L’illusione riformista del “Green New Deal”
24 Aprile 2019L’ascesa dello stalinismo
26 Aprile 2019Nell’ultimo periodo sono fioccate dichiarazioni di ogni tipo sul periodo del fascismo e della lotta di liberazione. Antonio Tajani (Forza Italia e presidente dell’Europarlamento) nel giorno del ricordo delle vittime delle foibe, evento che ha sempre più il ruolo di falsificare la storia della liberazione dal fascismo, ha concluso il suo discorso con un “Viva l’Istria e la Dalmazia italiane!” di mussoliniana memoria. E infatti un mese dopo ha rincarato dichiarando che Mussolini “ha fatto delle cose positive”.
A ridosso del 25 aprile è invece Salvini a prendere la scena: “Io il 25 aprile non sarò a sfilare qua o la, fazzoletti rossi, neri, gialli o bianchi, vado a Corleone a sostenere le forze dell’ordine nel cuore della Sicilia”.
E ancora: “Il 25 aprile ci saranno i cortei partigiani e contro i partigiani. Siamo nel 2019 e mi interessa poco il derby fascisti-comunisti: mi interessa il futuro del nostro Paese e liberare il nostro Paese dalla camorra e dalla ‘ndrangheta”.
E all’“alleato” Di Maio che lo critica per le sue amicizie con l’estrema destra in Europa, risponde che il dibattito “fascisti contro comunisti” lo lascia fare agli storici e che Di Maio pensi a lavorare.
Ormai da anni sta avanzando a livello istituzionale una propaganda martellante che mira a offuscare la memoria della resistenza. Non è passato molto tempo da quando Renzi cercava di trasformare il 25 aprile nella “giornata della libertà”, anziché liberazione, e invitava a festeggiare senza polemiche e divisioni.
Ma il dibattito storico non è mai fine a se stesso. Ogni dichiarazione, interpretazione o anche negazione, riflette un preciso interesse per la politica e la lotta di classe sul presente e sul futuro. Chi prova a trasformare il 25 aprile in una festa di unità nazionale, senza divisioni appunto, cerca di nascondere il ruolo reazionario della borghesia durante il fascismo per chiedere oggi l’unità tra le classi nell’affrontare la crisi del capitalismo: cioè obbedienza e sacrificio da parte degli oppressi.
Salvini, invece, può provare quanto vuole a tirarsi fuori da questo dibattito ma è più che evidente il ruolo reazionario che sta coprendo e coprirà nel prossimo futuro. Il suo “decreto sicurezza” non è solo una dichiarazione di guerra contro gli immigrati, ma anche contro chiunque voglia lottare contro i soprusi di questo sistema. È ben nota la sua amicizia con le formazioni di estrema destra ed è ormai chiaro di come si stia ponendo come loro leader e l’uomo dell’ordine nel palazzo del potere.
Per quanto provino a infangare la resistenza e a nasconderne la portata rivoluzionaria, quello che stiamo vedendo in questi giorni è come le tradizioni di lotta e l’antifascismo non siano mai morti. Se i reazionari a Verona organizzano un convegno che ricordava le posizioni di Mussolini sulla famiglia (“le donne devono tenere in ordine la casa, vegliare sui figli e portare le corna”), la risposta è stata un corteo di massa, spontaneo ed antifascista. Se Forza Nuova organizza un presidio a Prato per commemorare i 100 anni dei fasci di combattimento, l’appello antifascista porta in piazza migliaia di persone sovrastando il presidio fascista.
Il nostro compito oggi non è solo quello di contribuire a respingere le provocazioni fasciste e le leggi reazionarie, ma anche di fare chiarezza nel campo antifascista. Vediamo come il Pd stia cercando di riprendersi dalla sconfitta di un anno fa provando ad inserirsi nell’ondata di indignazione contro Salvini, con gli appelli alla Costituzione e alla legalità. Provano a darsi una verniciata di antifascismo per far dimenticare le politiche di austerità dei loro governi e le leggi reazionarie come il decreto Minniti in materia di immigrazione.
Le provocazioni di Salvini hanno trovato risposte patetiche dall’antifascismo istituzionale dei vertici dell’Anpi, che si appellano al “dovere istituzionale” del ministro di non denigrare la lotta di Liberazione. Di questo antifascismo non sappiamo che farcene, né ci interessa sapere se Salvini andrà o meno all’Altare della Patria con Mattarella.
Il nostro 25 aprile non sarà mai una ricorrenza, ma un momento di lotta e di organizzazione contro questo governo e contro questo sistema economico che produce sempre più razzismo, oscurantismo e repressione.