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1 Dicembre 2015Sabato scorso, 28 novembre, i lavoratori e i giovani spagnoli hanno riempito le piazze di tutto il paese contro la guerra e l`intervento in Siria.
Rispondendo ad un appello del sindaco di Barcellona Ada Colau e di altre personalità del mondo della cultura e dello spettacolo nelle principali città sono stati convocati presidi e manifestazioni a cui hanno partecipato migliaia di persone. La tragedia di Parigi ha riportato alla memoria l’attacco terroristico a Madrid dell’11 Marzo 2004 (11M), in cui morirono 193 persone e ci furono ben 1858 feriti. Così come Parigi è stata colpita nella sua quotidianità in una normale serata di fine settimana anche Madrid fu colpita in un’ ora di punta nel cuore del suo sistema di trasporto.
Undici anni dopo l’11 M è chiaro che la strategia imperialista della guerra e dei bombardamenti non solo è stata inefficace contro il terrorismo ma non fa altro che alimentare la bestia fondamentalista. Nella giornata di sabato partiti di sinistra , Comisiones Obreras , associazioni varie e tanti giovani e lavoratori hanno dato vita a manifestazioni combattive in cui le bandiere rosse e viola (di Podemos) si sono unite a quelle repubblicane ed agli striscioni contro la guerra e l’imperialismo.
Malgrado i maggiori mezzi di stampa utilizzino tutte le loro forze per far crescere la paura e per creare le migliori condizioni possibili per un possibile intervento spagnolo nei bombardamenti in Siria il sentimento delle masse va chiaramente in direzione opposta.
Non è un caso che l’intenzione del governo Rajoy di aiutare la Francia nella lotta contro l’Isis inviando truppe spagnole in Mali e nella Repubblica Centroafricana abbia subito una battuta d’arresto dopo gli attentati di Parigi. A pochi giorni dalle elezioni politiche la direzione del Partito Popolare ricorda bene la lezione del 11M 2004 quando la politica guerrafiondaia di Aznar si trasformò rapidamente in una disfatta elettorale. Non è un caso che il ministro degli esteri Jose Manuel Gracia-Margallo rispetto al possibile intervento in Africa abbia dichiarato “questa ipotesi non è all’ordine del giorno non ce lo hanno chiesto nè ci siamo offerti di farlo e non ha senso parlarne astrattamente”.
Come sempre la guerra e la politica estera sono un banco di prova per le forze politiche e non è casuale che i partiti dell’austerità PP-Psoe-Ciudadanos si siano trovati uniti in un patto antijhadista. Se la linea del PP, già sotto attacco per la situazione sociale del paese, è di aspettare dopo le elezioni per eventuali missioni all’estero il Psoe spinge per un impegno immediato in Africa e si è dichiarato apertamente ostile alle manifestazioni contro la guerra dello scorso sabato. Il leader socialista Pedro Sanchez vuole andare in soccorso del suo collega imperialista Hollande e critica il governo perchè a suo giudizio non sufficientemente capace di coordinare le forze parlamentari contro il terrorismo. L’alternativa arancione di Ciudadanos va ben oltre. Non solo Albert Rivera sostiene che “bisogna appoggiare la Francia con tutti i mezzi e in qualsiasi ambito” ma anche che oltre all’invio immediato delle truppe in Mali sia necessario intervenire anche in Siria.
Sul versante opposto Podemos e Izquierda Unida criticano apertamente ogni forma di intervento così come la vendita di armi all’Arabia Saudita ed ad altri paesi amici dell’Isis da parte di aziende spagnole. Da sinistra si sono levate anche forti critiche allo stato di emergenza che vige in Francia, considerato una sospensione dei diritti democratici che non colpisce il terrorismo ma il popolo francese.
Quello che è chiaro è che il dibattito attorno alla guerra e all’intervento imperialista sarà parte della campagna elettorale e che ogni passaggio in direzione di un intervento diretto da parte del governo getterà altra benzina sul fuoco nella polarizzazione politica dello stato spagnolo.