Programma della rivoluzione internazionale o del socialismo in un paese solo?
10 Giugno 2019falcemartello n. 9
13 Giugno 2019Il 14 giugno i metalmeccanici scendono in sciopero generale con tre manifestazioni a Napoli, Firenze e Milano convocate da Fiom, Fim e Uilm.
È un momento importante di mobilitazione per una categoria che nel 2016 ha subìto il peggior contratto nazionale della sua storia.
La “sperimentazione” dello scorso contratto è fallita. Il contratto nazionale non ha dato soldi mentre gli utili delle aziende sono alle stelle, i padroni non hanno mantenuto le promesse perché la contrattazione aziendale non si è estesa (ma guarda un po’…), la formazione non è stata fatta, sulla sicurezza non si sono neanche rispettate gli obiettivi minimi previsti.
Il fallimento di avere accettato aumenti “in natura” sotto forma di welfare aziendale, mentre in busta i lavoratori si vedevano arrivare aumenti di pochi spiccioli, è talmente evidente da essere stato riconosciuto anche nelle recenti riunioni nazionali della Fiom. Pertanto, ci si dice, la parola d›ordine della prossima piattaforma sarà di avere aumenti salariali non in welfare o fondi vari, ma in paga base.
Non sfugge che questo apre forti contraddizioni nel rapporto con Fim e Uilm; infatti tre anni fa si è accettato l’amaro calice del “rientro nei ranghi” e della firma di un contratto a costo zero per i padroni, in nome di un rinnovamento nella contrattazione che avrebbe permesso di salvare e potenziare i due livelli contrattuali. D’altronde lo scorso contratto ha aperto sul salario ad una forma di scala mobile alla rovescia che garantisce automaticamente la perdita di potere d’acquisto: una gabbia da cui sarà una impresa titanica liberarsi.
La Fim dal canto suo ha detto esplicitamente che è inutile chiedere ai padroni quel che non vogliono dare, e questi ultimi hanno già fatto sapere che di soldi non se ne parla proprio. Se questo darà luogo a una nuova divisione, e quando, è ancora presto per dirlo. Tuttavia è chiaro che solo una mobilitazione forte e determinata nelle fabbriche e un pieno protagonismo dei lavoratori può scongiurare nuovi obbrobri, che siano sotto forma di firme separate o di accordi unitari in cui a rimetterci sono i lavoratori.
In questa fase così delicata tutta la Fiom ha un compito essenziale: proporre una piattaforma rivendicativa attorno cui costruire i rapporti di forza nelle fabbriche necessari ad affrontare una vertenza che si preannuncia durissima. Una piattaforma che abbia almeno quattro punti qualificanti: un aumento salariale ingente basato sul principio della redistribuzione della ricchezza, così come si scrisse nella scorsa piattaforma ma poi abbandonata; la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per affrontare crisi e industria 4.0; la trasformazione a tempo indeterminato dei lavoratori precari dopo massimo 12 mesi per far fronte al Decreto dignità; la soluzione della questione appalti attraverso l’obbligo della committente di inserire nel capitolato d’appalto l’applicazione del contratto metalmeccanici, e l’estensione della contrattazione aziendale e del diritto di rappresentanza a tutto il sito ed a tutte le aziende appaltatrici.
A questo si deve aggiungere una posizione chiara di fronte a nuove crisi come quella Whirlpool: le aziende che minacciano chiusura vanno espropriate e messe sotto il controllo dei lavoratori, unica misura che può salvare posti di lavoro e impianti, riprendendosi tutti i finanziamenti pubblici e andando a stanare i profitti fatti in precedenza.
È quindi fondamentale che la Fiom arrivi all’appuntamento del rinnovo del contratto attraverso una discussione ampia e che coinvolga i delegati e la base. Una discussione che prepari e motivi i lavoratori alla prossima fase. Una discussione franca e fraterna, in cui con fermezza e coerenza, ma senza settarismi anche chi si è opposto alla linea della Fiom in questi anni deve dare il proprio contributo costruttivo. Questa volta sì, bisogna davvero riconquistare il contratto nazionale!