dal punto di vista immediatamente politico e pratico di una rivoluzione in marcia. Le Tesi demoliscono ogni idea di “democrazia” o “dittatura” in generale, ricordando che ogni regime politico ha un preciso contenuto di classe. Che “democrazia” per la borghesia significa sostanziale negazione della democrazia per la classe lavoratrice. Che i diritti a parole riconosciuti dalla borghesia (libertà di parola, di stampa, di riunione, ecc.) per le classi povere sono poco più che una presa in giro. Che come la borghesia aveva esercitato la sua dittatura sulle vecchie classi nobiliari rovesciate nella rivoluzione inglese e francese, la classe lavoratrice ha lo stesso diritto di combattere fino in fondo la borghesia e i latifondisti rovesciati dalla rivoluzione russa e, questa era la prospettiva allora, nella rivoluzione iniziata in Europa.

Le Tesi soprattutto indicano come le nuove forme di democrazia operaia, i soviet in Russia, i consigli operai in Germania, i consigli di fabbrica, ecc. costituivano la forma attraverso cui le masse sfruttate potevano realmente impadronirsi della gestione della società, spezzando il vecchio apparato repressivo dello Stato borghese e aprendo la strada “alla completa estinzione di ogni Stato”.

Ripubblicare queste Tesi, presentate da Lenin nel primo congresso dell’Internazionale, ci sembra un modo più che appropriato di ricordare anche su questo numero di Falcemartello il centesimo anniversario della morte di Lenin e il suo contributo fondamentale alla traduzione pratica delle idee e della teoria marxista nella costruzione del Partito bolscevico, nella rivoluzione d’ottobre e nella fondazione della più grande e importante organizzazione rivoluzionaria che sia esistita: la Terza Internazionale comunista.

 

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