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7 Marzo 2016Nel 2015, sono stati registrati 1.649.008 casi di dengue in Brasile, superando tutti gli anni precedenti e confermando la tendenza all’espansione dell’endemia e delle successive epidemie che cominciarono nel 1981. Questo non deve causare sorpresa giacchè persiste senza controllo la proliferazione della zanzara trasmittrice (Aedes aegypti). Il Giornale dello Stato di San Paolo (07/02/2016, pag. A15) informa che “il numero di casi di dengue notificati nella capitale paulista nelle prime tre settimane di gennaio triplicò in relazione allo stesso periodo dell’anno passato”. Il ritmo dell’espansione è accelerato.
La febbre emorragica da dengue o la sindrome da shock da dengue, che si incontra principalmente nelle re-infezioni per i differenti sottotipi di virus, è la complicazioni più grave e responsabile per la grande maggioranza di decessi. Dal 1990 al 2001 furono registrati 86 decessi (la media di 7 decessi per anno), ma questo numero è arrivato fino a 1.684 decessi tra il 2002 e il 2013 (la media di 140 decessi per anno). Si sono poi verificati 473 decessi nel 2014, e 863 nel 2015 (3), ad indicare che siamo nella direzione di un salto ancora maggiore nella letalità della malattia.
Al di là di questo, il dengue aumenta la domanda per visite mediche nella rete ambulatoriale e genera milioni di ricoveri ospedalieri per trattare i casi più gravi. La sofferenza e i prezzi materiali per gli individui affetti, e per la società nel complesso, non sono di poco conto.
La situazione si è aggravata ancora di più perchè due altri virus, il chikungunya (dal 2014) e il zika (2015), che sono anch’essi trasmessi per l’Aedes aegypt, sono apparsi e hanno prodotto due altre endemie parallele a quella del dengue.
Nella lingua Makonde, dell’ Africa Orientale, il nome chikungunya significa “colui che si contorce”, ciò per il dolore intenso causato dall’infiammazione nelle articolazioni, una poliartrite simmetrica nelle caviglie, polsi e dita, che è la principale caratteristica di questa malattia. La poliartrite, nel circa 30-40% dei casi, assume una forma cronica che dura mesi e fino a vari anni. Si sono verificati 20.661 casi nel 2015.
La relazione tra il virus zika, nella gravidanza, e la micocefalia, è stata riconosciuta in Brasile per la prima volta da pochi mesi. La microcefalia nei neonati ha un’alta correlazione con gravi alterazioni neurologiche (deficit mentali, limitazioni nei movimenti, nel linguaggio, udito, ecc…) che vanno ad accompagnare un individuo durante tutta la sua vita. L’impatto sociale e economico è potenzialmente molto grande.
Se anche uno dei vaccini in sviluppo risolvesse l’epidemia di dengue, l’emergenza delle altre malattie gravi trasmessi dall’ Aedes aegypt dimostra che lo scarso esito del controllo sulla proliferazione della zanzara, che prosegue da più di tre decenni, avrà serie conseguenze. Pertanto, tentar di nascondere questo fallimento è una delle occupazioni maggiori dei servi della borghesia nel Brasile. L’epidemia del dengue è una delle manifestazioni più drammatiche della precarietà del sistema della salute pubblica in Brasile e della mancanza di investimenti nelle cure sanitarie basilari.
In generale la grande borghesia preferisce non ricordare che la proliferazione dell’ Aedes aegypti riuscì ad essere controllata nella prima metà del secolo XX, quando il Brasile era un paese ben meno industrializzato. Questo accade con l’attuazione delle così dette “brigate sanitarie” nella campagna contro la febbre gialla, che è anch’essa un virus trasmesso da questa stessa zanzara.
La campagna organizzata da Oswaldo Cruz, nel 1904, riuscì a controllare la febbre gialla a Rio de Janeiro. Nel frattempo, su scala nazionale, la debole borghesia brasiliana necessitò di un certo grado di intervento esterno per arrivare a questo risultato. A partire dal 1920, inizialmente nel Nord est e dopo nelle altre regioni, la fondazione Rockefeller praticamente assunse la direzione della campagna. E non solo nel Brasile, ma anche in altri paesi dell’America Latina.
Al di là dell’aver finanziato ricerche per la “perfezione razziale” in Germania, durante il regime nazista, la fondazione Rockefeller concentrò la sua “filantropia” specialmente nelle aree della salute e dell’agricultura, con la finalità di migliorare la produttività del lavoro e stabilizzare politicamente le regioni considerate sotto la minaccia del comunismo, dopo la Rivoluzione Russa del 1917.
Le brigate sanitarie usavano il popolare “fumacê” (applicazione di insetticida per aspersione) e promuovevano l’eliminazione dei luoghi di nascita della zanzara, ovvero, la collocazione dell’insetticida nelle acque a cielo aperto nelle quali l’insetto depositava le sue uova e dove le sue larve si sviluppavano. La proliferazione della zanzara fu molto ridotta e le epidemie della febbre gialla nelle città cessarono a partire dal 1933.
E’ ancora meno noto che, nel 1958, l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) dichiarò ufficialmente che l’ Aedes aegypti era stato eliminato in Brasile. La zanzara fu nuovamente osservata solo nel 1967, ma eliminata nel 1973. Essa riapparve nel Brasile un’altra volta nel 1976, a partire dai paesi dell’America Latina che non avevamo terminato la sua eliminazione. E l’endemia e le epidemie di dengue cominciarono nel 1981.
Oggi, 35 anni dopo, i programmi di governo non sono riusciti né a controllare né a eliminare la zanzara. Qual’è la spiegazione? La grande impresa, così come gli “specialisti in merito” al servizio della borghesia, vogliono dare adito alla versione che c’è stata una mutazione biologica della zanzara che rende incontrollabile la sua proliferazione.
Di fatto, l’Aedes aegypti si adatta facilmente all’ambiente urbano, ed è esattamente questo che lo rende un veicolo potenziale per la propagazione in massa della malattia, Ma se il virus fu controllato e quasi sradicato, in un’epoca in cui la nazione aveva meno risorse materiali e la conoscenza scientifica era meno evoluta, è evidente che anche “l’adattabilità” della zanzara non è una spiegazione accettabile.
Né la stessa resistenza acquisita agli insetticidi costituisce un argomento ragionevole. Per lo meno due dei nuovi insetticidi raccomandati dall’OMS furono testati nel Brasile e dimostrarono grande efficacia, Perchè non sono usati in larga scala? Perchè non si organizza una campagna d’ampiezza nazionale, con pianificazione unificata e brigate sanitarie sull’esempio di quello che si organizzò molti decenni fa?
Con l’utilizzo della tecnologia e della conoscenza scientifica che già esistono attualmente, la lotta contro la zanzara dovrebbe essere più facile, e non più difficile, e quello che è accaduto negli ultimi decenni non è stato il fallimento di strategie di controllo ben pianificate, poichè nella realtà esse nemmeno furono seriamente messe in pratica.
Ciò che è accaduto è stato invece un approfondimento delle contraddizioni sociali del capitalismo e, di conseguenza, una separazione ancora maggiore tra lo stato e le necessità sociali. L’apparato burocratico e militare dello stato è sempre stato essenziale per la borghesia, ma con la crisi organica del capitalismo, su scala mondiale, lo stato assume sempre di più una funzione cruciale anche nella riproduzione economica del capitale.
Lo smantellamento delle azioni integrate nella lotta alla zanzara, nel piano nazionale, cominciò con la dittatura militare e, invece di essere ribaltato con la creazione del SUS (Sistema Unico di Salute) nel 1988, fu in verità intensificato con la svolta strategica all’inseggna della decentralizzazione e municipalizzazione, la cui retorica piena di belle frasi costitui appena una scusa per una politica favorevole all’espansione delle imprese private nell’area della salute.
Questo processo ha raggiunto il suo apice con il PNCD (Piano Nazionale della Lotta al Dengue) nel governo borghese di Fernando Henrique Cardoso, ed è stato mantenuto nei governi Lula e Dilma. Il poco controllo della proliferazione della zanzara è sempre di più una foto sociale più che qualcosa di meramente biologico. La “decentralizzazione” è la sorella gemella di una politica di terziarizzazione della sanità (che favorisce le cosi dette aziende pubblico-private e le cosi chiamate “organizzazioni sociali”), e va di pari passo, con lo stimolo all’espansione dei piani di salute privata.
Nel 2011, il ricercatore della Fiocruz, Nilson do Rosário Costa, già commentava: “Per il caso di dengue, e per tutta l’attività di vigilanza della salute, la strategia di decentralizzazione dopo la Costituzione Federale del 1988 si è dimostrata essere un disastro. La mappa del rischio del 2011 per la malattia comprova la bassa efficacia di questa strategia fino a dichiarare che diciassette stati sono in una situazione di rischio “molto alto” e cinque con rischio “alto” di epidemia”.
A livello nazionale, il problema non è la stupidità e nemmeno le intenzioni coscienti della borghesia brasiliana. Questo disastro del sistema sanitario non favorisce i suoi interessi. Al contrario questo disastro aumenta le contraddizioni che fanno del capitalismo un sistema sociale senza futuro. Al tempo stesso, questo è frutto delle stesse contraddizioni aumentate data la debolezza di tutte le borghesie nazionali dei paesi arretrati.
In America, in Africa e Asia, la distribuzione mondiale dell’endemia e delle epidemie di dengue, così come la distribuzione dell’Aedes aegypti, si concentra nelle regioni tropicali e subtropicali. La zanzara necessita di acqua scoperta e non resiste al freddo intenso. Secondo l’OMS, annualmente si verificano 50 e 100 di casi di dengue, e questo numero è 30 volte maggiore di quello di 50 anni fa.
Nel capitalismo, il virus della febbre chikungunya e lo zika vírus sembrano avere un futuro prospero. Il progetto della Fondazione Rockefeller fallì, ma non per causa di una zanzara, ma piuttosto per causa delle contraddizioni insolubili del sistema che difende. Ciò che è certo è quello che diceva Lenin: “Il capitalismo è un orrore senza fine!”.