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16 Febbraio 2020Il 23 dicembre i lavoratori di Auchan-Sma, ceduti dalla multinazionale francese a Conad un anno fa, sono scesi in sciopero. Presìdi e manifestazioni, nell’antivigilia di natale si sono svolti in tutto il paese.
La partecipazione e diffusione sul territorio nazionale fanno di questa giornata uno degli scioperi più riusciti e più importanti di sempre nella grande distribuzione. Tre ipermercati su quattro sono rimasti chiusi, quelli aperti hanno lavorato con grande difficoltà.
L’attacco del consiglio di amministrazione di Conad è pesante: oltre tremila esuberi tra i dipendenti diretti e altrettanti nei servizi di appalto, vigilanza, logistica e pulizie.
Conad voleva chiudere in poco tempo la partita: chiudere gli uffici commerciali (visto che Conad ha già i suoi) con circa mille lavoratori, sfoltire le maestranze dei negozi e degli Iper, a partire da quelli che l’azienda considera meno produttivi e troppo costosi, per anzianità e trattamenti; ridurre la metratura dei negozi, vendendo ad altre società del settore gli spazi dedicati a prodotti non alimentari,
facendoci sopra anche una bella speculazione immobiliare.
L’amministratore delegato Pugliese ha proposto: buonuscite “volontarie”, accompagnamento alla pensione per chi ne ha i requisiti, cessione di negozi e relativi lavoratori ad altre aziende e ricollocazione di una parte dei lavoratori, nei piccoli negozi. Se poi il riscontro economico si dimostrasse positivo, dopo un anno si confermerebbe questa mobilità interna.
Il tutto mentre si aspetta la decisione dell’Antitrust, che deve ancora esprimersi sull’operazione di acquisto di Conad, deve cioè dire se l’operazione è lecita oppure se Conad ha acquisito una posizione eccessivamente dominante sul mercato e quindi deve cedere parte dei 318 tra negozi, supermercati e Ipermercati acquisiti. Un ulteriore fattore di complicazione che scaricherebbe un problema aggiuntivo sui lavoratori.
Il piano di Pugliese era una trappola per i lavoratori. In realtà non era altro che una richiesta al sindacato di collaborare allo svuotamento dell’azienda. Parlare di uscite “volontarie” in una situazione del genere è pura ipocrisia, ma soprattutto accettare la ricollocazione dei lavoratori nei negozi più piccoli temporaneamente per un anno significa privarli di ogni tutela e anche degli ammortizzatori sociali, che non sono previsti per le aziende sotto i 50 dipendenti. Sarebbe la disgregazione totale e giustamente i sindacati lo hanno respinto al mittente.
Alla conferenza di fine anno Pugliese ha dato un po’ di numeri. Conad nel 2019 ha superato i 14 miliardi di fatturato, uno in più dello 2018. Negli ultimi 10 anni il fatturato è cresciuto del 54%, le vendite al dettaglio sono cresciute del 3,8%, contro il più 1,6% di Esselunga e il meno 1,5% di Coop. Con l’acquisto di Auchan, Conad diventa la prima azienda della grande distribuzione del paese e ipotizza un ulteriore aumento del fatturato del 20-25%.
Insomma l’acquisizione è stata un affare, sia per Auchan che voleva uscire dal mercato italiano senza accollarsi i costi sociali, sia per Conad.
Il conto? Tutto sulle spalle dei lavoratori, in particolare delle lavoratrici, molte che lavorano da vent’anni, con stipendi da fame, molto spesso part-time, con sulle spalle turni assurdi su 365 giorni all’anno, week-end e festivi compresi.
Bene ha fatto il sindacato a organizzare lo sciopero del 23 dicembre, sicuramente un giorno molto importante per il fatturato nella grande distribuzione, altre ore di sciopero sono già state proclamate per i prossimi giorni. Ma se la lotta deve essere per ritirare tutti gli esuberi, e non semplicemente per costringere Conad a ridurre e gestire insieme i licenziamenti deve fare un salto di qualità.
La mobilitazione deve per forza di cose essere allargata anche ai lavoratori di Conad, e a tutti i lavoratori del settore. Esselunga sta mettendo in campo una riorganizzazione che inevitabilmente produrrà esuberi, Carrefour e Coop dopo pesanti ristrutturazioni continuano a navigare in cattive acque. È tutto il settore che è in crisi, nonostante i sindacati abbiano firmato in questi anni contratti nazionali uno peggiore dell’altro per favorirle facendo fare enormi sacrifici ai i lavoratori.
La lotta per difendere ogni singolo posto di lavoro in Auchan-Sma riguarda tutti, allargare la mobilitazione è l’unico modo per fermare i piani senza scrupoli delle grandi aziende della distribuzione.