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30 Aprile 2016Un terremoto politico ha sconvolto l’Austria nelle elezioni presidenziali dello scorso 24 aprile. Il consenso ai due maggiori partiti “tradizionali” che quasi sempre hanno governato il paese, Cristiano democratico (Ovp) e Socialdemocratico (Spoe), è crollato a un misero 20%. Nel 2002 era pari al 79%, alle politiche di tre anni fa era ancora sopra il 50%. Ad avvantaggiarsene, Norbert Hofer, candidato della Fpoe, il partito della libertà, populista di destra, del defunto Jorg Haider, con oltre il 35%.
In Austria siamo dunque alle porte del fascismo? Secondo alcuni studi il 72% dei lavoratori e la maggioranza degli iscritti al sindacato avrebbe votato per Hofer. Una lettura secondo cui l’intera società austriaca si starebbe spostando a destra è tuttavia molto superficiale. Piuttosto siamo alla fine di un modello, quello del “Proporz” con cui i due grandi partiti si spartivano i posti di potere per decenni, sovente all’interno di un governo di grande coalizione, come quello presieduta dal socialdemocratico Faymann dal 2008 ad oggi.
Sono le politiche del governo Faymann ad avere favorito la crescita del Fpoe, scesa dieci anni fa al 10% dopo una fallimentare esperienza di governo. Nel 2014 il Prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,4%, l’anno scorso dello 0,7%. L’economia dunque ristagna, la borghesia austriaca non può più garantire lo stato sociale di cui per generazioni gli austriaci hanno goduto e il governo ha deciso di usare gli immigrati come capro espiatorio rispetto all’incertezza rispetto al futuro che provano tanti giovani e lavoratori.
Faymann ha così promosso tutta una serie di politiche securitarie, ispirandosi al suo vicino, il primo ministro ungherese Orban. Attraverso la decretazione d’urgenza, il parlamento austriaco ha votato la fine del diritto d’asilo illimitato, ha reso più difficile il ricongiungimento familiare, ha autorizzato il governo a proclamare lo stato di emergenza per la “tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico”. Una formulazione che ricorda molto la legislazione di emergenza approvata in Francia lo scorso novembre. La Fpoe ha tuttavia votato contro, spiegando che la legge “è un placebo”, alzando dunque l’asticella ancora più in alto, in una corsa a destra fra le forze parlamentari che pare proprio non avere fine.
È all’interno di questa stretta repressiva che si colloca la proposta di chiusura della frontiera al Brennero, con la costruzione di una recinzione metallica lunga 370 metri proprio al confine. Il pericolo che arrivi un orda di migranti in Tirolo è praticamente inesistente, ma il rischio che il sistema dei partiti tradizionali imploda è invece terribilmente concreto. Davanti a ciò, i contraccolpi che potrebbe ricevere l’economia austriaca (secondo la Camera di commercio austriaca il danno potrebbe essere di 1,2 miliardi di euro) scivolano in secondo piano per l’esecutivo di Vienna.
Il principale anello debole è il Partito socialdemocratico dove la divisione è profonda. La destra del partito, che nella regione del Burgenland governa con la Fpoe, accusa apertamente della sconfitta la “frazione welcome refugees” di Vienna. Quattro deputati socialdemocratici hanno votato contro le leggi di emergenza e diversi dirigenti del partito esigono le dimissioni di Faymann “altrimenti la manifestazione del primo maggio si trasformerà in una manifestazione di massa contro il cancelliere” (il Manifesto, 26 aprile)
Lo spostamento a destra delle principali forze politiche provoca allo stesso tempo una reazione a sinistra. Per il 19 maggio è prevista una grande manifestazione contro Norbert Hofer, in vista del secondo turno delle presidenziali che sarà il 22 maggio.
L’alternativa a Hofer tuttavia non può essere lo sfidante Van der Bellen, la cui impronta economica è chiaramente neoliberale. Dietro la deriva securitaria avanzano le politiche antioperaie che non verranno certo fermate da un presidente più “progressista”. Un’alternativa di classe è necessaria ma verrà forgiata solo dalle lotte attraverso una trasformazione totale delle organizzazioni del movimento operaio. Questo è ciò per cui lottano i compagni di Der Funke, la sezione austriaca della Tendenza marxista iinternazionale.