Rivoluzione n° 50
1 Novembre 2018Razzismo – sfruttamento – repressione – crisi – precarietà: Ribellarsi è giusto!
2 Novembre 2018Sulla situazione politico sindacale ed il governo – Intervento di Mario Iavazzi al direttivo Cgil
Pubblichiamo l’intervento di Mario Iavazzi al Direttivo nazionale Cgil dello scorso 27 ottobre.
La questione delle prospettive politiche e della nostra risposta alle politiche del governo sarebbe centrale per la nostra organizzazione. Pur tuttavia in questo direttivo vedo molto disinteresse, mi pare che l’attenzione sia concentrata su chi sarà il prossimo segretario generale. Mi pare che negli interventi che ci sono stati finora ci sia stata la condivisione generale della relazione della Camusso. Dunque, siete d’accordo sul piano politico, ma tra poche ore vi dividerete, magari aspramente, su chi sarà il prossimo segretario generale.
Una delle questioni poste nella relazione è il consenso che ha questo governo. E’ evidente quanto sia ancora presente quella speranza di riscatto sociale dopo anni di devastazione. Mi preme però evidenziare che, più che di aspettative nei confronti di possibili politiche sociali favorevoli di questo governo, ci sia una rabbia diffusa nei confronti delle politiche antisociali dei governi precedenti. Ma la domanda più importante è: fino a quando ci sarà questo consenso? Io penso che le scelte politiche che faranno e le contraddizioni all’interno della compagine governativa, unite alla congiuntura economica internazionale, faranno crollare rapidamente il consenso. Il tempo mostrerà la quantità di bufale che hanno raccontato.
Il tema dell’UE è una delle questioni di fondo. La Camusso ha ribadito che siamo europeisti convinti e uno strappo con l’UE ha senso se non c’è una svolta nelle politiche, poiché i rapporti tesi con l’UE creano incertezza. Io la penso molto diversamente. La rottura con l’Europa capitalista è una necessità. Se ci fosse, in Italia, un governo che stesse dalla parte dei lavoratori e dei poveri romperebbe con le politiche dell’UE e questo, automaticamente, creerebbe incertezze determinate da una campagna della finanza e della classe dominante attraverso i mezzi di comunicazione. Non c’è incertezza che dovrebbe impedire uno scontro con le politiche che difendono gli interessi del capitale.
Qui si sono proposte iniziative con Cisl e Uil contro le politiche del governo. Per essere precisi si chiede un’apertura del confronto col governo. Certo, una richiesta di confronto è sempre utile, tuttavia qui non si tratta di avere inutili e false aspettative ma di preparare una mobilitazione contro le politiche razziste, sessiste e antisociali.
Il punto è quale opposizione? Uno schieramento che si oppone a questo governo è quello che istituzionale che componeva o sosteneva i governi precedenti, quello delle politiche di austerità e del sostegno all’UE, lo schieramento politico e delle élite finanziarie che utilizza l’argomento dello Spread, del deficit, del rispetto dei parametri economico finanziari, del fiscal compact e della difesa di Mattarella e Draghi. Lo schieramento che alle elezioni del 4 marzo è stato sconfitto nettamente, le stesse forze politiche con le quali Cisl e Uil sono state complici, un fronte liberale dal quale la Cgil dovrebbe stare molto lontana.
Questa è la ragione per cui non condivido la strategia proposta. Non si tratta di aprire il “balletto sullo sciopero generale”, come lo ha definito la Camusso. Non sto proponendo di proclamare lo sciopero generale il prossimo 2 Novembre, per intenderci, ma di preparare una mobilitazione vera, con una campagna di assemblee in tutti i posti di lavoro, con una piattaforma diversa da quella preparata unitariamente e preparare lo sciopero generale, non perché sia un feticcio ma perché è parte di una mobilitazione vera per sconfiggere il governo. A differenza di quanto non sia fatto negli anni passati. Temo che Cisl e Uil non sarebbero d’accordo.
Per questo la giusta adesione della Cgil alle iniziative del 10 e del 24 Novembre contro il razzismo e in difesa dei diritti delle donne dovrebbe essere solo il primissimo passo. Alle iniziative unitarie per chiedere il confronto col governo dovremmo contrapporre l’avvio di una lotta generale e vera che rimetta al centro gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.