Scuola, rilanciamo la lotta!
20 Maggio 2016Da dove ripartire – Sulla crisi dell’area di opposizione in Cgil
20 Maggio 2016Stando a quanto riportato dal Washington post del 26 aprile, la gioventù non ama il capitalismo, anzi.
La notizia riprende un sondaggio della celebre università di Harvard, Massachusetts, che descrive una realtà sociale statunitense dove solo il 42% dei giovani compresi tra i 18 e i 29 anni ritiene il capitalismo un sistema sociale valido, mentre il 51% degli intervistati lo ritiene un sistema fallimentare.
Non solo, gli intervistati esprimono sfiducia nella maggior parte delle istituzioni capitaliste, come Wall street, il Parlamento, il presidente… E il 33% di loro ritiene che il socialismo sia la società migliore.
Questo il dato degli Stati Uniti, la principale potenza imperialista mondiale, ma sicuramente possiamo affermare lo stesso per quanto riguarda l’Europa. Dall’inizio della crisi nel 2008 svariati paesi europei sono stati attraversati da movimenti di massa, dove il ruolo dei giovani è stato decisivo.
In particolar modo, a partire dal 2010 e dalle rivoluzioni in Tunisia e Egitto, un’ondata di contestazione dell’esistente ha investito il mondo dalla Grecia al Cile, dal Canada alla Spagna, dalla Turchia al Messico, dal Burkina Faso alla Francia. Ovunque protagoniste le giovani generazioni di sfruttati.
Qualcuno potrà accusarci di voler fare aderire la realtà alla nostra visione, altri ci etichetteranno come visionari, che parlano di rivoluzioni dove non ci sono.
Noi replichiamo che non ci interessa discutere con i piagnucoloni di una vecchia sinistra sconfitta e sempre in cerca di una misera dimensione elettorale, che nella gioventù vedono il disinteresse verso la politica o l’apatia, e nemmeno siamo disposti ad accettare le concezioni di chi crede che mai si svilupperà un movimento rivoluzionario e che quindi sia necessario sostituirsi ad esso con il cieco attivismo e con l’azione diretta di piccoli gruppi.
La realtà è che l’insoddisfazione verso lo status quo non è propria di circoli di intellettuali, ma oggi è patrimonio comune di un’intera generazione. Ciò non significa naturalmente che questa generazione si butterà automaticamente nella lotta per il socialismo, ma significa che l’incertezza del domani la porta ad un disprezzo e ad una sfiducia crescente delle istituzioni e dei modelli di vita e affermazione che il capitalismo propone. E riteniamo che questo sia il primo passo verso una presa di coscienza più complessiva
E in Italia? La Francia di questi giorni ci offre l’esempio migliore per immaginare quello che anche succederà anche in questo paese. Sulla Francia le nubi oscure di terrorismo e estrema destra sembravano doversi concentrare fino a creare una situazione irrespirabile, ma proprio la mobilitazione degli studenti, che trascina con sé il movimento operaio, rompe questa cappa di immobilismo e paura, e fa tremare governi e padroni.
Tra quel 51% di giovani che rifiutano “l’economia di mercato” siamo certi di trovare le forze che si metteranno in gioco, tra mille contraddizioni e illusioni, per abbattere il sistema che li opprime.