
Germania – Merz assume il comando di una nave che affonda
26 Febbraio 2025
La caduta della donna – La proprietà, l’oppressione e la famiglia
27 Febbraio 2025di Ben Curry
È bastata una sola telefonata per sancire la morte della cosiddetta alleanza occidentale e il crollo del sistema di relazioni mondiali che vigeva dalla Seconda Guerra Mondiale. Si tratta, ovviamente, della telefonata tra Trump e Putin.
Non è stata solo un’apertura formale al dialogo. È stata, a detta di entrambe le parti, una telefonata estremamente cordiale. Per un’ora e mezza, i due hanno discusso amabilmente la storia comune di cooperazione tra le rispettive nazioni che risale alla Seconda Guerra Mondiale e il reciproco desiderio di giungere non solo alla pace, bensì alla normalizzazione delle relazioni politico-economiche.
La telefonata di Trump è stata seguita da un’altra, molto più breve, in cui si “informava” Zelensky dei fatti: gli Stati Uniti avrebbero dato inizio a negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina… e né gli europei né gli ucraini vi avrebbero preso parte. Non è chiaro quanto cordiale sia stata questa chiamata.
Con queste semplici azioni, Trump ha sbugiardato in un colpo solo la menzogna che questa guerra non fosse una guerra per procura tra l’Occidente e la Russia. Se la guerra in Ucraina fosse, come i liberali hanno ripetuto ininterrottamente, una guerra puramente difensiva da parte di una piccola nazione che combatteva contro un potente aggressore, e non una guerra per procura, come si spiegherebbe che la sua fine verrà negoziata senza neanche la presenza di uno dei belligeranti?
Almeno, Zelensky ha ricevuto una telefonata. Le classi dominanti d’Europa, invece, sembrano essere state prese del tutto alla sprovvista. Solo poche settimane prima, l’inviato speciale degli Usa per l’Ucraina, Keith Kellogg, faceva la spola tra Kiev e le capitali europee, ascoltando i più alti ufficiali diplomatici e i primi ministri, annuendo in maniera assorta ai loro suggerimenti e promettendo sanzioni più dure contro la Russia.
Adesso è chiaro… gli europei sono stati presi in giro per tutto il tempo! Trump non aveva alcuna intenzione di coinvolgerli e, se i colloqui di Kellogg sono serviti a qualcosa, sono serviti a convincere Trump che il posto dell’Europa è il più lontano possibile dal tavolo dei negoziati.
Dopo la loro amabile discussione, Trump e Putin hanno immediatamente dato avvio ai negoziati. Mentre Kellogg correva per l’Europa, un altro inviato di Trump, Steve Witkoff, stava negoziando in segreto a Mosca un amichevole scambio di prigionieri! Dopo l’annuncio dei negoziati, il segretario della difesa americano Pete Hegseth ha illustrato in pubblico la posizione negoziale degli Stati Uniti, che è la seguente:
• L’Ucraina dovrà fare concessioni territoriali e l’“obiettivo irrealistico” e “la meta illusoria” di tornare ai confini precedenti al 2014 dovranno essere abbandonate dall’Ucraina. I confini futuri dovranno basarsi su una “valutazione realistica della situazione sul campo di battaglia”;
• Le future “garanzie di sicurezza” non prevederanno truppe americane sul terreno. Invece, dovranno essere coinvolte truppe europee, sebbene non saranno coperte dall’articolo 5 della NATO;
• Una futura forza di interposizione dovrà includere anche truppe non-NATO, di fatto questo significherebbe che forze di paesi alleati della Russia verranno schierate in Ucraina;
• L’espansione della NATO verso est per includervi l’Ucraina è fuori discussione.
Questa è soltanto la posizione di partenza nei negoziati e già Trump ha concesso tutti i principali obiettivi di guerra della Russia: i suoi obiettivi territoriali e, soprattutto, la fine dell’espansione ad est della NATO.
Questa è una guerra che semplicemente a Trump non interessa e in cui l’Occidente ha subito una sconfitta estremamente umiliante. Gli ucraini sono stati sconfitti. Il loro esercito è a corto di truppe e demoralizzato. Le nuove brigate meccanizzate sono state disintegrate una dopo l’altra non appena sono entrate in battaglia. La situazione è talmente disperata che aviatori dopo l’addestramento vengono mandati a combattere come soldati di fanteria. La Russia sta stringendo il cappio.
Ma quella in Ucraina è molto più che una semplice sconfitta per l’Occidente. È la fine dell’“Occidente” in quanto tale. Trump ha chiarito che non è preoccupato dell’influenza russa in Europa orientale o del destino dell’intero continente. L’unico scopo della NATO, dal punto di vista militare, tuttavia, è incentrato sull’impedire che la Russia eserciti la propria influenza sull’Europa.
Con gli Stati Uniti che si ritirano da questa guerra, la NATO di fatto ha cessato la propria funzione, sebbene ne rimanga ancora il guscio esterno.
Non doveva finire così
Il contrasto non potrebbe essere più netto tra come questa guerra si stia effettivamente concludendo e come i liberali avevano un tempo sognato che si concludesse. Si pensava che sarebbe finita con una Russia azzoppata, o persino con la caduta di Putin e la frammentazione della Federazione Russa. Invece, a cosa stiamo assistendo? La fine di questa guerra si è trasformata nella fine dell’intero ordine mondiale che è stato in vigore a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Sta calando il sipario sulla relazione decennale tra Stati Uniti ed Europa, in cui gli Stati Uniti sostenevano i propri alleati europei politicamente, economicamente e culturalmente come parte di un “ordine basato sulle regole” liberale, sotto la cui bandiera l’imperialismo americano si è imposto sul mondo intero.
Trump non avrebbe potuto essere più chiaro riguardo alla propria politica: l’America al primo posto. Gli interessi americani in Europa sono esigui rispetto a quelli in altre parti del mondo e, tuttavia, qui gli americani stanno sussidiando il sistema sanitario e i servizi sociali europei, permettendo loro di nascondersi dietro la potenza militare degli Stati Uniti sotto l’ombrello della NATO, in un momento in cui il debito federale americano è a livelli da record… e cosa ottengono in cambio? Questo è quello che pensa Trump. L’industria europea, la “sicurezza” militare europea può andarsene a strabenedire per quello che interessa a Trump. In effetti, molto meglio fare un accordo con Putin per aumentare la produzione di gas e petrolio, abbassando così il prezzo dell’energia e mantenere le promesse di Trump sulla riduzione dell’inflazione.
Così, non solo Trump ha rotto l’alleanza transatlantica che ha tenuto in piedi l’Europa per ottant’anni, tornando alla situazione che c’era alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma si sta essenzialmente alleando con Putin contro l’Europa!
Gli europei stanno avendo un crollo nervoso collettivo, il che è abbastanza comprensibile. Dopo la notizia esplosiva della telefonata tra Trump e Putin, hanno sperato di tornare alla ribalta e aprirsi la strada verso il tavolo negoziale sbandierando i “valori condivisi euro-americani” alla Conferenza della Sicurezza di Monaco della settimana scorsa.
In risposta, il vice presidente di Trump J.D. Vance ha dato loro più di quanto potessero chiedere, dichiarando a tutti gli effetti guerra all’intero establishment liberale dominante d’Europa.
“La minaccia che temo di più in Europa non è la Russia, non è la Cina, è una minaccia interna”, ha detto Vance. Avrebbe potuto direttamente puntare il dito sul suo pubblico e dire: “voi siete la minaccia!”.
Sebbene fosse ammantato da una retorica da battaglia culturale, il contenuto del suo discorso era chiaro: l’alleanza transatlantica è finita e non sarà nascondendosi dietro la bandiera dei “valori comuni” che la si terrà in piedi. Egli ha stroncato l’ipocrisia dei cosiddetti “valori democratici” dell’Unione Europea. Ed è stato più che sarcastico quando ha attaccato la Commissione Europea per aver cancellato le elezioni in Romania: se la vostra democrazia può essere distrutta con qualche centinaio di migliaia di dollari di annunci digitali da parte di un paese straniero”, ha detto beffardo, “allora già prima non era molto solida”.
L’intero discorso sprizzava disprezzo, specialmente per i tedeschi e Vance ha esplicitato l’appoggio dell’amministrazione Trump ad Alternative für Deutschland nelle elezioni del prossimo fine settimana [l’articolo è stato pubblicato originariamente il 19 febbraio su marxist.com, Ndt].
Piuttosto che terminare con una dimostrazione di forza politica da parte degli europei, l’incontro è finito con il presidente della conferenza che scoppiava in lacrime!
L’Europa tenta una dimostrazione di forza
I negoziati hanno già avuto inizio a Riad. Il primo giorno dei negoziati, i russi e gli americani hanno concordato di “affrontare gli elementi fonti di irritazione” nelle proprie relazioni bilaterali… che è un modo abbastanza scortese di riferirsi a Zelensky, Starmer, Macron e il resto della comitiva, che stanno seguendo gli sviluppi dei negoziati come tutti noi: dalla stampa.
Sicuramente gli ucraini e gli europei si sono resi irritanti: non c’è molto altro che possano fare! Zelensky ha provato, con scarso successo, a imbucarsi all’evento. Non essendoci riuscito, si è accontentato di parlare con la stampa dalla Turchia.
Trump ha risposto dicendo chiaramente a Zelensky che non dovrebbe sorprendersi di non essere stato invitato ai colloqui, dato che ha avuto a disposizione anni prima del 2022 per negoziare con i russi e non l’ha fatto! Se vuole dare all’Ucraina una voce legittima che parli a suo nome, Trump gli ha consigliato di cominciare con il convocare le elezioni, che sono state sospese per tutta la durata della guerra.
Nel frattempo, in un tentativo di farsi ascoltare dagli americani e dai russi, Macron ha convocato una conferenza di emergenza delle potenze europee al Palazzo dell’Eliseo… non di tutte le potenze europee, badate bene, ma solo di quelle che più facilmente avrebbero potuto accordarsi su una posizione comune. L’invito non è stato esteso, ad esempio, all’Ungheria di Orbán o alla Slovacchia di Fico.
E che dire di questa dimostrazione di “unità”? Farsesca. Ha soltanto smascherato la completa frammentazione e impotenza del continente europeo.
Gli americani avevano chiesto agli europei di farsi avanti con dei corpi di pace per garantire la sicurezza dell’Ucraina per sorvegliare i nuovi confini, ma gli europei non sono riusciti a trovare una posizione comune neanche su questo punto. La Meloni è arrivata in ritardo. Scholz, il cancelliere tedesco, ha manifestato la propria irritazione per il fatto che anche solo si discutesse dell’argomento… per poi andarsene in anticipo. Persino i falchi polacchi hanno espresso la propria avversione all’invio di forze di interposizione.
Solo Macron e Starmer sono stati così stupidi da manifestare la volontà di inviare delle truppe. Ma è solo aria fritta, visto che Starmer vi si è impegnato solo a condizione che gli americani inviino proprie truppe a loro protezione; cosa che Trump ha escluso.
Il fatto è che l’esercito inglese è in uno stato talmente pietoso che è improbabile che Starmer possa mandare delle truppe anche qualora lo volesse. Alcuni generali inglesi in pensione hanno spiegato che una simile operazione richiederebbe almeno 20mila soldati britannici, ma visto che la Gran Bretagna ha un esercito di 70mila uomini, molti dei quali sono impiegati negli uffici, ciò significherebbe schierare la gran parte dell’esercito britannico in Ucraina!
Lavrov ha detto abbastanza chiaramente che non accetterà la presenza di truppe europee in Ucraina dopo la guerra e, visto che non riescono neanche a mettersi d’accordo tra loro sulla questione, gli europei hanno reso molto facile agli americani cedere su questo.
Gli europei si sono ovviamente trovati tutti d’accordo sull’aumento delle spese militari, che Trump chiede da tempo. Ma anche qui tutto sta andando a rotoli. Macron ha spinto per un debito comune europeo per finanziare il riarmo, ma la classe dominante tedesca non è disposta a pagarlo.
Nel frattempo, da dove dovrebbero venire le armi? È chiaro che gli europei non possono sperare sull’allineamento dei propri interessi con quelli americani. L’unica soluzione sarebbe quella di costruire un’industria aerospaziale autonoma, indipendente dai parametri, i software e l’assistenza tecnica degli americani. Questa è la proposta di Macron. Altri europei sono meno entusiasti. Trump ha chiarito che si tratta di una falsa partenza: se sanno cosa è bene per loro, gli europei acquisteranno armi prodotte in America, le acquisteranno in grandi quantità e rimarranno così per sempre dipendenti dall’industria militare americana.
Il gioco è finito per l’Europa
Qual è il significato di tutto ciò? Il ritmo accelerato degli eventi delle ultime settimane, che stanno rimodellando il mondo, è il culmine di processi che si sono stati all’opera per decenni.
Il sistema capitalista passa da una crisi all’altra dal 2008, quando lo Stato intervenne per salvare il sistema dal crollo completo dopo la crisi finanziaria. Si sono accumulati debiti enormi e insostenibili. Le nuove crisi, come quella della pandemia di Covid-19, si sono aggiunte a questo fardello pesantissimo e in costante crescita. Il giorno sciagurato in cui il debito dovrà essere pagato viene posticipato ogni volta, in maniera apparentemente eterna.
Nel frattempo, anche l’imperialismo americano sta gradualmente perdendo terreno ed è vittima di un processo di lunga durata di declino relativo, mentre nuovi rivali come la Russia e la Cina emergono e lo sfidano.
Questi processi possono protrarsi per un lungo periodo senza dare l’impressione di provocare alcun mutamento fondamentale. Ma, alla fine, tutto esplode in maniera simultanea. Si arriva a un punto di svolta. Stiamo vivendo un brusco punto di svolta proprio adesso.
Trump ha completamente stravolto la politica tradizionale dell’imperialismo americano, che per molti anni ha avuto un’aurea di irrealtà. L’“ordine basato sulle regole” liberale, la maschera con la quale l’imperialismo americano ha cercato di imporsi in tutto il mondo allo stesso tempo, è diventata del tutto impraticabile.
Trump propugna il trinceramento e l’isolazionismo. Da ciò consegue il ritiro dell’appoggio al capitalismo europeo, che è diventato marginale per gli interessi del capitale americano. La sicurezza dell’Europa, la sua economia, la sua politica, persino la sua cultura, per ottant’anni, si sono imperniate sull’appoggio degli Stati Uniti. Non più. Gli Stati Uniti hanno ben altre gatte da pelare lontano dall’Europa. Senza questo appoggio, come abbiamo spiegato altrove, il continente europeo è diventato estremamente vulnerabile.
Sebbene non sia morta, la NATO è ora un guscio vuoto. E quindi, gli europei vogliono contrarre più debito per finanziare un riarmo febbrile, alla disperata ricerca di una via d’uscita. Ma gli ultimi giorni hanno mostrato quale sia la tara fondamentale del capitalismo europeo: è un mosaico di piccole economie, che non riescono a competere su scala mondiale, prive di peso, con interessi nazionali differenti che divergono bruscamente in assenza dell’appoggio esterno degli Stati Uniti. Queste piccole nazioni verranno spinte in direzioni diverse con l’avanzare del tempo.
Nel passato, l’UE, la BCE, ecc. intervennero per salvare quei paesi sull’orlo della bancarotta e così tenere l’UE unita. Lo abbiamo visto durante la crisi dei debiti sovrani europei. Più di recente, l’abbiamo visto con il PNRR dopo la pandemia di Covid-19. Fiumi di denaro sono stati riversati, per esempio, in Italia, nel momento in cui essa era la più vicina alla bancarotta tra i paesi europei e Fratelli d’Italia si avvicinava al potere.
Ma lo rifaranno? Potranno rifarlo? Tra le classi dominanti d’Europa, sta prendendo piede l’idea che debbano prima di tutto salvare se stesse, a spese del resto del continente, se necessario: possiamo già vedere i vari “La Germania al primo posto”, “La Francia al primo posto”, e così via, che andranno ad affermarsi in futuro. Gli anni che verranno potrebbero portare anche alla distruzione completa dell’Unione Europea.
Sebbene Trump parli di rimuovere le sanzioni contro la Russia, non si è disfatto delle minacce di dazi contro l’Europa. Senza gli americani, i russi sono al momento la grande potenza militare ai confini dell’Europa e anch’essi esigeranno un prezzo per questo. Questi piccoli paesi verranno fagocitati dalle grandi potenze, dagli Stati Uniti, dalla Cina, dalla Russia.
L’Europa è il continente nel quale il capitalismo è nato. Adesso, nel pieno dell’agonia mortale del capitalismo, l’Europa si trova nell’occhio del ciclone, fagocitata, senza un futuro in questo sistema.
Tutto questo ha enormi conseguenze sociali per il continente. Esso è impantanato in una crisi debitoria, già da prima che si aggiungesse al mucchio la rinnovata spesa militare. La classe dominante sa cosa bisogna fare: deve attaccare brutalmente la classe operaia. Ma Macron è più o meno finito, Reform [partito di estrema destra, Ndt] vola nei sondaggi in Gran Bretagna, l’Afd sembra sul punto di diventare il secondo partito in Germania. Lo stesso vale per molti altri paesi.
L’ascesa di questi partiti non è semplicemente un sintomo di uno “spostamento a destra” nella società. È l’espressione di un sentimento profondo di rabbia sociale contro tutta la classe dominante e l’establishment. L’assenza di un’alternativa di sinistra – o, meglio, i vergognosi tradimenti della sinistra, che si è legata ai liberali fin dal 2008 – lo ha reso possibile. Ma questo preparerà il terreno a nuove e ancora più brusche oscillazioni a sinistra in tutto il continente e a esplosioni rivoluzionarie che scuoteranno le fondamenta del capitalismo in Europa, fondamenta che si incrinano e vanno in frantumi mentre scriviamo.
19 febbraio 2025