
Finché c’è guerra c’è speranza?
11 Luglio 2025
Ricordo di Mario Acquaviva e Fausto Atti, due comunisti autentici
14 Luglio 2025Trump stringe la morsa su Cuba – No all’embargo! Giù le mani da Cuba! Difendere le conquiste della rivoluzione!

di Internazionale Comunista Rivoluzionaria
Il 30 giugno 2025, il regime statunitense di Donald Trump ha pubblicato un memorandum presidenziale (NSPM-5) che stringe la morsa dell’embargo economico contro la rivoluzione cubana. L’obiettivo di queste misure è chiaro: affamare il popolo cubano fino alla sottomissione e ottenere un cambio di regime. Si tratta di un atto di aggressione imperialista palese che l’Internazionale Comunista Rivoluzionaria respinge e contro il quale invita alla mobilitazione il movimento operaio mondiale e tutti i democratici coerenti.
In termini pratici, il memorandum, accompagnato da un documento ancora più scandaloso intitolato Fact Sheet: President Donald J. Trump Strengthens the Policy of the United States Toward Cuba (Scheda informativa: il presidente Donald J. Trump rafforza la politica degli Stati Uniti nei confronti di Cuba), ripristina il Memorandum presidenziale sulla sicurezza nazionale del 16 giugno 2017, emanato dalla prima amministrazione Trump, ma lo modifica parzialmente per renderlo ancora più restrittivo.
Il memorandum è pubblicato in nome della “sicurezza nazionale”, il che è il massimo dell’ipocrisia, poiché è l’imperialismo statunitense che da oltre 120 anni mette in discussione, minaccia e interferisce con la sicurezza nazionale di Cuba e il diritto dei cubani di decidere del proprio futuro.
Le misure del 2017 dell’amministrazione Trump erano state concepite per esercitare la massima pressione su Cuba e rappresentavano una svolta di 180 gradi rispetto alla politica di Obama di ristabilire le relazioni con l’isola. Le misure di Obama non erano motivate da alcun sentimento di rispetto per il diritto all’autodeterminazione dei popoli, ma piuttosto dalla consapevolezza, dopo oltre cinquant’anni, che la politica di attacco frontale contro la rivoluzione cubana non era riuscita a raggiungere i suoi obiettivi.
L’intento del regime di Obama era quello di raggiungere questi stessi obiettivi (il rovesciamento della rivoluzione cubana) con mezzi diversi: la distruzione dell’economia pianificata attraverso la penetrazione del capitalismo sotto una maschera gentile. In altre parole, “ucciderli con dolcezza”.
Durante il suo primo mandato presidenziale, Trump ha attuato 243 provvedimenti separati per inasprire l’embargo economico, in vigore dal 1962, introdotto per la prima volta dall’amministrazione Kennedy. Mentre Obama aveva permesso ad alcuni turisti statunitensi di visitare Cuba, Trump lo ha vietati del tutto.
Ora sta procedendo a limitare anche i viaggi di istruzione. Ci sarà una verifica generale di queste misure e chiunque vi sia coinvolto dovrà “tenere registri completi e accurati di tutte le transazioni” per cinque anni. Alcune di queste misure sono state attuate proprio mentre la pandemia di COVID-19 colpiva duramente l’economia cubana, privandola di qualsiasi entrata derivante dal turismo, una delle principali fonti di valuta forte di cui il paese ha tanto bisogno.
L’elenco dei “funzionari del governo cubano proscritti”, con i quali è illegale avere qualsiasi legame o relazione, è stato ulteriormente ampliato per includere non solo alti funzionari, ma anche una lunga lista di persone che arriva fino ai direttori e ai vice direttori di giornali e altri mezzi di comunicazione. Anche l’elenco delle società e degli enti con cui è illegale intrattenere “transazioni finanziarie dirette o indirette” è stato notevolmente ampliato.
Altre parti del memorandum riguardano politiche già in atto, ad esempio “l’opposizione alle misure che chiedono la fine dell’embargo alle Nazioni Unite e in altri forum internazionali”.
Vale la pena notare che il regime Biden non ha apportato modifiche sostanziali alle politiche di Trump nei confronti di Cuba. In modo disgustosamente cinico, Biden si è ricordato di Cuba solo sei giorni prima dell’insediamento di Trump, quando ha deciso, per motivi puramente propagandistici, di rimuovere Cuba dalla lista dei “paesi che sostengono il terrorismo”. Trump l’ha subito reinserita.
L’aggressione imperialista statunitense contro la rivoluzione cubana è stata una politica bipartisan negli ultimi sessant’anni e continua ad esserlo. Il Torricelli Act (Legge Torricelli) del 1992, promosso da un democratico, sostenuto da Bill Clinton e firmato da George W. Bush, ha reintrodotto l’embargo per le filiali delle società di paesi terzi con sede negli Stati Uniti e ha impedito alle navi che avevano attraccato nei porti cubani di attraccare nei porti statunitensi per 180 giorni. L’Helms-Burton Act del 1996, una legge ancora peggiore, è stata promossa dai rappresentanti repubblicani al Congresso e promulgata da Clinton.
È scandaloso che il nuovo memorandum sia redatto in un linguaggio che parla di “libertà e democrazia” e di “rispetto dei diritti umani”. Si tratta di parole insensate e ipocrite provenienti da quelle stesse istituzioni che sostengono ogni tipo di regime dittatoriale e repressivo in tutto il mondo, purché siano allineati alle politiche di Washington. Gli Stati Uniti stanno attualmente sostenendo, finanziando e rifornendo il genocidio di Israele a Gaza. Inoltre, Trump sta calpestando la libertà, la democrazia e i diritti umani negli stessi Stati Uniti, arrestando e minacciando di espellere coloro che parlano a favore della Palestina e utilizzando agenti federali armati e mascherati per effettuare raid contro gli immigrati senza alcun rispetto per il diritto a un processo equo, ecc.
Se gli Stati Uniti fossero davvero preoccupati per il rispetto dei diritti umani a Cuba, potrebbero iniziare chiudendo il campo di detenzione di Guantanamo, dove i prigionieri sono detenuti a tempo indeterminato senza accuse e senza processo.
La vera ragione dell’ostilità degli Stati Uniti verso la rivoluzione cubana non è affatto la preoccupazione per la libertà e la democrazia, ma piuttosto il fatto che la classe dirigente statunitense non può tollerare che un paese, a 90 miglia dalla potenza imperialista più potente della terra, abbia osato abolire il capitalismo. Ciò è espresso nel memorandum di Trump quando afferma: “La mia amministrazione continuerà a (…) promuovere il libero mercato e la libera impresa (…) a Cuba”. Tra gli obiettivi del memorandum c’è quello di “incoraggiare la crescita di un settore privato cubano indipendente dal controllo del governo”. Ecco qua, dalla bocca del diretto interessato, ciò che l’imperialismo statunitense vuole a Cuba… ripristinare il capitalismo!
C’è un altro motivo per il memorandum anti-Cuba di Trump. La sua politica del capro espiatorio nei confronti degli immigrati include la fine del programma di libertà condizionale introdotto da Biden, grazie al quale mezzo milione di cubani, haitiani, venezuelani e nicaraguensi sono entrati legalmente negli Stati Uniti. All’inizio di giugno, il Dipartimento della Sicurezza Interna ha comunicato loro che il permesso di vivere e lavorare negli Stati Uniti era stato revocato e che dovevano lasciare il paese. Ciò ha creato molto malcontento tra la comunità cubana, politicamente potente nello Stato della Florida, cruciale dal punto di vista elettorale. Trump calcola che la sua posizione anti-Cuba nel memorandum possa rassicurarli.
Secondo il ministero degli Affari Esteri cubano, il costo del blocco nel 2023-24 sarà di 5 miliardi di dollari. La rivoluzione cubana sta affrontando una crisi particolarmente grave a causa della combinazione di diversi fattori: il crollo del turismo, che non è mai ritornato ai livelli pre-COVID-19, i prezzi elevati dell’energia sul mercato mondiale, il deterioramento a lungo termine delle infrastrutture, ecc. Ciò ha portato a un peggioramento costante del tenore di vita e a una maggiore differenziazione sociale derivante dalle misure a favore del mercato adottate dal governo.
Le conquiste della rivoluzione nei settori dell’edilizia abitativa, dell’istruzione, della sanità e dell’indipendenza nazionale sono state gravemente compromesse e sono ora minacciate.
L’isolamento della rivoluzione su una piccola isola con risorse limitate e il fatto che lo Stato e l’economia siano gestiti da una burocrazia che si sta muovendo nella direzione della restaurazione capitalista mettono in pericolo i risultati ottenuti dall’economia pianificata.
La restaurazione del capitalismo a Cuba non significherebbe “libertà e prosperità”, ma piuttosto un ulteriore crollo del tenore di vita della maggioranza della popolazione e la distruzione di ciò che resta delle conquiste della rivoluzione. Il futuro di una Cuba capitalista non è uno Stato sociale sul modello della Scandinavia (che ormai non esiste più), ma piuttosto la barbarie capitalista che vediamo ad Haiti.
Il destino della rivoluzione cubana sarà deciso nell’arena della lotta di classe internazionale. Per difendere le conquiste della rivoluzione, è necessario rompere il suo isolamento attraverso la lotta per il rovesciamento del capitalismo e dell’imperialismo negli Stati Uniti, in tutto il continente latinoamericano e oltre. A Cuba, il percorso verso la restaurazione del capitalismo della burocrazia deve essere bloccato attraverso la lotta per il controllo operaio e la democrazia operaia.
L’Internazionale Comunista Rivoluzionaria respinge con forza questo nuovo atto di aggressione imperialista contro Cuba e invita i lavoratori e i giovani di tutto il mondo a raddoppiare i loro sforzi contro l’embargo e in solidarietà con la rivoluzione cubana.
10 luglio 2025