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15 Marzo 2018Ricorre quest’anno il duecentesimo anniversario dalla nascita di Karl Marx, nato il 5 maggio 1818 a Treviri, in Germania. In poche righe è impossibile condensare l’importanza storica di Marx, il suo inestimabile contributo di militante politico, teorico, filosofo ed economista, allo sviluppo del pensiero umano. Anche perché le sue idee nel corso degli anni hanno subito ogni tipo di distorsione possibile e immaginabile.
Non si tratta solo delle campagne di calunnie da parte di economisti, politicanti e accademici borghesi che hanno tutto l’interesse a mantenere il sistema di potere politico-economico così com’è, ma anche di un sistematico processo di mistificazione dell’elaborazione di Marx tutto interno alla cosiddetta sinistra.
Le mistificazioni del marxismo
Ad abusare illegittimamente del nome di Marx fu per prima la socialdemocrazia, che a partire dalla Prima guerra mondiale accompagnò a suon di citazioni “marxiane” l’abbandono di ogni pretesa rivoluzionaria e il passaggio nel campo del riformismo, accettando di delimitare la propria azione all’interno dei confini del sistema capitalista. Una versione asfittica del marxismo venne strumentalizzata anche per fornire una giustificazione politica ai regimi polizieschi instaurati dalle burocrazie staliniste a partire dall’Urss dopo la metà degli anni Venti, fino ad arrivare tristemente ai giorni nostri, quando la definizione di Marx dei disoccupati come “esercito di riserva del capitale” viene snaturata, da alcuni gruppi neostalinisti o da alcuni sedicenti intellettuali da talk-show della risma di Fusaro, che si spingono fino al punto di fornire una patina di sinistra a campagne politiche semileghiste contro gli immigrati.
Il miglior regalo che possiamo fare a Marx per il suo duecentesimo compleanno è quello di spazzare via questo mare di falsificazioni e fare riemergere il reale valore delle sue opere.
Filosofia, politica, economia
Marx ha fondato le sue idee sui punti più avanzati raggiunti nei vari campi dal sapere del suo tempo: la filosofia tedesca, la politica rivoluzionaria francese e la dottrina economica ingleåse. Ha fornito di solide basi scientifiche il socialismo, che prima di lui era ancora impregnato di concezioni utopiste di ogni genere. Applicando il metodo del materialismo dialettico ha indagato come storicamente le concezioni politiche, giuridiche, religiose e artistiche siano in ultima analisi determinate dalle basi economiche e dai rapporti di produzione di una determinata società. Ha studiato con straordinaria profondità le caratteristiche del modo di produzione capitalista e, con la teoria del plusvalore, ha illustrato le basi dello sfruttamento della classe lavoratrice. Altrettanto feconde sono state le sue riflessioni sulla dittatura del proletariato, per cui le classi oppresse non possono utilizzare la vecchia macchina statale borghese per portare avanti le loro istanze, ma devono spezzarla per costruirne una nuova.
Per tutti questi motivi le concezioni di Marx sono ancora oggi il punto di partenza per chiunque si ponga il compito di dotare il movimento operaio di una politica indipendente e di superare il capitalismo. Fortunatamente il pensiero di Marx non è stato solo travisato nel corso della storia, ma è stato anche sviluppato, approfondito e arricchito dai grandi rivoluzionari delle generazioni successive. Lenin guidò vittoriosamente la rivoluzione d’Ottobre proprio mettendo in pratica le idee di Marx. Dopo la degenerazione stalinista dell’Urss fu Trotskij a difendere l’eredità del marxismo genuino. Questo lungo filo rosso è giunto fino ad oggi con la Tendenza Marxista Internazionale, che non solo cerca di difendere il patrimonio teorico marxista, ma soprattutto cerca di applicare il metodo di Marx per comprendere i grandi avvenimenti contemporanei.
Teorico e rivoluzionario
Dopo la crisi economica del 2008, con la polverizzazione della classe media e l’approfondirsi senza precedenti delle diseguaglianze sociali, anche nella stampa borghese ci sono stati numerosi articoli che hanno rivalutato la figura di Marx. Tuttavia assieme alla rivalutazione assistiamo ad un tentativo di ingabbiare Marx semplicemente come un brillante studioso “critico”, scollegando tuttavia la sua ricerca scientifica dalla sua lotta politica rivoluzionaria. Non si potrebbe fare a Marx torto maggiore di questo. Lui non voleva limitarsi ad interpretare la realtà, voleva trasformarla. Non si limitò a descrivere la storia dell’umanità come una storia di lotta tra classi sociali, ma individuò il successivo passo nell’evoluzione umana con il rovesciamento della borghesia e si dedicò con tutte le energie alla realizzazione di questo obiettivo. Fu il principale fondatore della Prima Internazionale, all’interno della quale condusse una battaglia contro tutte le altre tendenze del movimento operaio (dal tradeunionismo inglese all’anarchismo di Bakunin). Non solo salutò con grande entusiasmo la Comune di Parigi, ma apprese avidamente dall’azione creatrice dei proletari parigini e, dopo la sconfitta di quell’esperienza, si assunse la responsabilità di difenderne la portata storica di fronte al mondo intero.
Da questo punto di vista lasciamo che a ristabilire la verità sia Engels, collaboratore, amico e compagno di lotta di tutta una vita, citando un passaggio del suo discorso al funerale di Marx: “Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire in un modo o nell’altro all’abbattimento della società capitalistica e delle istituzioni statali che essa ha creato, contribuire all’emancipazione del proletariato moderno al quale egli, per primo, aveva dato la coscienza delle condizioni della propria situazione e dei propri bisogni, la coscienza delle condizioni della propria liberazione : questa era la sua reale vocazione. La lotta era il suo elemento. Ed ha combattuto con una passione, con una tenacia e con un successo come pochi hanno combattuto.”