No al golpe made in Usa! Giù le mani dal Venezuela!
22 Febbraio 2019Cgil dopo il congresso – Per una svolta necessaria
28 Febbraio 2019Così, la giornata del 23 febbraio è arrivata ed è anche finita. Questo doveva essere il giorno stabilito come D-day dagli Stati Uniti e dai loro burattini locali, quando gli “aiuti umanitari” avrebbero dovuto entrare nel paese contro la volontà del malvagio Maduro. Qualcosa che, come ammesso anche dal corrispondente della BBC, aveva poco a che fare con gli aiuti e molto invece con la messa in discussione dell’autorità del presidente Maduro.
Nella sua follia, Guaidó (“cane bianco” come lo chiamano i venezuelani) si era rivolto alle forze armate venezuelane, assegnandosi la carica di “comandante in capo”! Quale sarà la prossima carica? Papa? Vincitore del premio Nobel?
En mi condición de Comandante en Jefe de la Fuerza Armada Nacional, dadas las circunstancias excepcionales que vive la República, dejo sin efecto la calificación de Traidores a la Patria, para efectivos militares que crucen la frontera.#23FAvalanchaHumanitaria
— Juan Guaidó (@jguaido) 23 febbraio 2019
Gli eventi sono iniziati venerdì 22 con il concerto organizzato dal magnate della Virgin, Branson, al ponte di Tienditas al confine tra Venezuela e Colombia. Sì, questo è il ponte che Marco Rubio sosteneva essere stato bloccato dal “regime di Maduro”, anche se il ponte non era mai stato effettivamente inaugurato o aperto al traffico. I media, naturalmente, hanno ripetuto questa menzogna fino alla nausea, con la sola CBC (la TV pubblica canadese, ndt) che si preoccupava di pubblicare una ritrattazione. Il “Live Aid” di Branson avrebbe dovuto attrarre mezzo milione di persone, ma alla fine l’affluenza è stata piuttosto misera, con 20.000 spettatori al massimo.
Artisti che non hanno mai mosso nemmeno un dito per i poveri o a favore di coloro che sono stati oggetto di violazioni dei diritti umani nei loro paesi si sono messi assieme per aiutare i poveri venezuelani. Secondo Guaidó infatti centinaia di migliaia di loro rischiano di morire di fame se gli aiuti non arrivano, paracadutati naturalmente dall’esercito americano.
Già venerdì, c’è stato un incidente fatale, che il circo mediatico del mondo si è immediatamente attaccato. In uno scontro armato a Kumarakapay, nello stato di Bolivar, sono stati uccisi uno o forse due Pemón, una popolazione indigena. I mezzi di comunicazione capitalistici hanno subito titolato: “Due morti mentre Maduro apre il fuoco sul convoglio di aiuti”, o parole in tal senso. Una bugia totale. La CBC in Canada ha persino parlato di carri armati coinvolti nell’incidente! Ciò che è realmente accaduto non è ancora del tutto chiaro, ma quello che sappiamo è che alcuni abitanti Pemón della città citata (distante 80 km dal confine con il Brasile) hanno tentato di fermare un convoglio di autobus (non di carri armati) dalla Guardia Nazionale mentre si recavano al confine. Nella situazione di stallo, due di loro sono stati uccisi dal fuoco della Guardia nazionale (secondo l’opposizione).
Più tardi, Guaidó ha affermato che un camion di aiuti aveva varcato il confine dal Brasile. Questa si è rivelata un’altra bugia grossolana.
Guaidó e le sue guardie del corpo, riuniti tutti a Cúcuta (non Cucutá, come lo chiamano i giornalisti stranieri), desideravano disperatamente mostrare qualche successo in una situazione che non andava secondo i piani.
Il raduno a Cúcuta era impressionante. Insieme a Guaidò, c’erano il presidente cileno Piñera (e ammiratore del generale Pinochet), il segretario generale dell’Osa Almagro, Elliot Abrams, condannato per spergiuro e noto per mettere in discussione i diritti umani, il boss mafioso cubano di Miami, Marco Rúbio … Tutti lì per aumentare la pressione e forse, per farsi pubblicità nel momento della caduta di un dittatore. Erano delusi, e non solo per gli “artisti” che aveva portato Branson.
Venerdì hanno annunciato una “defezione” di alto profilo, quella di “Pollo” (il pollo) Carvajal: un ex alto ufficiale militare e dei servizi segreti. I piccoli dettagli che l’intervista del New York Times non ha rivelato sono in primo luogo che aveva già aderito ai ranghi dell’opposizione nell’agosto 2017, quindi questa non è stata davvero una defezione, e in secondo luogo, è stato accusato dalla DEA e dal Tesoro Usa di tutti i tipi di crimini (narcotraffico, collaborazione con le FARC, agente di Hezbollah) e che questa potrebbe essere la sua motivazione ora per accusare i funzionari del governo venezuelano degli stessi reati.
La verità è che l’elemento chiave in questo tentativo di golpe, una frattura nelle Forze Armate, non si è materializzata, e Guaidó (nonostante le sue delusioni di grandezza), non è un presidente, ma piuttosto un deputato dell’opposizione (come anche la CNN e la BBC lo hanno cominciato a chiamare in questi giorni).
Guaidó era così disperato di essere coinvolto nell’azione che ha attraversato il confine, illegalmente, e ha partecipato al festival di Branson, dove è stato accolto come un eroe. Forse il presidente colombiano Duque era un po’ preoccupato che Guaidó, vedendo la folla, decidesse di proclamarsi presidente … della Colombia! Il problema del “presidente in carica” di Trump sarà ora che il confine è stato chiuso e che quindi è diventato un “presidente in esilio”, o forse quello era il suo modo elegante di abbandonare una trama che non andava secondo i piani.
2. Este fue justo el momento de la acción terrorista observe con atención los 3 GNB bajaron con sus armas, pensé que le dispararían a la gente que quería cruzar a #Venezuela allí lo recibieron Jode M Olivares y Vicar Fernández con autoridades colombianas “son nuestros” pic.twitter.com/AhOtqmdAqz
— Madelein Garcia (@madeleintlSUR) 23 febbraio 2019
Il tentativo di portare gli “aiuti” al di là del confine non ha avuto successo, con la delusione di tutti i dignitari riuniti. Al mattino, due guardie nazionali venezuelane si sono impossessati di due veicoli corazzati e li hanno sbattuti contro le recinzioni a uno dei valichi di confine. Hanno ferito una donna, ufficiale di polizia, e un giornalista cileno. Sono usciti fuori dai veicoli e si sono diretti di corsa verso il confine colombiano, dove sono stati accolti dai politici dell’opposizione venezuelana.
Uno dei politici era stato rilasciato dalla prigione come parte dei tentativi del governo di Maduro di rappacificarsi con l’opposizione, nonostante fosse stato accusato di violenti disordini. Questo dice tutto ciò che si deve sapere sui tentativi di ammorbidire l’opposizione. Alla fine, delle tre guardie nazionali che hanno disertato una lavorava in cucina e altre due avevano incarichi amministrativi. Difficilmente un colpo di stato militare in piena regola, quindi.
Più tardi nel corso della giornata, abbiamo visto Guaidó posare eroicamente per le telecamere a lato di un camion articolato che trasportava pacchi USAID. ma mentre il convoglio di camion si avvicinava al valico di confine Guaidò si è dileguato senza fare rumore, lasciando ai suoi seguaci il lavoro eroico di attraversare i blocchi di polizia. Ci hanno provato, ma sono stati sufficienti un lancio di lacrimogeni e una scarica di proiettili di gomma per disperdere la folla.
Oltre alla Guardia Nazionale, a protezione del confine sono arrivati centinaia di civili da diverse parti del paese, compreso un contingente della Corrente Rivoluzionaria di Bolivar Zamora da Apure con le loro Brigate di Difesa Popolare “Hugo Chavez”.
February 22, workers, peasants, militia march to the Venezuelan border to defend it against imperialist aggression #NoPasaran #HandsOffVenezuela pic.twitter.com/v2qDkVsf5d
— Jorge Martin (@marxistJorge) 23 febbraio 2019
Frustrati dalla mancanza di progressi e dall’impossibilità di sfondare le linee di polizia, i sostenitori dell’opposizione hanno appiccato il fuoco a uno dei camion degli aiuti. Sembra che gli aiuti non fossero poi così preziosi! Certo, ora stanno cercando di incolpare le guardie di frontiera venezuelane per l’incendio del camion. Riprese aeree mostrano come le guardie si trovavano a una certa distanza dal camion e le immagini ravvicinate mostrano i sostenitori dell’opposizione venezuelana mentre lo danno alle fiamme. Ma non ci possiamo certo aspettare un’informazione corretta di questo incidente.
Imagen de @VTVcanal8 señalando la ubicación del piquete de la Guardia Nacional Bolivariana y de los camiones con supuesta “ayuda humanitaria” que fueron incendiados, aclarando que no fueron quemados por la GNB. #VenezuelaEnDefensaDeLaPaz pic.twitter.com/wZuW544raR
— Luigino Bracci Roa (@lubrio) 23 febbraio 2019
In totale lungo tutta la giornata di sabato 23 febbraio, una dozzina di soldati della Guardia nazionale venezuelana hanno attraversato il confine. Il ministro degli Esteri colombiano parla di 60 soldati espatriati, ma l’annuncio deve essere preso con le pinze.
Il bilancio principale della giornata si può ritrovare in un sottotitolo della CNN in lingua spagnola: “la entrega no se logró” (“la consegna è fallita”). Infatti, nella loro conferenza stampa mattutina, la banda dei golpisti riunita aveva già dei dubbi a riguardo e aveva annunciato un ulteriore incontro per il lunedì successivo in cui avrebbero imposto più sanzioni.
Nel frattempo, a Caracas, si è svolta una grande marcia chavista per respingere l’intervento imperialista.
Huge crowd at Av Urdaneta today in Caracas rejecting imperialist intervention – you will not see these images in CNN nor BBC and the Guardian will not report it #TrumpHandsOffVenezuela #HandsOffVenezuela pic.twitter.com/QH0TWbaix9
— Hands Off Venezuela (@HOVcampaign) 23 febbraio 2019
Questa è stata una manifestazione dalla dimensioni importanti, che dimostra come la minaccia dell’imperialismo stia provocando una controreazione in cui, anche molti che sono disillusi o critici nei confronti di Maduro, stanno serrando le fila contro l’aggressione USA (si guardi questo servizio del canale statunitense PBS per farsi un’idea, in inglese). Al comizio conclusivo, Maduro ha annunciato che avrebbe rotto tutte le relazioni diplomatiche con la Colombia.
Il corrispondente del NY Times al confine ha riassunto la giornata con queste parole: “Si ha la sensazione che lo slancio sul ponte stia svanendo. La sensazione positiva del concerto di ieri è finita e il ponte assomiglia più a una conferenza stampa di leader regionali frustrati”.
Frustrati è la parola chiave.
Oggi l’imperialismo non ha raggiunto i suoi obiettivi, e ciò rappresenta una vittoria per noi.
24 febbraio 2019