Unione Europea – Turchia: l’accordo della vergogna
8 Aprile 2016
Francia: il movimento al bivio decisivo!
11 Aprile 2016
Unione Europea – Turchia: l’accordo della vergogna
8 Aprile 2016
Francia: il movimento al bivio decisivo!
11 Aprile 2016
Mostra tutto

Tesi sulla rivoluzione e la controrivoluzione in Venezuela

Pubblichiamo le tesi sulla rivoluzione e controrivoluzione in venezue scritte da Alan Woods nel 2004.

di Alan Woods

 

1) La Rivoluzione venezuelana è a un bivio. Dopo aver sconfitto due volte la controrivoluzione, ora deve affrontare una nuova e furibonda offensiva. Questo significa che le forze controrivoluzionarie non si sono rassegnate alla sconfitta. Sono sempre più disperate, e la loro disperazione le rende ancora più determinate e violente. Inoltre, stanno combinando metodi legali e semi-legali di lotta (la campagna per il referendum1) con preparativi per la lotta armata. I primi sono rivolti all’opinione pubblica internazionale ed hanno un’importanza secondaria. I secondi costituiscono invece l’essenza della loro strategia. Questo si combina con una campagna di sabotaggio economico, col disgregamento della catena di distribuzione del cibo, e con atti di sommossa.

2) L’arresto dei paramilitari colombiani in Venezuela indica l’esistenza di una cospirazione ben organizzata per rovesciare il governo e assassinare Chavez. I pericoli che la rivoluzione deve affrontare sono perciò molto reali. È dunque arrivato il momento di trarre tutte le necessarie conclusioni e di compiere passi che colpiscano in odo deciso la controrivoluzione.

3) Oggi la società venezuelana è estremamente polarizzata tra chi è a favore e chi è contro la rivoluzione bolivariana, tra destra e sinistra. A sinistra ci sono i lavoratori, i contadini e la gente povera, che stanno lottando per difendere la rivoluzione e per farla avanzare. A destra ci sono i controrivoluzionari venezuelani, guidati da banchieri, proprietari terrieri e capitalisti, che sono riusciti a trascinare dietro di sé una larga fascia della classe media. L’abisso tra i due campi antagonisti è enorme e non può essere colmata. Tutti i tentativi di compromesso sono futili.

4) L’imperialismo statunitense continua ad incoraggiare, sostenere e finanziare le forze della controrivoluzione interna, sperando che queste possano fare il lavoro sporco al posto suo. Ma è giunto alla conclusione corretta che l’opposizione interna è troppo debole per farcela solo sulla base delle proprie forze. Quindi, Washington sta preparando una campagna di terrore utilizzando forze paramilitari colombiane che lavorano in collegamento con i controrivoluzionari interni. Questo equivale ad una dichiarazione di guerra.

5) Presto o tardi, le cose si risolveranno con una vittoria decisiva di una parte o dell’altra. La rivoluzione non ha ancora superato la fase decisiva. Tutti i miglioramenti ottenuti dalle masse sotto il governo di Chavez possono ancora essere liquidati. Il movimento può essere ricacciato molto indietro. Questo è ciò per cui i controrivoluzionari stanno lottando, mentre i lavoratori stanno lottando per sconfiggerli. La questione del potere non è ancora stata risolta. In un futuro non troppo lontano la battaglia decisiva dovrà essere combattuta e vinta.

6) Chi sono i controrivoluzionari? Sono gli stessi borghesi che hanno governato il Venezuela per decenni. Hanno saccheggiato e rovinato il paese, mentre si riempivano le tasche e i conti in banca con la ricchezza creata dai lavoratori. Sono i fattorini locali dell’imperialismo statunitense. Sono gli stessi politici e burocrati marci e corrotti contro cui Hugo Chavez si è ribellato, esprimendo la volontà del popolo venezuelano.

7) Il programma della controrivoluzione è un misto di bugie, frodi e ipocrisia. Dicono di essere per la “democrazia”, ma trascurano il fatto che Chavez ha regolarmente vinto convincendo la maggioranza in ogni elezione. Dicono di essere per il rispetto della legge, ma la violano costantemente, al punto di organizzare un colpo di stato per rovesciare il governo democraticamente eletto. Dicono di essere per l’ordine, ma creano costantemente disordine e caos per mascherare i loro intrighi controrivoluzionari. Dicono di essere sinceri patrioti venezuelani, ma hanno venduto il loro paese all’imperialismo statunitense e tengono le loro ricchezze in conti bancari in Florida. Ora stanno sostengono attivamente un’invasione del Venezuela da parte di forze controrivoluzionarie straniere.

8) Nella lotta tra rivoluzione e controrivoluzione i controrivoluzionari hanno un solo grande vantaggio: il controllo dei punti-chiave dell’economia. Durante il cosiddetto sciopero generale (in realtà una serrata padronale) i capitalisti venezuelani hanno inflitto un danno terribile all’economia. Le perdite totali ammontano a più di 7 miliardi di dollari. Oltre a ciò, questi cosiddetti patrioti hanno esportato miliardi di dollari nelle banche in Florida, privando così l’economia venezuelana di investimenti di cui avrebbe molto bisogno. Allo stesso tempo stanno anche disorganizzando la catena di distribuzione del cibo, controllata da 3 o 4 grandi gruppi monopolistici al fine di creare aumenti di prezzi artificiali e scarsità di generi alimentari di base. Stanno succhiando via la preziosa linfa vitale del Venezuela nel tentativo di creare la massima disorganizzazione, disoccupazione e sofferenza. Sperano che questo attenuerà l’entusiasmo delle masse per la rivoluzione. Vogliono anche provocare caos e disordine in modo da creare le condizioni per un colpo di stato da parte dei vertici militari per “restaurare l’ordine”.

9) L’elemento decisivo nell’equazione è la classe operaia. I lavoratori del Venezuela hanno già cominciato a respingere l’offensiva dei padroni. Hanno preso l’iniziativa, in certi casi hanno occupato le fabbriche abbandonate dai padroni, iniziando a introdurre elementi di controllo operaio in alcune aziende, istituendo sindacati democratici e costringendo i padroni a pagare stipendi arretrati e indennità. Queste iniziative dovrebbero essere riprese e generalizzate, mostrano la direzione in cui andare.

10) Un ruolo particolarmente funesto è giocato dai cosiddetti “leader sindacali” della Ctv.2 Questi luogotenenti del capitale corrotti e degenerati hanno da tempo venduto l’anima ai padroni e alla Cia. Hanno perso qualsiasi diritto di essere considerati una parte legittima del movimento operaio. Dovrebbero essere cacciati dal movimento.

11) La costruzione dell’Unt3 è un compito urgente. Dobbiamo costruire e rafforzare i sindacati democratici e fornire loro un programma di lotta. Bisogna costruire una federazione sindacale di massa! Elaborare una piattaforma di rivendicazioni basata sulle esigenze immediate dei lavoratori: la lotta contro le chiusure di fabbriche e contro la disoccupazione, contro l’alto costo della vita, ecc.

12) L’Unt ha recentemente annunciato una campagna per iscrivere al sindacato l’80% della forza lavoro (campagna che è stata pubblicamente sostenuta dal presidente Chavez). Questo è un passo nella giusta direzione. Organizzando gli strati non organizzati, la rivoluzione può togliere la terra da sotto i piedi alla vecchia, marcia burocrazia sindacale di destra. Quest’iniziativa deve essere intrapresa energicamente a tutti i livelli. Contemporaneamente si deve fare un appello a tutti i lavoratori che rimangono in sindacati affiliati alla Ctv affinché combattano per democratizzarli e perché questi sindacati si uniscano all’Unt. Nei casi in cui ciò non sia possibile, nuovi sindacati democratici dovrebbero essere istituiti, ma sempre con lo scopo di organizzare la massa dei lavoratori, e non solo i settori più avanzati.

13) Per impedire sabotaggi, sprechi e corruzione, i lavoratori dell’industria devono cominciare a esercitare il controllo sulla produzione. I funzionari corrotti devono essere licenziati. Ai manager che stanno dalla parte della controrivoluzione e sabotano la produzione bisogna dare un ultimatum: o desistere da tali attività e servire il popolo, oppure essere licenziati con la perdita della pensione e di tutti gli altri diritti. I casi seri di sabotaggio vanno puniti con l’arresto e l’imprigionamento. I direttori corrotti e controrivoluzionari vanno sostituiti da persone oneste e fedeli alla causa della rivoluzione. Questo può essere fatto efficacemente soltanto introducendo il controllo democratico e la gestione dei lavoratori.

14) I lavoratori sono in grado di dirigere l’industria? Gli scettici che mettono in dubbio la capacità dei lavoratori a far funzionare l’industria hanno già avuto la loro risposta. Sono stati i lavoratori a sconfiggere i tentativi dei padroni di sabotare l’economia nella serrata padronale di dodici mesi fa. I lavoratori della Pdvsa4 hanno dimostrato la loro capacità a gestire persino le più grandi e complesse industrie. Lo hanno fatto con un alto grado di abilità e competenza.

15) In ogni caso, i lavoratori non saranno soli. Potranno contare sull’aiuto della maggioranza degli ingegneri, scienziati, tecnici e manager onesti, che non sono sabotatori o controrivoluzionari e che vogliono veramente vedere un Venezuela fiorente e prospero. I venezuelani hanno enormi riserve di talento e creatività. Attrarranno dalla loro parte la parte migliore della società venezuelana, compresa la “crema“ degli intellettuali. Le abilità creative della gente sotto il capitalismo sono menomate da un sistema che pone i profitti di pochi al di sopra degli interessi della maggioranza. Questo è vero anche per chi ricopre posizioni manageriali al livello più basso. In un’economia socialista pianificata le loro abilità verranno messe a buon frutto nell’applicazione delle tecnologie e dei metodi più moderni per aumentare la produzione nell’interesse di tutti.

16) Il controllo operaio metterà immediatamente in luce tutta la corruzione, gli sprechi e il nepotismo, i profitti e i vantaggi eccessivi dei padroni. Aprite i libri contabili! Costringete tutte le aziende a rivelare i loro veri profitti. Fate sì che i lavoratori abbiano tutte le informazioni sui grossi profitti e agevolazioni, sulle truffe e sui furti. Ciò ridurrebbe drasticamente gli sprechi e incanalerebbe queste risorse nella produzione per lo sviluppo del Venezuela. Tuttavia, il controllo operaio da solo non può risolvere i problemi fondamentali della società. È solo un passaggio di transizione verso la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e verso un’economia pianificata.

17) Gli elementi di controllo operaio esistono già. Alcune fabbriche chiuse dai padroni sono state occupate dai lavoratori. Durante il sabotaggio dell’industria petrolifera, anche Hugo Chavez ha espresso il suo sostegno per lo slogan: “Fabbrica chiusa, fabbrica gestita dagli operai”, sebbene poi il governo non abbia preso nessuna seria misura per risolvere il problema dei lavoratori che avevano occupato le fabbriche. Esperienze isolate di controllo operaio possono avere successo solo parzialmente e temporaneamente. È necessario un piano complessivo di produzione che possa integrare i differenti settori dell’economia e i rami della produzione. Ma una simile pianificazione e integrazione generale si scontra immediatamente contro la barriera dell’anarchia capitalista (il “mercato”). Nessun vero progresso può essere fatto se non si superano questi ostacoli.

18) La forza principale della controrivoluzione consiste nel suo possesso dei mezzi di produzione. Essa continua a esercitare il controllo sui punti chiave dell’economia venezuelana che usa per mettere un cappio attorno al collo della popolazione venezuelana. L’unico modo per impedire questo sabotaggio economico e per eliminare lo spreco e la corruzione che sono inevitabili conseguenze del capitalismo è quello di distruggere la mortale stretta economica della borghesia. Finché i controrivoluzionari continueranno a detenere il potere economico, la rivoluzione combatterà con una mano legata dietro alla schiena.

19) La terra, le banche, le compagnie assicurative e le grandi industrie devono essere nazionalizzate. Questo può essere fatto introducendo una legislazione d’emergenza attraverso il parlamento, sostenuta da un appello ai lavoratori perché prendano il potere dal basso, introducendo il controllo operaio per impedire il sabotaggio da parte dei padroni e per assicurare una transizione pacifica e ordinata verso un’economia pianificata. Il Presidente della Repubblica può spiegare questa misura al popolo andando in televisione ad esporre i profitti scandalosi dei padroni, lo spreco, la corruzione e il nepotismo e il sabotaggio sistematico dell’economia.

20) Nazionalizzando i punti-chiave dell’economia sotto il controllo e la gestione democratici dei lavoratori, sarà possibile introdurre una pianificazione sana della produzione che mobiliterà tutte le risorse produttive del Venezuela per la soddisfazione dei bisogni della popolazione: un vasto programma per la costruzione di case, scuole e ospedali può iniziare immediatamente, utilizzando le considerevoli rendite del paese provenienti dal petrolio che possono essere usate per finanziare un ambizioso piano di investimenti. La disoccupazione verrebbe eliminata, e ogni cittadino avrebbe il diritto e il dovere di lavorare. Un piano del genere, che garantirebbe un immediato miglioramento negli standard di vita dell’immensa maggioranza, è possibile solo sulla base della nazionalizzazione. Non si può pianificare ciò che non si controlla e non si può controllare ciò che non si possiede.

21) A meno che non vengano fatti passi decisivi per controllare l’economia, i venezuelani in futuro dovranno far fronte ad un caos economico crescente, alla disoccupazione e alla povertà. L’enorme ricchezza petrolifera del Venezuela non sarà sufficiente ad evitare questo. I padroni possono usare il loro potere economico per sabotare e mandare in rovina la prosperità del paese. Ma anche se non succede, il tentativo di combinare misure di nazionalizzazione con l’economia di mercato produrrà distorsioni e in modo particolare inflazione che cancelleranno i risultati ottenuti e provocheranno caos economico. La nazionalizzazione dei punti strategici dell’economia è dunque una misura urgente e assolutamente necessaria di autodifesa presa dalla maggioranza per difendere i suoi interessi più vitali e il diritto più fondamentale: il diritto a vivere.

22) Il primo passo deve essere la nazionalizzazione delle banche. Una sezione importante del sistema bancario venezuelano è controllato da di due gruppi bancari spagnoli. Inoltre un’ingente parte di tutto il denaro che circola nel sistema finanziario in un anno è in realtà di proprietà dello Stato, direttamente, o attraverso aziende statali, in particolare la Pdvsa. Tuttavia il controllo su queste risorse finanziarie è in mani private e viene usato per finanziare la controrivoluzione e per sabotare l’economia. Senza la nazionalizzazione delle banche sarà impossibile pianificare l’economia. Il controllo del credito è una delle leve più fondamentali dell’economia moderna. Senza questo, non si può fare nulla. Lo stato deve sapere quanti soldi ci sono, da dove vengono e dove vanno. Una severa contabilità nazionale è la precondizione necessaria per un’economia pianificata.

23) La nazionalizzazione delle banche permetterebbe allo stato di esercitare un controllo reale e non fittizio sull’economia, di controllare il flusso di capitale e investimenti in quei settori che riflettono gli interessi della maggioranza e le esigenze oggettive dell’economia. Gli stessi impiegati di banca possono giocare un ruolo-chiave nel processo di nazionalizzazione delle banche. Sanno tutto sulle frodi e sui movimenti speculativi di capitale. Sanno come i controrivoluzionari stanno usando grosse somme di denaro per il sabotaggio e per gli intrighi. Bisogna fare un appello agli impiegati di banca perché controllino il movimento del capitale, assicurino un passaggio tranquillo delle banche sotto il controllo dello Stato e impediscano atti di sabotaggio.

24) Le conquiste della rivoluzione sono reali e si possono toccare con mano. Sono state prese misure importanti nell’interesse dei lavoratori, dei contadini e dei poveri, in modo particolare la riforma agraria e i piani di istruzione e di assistenza sanitaria che hanno beneficiato milioni di persone. Ma tutte queste conquiste sono in pericolo. Possono essere cancellate, e lo saranno se la controrivoluzione vincerà. Per garantire le conquiste della rivoluzione, questa deve essere resa irreversibile. Ciò significa un cambiamento fondamentale nella società. Questo pone la questione del potere.

25) Ogni rivoluzione nella storia viene determinata in ultima analisi dalla risposta a questa domanda: chi detiene il potere? Chi è il padrone di casa? Fino a che queste domande non hanno una risposta, la rivoluzione non è completata. Iniziando la rivoluzione bolivariana, Hugo Chavez ha lanciato una sfida alla vecchia oligarchia. Il loro potere è stato messo in discussione ma non è stato completamente tolto dalle sue mani. È cominciata una lotta colossale, che non si è ancora risolta in un senso o nell’altro. Tutto dipende da come si risolverà questa lotta.

26) In fondo, la questione del potere può essere ridotta a una sola domanda: chi controlla il potere dello stato? Questa è la questione decisiva. Lo stato in ultima analisi consiste in corpi di uomini armati-l’esercito, la polizia, ecc. In un regime capitalista normale, la borghesia controlla lo stato e lo usa per reprimere la maggioranza della società e per garantire il proprio potere e i propri privilegi. Controlla non solo l’esercito e la polizia, ma anche i giudici, la burocrazia e tutte le altre branche del potere esecutivo.

27) Tuttavia ci sono periodi eccezionali nella storia, periodi in cui la lotta di classe entra in stallo, in cui le cose non sono ben delineate. Il Venezuela sta attualmente attraversando una situazione complessa di questo tipo. Lo stato venezuelano è uno stato borghese? Finché la borghesia rimane la classe dominante, finché questa continua a possedere e controllare i punti cruciali dell’economia, finché il suo potere economico non viene spezzato, il Venezuela resta un paese capitalista e di conseguenza lo stato rimane uno stato borghese. Questo significa che la rivoluzione non è stata compiuta fino in fondo, si è fermata a metà strada, e perciò può ancora essere rovesciata.

28) Lo stato è ancora uno stato borghese, ma è uno stato borghese con caratteristiche peculiari. La più peculiare è che la borghesia ha -almeno temporaneamente- perso il controllo di parti cruciali del proprio stato. Questa sembra un’affermazione contraddittoria, ma è solo l’espressione di una contraddizione reale che esiste nella società. La società venezuelana è spaccata da cima a fondo. L’estrema polarizzazione di classe coinvolge tutto, compreso lo stato, che è che è anch’esso diviso. Un settore dell’esercito è passato dalla parte della rivoluzione bolivariana. Questo include la stragrande maggioranza dei soldati semplici, gli ufficiali intermedi, ma anche un numero significativo di alti ufficiali, come lo stesso Chavez. Questo crea delle enormi difficoltà per la borghesia venezuelana, che non ha la stessa presa sull’esercito e la casta di ufficiali che esiste, ad esempio, in Gran Bretagna o negli Stati Uniti.

29) Molti ufficiali sostengono sinceramente la rivoluzione. Gli strati superiori saranno stati purgati in seguito al fallimento del colpo di stato dell’aprile 2002. In generale, lo stato d’animo prevalente è sfavorevole alla controrivoluzione. Le minacce esterne costituite dall’imperialismo statunitense e dalla Colombia avranno galvanizzato l’istinto naturale dell’esercito a combattere facendolo serrare le fila attorno al presidente. I controrivoluzionari si trovano, almeno per il momento, in una posizione difficile. Ma dall’esterno è difficile dire qual è il vero equilibrio di forze nell’esercito. Questo sarà chiarito soltanto dagli eventi.

30) In ultima analisi, i rapporti di forza nell’esercito sono determinati dai rapporti di forza tra le classi nella società. Quanto più la rivoluzione avanza e segna colpi decisivi contro il suo nemico, e quanto più le masse sono allertate e attive, tanto più l’ala rivoluzionaria dell’esercito prenderà coraggio e si rafforzerà. Al contrario, tentennamenti e arretramenti sconforteranno l’ala rivoluzionaria e incoraggeranno i controrivoluzionari.

31) Chavez e i suoi sostenitori si stanno appoggiando sul sostegno delle masse per infliggere colpi all’oligarchia e all’imperialismo. Originariamente non avevano una prospettiva socialista, ma solo l’idea di eliminare la corruzione e modernizzare il Venezuela. Volevano una società più onesta, più giusta e più equa, ma immaginavano che questo fosse possibile senza rompere i confini del capitalismo. Ma questo li ha portati immediatamente in conflitto con la borghesia e con l’imperialismo. Le masse hanno invaso le strade e hanno impresso una dinamica completamente diversa al processo. Il movimento di massa ha fornito uno stimolo a Chavez e lui a sua volta ha incoraggiato il movimento in una direzione rivoluzionaria.

32) Quando Hugo Chavez ha fondato il movimento bolivariano, voleva ripulire le puzzolenti stalle di Auge che erano la vita politica venezuelana. Questo era un obiettivo limitato e molto modesto -ma si scontrava con la feroce resistenza dell’oligarchia dirigente e dei suoi servi. Gli ha procurato l’eterno odio dei ricchi e dei potenti e la fedeltà e l’affetto delle masse. Hugo Chavez per la prima volta ha dato voce e qualche speranza ai poveri e agli oppressi. Questo è il segreto della straordinaria devozione e lealtà che essi gli hanno dimostrato. Li ha riportati alla vita e questi vedono se stessi in lui.

33) Ciò spiega l’odio egualmente straordinario che la classe dirigente mostra nei confronti di Chavez. È l’odio del ricco per il povero, dello sfruttatore per lo sfruttato. Dietro questo odio c’è la paura -paura di perdere la loro ricchezza, il loro potere e i loro privilegi. Questo è un abisso che non può essere colmato da belle parole. È la divisione di classe fondamentale della società.

34) La rivoluzione è dalla parte della democrazia. Ma una lotta coerente per la democrazia inevitabilmente porta la rivoluzione in conflitto con gli interessi secolari dei proprietari terrieri, dei banchieri, dei capitalisti e dell’imperialismo. Quindi: se la democrazia rivoluzionaria vuole raggiungere i suoi obiettivi, deve essere pronta ad andare oltre i confini del capitalismo. Deve prendere misure concrete per distruggere il potere economico dell’oligarchia. Se questo non viene fatto la rivoluzione verrà inevitabilmente sconfitta, vincerà la controrivoluzione e la democrazia verrà sradicata dal Venezuela.

35) Nonostante giurino per la democrazia una frase sì e una no, l’oligarchia venezuelana e l’imperialismo sono i nemici della democrazia. Vogliono una “democrazia” in cui ognuno può dire quello che vuole a patto che sia la minoranza ricca a decidere cosa succede. L’unica classe che è sinceramente interessata alla democrazia è la classe operaia con i suoi naturali alleati: i contadini poveri e i poveri delle città. La vera democrazia si raggiungerà solo quando il potere dell’oligarchia sarà distrutto per sempre e il potere sarà nelle mani dei lavoratori. Ciò che è necessario non è la vuota finzione della formale democrazia borghese, dove il vero potere è nelle mani di banchieri e capitalisti, ma una democrazia genuina dei lavoratori, basata sulla nazionalizzazione della terra, delle banche e delle grandi industrie e su una pianificazione democratica della produzione.

36) Il programma immediato deve essere:
a) l’unificazione delle banche e la nazionalizzazione del sistema bancario;
b) l’unificazione delle compagnie d’assicurazione e la nazionalizzazione del sistema assicurativo;
c) l’abolizione del segreto commerciale: aprite i libri contabili!
d) il controllo e la gestione operaia della Pdvsa e delle altre grandi aziende e la nazionalizzazione di tutti gli altri settori dell’industria petrolchimica, del gas e dell’energia;
e) l’organizzazione della popolazione in associazioni dei consumatori e cooperative per controllare i prezzi e la distribuzione del cibo e di altri prodotti, cosa che può essere realizzata attraverso la nazionalizzazione dei monopoli che controllano la catena di distribuzione del cibo;
f) la nazionalizzazione della terra, l’espropriazione delle grandi proprietà e la formazione di cooperative di contadini per far funzionare l’agricoltura;
g) la nazionalizzazione delle grandi aziende di trasporti e la creazione di un sistema di trasporti unificato;
h) un monopolio statale per il commercio estero.
37) L’imperialismo statunitense sta giocando al gioco del gatto col topo con il Venezuela. Essendo stato sconfitto in due assalti diretti, sta ricorrendo a metodi d’assedio. Sta facendo pressione sugli altri governi dell’America Latina perché lo aiutino ad isolare la rivoluzione venezuelana, che considera un pericoloso punto focale per lo scontento delle masse nel continente. Sta minacciando di mettere in ginocchio il Venezuela con le sanzioni economiche. Allo stesso tempo sta attivamente preparando una campagna di terrorismo e sovversione.

38) Avendo paura di intervenire direttamente, Washington sta attivamente cospirando con i circoli dominanti in Colombia, non soltanto per isolare il Venezuela e per fargli pressione, ma anche per preparare un intervento diretto contro la rivoluzione venezuelana. Istiga continuamente l’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) per interferire negli affari interni del Venezuela. Il ruolo dell’Osa è come quello di un vicino amichevole che consiglia ad una persona che viene attaccata da un gruppo di banditi di stare ferma e di non urlare così forte, poiché ciò provocherebbe soltanto i rapinatori e disturberebbe l’intero vicinato. Con “amici” del genere, i Venezuelani non hanno certo bisogno di nemici!

39) Naturalmente è necessario fare uso della diplomazia, adottare ogni misura possibile per impedire l’isolamento del Venezuela, per sviluppare relazioni amichevoli, rapporti commerciali, ecc. con l’Argentina, il Brasile e senza dubbio con Cuba. Tuttavia, sarebbe estremamente imprevidente basarsi su questo. I governi possono cambiare, e possono essere trascinati sotto la pressione dell’imperialismo. Non c’è alcuna garanzia che questo non accada nel caso del Brasile o dell’Argentina.

40) In ultima analisi, i soli veri alleati dei venezuelani sono i lavoratori e i contadini oppressi dell’America Latina. Si potrà sempre fare affidamento su di loro per difendere la rivoluzione venezuelana, non sui loro governi. In definitiva, la vera difesa della rivoluzione venezuelana non consiste nella diplomazia, ma in una coerente politica rivoluzionaria e internazionalista che abbia lo scopo di diffondere la rivoluzione in tutta l’America Latina e oltre.

41) Il presidente Chavez ha affrontato coraggiosamente gli imperialisti. Ha detto: “Se ci sarà un intervento imperialista, li combatteremo per 100 anni”. Indubbiamente le masse sarebbero pronte a fare i più grandi sacrifici per la rivoluzione. Sono state riportate alla vita politica e gli si è dato nuove speranze e un senso della propria dignità umana. Le masse hanno tremende riserve di energia rivoluzionaria. Questo è qualcosa che gli imperialisti e i controrivoluzionari sono incapaci di capire. Tuttavia, fare affidamento solo sulla capacità di sacrificio delle masse è un errore. Le masse possono sacrificare il loro “oggi” per il “domani” solo fino a un certo punto. Questo deve sempre essere tenuto presente.

42) In ultima analisi, la questione economica è decisiva. Solo nel 2003, il Pil venezuelano è crollato del 18%, nonostante l’alto prezzo del petrolio. Secondo alcune stime, gli standard di vita sono caduti al livello degli anni ’50. Con questi mezzi la controrivoluzione sta cercando di minare il sostegno al governo, che incolpa per le conseguenze del proprio sabotaggio. Finora, i piani della controrivoluzione non hanno avuto successo. Le masse rimangono fermamente fedeli alla rivoluzione e al presidente Hugo Chavez. Ma una tale situazione non può durare indefinitamente.

43) Per il momento l’economia venezuelana è stata aiutata dalla crescita del prezzo del petrolio. Nel 2003 il prezzo di un barile di petrolio venezuelano (26,65 $) era circa 17% più alto dell’anno precedente. Il presidente Chavez ha cercato di alleviare gli effetti della crisi introducendo controlli sui prezzi e sugli scambi. Parte dell’utile della Pdvsa è stato indirizzato a programmi sociali ed edilizi. Severi controlli sugli scambi hanno risollevato i proventi interni della BCV da 13 miliardi a gennaio fino a 22 miliardi adesso. Anche la svalutazione del tasso ufficiale di cambio del dollaro da 1.600 a 1.920 bolivar ha aiutato. Il tasso di crescita è nettamente in salita benché questo sia in parte il riflesso di una ripresa naturale dopo la forte caduta causata dalla serrata padronale.

44) Queste misure sono parzialmente riuscite ad alleviare le condizioni delle masse. Sono servite a prendere tempo, ma ci sarà un prezzo da pagare per questo. Su base capitalista, queste misure tendono a produrre conseguenze inflazionistiche. Il Bolivar si sta svalutando rapidamente sul mercato nero. L’inflazione cresce del 27% annuo – il tasso più alto nella regione. A lungo termine, questo è insostenibile. Prima o poi si rifletterà in nuove e più dure crisi economiche, scarsità di beni e disoccupazione. Dunque, il problema fondamentale rimane.

45) Se la rivoluzione non avanza, se non prende il controllo dei vertici dell’economia, la crescita della disoccupazione e della povertà può minare lo spirito combattivo delle masse. Per ora, questo non sembra essere il caso. La ripresa economica ha fornito un margine di respiro. Le masse rimangono tenacemente fedeli a Chavez. Il bilancio delle forze di classe è ancora favorevole alla rivoluzione e sfavorevole alla controrivoluzione. Ma questo può cambiare. Se le masse non vedono un cambiamento fondamentale, e soprattutto un’azione decisa contro i controrivoluzionari, frustrazione e delusione possono insediarsi. Il pendolo può oscillare indietro verso destra.

46) A partire dai meno coscienti, dai non organizzati, uno stato d’animo di apatia può instaurarsi nelle masse. Non vedendo progressi reali, i lavoratori possono stancarsi ed essere delusi. Ad ogni passo indietro, i reazionari prenderanno coraggio e passeranno all’offensiva. Gli elementi vacillanti possono accodarsi dietro alla controrivoluzione. Questo stato d’animo può contagiare lo stato. Alcuni degli “amici” della rivoluzione negli strati superiori della burocrazia, dell’esercito e della polizia, possono abbandonare il Presidente e passare alla controrivoluzione, dicendo che la rivoluzione è stata egemonizzata da estremisti e non sta portando nient’altro che caos. La stampa venduta intensificherà la sua campagna di diffamazione e calunnia. Sarà allora pronto il palcoscenico per un colpo di stato controrivoluzionario con la scusa di ristabilire l’“ordine”.

47) Le masse hanno speso enormi energie per portare la rivoluzione a dove è arrivata oggi. Ha percorso molta strada, ma il punto decisivo non è ancora stato oltrepassato, e c’è ancora un pericolo reale che l’intero processo possa essere invertito. C’è una crescente consapevolezza di questo nella base. La frustrazione sta già crescendo tra gli attivisti. Questo è un avvertimento. Questa frustrazione potrebbe portare a stati d’animo di impazienza e avventurismo di sinistra da parte di una fascia di attivisti che sono andati molto più avanti del resto della classe. Questo potrebbe avere conseguenze negative per la rivoluzione.

48) La reazione è stata sconfitta, ma non è scomparsa. Sta aspettando una situazione più favorevole per agire. L’idea che sia possibile fermare la controrivoluzione attraverso la “moderazione” è estremamente stupida e del tutto controproducente. La controrivoluzione e l’imperialismo non possono essere fermati da dolci parole. Lo scandalo dei paramilitari colombiani lo dimostra. Non serve moderazione ma azioni decise.

49) La rivoluzione ha attratto molti amici. La maggior parte di loro sono autentici ed onesti. Ma alcuni di questi “amici” non stanno agendo negli interessi della rivoluzione. Non sono affatto rivoluzionari, ma riformisti. Ed è il destino storico del riformismo raggiungere sempre risultati che sono diametralmente opposti a quelli che si intendeva raggiungere. Sono, naturalmente, guidati dalle migliori intenzioni. Ma la via per un posto molto caldo è lastricata da questo genere di buone intenzioni.

50) I riformisti dicono che non dobbiamo fare nulla che provochi gli imperialisti, dobbiamo essere cauti,  diplomatici ecc. ecc. Ma l’argomento di non “provocare” gli imperialisti è profondamente falso. Gli imperialisti non hanno bisogno di essere provocati. Sono stati ostili alla rivoluzione dal primissimo giorno. Non hanno perso alcuna occasione per attaccarla. Hanno già organizzato due tentati colpi di stato e ne stanno preparando un terzo sotto il pretesto del referendum. Non è questo o quel discorso, questa o quella azione che li provoca -essi considerano l’esistenza stessa della rivoluzione come una provocazione. Non saranno soddisfatti finché non sarà distrutta.

51) I falsi “amici” della rivoluzione e gli pseudo-marxisti sostengono che poiché la rivoluzione venezuelana è democratica e popolare, e non socialista, non può intraprendere azioni contro la proprietà privata. Questo è un puro sofismo. La Rivoluzione americana del XVIII secolo era una rivoluzione democratico-borghese, eppure i rivoluzionari del 1776 non esitarono nel confiscare la proprietà dei sostenitori della Corona inglese. Dopo la Guerra Civile Americana, il governo degli Stati Uniti non esitò nel confiscare le proprietà dei padroni di schiavi che valevano miliardi di dollari nella moneta attuale. Questi esempi tratti dalla storia americana mostrano chiaramente che le esigenze della rivoluzione travalicano i cosiddetti sacri diritti di proprietà.

52) Da quando i diritti di proprietà di una minoranza sfruttatrice ed oppressiva hanno più importanza dei bisogni della stragrande maggioranza? Democrazia significa governo della maggioranza. E noi siamo per una democrazia coerente. La rivoluzione venezuelana, seguendo l’eccellente esempio della Rivoluzione americana, allo stesso modo non esiterà nel prendere misure per eliminare il potere economico della minoranza controrivoluzionaria.

53) Un argomento usato spesso dai riformisti per difendere le loro tesi prevede la necessità di conquistare la classe media, ragion per cui non si dovrebbe andare troppo in là negli attacchi al capitalismo. La prima parte del ragionamento è senz’altro corretta, ma è in stridente contraddizione con la seconda. Infatti, se è possibile, auspicabile e necessario conquistare ampi settori della classe media, è pur vero che non ci riusciremo mai accettando la linea dei riformisti e le loro idee, che possono solo, al contrario, alienarci le simpatie della grande maggioranza della classe media e spingerla tra le braccia della controrivoluzione.

54) La classe degli sfruttatori è un’esigua minoranza della società. Non potrebbero imporre il loro dominio se non avessero ampie schiere di sfruttatori “in appalto e subappalto“. Attraverso il potere economico ed il controllo dei media, la classe dominante venezuelana ha mobilitato la classe media contro la rivoluzione. Agitando menzogne sulla “democrazia” hanno organizzato disordini nelle strade e scontri tra le masse. Le loro truppe d’assalto sono i “figli di papà” (“sifrinos”), parassiti gonfi di denaro, fanaticamente opposti alle masse. La piccola borghesia è furibonda per le conquiste degli strati più poveri, che loro vedono come una minaccia ai loro propri interessi. Questi elementi sono estremamente attivi quando c’è da creare caos, ma sono davvero come della polvere umana: gente che il movimento delle masse spazza via come un colpo di vento.

55) Tuttavia, la piccola borghesia non è una classe omogenea, ma è percorsa da contraddizioni che si manifestano nelle divisioni in seno all’opposizione antichavista. Infatti, i settori più abbienti della classe media sono composti dai più privilegiati (ricchi avvocati, professori universitari, manager, banchieri, politici) che sono vicinissimi all’oligarchia, di cui sono fedeli e volenterosi funzionari. Gli strati meno abbienti, invece, piccoli negozianti, contadini, impiegati di base, sono più vicini ala classe operaia e possono essere conquistati alla sua causa. In ogni caso, però, il modo per farlo non è attraverso le concessioni ai loro leader (di fatto, quelli che semplicemente li sfruttano politicamente), ma lanciando chiaramente l’offensiva contro i banchieri ed i grandi capitalisti, mostrando così assoluta fermezza e determinazione.

56) Una parte dell’opposizione è composta da gente che è stata ingannata dai controrivoluzionari, e questi possono senz’altro passare dalla parte della rivoluzione. Il modo per farlo, però, è quello di adottare misure economiche che mirino all’esproprio del grande capitale e sostengano i piccoli commercianti ed artigiani, affinché questi siano convinti della forza della rivoluzione e che i loro interessi saranno difesi meglio al fianco della classe lavoratrice contro le grandi banche ed i monopoli.

57) La cosiddetta “democrazia” borghese è un grosso inganno dietro al quale si cela la dittatura del grande capitale, una dittatura che opprime non solo i lavoratori, ma anche la classe media. Quello di cui c’è bisogno non è l’imbroglio della democrazia formale borghese, che è come una scatola vuota, in cui il vero potere resta nelle mani delle grandi banche e dei monopoli, ma di una vera democrazia dei lavoratori, basata sulla proprietà collettiva della terra, delle banche e delle industrie.

58) Sia ben chiaro che le nazionalizzazioni riguardano solo le proprietà dei grandi capitalisti, banchieri e latifondisti. Non abbiamo alcuna intenzione di nazionalizzare botteghe artigiane, piccole fattorie o negozi, perché queste strutture non giocano nessun ruolo indipendente nel sistema economico: esse sono interamente dipendenti dalle decisioni delle grandi banche, dei grandi centri commerciali e via dicendo. Al contrario, noi faremo appello a tutti loro perché appoggino il programma delle nazionalizzazioni, che è anche nel loro interesse.

59) La nazionalizzazione delle banche permetterà al governo di garantire credito abbondante e a poco prezzo alle piccole attività. La nazionalizzazione delle grandi industrie di fertilizzanti consentirà la vendita dei loro prodotti a bassi prezzi per i contadini. Infine, eliminando ogni sorta d’intermediazione, e nazionalizzando i grandi centri commerciali, le imprese di distribuzione e di trasporto, forniremo ai contadini mercati più equi e redditizi per i loro prodotti, riducendo, contemporaneamente, i prezzi ai consumatori.

60) Secondo il detto popolare “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!”. Ed anche in questo caso, nonostante l’evidenza, c’è ancora chi chiede che si rallenti il passo della rivoluzione per placare gli animi della controrivoluzione e dell’imperialismo. Sebbene chi sostiene queste tesi possa ben farlo in buona fede, le raccomandazioni che ne discendono sono completamente sbagliate. La rivoluzione non può fermarsi a metà strada: o la si porta fino in fondo o sarà condannata alla sconfitta.

61) Per quanto i riformisti si credano dei gran realisti, al contrario, sono i più grandi, e ciechi, utopisti. La loro idea è quella di un capitalismo “più umano”. Aspettarsi che il capitalismo si umanizzi è come aspettarsi che una tigre diventi vegetariana. Non è un caso che proprio i capitalisti venezuelani siano i più feroci nemici della Rivoluzione bolivariana, come non è un caso che stiano cercando in tutti i modi di rovesciare ed annientare Chavez. Non c’è nessuna conciliazione possibile tra costoro e la rivoluzione, non saranno le belle parole dei riformisti a convincerli: vanno sconfitti e disarmati. Non c’è altra strada che quella di porre fine al loro potere economico.

62) Al momento, come ha rilevato il presidente Chavez, la rivoluzione venezuelana è come un Sisifo, l’eroe della mitologia greca, che, con immane sforzo, spingeva in un enorme masso sul crinale di una montagna per vederselo, ogni volta, rotolare di nuovo giù quando era a pochi metri dalla vetta. Sarebbe, ogni volta, bastato un piccolo sforzo in più per raggiungere la cima e risolvere il problema. Allo stesso modo, se ci fermiamo adesso, il masso rotolerà indietro, travolgendo tutti quelli che incontra sul cammino.

63) Solo il movimento rivoluzionario dal basso, di massa, ha impedito la vittoria del golpe dell’aprile 2002. Le masse sconfissero i reazionari e gli imperialisti, ed in quel momento sarebbe stato agevole infliggergli il colpo di grazia, divisi e demoralizzati come erano. Bastava solo che il presidente avesse mosso un dito e tutto sarebbe stato risolto: la classe operaia avrebbe preso il potere, senza spargimento di sangue, senza nessuna guerra civile. Purtroppo quell’occasione si è persa, e la rivoluzione ha proseguito con molta cautela e moderazione.

64) Con quali risultati? Forse cautela e moderazione hanno impressionato i controrivoluzionari? Si sono forse calmati per questo? Niente affatto. Al contrario, tutto questo li ha incoraggiati. I controrivoluzionari hanno raccolto le loro forze e preparato la controffensiva, il cosiddetto “sciopero”, che aveva l’obiettivo di paralizzare l’economia del paese. Tutti sanno che lo “sciopero” è stato pianificato ed organizzato dalla Cia con l’aiuto del padronato venezuelano e dei corrotti burocrati sindacali. Ma anche questo tentativo è stato sconfitto dal movimento rivoluzionario dei lavoratori venezuelani.

65) Dopo il primo golpe, Hugo Chavez ha cercato la via della conciliazione con i reazionari, cercando di negoziare con loro e consentendo, addirittura, ai dirigenti golpisti della Pdvsa di ritornare al loro posto. Per tutta risposta, costoro hanno organizzato la serrata padronale che ha seriamente danneggiato l’economia venezuelana. Quale insegnamento possiamo trarre da tutto questo? Dobbiamo forse ritenere che la linea conciliazionista è l’unico modo per disarmare la controrivoluzione e l’imperialismo? Solo un idiota potrebbe sostenere una cosa del genere. L’unica conclusione che se ne può trarre è che la debolezza è un invito l’aggressione.

66) L’esperienza insegna che l’unica solida base di appoggio per la rivoluzione sta nelle masse, e principalmente nel settore più organizzato, la classe operaia. Le masse sono fermamente intenzionate a difendere Chavez. E come possono farlo? L’unico modo è far avanzare il movimento dal basso, mettere in piedi comitati d’azione, imparare ad usare le armi. L’unico modo per aiutare Chavez è condurre una lotta implacabile contro i nemici della rivoluzione, di rimuoverli dalle posizioni di potere che detengono, preparando un percorso di riorganizzazione radicale della società.

67) In altre parole, la chiave del successo sta nello sviluppo e nel rafforzamento del movimento indipendente della classe operaia e, prima di tutto, nella costruzione della tendenza marxista rivoluzionaria nel movimento. Il nostro consiglio ai lavoratori venezuelani è questo: abbiate fiducia solo in voi stessi e nella vostra forza! Contate solo sul movimento rivoluzionario delle masse! Essa è l’unica forza che può spazzare via ogni ostacolo, sconfiggere la controrivoluzione e prendere il potere nelle proprie mani. Essa è l’unica garanzia per il successo della rivoluzione.

68) I reazionari sono in una posizione di debolezza oggi, ma, come un animale ferito, possono essere molto pericolosi, perché sono disperati, e proprio questo senso di disperazione può spingere l’opposizione ad azioni disperate. È risaputo, ormai, che tramano con Washington ed i suoi amici colombiani per assassinare Chavez e creare il caos, e così le condizioni per un nuovo colpo di stato. La massima attenzione deve essere prestata, da parte del movimento, ai loro piani, per rovesciarli. Solo l’azione decisa delle masse può disarmare la controrivoluzione e renderla inoffensiva.

69) L’unico modo per continuare la rivoluzione fino in fondo è che a questo si arrivi dal basso. Obiettivo immediato è la creazione di comitati d’azione, dei comitati in difesa della rivoluzione. In più, in questa situazione, i comitati debbono essere armati: lo slogan deve essere quello della milizia popolare. La rivoluzione potrà difendersi dai suoi nemici solo se saprà armarsi.

70) Chavez sta facendo appello ai lavoratori perché si armino. In una sua dichiarazione si legge: “Ogni pescatore, ogni studente, ogni singolo membro del popolo deve imparare ad usare un fucile, perché sarà proprio il popolo armato che insieme alle Forze Armate Nazionali, difenderà la sovranità del sacro suolo venezuelano”. Ha mille volte ragione! Un popolo che non sia pronto a difendere la sua libertà armi alla mano non merita di essere libero. Il popolo in armi è la condicio sine qua non , non solo per la difesa della rivoluzione contro i suoi nemici interni ed esterni, ma anche per fare la rivoluzione fino in fondo e difendere i diritti democratici del popolo.

71) Dalle parole del presidente Chavez si dovrebbe immediatamente passare ai fatti. Alla luce della minaccia costituita dai nemici interni ed esterni, il governo dovrebbe istituire corsi speciali per l’addestramento militare del popolo. Ufficiali capaci, fedeli alla rivoluzione, debbono provvedere alla formazione necessaria per l’utilizzo delle armi, ma anche nozioni di tattica e strategia militari. Il solo modo per rispondere alla minaccia di aggressione è la formazione di un esercito popolare. Ogni quartiere operaio, ogni fabbrica, ogni piccolo paese deve diventare un fortino della rivoluzione, pronto a combattere per essa.

72) La questione dello Stato è la più importante di tutte. Lo stesso presidente Chavez si è lamentato del sistematico sabotaggio operato da parte della burocrazia statale (ad esempio il sabotaggio del Parlamento a causa del comportamento dell’opposizione, i giudici reazionari, la polizia). Come può la rivoluzione basarsi sugli stessi burocrati e funzionari ereditati dal vecchio regime? Come può fidarsi dei vecchi giudici da essi nominati? Forse la vecchia burocrazia statale potrà epurarsi da sé? Il diavolo non si taglia le corna da solo! Ci vuole una bella scopa per spazzar via tutta questo lerciume! Un ordine sociale nuovo richiede una struttura amministrativa nuova, un’amministrazione realmente democratica che emani dal popolo stesso e ne rifletta desideri, obiettivi ed aspirazioni.

73) Il governo ha proceduto a una parziale epurazione dell’apparato statale, e questo è senz’altro un fatto positivo, ma non si è spinto abbastanza in là. È assolutamente necessario rimuovere tutti gli elementi conservatori, tutti i complici, dichiarati o nascosti, della controrivoluzione dalle posizioni di potere o influenza che ricoprono. Tutto il potere deve essere nelle mani dei rivoluzionari convinti, la cui lealtà alla causa rivoluzionaria ed al popolo è provata al di là di ogni dubbio. Solo dal basso, solo le masse stesse possono davvero far piazza pulita all’interno delle amministrazioni pubbliche. Le masse sono impazienti di agire, di rimuovere gli ostacoli che stanno impedendo alla rivoluzione di avanzare verso i propri obiettivi. La chiave del successo sta nell’estensione del movimento di massa e nello sviluppo delle sue forme organizzative.

74) Le rivoluzioni si portano avanti solo dal basso. Il movimento di massa deve darsi forma ed espressione organizzate. Questo si può fare solo attraverso la creazione di comitati d’azione, democraticamente eletti, in ogni luogo di lavoro, in ogni quartiere, in ogni ufficio, raffineria, villaggio. I comitati debbono essere organizzati e coordinati ad ogni livello: locale, regionale, nazionale. Solo così si possono porre le basi per il nuovo potere nella società: il potere dei lavoratori.

75) Il primo compito dei comitati è quello di organizzare la lotta contro la controrivoluzione. I comitati dovrebbero vigilare nei quartieri operai, impedire che si commettano crimini e sabotaggi, arrestare i controrivoluzionari e mantenere l’ordine. I comitati dovrebbero prendere il controllo del sistema dei trasporti e della distribuzione dei generi alimentari e di ogni altra esigenza primaria, controllare i prezzi e sradicare ogni forma di speculazione ed altri abusi, in modo di garantire un’equa distribuzione a tutti. In questo modo le masse faranno esperienza di controllo, supervisione, amministrazione, contabilità, cosa che li preparerà ai più grandi ed importanti compiti quando sarà l’ora di partecipare direttamente ala gestione di tutta la società.

76) La polizia metropolitana di Caracas ed altre forze di polizia controllate dall’opposizione sono notoriamente dei covi di attività controrivoluzionaria, che agiscono come uno stato dentro lo stato, organizzando continue provocazioni contro il governo, ammazzando deliberatamente e cercando continuamente di seminare il panico. Questo è assolutamente intollerabile. Queste forze reazionarie debbono essere sciolte e rimpiazzate da una milizia popolare che sia sotto il controllo dei comitati rivoluzionari locali e dei sindacati.

77) Noi sosteniamo la vera democrazia, la democrazia operaia, sulle linee tracciate da Lenin e messe in pratica dai bolscevichi nel 1917: a) elezioni libere e democratiche con diritto di revoca di tutti i funzionari statali, b) limite massimo al loro salario, fissato uguale a quello di un lavoratore specializzato, le spese per l’esercizio legittimo delle loro funzioni saranno coperte, ma devono essere sempre comprovate e verificabili, c) il popolo in armi, e l’incorporazione dell’esercito in una milizia popolare, d) il coinvolgimento di tutto il popolo in ogni compito amministrativo, nelle industrie, nella società, nell’apparato statale.

78) Se la controrivoluzione dovesse vincere, sarebbe una tragedia per il popolo venezuelano. La maschera bonaria della “democrazia” svelerebbe immediatamente il volto orribile della reazione. I padroni mostreranno subito la loro sete di vendetta per tutte le sconfitte ed umiliazioni che hanno subito in questi anni e vorranno impartire una di quelle lezioni che non si potranno mai dimenticare ai lavoratori ed ai poveri, su cui esigeranno tremenda vendetta. Affosseranno la rivoluzione, polverizzandone ogni conquista. Questa è una prospettiva tanto terribile quanto potrebbe essere inevitabile. Tutto dipende dalla classe lavoratrice e dai suoi dirigenti.

79) È assolutamente necessario, pertanto, che si proponga un programma coerentemente rivoluzionario, basato su principi scientifici. Solo il marxismo può fornire tale programma. Si tratta di una questioni di vita o di morte, e la sincerità ed il coraggio non possono bastare. Molte volte nella storia grandi eserciti di coraggiosi soldati, sono stati sconfitti da eserciti più piccoli ma ben addestrati guidati da comandanti più capaci. Il ruolo di un partito marxista rivoluzionario è analogo a quello delle truppe scelte e dei comandanti capaci.

80) È del tutto erroneo opporre la lotta per la democrazia e contro l’imperialismo alla lotta per il socialismo. La lotta per la democrazia rivoluzionaria potrà avere successo solo se diventa la lotta contro la dittatura del capitale. Inoltre, perché riesca, la lotta per la democrazia deve condurre direttamente alla lotta per il potere operaio e per il socialismo. Non ci sono vie di mezzo o “terze vie”, ed ogni tentativo di cercarne provocherà disastri, fino alla liquidazione dell’esperienza rivoluzionaria ed alla distruzione completa della democrazia in Venezuela.

81) Ci sono molti sedicenti marxisti che hanno completamente abbandonato il punto di vista rivoluzionario del marxismo. Il loro “marxismo” risulta del tutto astratto ed accademico e non mantiene alcun contatto con la realtà della lotta di classe. Questa gente produce ogni sorta di argomento “intelligente” ed “intellettuale” per mostrare come in Venezuela non ci siano le condizioni per il socialismo, o che i tempi non siano maturi (per loro non sono mai maturi), o centinaia di altre argomentazioni per convincere i lavoratori a non prendere il potere. In realtà, costoro non hanno alcuna fiducia nella classe lavoratrice o nella rivoluzione, temono la controrivoluzione, temono l’imperialismo, temono la loro stessa ombra, e vorrebbero trasmettere tutte le loro paure ai lavoratori.

82) In realtà, la situazione in Venezuela è assolutamente matura per il trasferimento del potere alla classe operaia. La borghesia ha già mostrato la sua completa incapacità a governare. Per converso, la rivoluzione non è ancora stata portata fino in fondo. Se tutto resta così, l’unico esito possibile è il caos. La rivoluzione è arrivata ad un punto in cui il normale funzionamento del capitale è reso impossibile, per cui i capitalisti cercano di tesaurizzare il loro denaro in qualche modo ed organizzare scioperi del capitale. È solo la fortunata coincidenza dell’esplosione dei prezzi del petrolio consente al governo di mantenere una parvenza di normalità nella vita economica. La situazione è, dunque, fortemente instabile, e non può durare. La lotta tra le classi minaccia di portare alla stagnazione economica ed al collasso dell’economia venezuelana. La situazione va dunque risolta, in un senso o nell’altro.
83) Ad un attento esame, la tesi che il Venezuela non sia pronto per il socialismo non regge affatto. Il Venezuela è uno stato potenzialmente molto ricco, con un enorme disponibilità di petrolio ed altre materie prime. La classe lavoratrice costituisce la stragrande maggioranza della società. I lavoratori hanno dimostrato una determinazione senza pari, creatività e spirito rivoluzionario, nell’intenzione di cambiare la società e prendere il controllo delle industrie. Ciò che manca è una direzione altrettanto determinata.

84) Elementi opportunisti, confusi e nascosti sotto il nome del socialismo, sostengono che la classe operaia non sia abbastanza cosciente per portare a termine la trasformazione socialista della società. Questa posizione non riflette altro che lo snobismo di alcuni elementi piccoloborghesi che non hanno nessuna conoscenza o legame con la classe operaia, in quanto tutta l’esperienza della lotta di classe negli ultimi anni in Venezuela dimostra l’esatto contrario. Se c’è un problema di coscienza in Venezuela, questo non è certo della classe, ma semmai dei suoi dirigenti, che sono molto più arretrati e non riescono a trarre le necessarie conclusioni dall’esame della situazione.

85) Dietro la controrivoluzione si cela la potenza dell’imperialismo Usa. Le fila di tutti gl’intrighi, le cospirazioni ed i complotti sono tirate dall’ambasciata Usa e dalla Cia. L’imperialismo Usa è irriconciliabilmente opposto alla rivoluzione bolivariana perché questa ha fatto levare la testa ai poveri ed agli sfruttati, dandogli una nuova speranza di dignità e rendendoli coscienti della loro forza. Washington è terrorizzata dall’idea che il Venezuela diventi un esempio, un polo d’attrazione, un faro per l’azione di tutti i lavoratori ed i contadini dell’America Latina. Per questo sono determinati a sabotare e schiacciare la rivoluzione.

86) L’atteggiamento di Washington si è chiaramente svelato in occasione del primo golpe, quando si sono scapicollati a riconoscere il governo dei banditi controrivoluzionari, e questo la dice lunga sulla loro sordida ipocrisia a proposito di “democrazia”. Come al solito, gli imperialisti Usa appoggiano la democrazia solo quando questa fa i loro interessi. Se invece il voto della maggioranza non gli aggrada, fanno di tutto per organizzare colpi di stato controrivoluzionari e dittature. Il fatto poi, che il golpe di Caracas avesse deposto un presidente liberamente e massicciamente eletto, resta, per loro, solo un piccolo dettaglio.

87) Tutti sono consapevoli del fatto che dietro ad ogni mossa della controrivoluzione ci sia la mano di Washington. Anche un cieco potrebbe vederlo. Tuttavia, c’è ancora chi sostiene che l’imperialismo lascerebbe in pace il Venezuela se solo la rivoluzione si fermasse. Questa è la logica dei bambini che si nascondono sotto le coperte quando sentono dei rumori nella notte: pensano che standosene buoni buoni e chiudendo gli occhi i pericoli spariranno. Gli adulti sanno, invece, che non è così, e che il modo migliore per affrontare i pericoli non è certo quello di chiudere gli occhi.

88) Tutti concordano sul fatto che l’imperialismo sia il peggior nemico della rivoluzione bolivariana. Ma che cos’è l’imperialismo? L’imperialismo è il capitalismo monopolistico: un sistema di relazioni mondiali che si fonda sul dominio del pianeta da parte di un manipolo di grandi multinazionali, la gran parte delle quali è basata negli Usa. Le azioni militari dell’imperialismo non sono altro che l’espressione degli interessi di queste grandi aziende. Il quartier generale dell’imperialismo è a Washington, ma i suoi scagnozzi anche in Venezuela, e sono i banchieri ed i capitalisti venezuelani. La borghesia venezuelana balla sulla musica suonata a Washington, dunque una lotta seria contro l’imperialismo non può prescindere dalla lotta implacabile contro la borghesia.

89) L’imperialismo Usa sta chiaramente preparando nuovi attacchi alla rivoluzione venezuelana. Al momento, sta spargendo la voce, falsa, che il Venezuela sostenga la guerriglia delle FARC colombiane. Questa è chiaramente una provocazione che mira a preparare il terreno ad un intervento militare delle forze armate colombiane in Venezuela. Ancora, l’accusa di sostegno al “narcoterrorismo” rivolta al governo venezuelano, è un altro chiaro segnale che l’imperialismo Usa si sta preparando a lancia un’aggressione armata attraverso l’esercito colombiano ed i gruppi paramilitari. I fatti recenti hanno fornito le prove tangibili che i tagliagole fascisti dei gruppi paramilitari sono già attivi sul suolo venezuelano. In futuro questi saranno utilizzati come truppe d’assalto per la controrivoluzione, e questa prospettiva rende ancora più impellente la necessità di armare il popolo.

90) Per garantire un futuro alla rivoluzione venezuelana bisogna, necessariamente, sconfiggere duramente la reazione interna, eliminare una volta per tutte quella quinta colonna che fornisce all’imperialismo Usa la base d’appoggio per le sue operazioni controrivoluzionarie, che è costantemente coinvolta in sabotaggi e che cospira attivamente con terroristi controrivoluzionari stranieri per scaraventare il paese nel caos, verso bagni di sangue. Il primo passo, indispensabile, è quello di spingere la rivoluzione fino in fondo!

91) “Ma gli americani invaderanno il Venezuela!” dirà chi ci critica, sostenendo che se noi non facciamo altro, eviteremo l’attacco della controrivoluzione e dell’imperialismo. Il punto è esattamente al contrario!

92) Va da sé che noi non vogliamo assolutamente un conflitto militare con la Colombia o con gli Stati Uniti, ma il modo per evitarlo non è certo quello di seguire la linea dei riformisti, ma, piuttosto, l’esatto contrario. Quanto più il popolo venezuelano si mostrerà determinato, quanto più si mostrerà combattivo, tanto meno sarà facile per l’imperialismo Usa lanciarsi in nuove avventure militari. Al contrario, quanto più si mostrerà tentennante, quanto più manterrà un atteggiamento conciliazionista, tanto maggiori saranno le pressioni dei guerrafondai della amministrazione Bush per intervenire.

93) Nonostante il suo immenso potere, il margine di manovra dell’imperialismo Usa è molto limitato dalla situazione internazionale contingente. Si sono cacciati in due pantani, l’Afghanistan e l’Iraq, e questo sta avendo un effetto pesante sulle masse statunitensi, che sono sempre più critiche su questi interventi. Dunque, resta fortemente improbabile un intervento militare diretto in Venezuela, quand’anche fosse in scala ridotta, tipo quello ad Haiti. Gli imperialisti capiscono bene che il Venezuela non è Haiti e che incontrerebbero una formidabile resistenza.

94) La forza dell’imperialismo Usa è enorme, ma non infinita. In Iraq, gli americani si sono trovati di fronte ad un’insurrezione generalizzata delle masse che, nonostante la loro impressionante forza militare, non riescono a controllare. Se avessero a che fare con insurrezioni simili dappertutto, non potrebbero certo intervenire.

95) Napoleone parlava spesso dell’importanza del morale delle truppe come fattore determinante per la riuscita di una guerra, sostenendo che non si vince solo con le armi e la tecnica militare, ma soprattutto con la determinazione a combattere ed a vincere. Le masse hanno già dimostrato che sono pronte a combattere per difendere la rivoluzione, e già in due occasioni hanno sconfitto la reazione. Con quanto più entusiasmo combatterebbero, però, se avessero il potere nelle loro mani? Qualsivoglia tentativo di intervenire in Venezuela incontrerebbe ferma opposizione con scioperi, manifestazioni e rivolte di massa. La situazione in Iraq spiega chiaramente come non si possa tenere soggiogato un popolo intero, se questo è armato e combatte. Tuttavia, la miglior difesa passa per una strategia internazionalista.

96) È senz’altro vero che l’imperialismo Usa ha una forza e riserve d’energia colossali. E la rivoluzione venezuelana ne ha? Certo! La rivoluzione venezuelana dispone di immense risorse nel sostegno delle masse degli sfruttati e degli oppressi di tutta l’America Latina e della classe operaia di tutto il mondo. Ecco perché una strategia internazionalista è assolutamente essenziale: preso il potere, i lavoratori venezuelani debbono chiamare tutti i lavoratori del continente a seguire il loro esempio.

97) Miseria, fame e disperazione sono dappertutto in America Latina. Un appello rivoluzionario non cadrebbe inascoltato. Imperialisti e reazionari sarebbero assolutamente impotenti se ci fosse un movimento rivoluzionario generalizzato. Non solo, ma questo avrebbe anche un effetto formidabile negli stessi Usa, dove l’umore delle masse sta già cambiando a seguito dell’avventura irachena di Bush.

98) La rivoluzione bolivariana non può riuscire se si mantiene nell’ambito delle compatibilità del capitalismo, né se rimane confinata al solo Venezuela. La rivoluzione bolivariana può iniziare in Venezuela, ma la vittoria dipenderà dal rovesciamento del sistema degli sfruttatori in tutta l’America Latina ed oltre.

99) Il pensiero originale di Bolivar, questo grande figlio del popolo venezuelano, non prevedeva una rivoluzione nazionale, ma una rivoluzione che avrebbe unito tutti i popoli dell’America Latina e dei Caraibi. Solo così pensava si potesse ottenere , libertà e prosperità e una vera indipendenza per tutto il continente. Il suo ideale fu però tradito dalla borghesia e dall’aristocrazia creole. Le oligarchie locali, avide e corrotte, portarono alla balcanizzazione dell’America Latina, dividendola in stati nazionali e scatenando spesso guerre fratricide per conquistare territori. Questo ha, inevitabilmente, indebolito molto l’America Latina riconducendola sotto il completo dominio dell’imperialismo, che ne ha prosciugato le risorse, distruggendone l’enorme potenziale e riducendone i popoli alla miseria ed alla disperazione.

100) L’idea di Simon Bolivar di un’America Latina unita mantiene oggi tutta la sua forza e vitalità. Questa è l’unica strada, ma non potrà essere percorsa nell’ambito del capitalismo. La borghesia ha avuto quasi 200 anni per dimostrare che cosa potesse fare, ora è chiaro il suo completo fallimento. Solo il proletariato, alleato ai contadini, ai poveri delle città e a tutti gli altri sfruttati può realizzare quella prospettiva, e, per farlo, bisogna espropriare i latifondisti ed i capitalisti e creare una Federazione Socialista dell’America Latina.

101) Per la prima volta nella storia, l’enorme potenziale economico del continente potrebbe realizzarsi attraverso la pianificazione socialista comune di tutte le risorse dell’America Latina, rispetto alla quale, i miseri tentativi della borghesia, quali il Mercosur, mostrerebbero tutta la loro inefficienza. Nel giro di un paio di piani quinquennali si potrebbero produrre abbastanza risorse per trasformare completamente le vite di milioni di uomini, donne e bambini. Questa è la prospettiva che proponiamo alle masse dell’America Latina, questa è l’unica causa per la quale valga la pena lottare. Quando le masse saranno coscienti delle loro incredibili potenzialità combatteranno con un’enorme determinazione e, di fronte ad un insurrezione rivoluzionaria generalizzata in tutta l’America Latina, gl’imperialisti Usa saranno del tutto impotenti. Se non riescono a venire a capo della rivolta in Iraq figurarsi se possono farlo in tutto il continente latino. Al contrario, piuttosto che intervenire lì, sarebbero costretti a fare i conti con movimenti rivoluzionari a casa loro.

102) Gli scettici diranno che questa è un utopia. Noi pensiamo che la vera utopia sia quella di credere che mostrando “moderazione” potremo evitare la controrivoluzione. Le condizioni per una rivoluzione socialista in Venezuela ci sono tutte, e stanno maturando in tutta l’America Latina. Quello di cui c’è bisogno ora è una direzione determinata alla lotta, che ne riconosca le potenzialità e si muova di conseguenza. Quei sedicenti “realisti” che stanno cercando di bloccare la rivoluzione in mezzo al guado, a prescindere da quali siano le loro intenzioni, stanno oggettivamente facendo il gioco della reazione. L’utopismo più dannoso è proprio quello che propongono loro.

103) Lo stato delle cose impone la necessità della presa del potere da parte della classe operaia. Tutto sarebbe molto più facile se, nel movimento bolivariana, ci fosse una forte tendenza marxista a spingerlo in questa direzione. Purtroppo il movimento resta confuso, e confuso è il suo programma, ma questa confusione deve essere risolta quanto prima e gli obiettivi del movimento vanno esplicitati con la massima chiarezza.

104) Forze marxiste esistono, ma sono ancora troppo deboli perché possano prendere la direzione del movimento. Il loro compito più urgente è quello di superare questa debolezza quanto prima ed unire le forze del vero marxismo in un’unica corrente davvero rivoluzionaria all’interno del movimento bolivariano. L’unificazione di El Militante con El Topo Obrero è un passo importante in questa direzione, ma è ancora solo il primo passo, altri dovranno seguire.

105) I rischi maggiori per i marxisti in Venezuela sono l’impazienza, il settarismo, le tendenze di “ultrasinistra”. La Corrente Marxista Rivoluzionaria è, al momento, una minoranza nel movimento di massa, per cui non possiamo imporre a quest’ultimo le nostre soluzioni, non possiamo imporgliele come degli ultimatum. Dobbiamo essere pazienti, lavorare fianco a fianco con le masse per guadagnarne il rispetto e la fiducia. Il nostro motto deve essere quello di Lenin nel 1917: “Spiegare pazientemente!”

106) Dobbiamo essere parte integrante del movimento di massa, l’estrema sinistra del movimento bolivariano. “Questo vuol dire compromettere l’indipendenza del Partito” urleranno i settari. In verità, invece, il problema dell’indipendenza dei marxisti è un problema politico, non organizzativo. Noi dobbiamo essere assolutamente indipendenti per quanto riguarda le nostre idee, il nostro programma, i nostri metodi e le nostre tattiche, ma dobbiamo anche lottare perché queste vengano assunte dal movimento, che venga fertilizzato dalle idee del marxismo, dobbiamo lottare per conquistare la maggioranza del movimento. I tempi sono maturi, dal momento che l’esperienza quotidiana delle masse operaie negli ultimi anni sta spingendo, già adesso, a trarre le conclusioni più avanzate.

107) Il primo obiettivo è quello di conquistare i lavoratori avanzati, ed i giovani, attivi dentro ed attorno alle organizzazioni rivoluzionarie (circoli bolivariani, assemblee rivoluzionarie, sindacati democratici e quant’altro). Prima dobbiamo conquistare gli elementi migliori, ed attraverso questi potremo arrivare alle masse. Questo dobbiamo dire agli attivisti del movimento: anche noi marxisti ne siamo parte, e siamo pronti a lavorare per il movimento, a costruirlo, a rafforzarlo ed a lottare insieme contro i nemici comuni. Noi non vogliamo imporre le nostre idee, quello che vogliamo è il diritto di difendere il nostro punto di vista dell’indipendenza di classe e lottare per le nostre idee dentro al movimento.

108) Non c’è alcuna contraddizione tra costruire la Corrente Marxista Rivoluzionaria e partecipare attivamente nel movimento bolivariano. Al contrario, le due cose sono inseparabili. I marxisti debbono lavorare e lottare al fianco delle masse, spingendo avanti il movimento e spiegando in ogni momento che cosa è necessario perché il movimento vinca.

109) La prima condizione perché ci riusciamo è la formazione dei quadri. La sola cosa che ci distingue dal movimento, oltre ad esserne l’ala più militante e rivoluzionaria, è la scrupolosa dedizione alla teoria ed alle idee. Il marxismo è socialismo scientifico, ed un punto di vista scientifico è strettamente necessario perché la classe operaia trionfi. Noi abbiamo una comprensione nitida degli eventi, a livello nazionale ed internazionale, un metodo coerente ed una strategia. Per converso, tutte le altre tendenze sono confuse, ambigue e mancano completamente di una strategia coerente. Le conseguenze di queste mancanze si chiariranno in tutta la loro crudeltà con lo svolgersi degli eventi. I lavoratori ed i giovani, attraverso la loro propria esperienza, cominceranno a comprendere la superiorità del marxismo.

110) O la più grande delle vittorie, o la più terribile delle sconfitte: questa è la scelta di fronte alla quale si trova la rivoluzione venezuelana.

Città del Messico, 20 maggio 2004

Note
1. Riferimento alla campagna per un referendum revocatorio del Presidente della Repubblica, Hugo Chavez, referendum che si tenne nell’agosto 2004 e venne sconfitto.
2. Ctv, Confederacion de trabajadores de Venezuela, la principale centrale sindacale del paese durante il colpo di Stato, che appoggiò.
3. Unt, Union nacionale de trabajadores, sindacato nato dopo il tradimento della Ctv con il sostegno al colpo di Stato controrivoluzionario.
4. Pdvsa, azienda petrolifera statale venezuelana.

Condividi sui social