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USA – I democratici bocciati, Trump si sconfigge con il comunismo!

di Revolutionary Communists of America

La vita del capitalismo monopolistico nel nostro tempo è una serie di crisi. Ogni crisi è una catastrofe. Il bisogno di salvarsi da queste catastrofi parziali mediante barriere doganali, inflazione, aumento della spesa pubblica e dei debiti getta le basi per ulteriori crisi, più profonde e diffuse. La lotta per i mercati, per le materie prime, per le colonie rende inevitabili le catastrofi militari. In ultima istanza, esse preparano catastrofi rivoluzionarie.” (Lev Trotskij, Cos’è il marxismo)

Gli americani sono pessimisti riguardo al presente e al futuro. Secondo i sondaggi svoltisi nel corso delle elezioni, soltanto il 26% è entusiasta o soddisfatto di come stiano andando le cose, contro il 72% che è insoddisfatto o arrabbiato. Sebbene il mercato azionario sia in pieno boom, gli americani comuni sentono il peso di una crisi perenne. Il 78% non riesce a mettere da parte nulla. I beni e i servizi che costavano 100 dollari nel 2020 costano adesso 120,54 dollari. Gli affitti sono aumentati del 30%. Nel frattempo, 800 miliardari sono oggi più ricchi della metà più povera della nazione.

Nel 2020, Biden vinse le elezioni promettendo cambiamento e stabilità. Cosa hanno fatto lui e il suo partito per abbassare i prezzi e rendere le case meno costose? Hanno garantito l’assistenza sanitaria gratuita per tutti o alzato il salario minimo? Hanno difeso la pace in Europa e in Medio Oriente? Hanno posto fine alle trivellazioni sui terreni demaniali, come promesso? Hanno posto fine al terrore della polizia razzista che ha portato all’omicidio di George Floyd e di altre centinaia di persone? In breve, hanno fatto alcunché di significativo per migliorare la vita dei lavoratori?

Tutt’altro. Per gran parte della durata dell’amministrazione Biden, l’inflazione è schizzata a livelli inediti da generazioni. Egli ha provocato una guerra con la Russia in Ucraina e ha dato a Netanyahu carta bianca a Gaza. È stato responsabile di un aumento record della produzione di petrolio. A partire dal 2020, oltre il 90% delle città e delle contee hanno incrementato i fondi alla polizia. E nel 2022, quando i lavoratori delle ferrovie hanno rifiutato l’accordo proposto dai padroni, Biden e i democratici nel Congresso hanno negato per legge il loro diritto a scioperare.

Tuttavia, la rabbia contro l’establishment si estende ben al di là del disastro della presidenza di Biden. I democratici hanno controllato la Casa Bianca ed entrambe le Camere del parlamento americano per un totale di dieci anni a partire dal 1977. Cosa hanno fatto quando si trovavano al potere? Hanno abrogato la Taft-Hartley [legge che proibisce ad esempio gli scioperi politici o di solidarietà, Ndt] e le altre leggi anti-sindacali? Hanno legalizzato l’aborto in tutta la nazione, difendendolo anche dopo l’annullamento della Roe v. Wade [sentenza della Corte Suprema che riconosceva il diritto all’aborto a livello federale, Ndt]? Hanno fornito sanità pubblica e gratuita o garantito il diritto all’istruzione e alla casa per tutti? Hanno perlomeno provato a farlo? Queste domande si rispondono da sé.

Un’economia che arranca e un presidente in carica profondamente impopolare costituiscono una combinazione perdente fin dalla fondazione degli Stati Uniti. Che i democratici abbiano perso non dovrebbe sorprendere. L’unica sorpresa è che il margine di vittoria di Trump non sia stato ancora più schiacciante.

La ragione di ciò è semplice. Milioni di lavoratori comuni hanno correttamente visto in Trump un nemico e non hanno visto altra opzione che votare la Harris. Essi sono stati manipolati dai neo-conservatori liberali del Partito Democratico affinché ritenessero che una vittoria di Trump sarebbe equivalsa al ritorno di Hitler.

Ma persino questo e l’annullamento della Roe v. Wade [da parte di una corte suprema a maggioranza repubblicana, Ndt] non sono bastate, dal momento che milioni di persone provano istintivamente un odio altrettanto profondo nei confronti dei democratici. Queste persone non si sono lasciate ingannare dalla menzogna di Biden-Harris secondo i quali l’economia è in crescita e l’“America è già grande”. Quando si saranno calmate le acque, non abbiamo dubbi che molti degli elettori della Harris capiranno di essere stati ingannati e vedranno i democratici per quello che sono: cinici difensori e apologeti di un sistema che non ha mai rappresentato i loro interessi.

Per fare solo un esempio, prendiamo la questione dell’immigrazione. Affermando che il paese era sotto “invasione” e “occupazione” da parte di immigrati criminali che si nutrono di cani e gatti, Trump ha aizzato un clima di isteria, diffondendo il veleno del razzismo, che ha una storia di lunga data in questo paese. Però, se rifiutavano nella forma le sue argomentazioni, i democratici concordavano con la sostanza della sua demagogia sulle frontiere.

Il capitalismo ha spinto al ribasso il tenore di vita della maggior parte delle persone negli Stati Uniti. Ma ciò è ancora più vero per quanto riguarda i cosiddetti paesi in via di sviluppo. Gli imperialisti pagano salari da fame ai lavoratori di questi paesi, traendone sovrapprofitti per le multinazionali americane. La disperazione di milioni di persone in America Latina e in altre parti del mondo ha provocato un’ondata di migranti economici. Ma la soluzione a questo problema non è una politica draconiana di chiusura delle frontiere, bensì porre fine al capitalismo e all’imperialismo, migliorando così il tenore di vita dei lavoratori ovunque. I lavoratori di tutto il mondo devono affrontare lo stesso nemico: il grande capitale e, in particolare, il grande capitale americano.

Fino a non molto tempo fa, i repubblicani venivano considerati il partito delle sanzioni e della guerra. Adesso i democratici ne hanno raccolto il testimone. Il fatto che più di 700 funzionari del Dipartimento della Difesa, in carica o in pensione, abbiano dato il proprio appoggio alla Harris la dice lunga.

Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, essa era del tutto evitabile, ma Biden ha spinto Zelensky in guerra promettendogli l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Dopo decenni di sconfinamento della Nato nei paesi che facevano parte dell’Urss o aderivano al Patto di Varsavia, ciò rappresentava una “linea rossa” che i russi non potevano tollerare e hanno invaso l’Ucraina per assicurarsi che ciò non accadesse. Biden ha fornito miliardi di dollari di armi e munizioni per prolungare la guerra nel vano tentativo di indebolire la Russia. Le conseguenze in termini di morti e distruzione che affliggono i popoli russo e ucraino sono terribili, e tutto questo sangue è sulle mani dei democratici. Almeno su questo, Trump può a buon diritto presentarsi come il candidato “contro la guerra” – sebbene si opponga ad essa per motivi propri.

Poi, c’è il massacro disumano dei palestinesi, la guerra in Libano e gli attacchi contro l’Iran. Più di 45mila persone a Gaza e 3mila persone in Libano sono state uccise dallo Stato di Israele, che utilizza armi e munizioni fornitegli dagli Stati Uniti. Questo sangue ricopre anch’esso le mani dei democratici.

Poco dopo essere stata nominata per subentrare a Biden, la Harris ha ricevuto un assist da uno degli ospiti del programma televisivo mattutino The View: “C’è qualcosa che avresti fatto di diverso dal presidente Biden, se avessi potuto, negli ultimi quattro anni?”. La sua risposta non ha lasciato margine – ed ha probabilmente aiutato milioni di americani a prendere una decisione all’istante: “Non mi viene in mente nulla”.

In che modo, forma o maniera una cosa simile può essere considerata il “male minore”?

Spostamento a destra?

La maggior parte della cosiddetta “sinistra americana” è subordinata ai democratici. Il loro ruolo è quello di dare una copertura a questo settore dei capitalisti, fornendo scuse per le loro politiche reazionarie. La loro reazione intimidita alle elezioni è speculare a quella dei liberali: “I lavoratori si stanno spostando a destra! Oh, poveri noi!”.

Al contrario, i marxisti si basano su un’analisi rigorosa e scientifica delle relazioni di classe della società. Ovviamente ci possono essere molte distorsioni e processi confusi e contraddittori. Tuttavia, la spiegazione fondamentale delle elezioni del 2024 è, in realtà, abbastanza semplice: i democratici capitalisti hanno fallito ancora una volta nella loro gestione della ingestibile crisi del loro sistema. In assenza di un’alternativa praticabile operaia e di massa, si è data un’altra possibilità all’“altro” partito capitalista.

Dopo aver passato sotto una presidenza democratica 12 degli ultimi 16 anni, solo il 23% degli americani si identifica con questo partito. Tuttavia, solo il 29% si identifica come repubblicano. Attestandosi al 37%, gli indipendenti rappresentano oggi una maggioranza relativa degli elettori ed è in questo settore che Trump ha conquistato un vantaggio decisivo. Nello specifico, i cosiddetti “doppi hater”, – elettori che vengono etichettati per avere un’opinione sfavorevole di entrambi i candidati – hanno votato Trump contro la Harris con un ampio margine del 55% contro il 32%.

Trump ha vinto il voto per il Collegio elettorale [i delegati che poi voteranno direttamente il presidente, Ndt] e il voto popolare grazie a un incremento di voti in settori eterogenei della popolazione, inclusi i latinoamericani e gli afroamericani. Mentre i democratici hanno provato a portare la gente alle urne sfruttando la paura, Trump ha mobilitato la sua base sfruttandone la rabbia, che è uno stato emotivo ben più convincente. Ma la rabbia può averlo aiutato soltanto fino a qui – poi dovrà anche dare in cambio qualcosa.

Trump ha manovrato abilmente sfruttando la diffusa sfiducia nelle istituzioni dominanti tradizionali. Quando ha accusato il sistema elettorale di essere truccato a suo sfavore, questo ha avuto una grande eco in ampi settori della popolazione. Un recente sondaggio del New York Times ha chiesto se la “democrazia americana” funzioni bene nel rappresentare il popolo. I risultati hanno mostrato che solo il 49% pensa di sì, mentre il 45% pensa che non funzioni.

Sebbene le sue specifiche accuse di manomissione e manipolazione dei voti non siano vere, è vero che la versione della “democrazia” di questo paese non è mai stata autenticamente democratica. Finché il capitalismo garantiva un tenore di vita crescente e una certa stabilità, la gente non aveva niente da ridire. La vita poteva essere dura, ma almeno c’era la promessa che questa stessa vita sarebbe stata migliore di quella dei tuoi genitori e quella dei tuoi figli migliore della tua. Per la stragrande maggioranza non è più così e questo porta a una profonda sfiducia e alla messa in discussione dell’intero sistema.

Trump afferma di avere un chiaro mandato, ma le dimensioni della sua vittoria non dovrebbero essere sopravvalutate. Per fare due esempi relativamente recenti, nel 1964 Lyndon Johnson vinse in maniera realmente schiacciante contro Barry Goldwater, ottenendo 486 collegi contro 52, un margine di vittoria dell’80,6%. E Reagan stracciò Jimmy Carter con l’81,8%, 489 collegi contro 49.

La partecipazione alle elezioni del 2024 sembra essere stata più bassa rispetto al 2020. Disgustati da entrambi i partiti, milioni di americani non si sono presentati alle urne. Più di 640mila persone hanno votato per il Green Party di Jill Stein e Robert F. Kennedy Junior ha ricevuto 616mila voti, sebbene si sia ritirato dalla contesa e abbia dato il suo appoggio a Trump. Anche altri partiti minori e l’indipendente di sinistra Cornel West hanno raccolto il voto di protesta. E nonostante la presunta posta in gioco, alla veglia delle elezioni, il 58% degli intervistati ha detto di volere un nuovo terzo partito.

La questione di classe e il fallimento della “sinistra”

Secondo APVoteCast, circa la metà di chi ha votato Trump ha detto che l’aumento dei prezzi è stato il principale motivo della sua scelta, e molti non erano registrati né come democratici né come repubblicani. In altre parole, l’elettore americano, sempre pragmatico, ha votato in base al portafoglio. Queste persone stanno cercando di trovare soluzioni per i problemi della classe operaia – problemi che nessun partito capitalista può risolvere. Sebbene la polarizzazione nella società si presenti ancora in forma distorta a causa dell’assenza di un’espressione politica di massa con un programma di indipendenza di classe, tuttavia, quello che vediamo è comunque una forma di polarizzazione di classe.

Diciamolo chiaramente, anche all’interno dei parametri limitati del sistema politico americani, i democratici costituiscono anch’essi un partito di destra. Invece che essere viste come uno “spostamento a destra” oggettivo, le elezioni 2024 dovrebbero essere intese come un’espressione di malcontento e come uno spostamento in direzione della singolare variante trumpiana di populismo di destra. Per quanto molti dei suoi sostenitori più sfegatati siano sicuramente dei fanatici xenofobi, la maggioranza di coloro che lo hanno votato lo ha fatto probabilmente per esprimere semplicemente un voto contro l’establishment. Un voto per Trump è un voto per un qualche tipo di cambiamento, non necessariamente un voto “per” la destra.

Trump fa spudoratamente appello alla legittima rabbia della classe operaia dando la colpa della crisi a tutto e a tutti, tranne che alla vera causa: il capitalismo. Egli offre soluzioni astratte e assicura ai suoi sostenitori che sarà qualcun altro a pagare per mettere a posto le cose. Ma non attacca la “classe dei miliardari” né rivendica una redistribuzione della ricchezza, un ampliamento della spesa sociale o salari più alti; anzi, fa il contrario.

I referendum per estendere o proteggere il diritto all’aborto sono un esempio di come il punto di vista della classe operaia stia cercando un’espressione. Sette su dieci di tali referendum hanno vinto, anche in “Stati rossi” [cioè repubblicani, Ndt] come l’Arizona e il Missouri. In Florida, il 57% si è espresso a favore del referendum, ma non si è riusciti a superare il quorum antidemocratico del 60%.

In Nebraska, il candidato per il Senato Dan Osborn è stato un dirigente del Sindacato dei Panettieri durante lo sciopero alla Kellogg nel 2021. Sebbene egli abbia fatto apparentemente una campagna elettorale come candidato indipendente, il suo programma è rimasto all’interno dei limiti di ciò che è accettabile nella politica capitalista americana e i democratici lo hanno di fatto appoggiato. Alla fine, egli ha perso contro il candidato repubblicano per 8 punti. Tuttavia, questo è margine ben più ridotto di quello della batosta di 22 punti che ha inflitto Trump alla Harris sempre nel Nebraska.

Persino un’apologeta insuperabile di Biden come Bernie Sanders, lo riesce a capire: “Non dovrebbe sorprenderci che un Partito Democratico che ha abbandonato la classe lavoratrice scopra che la classe lavoratrice lo ha abbandonato. Mentre la leadership democratica difende lo status quo, la gente in America è arrabbiata e vuole un cambiamento”.

Sfortunatamente, è arrivato a questa conclusione con molti anni di ritardo. Dopo aver appoggiato i candidati scelti dall’establishment in tre elezioni consecutive, Sanders non può più pretendere di parlare per la classe operaia. Se avesse avuto la metà del coraggio e dell’audacia di Trump, avrebbe da tempo rotto con i democratici e avrebbe dato al malcontento dei lavoratori americani un’espressione più a sinistra.

Sebbene le sue idee siano nel migliore dei casi riformiste, ciò avrebbe aperto uno spazio al vero socialismo e a una politica di classe in questo paese – e questo è esattamente il motivo per cui si è ritirato sotto la pressione dell’apparato del suo partito. Come tutti sanno, la natura aborre il vuoto. Un furfante miliardario di Manhattan è stato abbastanza audace da riempirlo e questo è il segreto del suo successo.

E quindi sì, c’è stato un riallineamento elettorale a favore di Trump e contro il partito al governo. Ma questo non cambia il fatto che i repubblicani rimangono un partito totalmente nelle mani della classe capitalista. Trump se ne è appropriato con successo e gli ha dato una verniciatura radicale populista di destra. Ma la sua attrattiva non si è estesa (né si estenderà) automaticamente al Partito Repubblicano in quanto tale. Trump è un candidato davvero sui generis. Per quanto JD Vance abbia fatto del suo meglio per mettersi in posizione per la Casa Bianca nel 2028, molto dipenderà dai risultati effettivi del secondo governo Trump.

La singolare combinazione di fattori che hanno permesso il successo relativo del suo primo mandato non si ripeterà nel secondo. Trump può anche essere una forza della natura, ma lo Stato-nazione, l’economia di mercato, la proprietà privata dei mezzi di produzione e i movimenti tettonici nelle relazioni mondiali sono forze ancora più potenti.

È indubbio che l’esistenza di un partito di massa della classe operaia avrebbe cambiato l’intera situazione. Un tale partito avrebbe spiegato che l’enorme ricchezza detenuta dalla classe dominante è stata creata dal lavoro umano applicato alle risorse del mondo naturale. Avrebbe spiegato che questa ricchezza dovrebbe in realtà appartenere alla grande maggioranza della popolazione, cioè alla classe lavoratrice. Avrebbe spiegato come un governo operaio e un’economia pianificata farebbero crescere il tenore di vita complessivo della popolazione, nazionalizzando le leve dell’economia e gestendole sotto il controllo democratico dei lavoratori.

Tuttavia, i dirigenti sindacali non hanno neanche tentato di costruire un partito della classe operaia. Al contrario, hanno per lo più appoggiato il Partito Democratico, che si è reso responsabile della deindustrializzazione del paese. Non c’è da stupirsi che sindacati come quello dei Teamster abbiano deciso di non dare il proprio appoggio a nessuno dei candidati, dal momento che appoggiare i democratici avrebbe provocato una ribellione degli iscritti. La voragine e la confusione lasciate dalla collaborazione di classe dei dirigenti sindacali è quanto ha aperto la strada al trumpismo.

Una dittatura di Trump?

I marxisti spiegano che i singoli individui non diventano dittatori di un paese grande e complesso semplicemente perché lo desiderino. Nelle società capitaliste, le dittature bonapartiste borghesi possono sorgere quando la lotta di classe raggiunge un livello parossistico per un periodo esteso di tempo, in un contesto in cui nessuna delle classi in scontro riesce ad ottenere una vittoria schiacciante. In simili situazioni, un uomo forte può impadronirsi dell’apparato statale, innalzandosi apparentemente al di sopra delle classi in conflitto, sferrando colpi a entrambe ed equilibrandosi tra di esse. Tuttavia, in ultima analisi, il potere di tali uomini si fonda sulle relazioni di proprietà borghesi, che essi difendono. A dispetto di cosa possa apparire in superficie, siamo lontani da una tale situazione negli Stati Uniti.

Se è vero che le manifestazioni aperte di lotta di classe sono aumentate negli ultimi anni, sotto forma di scioperi e di una tendenza alla sindacalizzazione, c’è ancora molta strada prima che si raggiunga una situazione pre-rivoluzionaria e una resa dei conti decisiva.

Inoltre, la classe dominante è profondamente divisa. Sicuramente, i capitalisti trarranno vantaggio dalle politiche di Trump nella loro incessante ricerca del profitto. La dice lunga il fatto che le dieci persone più ricche al mondo sono diventate ancora più ricche di 64 miliardi di dollari grazie alla rielezione di Trump e che la capitalizzazione delle azioni sul mercato americano è cresciuta di 1,62mila miliardi di dollari, la quinta migliore performance di sempre per quanto riguarda Wall Street. Tuttavia, molti capitalisti avrebbero preferito la gestione più affidabile di Kamala Harris. Se spulciamo le dichiarazioni pre-elettorali, vediamo che 83 miliardari hanno apertamente appoggiato la Harris, mentre 52 hanno appoggiato Trump. Molti lo considerano come un acceleratore della Storia e non apprezzano il suo modo di gettare benzina sul fuoco. Inoltre, all’interno di quello che Trump chiama il “deep state” (la gigantesca macchina della burocrazia federale, incluso il Pentagono) c’è una decisa opposizione alle sue politiche.

Al momento, il cosiddetto movimento MAGA [“Make America Great Again”, Ndt] si sta crogiolando nella vittoria. Ma lungi dall’essere omogeneo, esso è estremamente contraddittorio ed instabile. Persino nel medio termine, il suo grande tendone elettorale può difficilmente ospitare un comune lavoratore nero o latinoamericano, un miliardario e Steve Bannon. Trump al potere non significa una disciplinata macchina dittatoriale, bensì un’amministrazione pullulante di diversi ego che perseguono molteplici scopi, mentre si dedicano all’intrigo e si accoltellano alle spalle. Lo stesso Trump è un personaggio instabile che può cambiare idea su due piedi.

Sebbene il passato non sia una garanzia del futuro, vale la pena notare che Trump non ha instaurato una dittatura durante il suo primo mandato. Il 6 gennaio 2021, l’assalto a Capitol Hill non è stata un’“insurrezione” premeditata, bensì una protesta rabbiosa che è sfuggita di mano poiché il governo non aveva dispiegato forze di sicurezza adeguate. Se la situazione fosse ulteriormente sfuggita di mano e l’esercito fosse stato coinvolto, ciò non avrebbe portato all’instaurazione di una dittatura di Trump, bensì alla sua rimozione forzosa dalla Casa Bianca.

Per quanto Trump possa avere tendenze autocratiche, la prospettiva del secondo mandato di Trump non è quella di una dittatura, ma di una tremenda instabilità. Il prossimo governo dovrà navigare le acque tempestose del capitalismo mondiale in declino. Trump può anche pensare di poter impartire ordini alle imprese e agli altri paesi, ma non è così che funziona il capitalismo. Le imprese esistono soltanto per fare profitto e ciò dipende da un mercato in espansione. I vari Stati-nazione lottano per difendere i propri interessi e sono spesso in conflitto. I problemi economici sono sistemici; se non cambi il sistema, vi rimani incatenato e questo vale anche per Trump.

Se la Harris ha promesso le stelle ai propri sostenitori dopo aver accettato la sconfitta, Trump ha promesso ai propri nientemeno che la luna. Riportiamo qui soltanto alcuni esempi estratti dal suo discorso dopo la vittoria:

[L’America] è il più grande paese e, potenzialmente, di gran lunga il più grande paese al mondo e adesso semplicemente lavoreremo molto duramente per riprenderci tutto questo. Renderemo il paese migliore di quanto non sia mai stato. Possiamo farlo.

Sbloccheremo il destino glorioso dell’America. Conquisteremo il futuro più incredibile per il nostro popolo.

Renderemo il nostro paese migliore di quanto non sia mai stato.

Il futuro dell’America sarà più grande, migliore, più audace, più ricco, più sicuro e più forte di quanto non sia mai stato.”

Trump ha ecceduto con le promesse e, data la crisi del sistema, sarà costretto a ridimensionarle. Infatti, se applicate, molte delle sue proposte – come le deportazioni di massa e i dazi stratosferici – inaspriranno soltanto i problemi e milioni di persone si ritroveranno con l’amaro in bocca. Non può semplicemente schioccare le dita per chiudere i confini e non controlla il settore bancario privato, l’edilizia, il settore immobiliare, la manifattura, la sanità, il settore energetico, quello agro-alimentare, le comunicazioni, la distribuzione e i trasporti, solo per nominarne alcuni.

L’assenza di risultati concreti e durevoli porterà alla delusione e ad una rinnovata ricerca di soluzioni ancora più radicali. Infine, la questione di classe verrà chiaramente allo scoperto e il pendolo oscillerà con nettezza a sinistra. Come ha correttamente notato il New York Times alla fine delle elezioni:

La vittoria di Trump equivale a un voto di sfiducia nei leader e nelle istituzioni che hanno modellato la vita americana dalla fine della Guerra Fredda 35 anni fa… Se Trump e la sua coalizione falliranno nel creare qualcosa di meglio di quello cui hanno preso il posto, subiranno la stessa sorte che hanno inflitto alle dinastie Bush, Clinton e Cheney cadute in disgrazia. Una nuova forza di distruzione creativa emergerà, forse nella sinistra americana.

La direzione da seguire: costruire i Revolutionary Comunists of America

Le elezioni del 2024 dovrebbero servire a darsi una svegliata: i lavoratori sono i veri perdenti, chiunque sia a controllare il Congresso e la Casa Bianca. Sempre più americani traggono questa conclusione. Fin dal giorno delle elezioni, comunisti da tutto il paese hanno contattato i Revolutionary Communists of America [RCA, sezione dell’ICR in America, Ndt] chiedendoci di aderire:

I democratici e il capitalismo ci hanno delusi. Le alluvioni ad Asheville e a Valencia e il genocidio a Gaza mi hanno portato allo stremo. Sono esasperato. Trump ha vinto perché i democratici ci hanno rifilato Kamala senza una convention e le sue mosse bizzarre, come tendere la mano alla destra e la mancata condanna di Israele erano così stupide da sembrare quasi calcolate/deliberate, come se volessero che perdesse. Organizziamoci. Sono un avvocato di Raleigh, NC, e voglio fare qualcosa di più che votare e sperare.” (Raleigh, NC)

È il momento che io mi batta per quello in cui credo. I risultati elettorali di ieri notte sono stati la spinta finale di cui avevo bisogno per prendere una decisione. Voglio aderire.” (Seattle, WA)

Queste elezioni sono state per me la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sono lentamente diventato sempre più ossessionato dalla teoria rivoluzionaria e circa un anno fa ho finalmente fatto uno studio approfondito della Comune di Parigi e poi delle rivoluzioni dell’URSS. Il mio mondo si è capovolto grazie quello che ho scoperto. Questa è l’unica via di sbocco della lotta di classe. Niente più genocidi imperialisti. Considero che diventare un rivoluzionario sia l’unico mezzo per ottenere un futuro migliore.” (Wilmington, NC)

Così, mentre alcuni potrebbero essere demoralizzati per il risultato, i RCA rimangono ottimisti come sempre sul futuro rivoluzionario e socialista di questo paese.

Queste elezioni fanno ulteriore chiarezza sui veri problemi di classe che affronta la classe operaia e sull’incapacità dei partiti padronali di risolverli. Molti dei sostenitori più convinti di Trump lo seguiranno fino alla fine, nonostante tutto. Ma per coloro che lo hanno votato semplicemente perché odiano ancora di più chi era al governo, la scuola di Donald Trump 2.0 sarà un’esperienza formativa impareggiabile.

L’isolamento e l’evasione dalla realtà dovrebbero essere l’ultima cosa a cui pensare. La vita migliore che possiamo vivere è quella che si basa sulla piena consapevolezza di come la società funzioni e di come possa essere cambiata. Il cammino davanti a noi sarà turbolento, lungo e aspro, ma porterà alla liberazione dell’umanità dallo sfruttamento e dall’oppressione della società capitalista.

Solo la lotta di classe – non la politica del “male minore” – può sconfiggere il trumpismo!

Combattere la guerra imperialista con la guerra di classe!

Unisciti ai RCA!

 

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