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10 Febbraio 2020“Non si può censurare la Giornata del Ricordo”. Con queste parole l’Assessore alla cultura (sic!) del Comune di Trieste Giorgio Rossi liquida le proteste che in questi giorni ha sollevato l’organizzazione di un convegno “storico” (patrocinato dal Comune stesso) in cui si sosterrà la tesi che ad incendiare il Narodni Dom nel 1919 siano stati gli stessi sloveni.
La posizione di Rossi più che pilatesca ha il pregio di confermare ciò che gli antifascisti hanno sempre spiegato riguardo alla cosiddetta “Giornata del Ricordo”, ovvero che dietro alla coltre fumosa delle celebrazioni ufficiali c’è una vera e propria opera di falsificazione storica, propaganda anti-slava e anti-partigiana e di riabilitazione del fascismo.
Non è un mistero infatti che la tesi secondo cui furono “terroristi slavi” ad appiccare il fuoco al Balkan sia il nuovo cavallo di battaglia con cui Casapound sta suonando la carica contro la comunità slovena in città. Esattamente la stessa Casapound che a dicembre si è distinta per aver affisso ad Opicina manifesti denigratori nei confronti della memoria dei Martiri di Opicina fucilati nel 1941 per ordine del Tribunale Speciale.
Pare quindi che non solo la difesa e l’apologia di sentenze emesse da un Tribunale fascista non siano sufficienti per far andare in galera questi teppisti per apologia di fascismo, ma che addirittura questa vomitevole azione politica possa tramutarsi in un comodo lasciapassare per organizzare convegni “storici” nei quali discutere del “vittimismo degli sloveni” e altre falsità simili.
Convegni che qualcuno, a quanto pare, non reputa doveroso censurare.
Lo ripetiamo: Casapound va sciolta e la sua sede va chiusa. Chiunque continuerà a girare la testa dall’altra parte, siano le istituzioni che ne patrocinano gli eventi o la polizia che ne garantisce l’impunità, è loro complice.
Quella del convegno sul Narodni Dom è solamente l’ultima delle provocazioni e delle manomissioni storiche operate sotto la tutela della legge n.92/2004 che istituisce la Giornata del Ricordo ed è seconda solamente all’intitolazione due anni fa del carcere di Trieste al Maresciallo Ernesto Mari, fucilato dopo la Liberazione di Trieste nel maggio del 1945 per il “trascurabile” fatto di aver diretto il carcere per conto dell’amministrazione nazista dopo l’8 Settembre e averlo trasformato da luogo di detenzione (e tortura) a prima tappa del lungo viaggio verso Auschwitz per centinaia di ebrei, oppositori politici e partigiani.
Siamo davanti ad un vero e proprio uso politico della storia volto a deformarla e riscriverla completamente ad uso e consumo della riabilitazione di figure legate al regime fascista e alla criminalizzazione della Resistenza, della sua storia e dei suoi protagonisti. Ci sono volute decine d’anni anni, migliaia di articoli,libri, spettacoli teatrali, convegni, serie tv, film (dispendioso essere fascisti oggi e volersi ripulire la coscienza eh?), ma il risultato è raggiunto.
Se oggi gli eredi di Almirante scrivono a proprio gusto la storia del Confine Orientale e presenziano a commemorazioni tra i labari della Xa Mas e bandiere del Fronte Veneto Skinhead e se Alessandra Mussolini può permettersi di insultare Liliana Segre non è perché essi abbiano dimostrato un particolare acume politico, categoria che mal si sposa con la loro storia.
Se oggi succede quel che succede è innanzitutto responsabilità degli errori, delle concessioni e della degenerazione politica della sinistra riformista erede dello stalinismo italiano la cui storia inizia con l’Amnistia concessa ai fascisti da Togliatti nel 1946 e finisce con le strette di mano tra Luciano Violante e l’ex ministro/bastonatore squadrista Roberto Menia.
A questa storia di cedimenti, appelli alla riconciliazione ed ammiccamenti noi rispondiamo con la storia gloriosa ed incancellabile della Resistenza Partigiana e della solidarietà e della fratellanza tra i popoli del Litorale forgiata nella lotta armata contro il nazi-fascismo.
La Liberazione dal fascismo e dal tallone di ferro dell’occupazione dei Balcani fu la vittoria dei lavoratori e delle lavoratrici italiani e jugoslavi contro i propri oppressori di classe.
Non accettiamo lezioni di storia da Casapound, da Forza Nuova o da chi sceglierà, lunedì prossimo, di condividere con queste organizzazioni il palcoscenico delle celebrazioni ufficiali a Basovizza.
Per questi motivi quindi saremo presenti, dando la nostra piena adesione, al presidio antifascista organizzato in Piazza della Borsa per lunedì 10 febbraio.
Morte al fascismo, libertà ai popoli!