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23 Ottobre 2015Sudafrica: gli studenti bloccano le università in tutto il Paese e assediano il parlamento
ULTIM’ORA
VITTORIA PER GLI STUDENTI SUDAFRICANI!
Zuma, il presidente del Sud Africa, va in televisione e annuncia che le tasse universitarie non aumenteranno più! La prima battaglia è stata vinta. Ma la posta in gioco ora va molto più in là delle tasse universitarie: una nuova generazione di rivoluzionari è comparsa sulla scena. Questa lotta rappresenta un’anticipazione dela futura rivoluzione sudafricana. Tutto il mondo tremera!
23 ottobre 2015
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Mercoledì 21 ottobre gli studenti hanno bloccato le principali università in tutto il Paese in uno scenario straordinario che non si ripeteva dalla fine degli anni ’80. Gli avvenimenti di mercoledì hanno segnato un cambiamento qualitativo in tutta la situazione. Siamo di fronte al vento che annucia la tempesta, che può dare una scossa violenta al sistema sudafricano. Il catalizzatore casuale per le proteste è l’aumento, annunciato di recente, delle tasse universitarie, e più in generale il costo esorbitante dell’istruzione superiore, dalla quale gli studenti poveri (e per lo più neri) sono esclusi.
Gli avvenimenti di mercoledì sono stati senza precedenti per una intera generazione di studenti. Tutte le principali università sono state chiuse, tra cui l’Università di Pretoria, l’Università di Free State, l’Università di Città del Capo, la Nelson Mandela Metropolitan University, l’Eastcape Midlands College, l’Università di Fort Hare, l’Università di Witwatersrand, la Rhodes University, l’Università di Limpopo, l’Università Centrale di Tecnologia, la Cape Peninsula University of Technology, l’Università di Western Cape, la Walter Sisulu University, la Stellenbosch University, la Tshwane University of Technology e l’Università del Nord Ovest.
A Stellenbosch, gli studenti hanno occupato i principali edifici e una piazza centrale della città universitaria. A Johannesburg, gli studenti della Wits University hanno marciato sotto la pioggia lungo tutta l’importante zona industriale di Braamfontein. Alla UKZN (University of KwaZulu Natal), alla Nelson Mandela Metropolitan University, e alla Limpopo University la polizia ha attaccato i manifestanti con proiettili di gomma e gas lacrimogeni.
Ma la situazione più sensazionale si è sviluppata a Città del Capo. Migliaia di studenti delle università di Città del Capo, della Cape Peninsula University of Technology, e della Western Cape University hanno marciato sul Parlamento, dove il ministro delle Finanze stava presentando la situazione del bilancio statale a metà mandato. La loro intenzione, hanno detto, era quella di parlare con Nzimande, il ministro dell’Istruzione Superiore. Utilizzando uno degli ingressi principali, gli studenti, cantando l’inno nazionale, hanno fatto irruzione nell’edificio del Parlamento e sono riusciti a raggiungere l’Assemblea Nazionale in seduta; subito dopo la polizia li ha caricati con granate stordenti e lacrimogeni.
E’ stata una carica completamente immotivata. Gli studenti erano tranquilli, incrociavano le braccia sopra la testa per mostrare che non erano armati. Tutto ciò è stato inutile. Gli studenti sono stati aggrediti e picchiati, e alcuni sono stati arrestati. Questo non ha demoralizzato gli studenti. In una scena di sfida struggente e bellissima, si sono stretti assieme cantando l’intero inno nazionale durante la carica della polizia che li bersagliava con granate stordenti. In un momento intriso di profondità simbolica, una delle granate sparate dalla polizia è caduta dritta sul busto di bronzo di Nelson Mandela di fronte all’Assemblea Nazionale. Più tardi, gli studenti sono stati portati via nei furgoni della polizia e minacciati di essere accusati di alto tradimento per essersi introdotti in un “punto chiave per la sicurezza nazionale”.
All’interno del Parlamento, i parlamentari dell’Economic Freedom Fighters (EFF, la pricipale formazione di sinistra in parlamento, ndt) sono stati espulsi violentemente dopo aver chiesto il rinvio del discorso del ministro, dicendo che non poteva essere “business as usual”, ossia spiegando che i lavori dell’assemblea non potevano svolgersi normalmente in quanto gli studenti erano alle porte del Parlamento. Dopo l’espulsione dall’aula dei parlamentari dell’EFF, la discussione ha preso la piega opposta. Mentre la polizia caricava i manifestanti al di fuori, dentro il Parlamento il Ministro ha letto il suo discorso con una litania monotona. Il presidente Zuma sedeva impassibile, aggiustandosi di tanto in tanto gli occhiali. Tutto intorno a lui ministri, parlamentari, “autorità” e “ospiti prestigiosi”, sedevano, pallidi in volto, ad ascoltare il Ministro mentre spiegava la sua dichiarazione della politica di bilancio a medio termine. Alla fine del discorso c’è stato un applauso educato e un dibattito ancor più educato. È evidente quanto siano lontane queste persone dalle lotte quotidiane dei lavoratori e degli studenti sudafricani.
Tuttavia gli studenti non si sono arresi. “We want Blade, we want Blade!” (vogliamo Blade!) hanno scandito, riferendosi a Blade Nzimande, il ministro dell’Istruzione Superiore. Nzimande, affiancato da alcuni ministri gruppo ristretto della sicurezza nazionale , ha cercato di portare gli studenti fuori dal Parlamento, ma il suo altoparlante non funzionava. Gli studenti cantavano slogan come “Blade out…Zero Zero Zero”, “down with Blade” (basta con Blade) e “Blade Must Fall” (Blade deve cadere). Il ministro è stato fischiato mentre si allontanava seguito dagli slogan. Una bottiglia d’acqua è stata scagliata contro il ministro mentre entrava in Parlamento. Mai prima d’ora un politico era stato così completamente screditato nel periodo post-apartheid in Sud Africa. Nzimande inoltre non è un semplice ministro, è il segretario generale del Partito Comunista Sudafricano (CPSA). Il simbolismo di questi avvenimenti non può essere più chiaro.
Gli eventi in corso sono iniziati una settimana fa, con le proteste scoppiate alla Wits University a fronte di un aumento del 10,5 per cento delle tasse per il prossimo anno. In tre giorni il movimento ha coinvolto tutto l’Ateneo, e si è concluso con l’occupazione di massa del senato accademico del campus di Braamfontein. Venerdì scorso il vice-rettore, Adam Habib, è andato ad affrontare gli studenti presso gli edifici occupati. Si è rivelato un giorno molto lungo per Habib. Gli studenti si sono rifiutati di discutere con lui, a meno che lui promettesse, per il 2016, un incremento delle tasse universitarie pari a zero. In più Habib, circondato da migliaia di studenti, si è accorto di non potersene andare. È stato costretto a trascorrere più di 12 ore, seduto per terra, circondato da studenti che cantavano canzoni rivoluzionarie. Un attacco della sicurezza dell’Università contro l’edificio occupato è stato respinto dagli studenti, e Habib è dovuto rimanere seduto lì dov’era fino alla mattina dopo.
Alle 5 del mattino, l’università ha risposto. Il Consiglio dell’Università ha sospeso la decisione di aumentare le tasse per il prossimo anno fino a un nuovo aggiornamento della riunione. Si tratta di una chiara tattica dilatoria. Il giorno successivo, il Consiglio si è riunito di nuovo, e due giorni dopo non ha nemmeno riportato agli studenti la decisione presa, contrariamente a quanto pattuito.
Ma ora le proteste si sono propagate ad altre università. L’hashtag “Fees Must Fall” (le tasse devono diminuire) è stato utilizzato sui social media per mobilitare le proteste contro l’aumento delle tasse universitarie. Martedì 20 ottobre il Congresso degli Studenti Sudafricani (SASCO) ha convocato uno sciopero generale per il giorno successivo. Poi il Comitato Nazionale per lo Sciopero ha rilasciato una dichiarazione che spiegava l’azione:
“Noi, studenti del 2015, siamo uniti e solidali nel proclamare che noi non saremo complici dell’approvazione del sistema capitalistico di mercificazione dell’istruzione né di qualunque altra misura oppressiva che tenti di denigrare il nostro essere. Chiediamo, tra l’altro, che le tasse esorbitanti richieste dagli istituti di istruzione superiore siano ridotte, in linea con un piano di progressiva apertura a tutti dei cancelli dell’istruzione superiore.”
Ormai la crisi è esplosa nel Governo. Il ministro dell’Istruzione superiore, Blade Nzimande, attaccato da ogni parte, sta incontrando rettori universitari ed i finanziatori privati per trovare una soluzione alla rivolta che si sta sviluppando. Dopo il suo incontro con il presidente e alcuni funzionari statali, Nzimande credeva di aver trovato una soluzione. Ha annunciato che i finanziatori avevano deciso di fissare un tetto del 6% per gli aumenti delle tasse. Ha informato il paese del “sollievo” del presidente Zuma a proposito del fatto che ci sarebbe stata una “luce alla fine del tunnel”. “Il presidente ha espresso sollievo sul fatto che almeno sembra esserci una luce alla fine del tunnel, perché le parti hanno messo a punto un quadro di riferimento che delinea una soluzione di compromesso. Il presidente, a proposito, è un negoziatore molto esperto e di grande esperienza, dunque comprende quanto questo sia importante. Non posso parlare per il presidente, ma egli comprende che è importante che le parti si accordino in modo da poter stabilizzare la situazione nelle nostre università”, ha detto Nzimande.
Ma questi figuri hanno completamente frainteso la situazione. Quella “luce in fondo al tunnel” si è rivelata essere un treno in corsa. Gli studenti hanno infatti respinto questo nuovo accordo e hanno messo in atto la protesta di Mercoledì.
Le proteste degli studenti contro l’innalzamento delle tasse e per l’istruzione gratuita rappresentano un punto di svolta in tutta la situazione. in discussione non sono solo le tasse universitarie. Si tratta di una nuova generazione che non vede un futuro per sé stessa in questo sistema di sfruttamento. Il Sud Africa ha una grande storia di rivolte studentesche, e queste sono sempre state seguite dal movimento dei lavoratori. Nel giugno 1976, le rivolte di Soweto e le sollevazioni giovanili di massa sono state il preludio ai movimenti rivoluzionari di massa degli anni ‘80 guidati dalla classe operaia.
Solo una settimana fa, i lavoratori metalmeccanici hanno inviato un avvertimento a tutto l’establishment. Appena un paio di giorni dopo, gli studenti rivoluzionari hanno annunciato che a loro parere il sistema non può continuare a funzionare in questo modo. Lenin scriveva che ci sono decenni in cui non succede nulla, e ci sono settimane in cui accadono così tante cose che sembra trascorrano decenni. Questa è la situazione oggi in Sud Africa. Già si parla di un corteo di massa verso gli Union Buildings, la sede del governo, programmata per Venerdì.
I marxisti hanno sempre detto che lo Stato è, in ultima analisi, un corpo di uomini armati che difende la proprietà privata. Le masse possono votare per chi vogliono, ma in ultima analisi sono i capitalisti che decidono. Ora una nuova generazione di studenti ha appreso questa lezione.
In fondo, queste proteste non sono contro l’innalzamento delle tasse. Sono diretti contro il sistema capitalista e coloro che lo difendono. Tutte le contraddizioni si accumulano e minacciano di esplodere come una bomba a orologeria. E poi c’è il governo dell’ANC. Una volta dopo l’altra ha fatto promesse che non può mantenere. Questa non è una sorpresa. Il problema è che l’ANC è legato mani e piedi al sistema capitalista e se si accetta il sistema, allora si deve accettare la sua logica e le sue conseguenze.
Una delle promesse che non può mantenere è quella di un’istruzione gratuita. Ironia della sorte, quest’anno è il 60° anniversario della Freedom Charter (“La Carta della libertà“, il programma redatto dall’ANC durante l’Apartheid il cui motto era The People Shall Govern – Il popolo deve poter governare). Il partito di governo parla di questo documento ovunque. L’ANC ha addirittura dedicato l’intero anno a tale documento storico, che è stato redatto sei decenni fa da firmatari provenienti da ogni angolo del Paese. Sulla Freedom Charter l’ANC ha dichiarato quanto segue:
“L’istruzione deve essere gratuita, obbligatoria, universale e uguale per tutti i bambini; L’istruzione superiore e la formazione tecnica saranno aperti a tutti per mezzo di assegni statali e borse di studio sulla base del merito.”
Ma inoltre a questo, essa fornisce anche la premessa materiale su cui questo sistema dovrebbe essere costruito:
“La ricchezza mineraria del sottosuolo, il settore Banche e monopolio devono essere trasferiti alla proprietà del popolo nel suo insieme.”
Queste parole non sono mai state così rilevanti. In ultima analisi, questa è l’unica soluzione alla crisi del capitalismo e alla crisi dell’istruzione. Solo nazionalizzando la terra, le banche, l’industria e le leve fondamentali dell’economia, sotto il controllo e la gestione democratica dei lavoratori, esisteranno le condizioni materiali per la piena occupazione, l’abolizione della povertà e della disuguaglianza, e il raggiungimento di una Istruzione gratuita e di qualità per tutti come richiede anche la Freedom charter.