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8 Ottobre 2018Le enormi proteste svoltesi lo scorso 29 settembre in tutto il Brasile sono state l’ennesima dimostrazione della mobilitazione che sta crescendo contro il candidato alla presidenza di estrema destra, Bolsonaro. Queste manifestazioni sono state inizialmente convocate e organizzate dal gruppo di Facebook “Mulheres unidas contra Bolsonaro”, ma la notizia si è diffusa rapidamente attraverso internet e l’affluenza ai cortei è stata notevolmente più ampia.
Il movimento “Mulheres pelo socialismo” e i compagni brasiliani di Esquerda marxista hanno partecipato ai cortei in molte città in tutto il paese, agitando lo slogan “# ElesNão” (loro non li vogliamo), rivolto a Bolsonaro e agli altri rappresentanti del capitale (vedi qui il volantino distribuito dai compagni).
Alcuni candidati borghesi “moderati” hanno addirittura dichiarato sostegno a queste dimostrazioni, ma in ultima analisi condividono lo stesso obiettivo: attaccare i diritti conquistati dalla classe operaia. Bolsonaro, che si presenta come un anticonformista, al di fuori del sistema, non è altro che frutto particolarmente putrefatto di quest’ultimo, caduto dall’albero del capitalismo.
Ci sono stati cortei in città grandi e piccole. L’ambiente militante era evidente tra i partecipanti e c’erano molti giovani. Ci sono state manifestazioni spontanee sui trasporti pubblici prima e dopo le cortei. Tuttavia, le espressioni organizzate della classe operaia erano scarse e la responsabilità è da addebitare alla direzione sindacale: sia per la demoralizzazione generata dai ripetuti tradimenti in passato, sia per non aver mobilitato la propria vbase o spiegato chiaramente il carattere di classe della lotta contro Bolsonaro.
Queste elezioni sottolineano la polarizzazione sociale che si è sviluppata dal giugno 2013. Le manifestazioni Pro-Bolsonaro, sabato a Rio de Janeiro e la domenica in altre città, sono state significativamente più piccole di quelle contro di lui. La borghesia, spaventata da ciò che hanno visto, ha cercato di diminuire sulla stampa l’importanza delle manifestazioni di massa di sabato e confrontarle con le manifestazioni a favore di Bolsonaro del giorno successivo.
Gli eventi del 29 settembre sono stati un’altra dimostrazione che i giovani e la classe operaia non sono stati sconfitti e che la classe dominante sta quindi entrando in un campo minato. Un passo sbagliato potrebbe portare a un’esplosione della lotta di classe, ancora più imponente di quella del 2013.
Per questa prospettiva, i rivoluzionari devono prepararsi. Le elezioni non cambieranno la situazione attuale. Il prossimo presidente governerà in un periodo di instabilità. In modo che il sentimento anti-establishment non sia strumentalizzato dalla destra, dobbiamo costruire un’alternativa di sinistra, rivoluzionaria e socialista. Questa è la lotta portata avanti da Esquerda Marxista.
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