La scuola allo sbaraglio! – Studenti e lavoratori, lottiamo uniti per la sicurezza e il diritto allo studio!
18 Settembre 2020Le illusioni di settembre del governo Conte – Il bilancio del voto regionale e del referendum
23 Settembre 2020Il Venezuela di Maduro si avvicina alle prossime elezioni parlamentari del 6 Dicembre in una situazione sempre più drammatica. Il paese soffre sotto i colpi del Covid, mentre come in tutta l’America Latina, all’emergenza sanitaria si somma l’aggravamento delle crisi economica.
Malgrado il governo abbia varato vari aumenti salariali la situazione dei lavoratori e delle masse venezuelane è allo stremo. Nel settimo anno di recessione dal 2013 le risorse procapite si sono ridotte del 65% e l’iperinflazione esplosa dal 2017 erode rapidamente i salari. Secondo i dati del parlamento bolivariano fino ad agosto del 2020 l’inflazione annua è stata del 1079%. Il salario minimo è di circa 2 dollari al mese e 4 cittadini su 5 non riescono ad avere una alimentazione adeguata.
Le misure di Maduro sono orientate a cercare accordi di vertice con la borghesia e l’annuncio del 2 settembre da parte del governo nel quale, tramite twitter, si annunciava l’esportazione di carne bovina verso l’Iraq è sembrata una vera e propria provocazione. Si tratta di 3700 capi bovini, circa 1,5 milioni di kg di carne, in un paese nel quale, a dire dello stesso governo, il consumo di carne pro capite si è ridotto da 25 kg nel 2010 ai 12 attuali, ma secondo altre fonti come l’Istituto venezuelano della carne (INVELCAR) sarebbe addirittura crollato a 4 Kg. Come se non bastasse per un chilo di carne servono 3 salari minimi, gli stessi che ci vogliono per un chilo di latte in polvere dopo il recente accordo tra il governo e le imprese produttrici.
È questo il quadro economico e sociale nel quale si inseriscono le prossime elezioni parlamentari.
La disillusione verso Maduro cresce ogni giorno e la destra è in crisi, divisa su quali forme debba assumere l’opposizione borghese e filo imperialista. Dopo i vani tentavi si dare la spallata alla rivoluzione bolivariana gli esponenti della Mesa de Unidad Democratica si beccano come galline in un pollaio, tanto che molti partiti hanno deciso di non partecipare alle elezioni, malgrado i tentativi del golpista Guaido di unirli sotto la sua direzione.
I proclami roboanti di Maduro e del governo sul socialismo venezuelano suonano come parole vuote ed i fatti reali si impongono aldilà della propaganda.
La linea di conciliazione con la borghesia, così come il pagamento del debito estero, hanno portato l’economia al collasso e le masse alla miseria. È in moto un processo strisciante di privatizzazione di vari settori, a partire da Pdvsa con il ruolo crescente dei vertici dell’esercito, mentre in alcune aziende chiave che erano state nazionalizzate come la Sidor, la più grande acciaieria dell’America Latina, dopo oltre un decennio non c’è traccia del controllo operaio.
Gli attacchi alle condizioni dei lavoratori si moltiplicano e dal 2018 il memorandum 2792 del Ministero del lavoro ha smantellato i contratti nazionali, riducendo la capacità contrattuale dei lavoratori pubblici e privati. Nello stesso memorandum si può leggere “In quegli enti di lavoro del settore privato nei quali a causa della complessità della struttura e dei livelli salariali, vengono messi a rischio la fonte e il processo di lavoro i salari devono essere soggetti a revisione”. In pratica, il ministero del lavoro sostiene che se un datore di lavoro ritiene che alcuni dei diritti dei lavoratori “mettano a rischio la fonte del lavoro”, cioè i profitti, questi diritti sono soggetti a “revisione”, cioè soppressi o fortemente limitati. La parassitaria borghesia venezuelana ringrazia.
In numerosi stati come Lara, Portuguesa, Barinas e Guarico le terre occupate dai contadini ed espropriate durante il periodo di Chavez sono state riconsegnate ai latifondisti, dopo aver negato il credito ai contadini occupanti.
Negli ultimi anni decine di attivisti contadini che lottavano per la terra sono stati assassinati e arrestati. La repressione da parte dello stato non ha risparmiato i dirigenti delle lotte operaie impegnati contro ristrutturazioni e crisi industriali. Non si trattava certo di controrivoluzionari ma di militanti in prima fila nel processo della rivoluzione bolivariana, spesso iscritti al PCV o ad altre forze politiche che da sempre hanno combattuto contro i padroni, l’ opposizione reazionaria e l’imperialismo.
Tutto ciò rende chiaro che, a dispetto della propaganda di Maduro e dei suoi seguaci in giro per il mondo, che in Venezuela non c’è nemmeno l’ombra del socialismo. La Tendenza marxista internazionale, con la sua sezione venezuelana, lo ha sempre spiegato visto che non sono stati espropriati e messi sotto il controllo operaio le leve fondamentali dell’economia.
Oggi settori crescenti che vengono dal chavismo hanno compreso che non basta la camicia rossa nei giorni di festa per cambiare la natura dell’economia e dello stato. È lo stesso segretario nazionale del Pcv Oscar Figuera che ha dichiarato “In Venezuela non c’è socialismo, quello che c’è è un capitalismo dipendente e parassitario che è in profonda crisi” (21 Agosto 2021).
Le elezioni sono state l’occasione per l’accelerazione di una serie di processi che da tempo si stavano producendo. Una serie di forze bolivariane che fino alle scorse elezioni presidenziali hanno sostenuto Maduro tra cui il Pcv, Patria para Todos (PPT), i Tupamaros, Izquierda Unida ed altre hanno dato vita ad un processo politico ed elettorale il cui prodotto è stata l’Alleanza Popolare Rivoluzionaria (APR). Come corrente marxista Lucha de clases, sezione venezuelana della Tmi, siamo parte integrante di questo processo che avevamo proposto già in vista delle scorse presidenziali nelle quali non demmo indicazione di voto per Maduro.
Ma di fronte a questa aggregazione che sfida il governo sul terreno della lotta di classe e della necessità di rottura con il capitalismo il regime di Maduro ha risposto mobilitando l’apparato dello stato borghese.
Una minoranza interna al PPT, guidata da Ileana Medina e William Rodríguez, ha raggiunto un accordo spartitorio con il Psuv, uno scambio tra il sostegno a Maduro ed un pacchetto di deputati ma la cosa più scandalosa è che il Tribunale Supremo di Giustizia in sole 24 ore abbia spodestato la direzione di PPT, regolarmente eletta in un congresso, sostituendola con una direzione unicamente formata dalla minoranza fedele al governo. Un vero golpe il cui l’apparato dello stato viene usato come strumento di lotta politica contro i settori della sinistra intenzionati a rompere con il governo. Non è la prima volta che accade, solo qualche settimana prima il partito dei Tupamaros, che ha oltre 30 anni di storia, aveva subito la stessa sorte sotto la spinta dei sostenitori di Hipolito Abreu, il Ministro dei trasporti, che vogliono legare a doppio filo la loro organizzazione al Psuv.
Mentre Guaido è libero di fare propaganda controrivoluzionaria e golpista il Tribunale Supremo di Giustizia è impegnato in una campagna di vere e proprie purghe contro i partiti della sinistra!
L’utilizzo dell’apparato dello stato contro il movimento operaio è la cifra del carattere bonapartista del regime di Maduro, che con il calo della partecipazione attiva delle masse, ha nell’esercito il suo principale baluardo.
La nascita dell’Alleanza Popolare Rivoluzionaria (APR) è certamente un passo avanti. Non deve essere solo un alleanza elettorale ma soprattutto uno spazio politico di discussione sul socialismo e sull’alternativa rivoluzionaria. Un luogo in cui fare un bilancio della rivoluzione bolivariana e delle motivazioni che da tempo l’hanno impantanata. È proprio la crisi economica e sociale generata da questa impasse che sta fornendo argomenti e base sociale alla destra reazionaria come mai era accaduto. L’APR deve essere anche un luogo per organizzare i lavoratori e i contadini per la difesa dei loro interessi di classe contro la borghesia e il regime di Maduro. Si deve dotare di un programma rivendicativo che parta dalla condizione di vita delle masse, dalla dinamica dei salari, dalle nazionalizzazioni, fino al controllo operaio e all’alternativa di sistema.
In queste settimane gli attacchi e la repressione governativa contro l’APR è non si sono fatti attendere. Non solo la campagna politica del Psuv che descrive i candidati dell’APR come coloro che possono far vincere la destra, argomento strumentale, visto che si presenta divisa e con un settore significativo che boicotta apertamente le elezioni. Alle calunnie si sono sommate le intimidazioni, aggressioni fisiche e licenziamenti politici dalle imprese pubbliche. Il tutto condito con una sistematica cancellazione dai mezzi dell’informazione pubblica ed una falsificazione del programma politico, dal quale vengono sistematicamente rimosse tutte le rivendicazioni sociali e di classe per accomunarlo alla destra.
Il 7 Settembre il Pcv ha inviato una lettera ai Partiti Comunisti e operai del mondo per spiegare le motivazioni della scelta di partecipare alla costruzione di una alternativa rivoluzionaria a Maduro e del Psuv. Non condividiamo vari passaggi nella lettera, primo tra tutti quello in cui si afferma di non rompere definitivamente con il governo Maduro. Tuttavia crediamo che questo appello debba aprire un confronto a livello internazionale ed anche in Italia tra tutti i sostenitori della rivoluzione bolivariana sulle prospettive ed i percorsi necessari per la costruzione del socialismo in Venezuela. E’ necessario farlo ora prima che sia troppo tardi.