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Proverò a dare il mio contributo sui due argomenti all’ordine del giorno: l’intesa sui licenziamenti e il tema degli appalti e la logistica.
Inizio dal secondo punto. Bene che si affronti l’argomento degli appalti in un Direttivo Nazionale. Io penso che sia giunto il momento di lanciare una piattaforma rivendicativa che metta in discussione il sistema degli appalti. E’ stato detto che dobbiamo avanzare proposte per modificare la norma. Sono d’accordo, a conferma del fatto che l’intervento sul Dl Semplificazioni non è stato sufficiente e lo sciopero non andava solo minacciato.
La responsabilità solidale del committente, la clausola sociale nei cambi di appalto, tutte le proposte che vanno nella direzione di ribadire il nostro principio per il quale ci vuole la parità di salario e di condizioni di lavoro a uguali mansioni o attività. C’è da sviluppare la mobilitazione contro la norma del codice degli appalti, l’art. 177, che spinge alla privatizzazione di almeno l’80% delle attività oggetto di concessione alle multiutilities. Su questo c’è stato uno sciopero importante ieri dei lavoratori dell’igiene ambientale e delle aziende coinvolte in questo processo.
Tuttavia la piattaforma dovrebbe ricondurre tutte le rivendicazioni a quella che dovrebbe essere, a mio parere, quella centrale. La lotta per le internalizzazioni, sia nel pubblico che nel privato. Penso, infatti, che l’obiettivo sia quello di ricondurre i lavoratori delle attività esternalizzate nell’ambito del contratto nazionale del settore dell’azienda committente. Non ce la possiamo cavare solo chiedendo il rispetto della sicurezza del lavoro in aziende o cooperative che hanno lo scopo di ridurre al massimo i costi. E’ altissimo il numero delle aziende che vincono appalti, fanno profitti e poi dopo pochi anni chiudono, magari per cambiare denominazione o assetto societario. Una campagna di assemblee su una piattaforma con l’obiettivo di internalizzare per tenere uniti i lavoratori, la cui divisione è parte della lotta di classe che fa il padronato. Su questo aspetto si sono vissute delle inaccettabili tragedie come l’omicidio del sindacalista Adil del Si Cobas.
Nella logistica negli ultimi mesi abbiamo assistito a lotte importanti che la Filt ha proclamato. Penso agli scioperi di fine marzo dei lavoratori di Amazon e del trasporto merci. In alcuni contesti scioperi molto riusciti, penso alla manifestazione dei lavoratori della Lombardia davanti la sede di Ups. Il punto è proprio questo, perché quelle lotte partono ma poi non c’è un seguito?
Si è citato il Ccnl del trasporto merci sottoscritto il mese scorso su cui non entrerò nel merito, visto il tempo a disposizione. Ho avuto però il grande piacere di partecipare ad un’assemblea autoconvocata il 22 maggio per il No a quel contratto, assemblea a cui hanno partecipato un centinaio di delegati che hanno ben spiegato quanto quel contratto firmato sia molto al di sotto delle possibilità.
Il compagno Malorgio evidenziava che il settore della logistica è centrale per l’economia, ci ha ricordato che se si fermasse, in pochi giorni si bloccherebbe l’economia del paese. Io aggiungo anche che è un settore in piena crescita e quindi la lotta fa male al profitto. E dunque la domanda è perché non si utilizza questa forza che si avrebbe? La prossima fase, dovrà essere quella dell’unificazione delle lotte, i settori in crescita, magari quelli che vedranno ingenti finanziamenti come quelli previsti dal Pnrr, dovranno essere quelli che potranno consentire di vincere anche laddove, invece, si lotterà per difendere i posti di lavoro.
Si sono dette diverse cose sui sindacati autonomi e i sindacati di base, alcune delle quali anche condivisibili, tuttavia penso che se ne sottovaluti una: l’insoddisfazione crescente che c’è tra i lavoratori che non si misura con l’esito di un referendum, come avvenuto recentemente su quel contratto.
Sono d’accordo con Landini quando sostiene che le elezioni Rsu devono essere nostro cavallo di battaglia in tutti i settori. Ma non giriamoci attorno, altrimenti continueremo a fare affermazioni su cui in realtà non ci si crede davvero. I luoghi di lavoro, attualmente, sono pieni di Rsa, rappresentanti nominati e mai eletti. Una campagna per eleggere le Rsu in tutti i luoghi di lavoro, che a mio giudizio dovrebbe essere al centro della nostra iniziativa, prevede necessariamente la rottura con Cisl e Uil che usano un loro potere di veto previsto dagli accordi interconfederali.
In merito allo sblocco dei licenziamenti, non penso che l’intesa possa essere giudicata come positiva. Ha vinto Confindustria, il blocco non c’è più. Landini, nella sua introduzione, diceva che l’intesa può essere utilizzata contro chi non la applica. Come? Non c’è nessun obbligo. Già immagino gli argomenti come “la crisi è strutturale e bisogna tagliare subito”, “c’è necessità di ristrutturare per rispondere alle esigenze della competitività” ecc.
Quale sarebbe la “fase nuova” che si apre dopo quest’intesa? E’ da quando c’è il governo Draghi che il sindacato è occupato a sottoscrivere impegni, patti e protocolli senza mettere in atto una lotta generale. Quanto ci tranquillizza che le associazione datoriali “si impegnano a raccomandare” ad utilizzare ulteriori settimane di Cig invece di licenziare subito? Ammortizzatori sociali a gratis tra l’altro. Pensiamo davvero che quest’intesa eviterà le centinaia di migliaia di licenziamenti che, nel migliore dei casi, sono stimate per il prossimo periodo?
Prima un compagno sosteneva che il nostro compito dovrebbe essere quello di evitare lo spostamento a destra nella società prestando attenzione a cosa succede nel dibattito di alcune forze politiche nel governo. Io la penso esattamente al contrario, dovremo preparare una lotta generale, non routinaria, non improvvisata, con il coinvolgimento vero delle lavoratrici e dei lavoratori che, tra l’altro, è l’unica strategia che può davvero spostare a sinistra la società.