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20 Novembre 2016Con l’elezione di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti d’America, le grida di “fascismo!” riempiono di nuovo l’aria. Tuttavia, come vedremo, anche se Donald Trump è un rozzo intollerante, un uomo d’affari miliardario, non è un fascista. Il segreto della sua vittoria non è che si sia posto alla guida di un movimento fascista di massa che si batte per il potere, ma che la politica del “meno peggio” perseguita dalla “sinistra” e dai dirigenti del movimento operaio ha perso tutto il suo vigore. Data la mancanza di un’alternativa di classe indipendente fornita dai sindacati o da Bernie Sanders, gli americani, poco entusiasti dalla campagna, sono rimasti a casa in massa il giorno delle elezioni e la vittoria è stata consegnata a Trump da parte dei lavoratori della “Rust belt” alienati e stanchi da decenni di tradimenti da parte dei Democratici.
La vera lezione delle elezioni 2016 è che la classe operaia ha bisogno di un proprio partito. Milioni di persone in Stati martellati dalla crisi capitalistica volevano un “populista” e solo i repubblicani lo potevano offrire (contro la loro volontà). Il vero significato del termine “populismo”, alquanto sprezzante, è il fatto che milioni di persone normali, vale a dire lavoratori, che costituiscono la stragrande maggioranza di questa società, vogliono un cambiamento fondamentale e reale. Vogliono posti di lavoro per tutti, la sanità, l’istruzione, l’infanzia, le infrastrutture, la sicurezza, una settimana lavorativa più corta, e una migliore qualità della vita per sé e per i loro cari. Essi vogliono porre fine al dominio della loro vita da parte delle grandi imprese e dei politici di professione.
La rabbia contro lo status quo si esprime in modi diversi. Quasi la metà dell’elettorato si è astenuto del tutto dal voto. Altri hanno espresso una preferenza per Bernie Sanders o hanno votato per un terzo candidato. Altri hanno votato per Trump, nonostante la sua retorica razzista, compreso il 29% dei latinos e il 53% delle donne bianche. Per questi elettori, la promessa di Trump di posti di lavoro e di stabilità economica è stata più forte di tutte le altre considerazioni. Non sorprende che, data la storia e le contraddizioni peculiari di questo paese, e senza una chiara alternativa da parte dei dirigenti sindacali, molti americani siano caduti sotto l’influenza del capro espiatorio fornito dai razzisti.
La lotta contro il razzismo
Alla piaga del razzismo, sempre presente, appena sotto la superficie della società americana, è stata fornita una legittimazione e una possibilità di sfogo che non si vedevano da decenni. Svastiche sono apparse in tutto il paese; bambini delle elementari cantavano “costruiamo un muro!” insultando i loro compagni di classe Latinos; le donne musulmane che indossavano il velo sono state verbalmente e fisicamente aggredite; il Ku klux klan ha annunciato una parata per la vittoria in North Carolina; l’ex gran maestro del Kkk David Duke ha definito la vittoria di Trump “il giorno più bello della sua vita”; e i campi di concentramento per i nippo-americani della seconda guerra mondiale, sono stati rivalutati positivamente come un “precedente” per il futuro.
La rabbia si è già trasformata in volontà d’azione e di sfida. Ma per molti, c’è anche un senso di inquietudine. Non tutti coloro che hanno versato lacrime per il risultato delle elezioni sono apologeti della Clinton e dell’ala liberale della classe capitalista. Milioni di immigrati, musulmani, LGBT, disabili, e altri obiettivi della campagna di Trump temono per il loro futuro, la loro sicurezza, e anche la loro vita.
Per quanto tutto ciò possa essere traumatico, non tutti i mali vengono per nuocere. L’esperienza della vita reale è l’insegnante più efficace, ed è ora chiaro a milioni di persone che, se vogliono un mondo migliore, devono mettersi in gioco e ottenerlo lottando.
Il razzismo, la xenofobia, il sessismo sono una cosa terribile da sperimentare su se stessi o a cui assistere come testimoni. Il fanatismo è un veleno corrosivo e disumanizzante che mina l’unità della classe operaia come nient’altro. I marxisti si distinguono per lottare per una vera uguaglianza per tutti e sono in prima linea nella lotta contro ogni forma di discriminazione. Siamo consapevoli che la ragione principale per il fanatismo razzista è la disuguaglianza materiale, che è il risultato delle divisioni di classe insite nel capitalismo.
L’umanità possiede le risorse e le conoscenze tecniche e scientifiche per costruire un mondo dove regni la sovrabbondanza. Ma sotto il capitalismo, con la sua economia di mercato, la ricerca implacabile del profitto, e la proprietà delle leve principali dei mezzi di produzione nelle mani di una piccola minoranza di popolazione, ci è impedito di raggiungere il nostro pieno potenziale. Non è che non sia possibile produrre abbastanza merci di consumo, ma che non c’è abbastanza domanda sul mercato di tali prodotti da vendere e realizzare un profitto. Questa scarsità artificiale, a sua volta, viene utilizzato dalla classe dominante per metterci uno contro l’altro, in lotta le briciole, accusandoci a vicenda per la nostra miseria invece di incolpare il sistema.
Purtroppo, molti a “sinistra”, che si limitano a proporre soluzioni entro i limiti del capitalismo, cadono a loro volta in questa trappola. Per loro, la soluzione è quella di proporre, per esempio, che i lavoratori “maschi e bianchi” devono stringere la cinghia per “far spazio ad altri”, in poche parole la società dovrebbe semplicemente dividere la povertà imposta dal capitalismo in modo diverso. Non dovrebbe sorprendere che la gente comune, non importa quale sia il loro vissuto, resisterà a questi propositi per proteggere “quello che è suo”: le loro famiglie, le persone amate, la loro “razza” o il sesso, la religione, e così via.
Il capitalismo non ha più un ruolo storicamente utile da svolgere nell’organizzazione della società umana. Nel paese più ricco del pianeta si può utilizzare solo il 75% della capacità industriale esistente, costringendo milioni di persone all’inattività forzata della disoccupazione e altri milioni di persone in tutto il mondo a morire di fame, mentre gli agricoltori vengono pagati per non coltivare i loro prodotti e i magazzini scoppiano di merci “invendibili”. Sfruttando appieno il potenziale produttivo della società, potremmo essere in grado di garantire posti di lavoro, assistenza sanitaria e istruzione, ridurre la settimana lavorativa e migliorare il tenore di vita di tutti. Invece di litigare per le briciole, sarebbero fornite le basi materiali per eliminare il pensiero razzista e l’intolleranza. In assenza di un terreno fertile per attecchire, l’intolleranza si estinguerebbe dato che le nuove generazioni crescerebbero in un mondo libero dal bisogno e dalla paura che domina sotto il capitalismo. Questo è il motivo per cui noi diciamo: per combattere il razzismo, bisogna combattere il capitalismo!
Tuttavia, non possiamo semplicemente aspettare l’arrivo del socialismo per risolvere questo problema. La sconfitta dell’apparato statale e delle immense risorse dei capitalisti saranno possibili solo sulla base della massima unità della classe operaia. Tale unità può essere forgiata solo nel fuoco della lotta comune contro i nostri oppressori comuni. È nel corso di tale lotta che la forza dell’unità dei lavoratori sarà realizzata nell’azione, non solo teorizzata. La vera solidarietà richiede una guida chiara e la volontà di lottare fino in fondo, non semplici discorsi. Il movimento operaio deve fare di più che denunciare il razzismo a parole. Deve rompere con entrambi i partiti padronali e lottare nell’interesse di tutti i lavoratori in ogni luogo di lavoro, quartiere, e campus, nonché nelle urne attraverso un nostro partito indipendente e di classe. Dobbiamo utilizzare le armi classiche e sperimentate nel corso del tempo dalla classe operaia: manifestazioni di massa, occupazioni, scioperi, così come scioperi generali economiche e politiche.
Come disse in una frase famosa Fred Hampton, il leader delle Pantere nere: “Noi diciamo che non si combatte il razzismo con il razzismo. Combatteremo il razzismo con la solidarietà. Diciamo che non si lotta contro il capitalismo con il capitalismo nero. Il capitalismo si combatte con il socialismo !”
L’America di Trump è fascista?
Superficialmente, ci sono “prove” in abbondanza per “dimostrare” che gli Stati Uniti ora sono fascisti. Tuttavia, semplicemente affermare una cosa non la rende reale. Lo stesso è stato detto di Nixon, Reagan, e di Bush padre e figlio. Superficialmente una definizione può essere trovata per quasi tutto. Il nostro compito è quello di andare oltre le apparenze superficiali e comprendere le reali contraddizioni e dei processi della società. I marxisti insistono sulla precisione scientifica dell’analisi al fine di lottare più efficacemente contro i nostri oppressori.
Il fascismo è sorto storicamente in Italia, Germania e Spagna a causa della situazione di stallo totale del capitalismo e il fallimento di diversi tentativi di rivoluzione socialista. Grazie alla politica di collaborazione di classe della propria direzione, la classe operaia italiana, tedesca e spagnola perse diverse opportunità di prendere il potere e trasformare la società. In tutti questi casi, un “uomo forte” è emerso per riempire il vuoto di potere attraverso una peculiare forma di dittatura militare “bonapartista”.
Ciò che ha reso il fascismo diverso da una dittatura militare “normale” è stata la base di massa di appoggio fornita dalla “piccola borghesia infuriata” -i piccoli commercianti, i professionisti, i contadini / agricoltori di medie e grandi dimensioni , e i loro figli nelle università. Negli anni ‘20 e ’30, questi ultimi costituivano uno strato molto più grande della società di quanto non facciano oggi. Alla disperata ricerca di una via d’uscita dalla crisi, e senza una guida da parte della classe operaia, questi strati “mediocre” erano disposti a provare qualsiasi cosa. Bande di teppisti furono mobilitate per distruggere i sindacati, i partiti comunisti e socialisti, e il capro espiatorio del razzismo fu utilizzato per distogliere l’attenzione dalle cause reali della crisi capitalista.
Alcune persone pensano che qualcosa di simile stia accadendo oggi. Ma qualcosa di simile non è necessariamente lo stesso, ci sono molte differenze cruciali e decisive. Il capitalismo oggi è infatti in grave crisi, ma non è ancora minacciato da un rovesciamento immediato da parte della classe operaia. La classe dominante avrebbe preferito Clinton, ma tuttavia hanno ancora un controllo saldo sul potere politico ed economico. Ciò è reso possibile soprattutto dalla leadership sindacale attuale, che offre nulla, ma solo il vicolo cieco, perdente, del meno peggio.
Tuttavia, nonostante il calo numerico degli iscritti ai sindacati nel corso degli ultimi decenni,la classe operaia organizzata possiede una forza potenziale potente e decisiva. Dai trasporti e le comunicazioni all’istruzione e la sanità, i lavoratori sindacalizzati detengono un enorme potere nelle loro mani. I sindacati non sono stati resi illegali, distrutti, o annichiliti dalla violenza. La classe operaia nei suoi settori più ampi non può ancora essere organizzata, ma più di 100 milioni di americani sono lavoratori dipendenti, e con le loro famiglie e le persone a carico, costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione.
Sono proprio i cambiamenti demografici che hanno avuto luogo nel corso degli ultimi 80 anni che rendono inconsistenti le grida ricorrenti di “fascismo!”. La maggior parte degli americani, compresi quelli che vivono in zone rurali più conservatrici, sono classe operaia. Il numero delle aziende agricole in America è sceso da 6 mLa prospettiva da adottareilioni nel 1935 ai soli 2 milioni di oggi. Mentre molte piccole aziende agricole continuano ad esistere, le multinazionali dell’agroalimentare hanno schiacciato i piccoli e medi agricoltori, i pilastri sociali della reazione fascista. Lungi dall’essere una nazione di “agricoltori piccoli proprietari e indipendenti” come la descriveva Jefferson, il 10% delle aziende più grandi ora rappresentano il 70% delle terre coltivate. Anche se le illusioni del ritorno a una “Età dell’oro” passata rimangono, stanno per essere rapidamente bruciate tramite l’esperienza, e, infine, le rivendicazioni di classe basilari sono sempre più alla ribalta.
Professioni come quella dei bancari, degli insegnanti e anche dei medici sono stati proletarizzate a tal punto che la maggioranza di essi si identificano più con la classe operaia che con i super-ricchi. Molte di esse sono ora organizzate in sindacati e in associazioni professionali e sono attive nel movimento operaio organizzato. Per quanto riguarda i proprietari di piccole imprese, i produttori, le imprese importatrici, schiacciati dalle grandi banche, molti hanno sostenuto Trump e il suo slogan populista “Rendere grande l’America!” e la sua retorica “Mi batterò per i più piccoli !” . Il successo di Sanders nelle primarie e nei caucus dimostra che il suo appello per una “rivoluzione politica contro la classe dei miliardari” avrebbe potuto convincere molti di questi settori alle elezioni politiche se si fosse presentato come indipendente. E i campus, che erano una volta focolai di reazione e del fascismo-poiché la maggior parte degli studenti provenivano dalle fila delle classi ricche – ora sono pieni di figli di lavoratori indebitati fino al collo.
Ma allora ci sono individui e gruppi fascisti negli Stati Uniti di oggi, compreso all’interno del governo? Ci sono piccoli gruppi di piccolo borghesi infuriati e gruppi di vigilantes armati? Se la classe operaia americana non riesce a rovesciare il capitalismo e vanifica i propri sforzi rivoluzionari nel periodo storico che abbiamo di fronte, è possibile che sorga una qualche forma di dittatura militare ? Assolutamente sì. Ma la base sociale per il fascismo in quanto tale, non esiste più, e un periodo di reazione vera e propria non è probabile nel prossimo futuro.
Coloro che desiderano comprendere l’analisi marxista sul fascismo in maniera più approfondita, deve fare riferimento al lavoro del grande rivoluzionario Leon Trotsky, che ha offerto una serie di brillanti intuizioni sulle origini e la genesi del fascismo, . Abbiamo anche elaborato sulla questione Trump, sul fascismo, e oltre, in questo articolo, Chi è Trump e come combattere contro di lui, scritto prima delle elezioni.
Donald Trump è una povera mediocrità selezionata attraverso un sistema elettorale obsoleto che poggia su un modo di produzione senile e decrepito. È stato eletto da meno del 25% della popolazione in età di voto e una minoranza di elettori effettivi. Rispetterà poco o nulla della maggior parte delle sue promesse, e la sua base di appoggio diverrà inquieta in fretta, soprattutto una volta che arriveranno le inevitabili ripercussioni della crisi economica. Di conseguenza, sarà costretto ad appoggiarsi ai settori più confusi, arretrati, razzisti, e misogini della società per distogliere l’attenzione dai problemi reali e mantenere una parvenza di appoggio.
Ma la gioventù non lo sosterrà, soprattutto dopo l’esperienza di Black Lives Matters. Dopo l’omicidio di Mike Brown, il ruolo della brutalità della polizia nella difesa degli interessi della classe dominante è compreso da ampi strati della gioventù. Le proteste spontanee contro Trump mostrano lo spirito combattivo di questo settore, ed è solo l’inizio.
Se il fascismo dettasse veramente legge, Donald non twitterebbe continuamente sulle proteste “sleali” che convergono sulla Trump Tower e che lo perseguitano ovunque vada. Invece, bande armate appoggiate dalla polizia avrebbero ripulito le strade, veri e propri linciaggi avrebbero distrutto i negozi di immigrati e gli uffici sindacali, i corpi di dirigenti sindacali e della sinistra sarebbero ammassati nelle obitori, e la legge marziale regnerebbe su tutte le principali città del paese. Questo non è ovviamente accaduto e non accadrà in un prossimo futuro.
Il semplice fatto è che ci sono molti più lavoratori che capitalisti. Tutta la polizia nel paese non può tenere sotto controllo New York City o Los Angeles per lungo tempo una volta che i lavoratori cominciano a mobilitarsi, per non parlare delle oltre 100 altre città degli Stati Uniti con una popolazione di mezzo milione di abitanti o più. I rapporti di forza fra le classi non sono affatto favorevoli ai capitalisti, ed è proprio per questo che vogliono evitare un confronto aperto con la classe operaia. Devono invece fare affidamento su misure austerità, manovre politiche, tattiche del “divide et impera”, e sulla leadership del movimento operaio per fare il lavoro sporco. Ma le leggi della lotta di classe alla fine si affermeranno, anche negli Stati Uniti.
La prospettiva da adottare
La verità è che gli Stati Uniti non sono più razzisti, sessisti, omofobi di quanto non fossero prima delle elezioni. Come ha spiegato Malcolm X, “Non si può avere capitalismo senza razzismo”. Il lerciume è stato semplicemente portato in superficie. Ora che è venuto alla luce del sole, ci batteremo con tutti gli strumenti a nostra disposizione, e soprattutto, con l’arma più potente di tutte: la lotta per dell’unità della classe operaia contro il capitalismo.
La maggior parte delle persone non si rende conto che la Gran Bretagna ha visto anche la nascita di un movimento fascista negli anni precedenti la seconda guerra mondiale. Oswald Mosley e le sue “camicie nere” speravano di seguire la scia di Hitler e Mussolini. Ma i lavoratori britannici presero seriamente il consiglio di Trotskij , che dovrebbero “fare assaggiare alla faccia dei fascisti il marciapiede.” Nella battaglia di Cable Street, gli operai uniti costruito barricate e fermarono la minaccia di reazione attraverso l’azione di massa. Questo stroncò sul nascere la minaccia del fascismo in gran Bretagna. Nel 1948, Ted Grant ha scritto un articolo brillante sul fascismo in cui spiega questa esperienza in grande dettaglio.
Lo chiariamo: i marxisti non sono a favore della violenza. Sappiamo che una volta che la classe operaia è cosciente della propria forza, nulla sulla terra potrà fermarla. Di conseguenza, una soluzione pacifica, una rivoluzione incruenta è del tutto possibile. Tuttavia, non staremo a guardare mentre i nostri fratelli e sorelle sono insultati, umiliati, aggrediti, uccisi, o spinti al suicidio. Il movimento operaio deve rispondere a qualsiasi forma di violenza o minaccia di violenza con lo strapotere della classe operaia unita, fino a convocare scioperi di solidarietà e la formare milizie di autodifesa dei lavoratori armati per proteggere noi stessi e i nostri fratelli e sorelle di classe.
La classe operaia americana disporrà di molte occasioni per porre fine a questo sistema prima che il pericolo di reazione di massa alzi la testa. Condizioni simili portano a risultati simili, e gli Stati Uniti non sono immuni alla rivoluzione. La crisi del capitalismo alla fine porterà a una risposta di lotta da parte dei lavoratori. Solo uno sciopero vittorioso può cambiare l’intero aspetto e l’ambiente nel movimento operaio e scatenare una lotta generalizzata. Ma per quanto sia importante, la lotta contro un singolo padrone o politico, non è sufficiente. Quello che ci serve è una rivoluzione.
Una rivoluzione rappresenta la lotta unita di tutta la classe operaia contro il potere concentrato di tutta la classe capitalista. Ma il successo della rivoluzione non è garantito in anticipo, non importa quanti sacrifici i lavoratori facciano. La lezione del ventesimo secolo è che tutto dipende da che tipo di direzione si trova alla testa delle organizzazioni dei lavoratori una volta che inizia la resa dei conti decisiva. Questo è il motivo per cui non è esagerato affermare che il successo della rivoluzione socialista dipende da quello che facciamo ad oggi per costruire le forze del marxismo rivoluzionario.
Non c’è spazio per l’autocompiacimento o per stare in disparte, in un mondo come questo. Riteniamo che gli interessi di miliardi surclassino gli interessi dei miliardari! Se siete d’accordo, aderite alla Tmi!